GRAMIGNA SOVVERSIVA solo in quel contesto essa garantisce in qualche misura, attraverso un certo « pluralismo dei poteri», un loro esercizio meno arbitrario, anche se nella sostanza sempre di classe. In un sistema in cui il potere è socializzato, anche le funzioni inerenti al diritto devono essere attributi della democrazia diretta e dei suoi organi. E se il vecchio mondo ha qualcosa in merito da insegnare, non è certo con i tribunali e i magistrati e gli avvocati, ma semmai con le giurie popolari e con gli arbitrati. Non a caso ho citato gli arbitrati. Ritengo infatti che una terza indicazione di massima sia che un diritto sociale, fondato sui valori dell'autodeterminazione individuale e collettiva, deve essere pensato come un quadro di riferimento di poche e semplici norme generali entro il quale si inserisce un'infinità di accordi liberamente stipulati tra gli individui e tra le collettività, a tutti i livelli di articolazione della società, dal piano locale a quello internazionale. Esso dovrebbe cioè avere un carattere schiettamente contrattualistica. Solo così, oltretutto, è possibile coprire l'innumerevole casistica di situazioni, di interrelazioni di complementarietà e di contrasto, e dunque di possibili conflitti, che nessun codice potrebbe comunque prevedere. l'effetto Miihlmann Anche ad un esame sommario, come quello sin qui fatto, appare come i nodi problematici dell'autogestione corrispondano ai grandi temi del pensiero e della pratica anarchica e come l'ç1pproccio autogestionario ad essi risulti affine quando non addirittura identico a quello libertario. Certo, è da anarchico che ho percorso i cammini logici dell'autogestione, ma sforzandomi di procedere non per deduzione dall'ideologia anarchica, ma mediante l'applicazione del metodo autogestionario alle questioni essenziali della convivenza umana. Analoghe affinità si possono rilevare affrontando i problemi della strategia autogestionaria. Grosso modo tutti i fautori dell'autogestione integrale o generalizzata convengono sul fatto che non si tratta di riformare l'ordine sociale esistente, ma di trasformarlo radicalmente. L'autogestione è teoria-prassi rivoluzionaria. Si apre qui l'enorme questione della rivoluzione. Escluso che la rivoluzione sia semplicisticamente un'insurrezione, appurato che essa è un periodo (fatto anche, forse, di uno o più momenti insurrezionali) di accelerate trasformazioni istituzionali e culturali, ci si propongono gli interrogativi su come 29
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