TECNOLOGIA tecnica; al contrario, per gran parte sono di tipo sociale. La fabbrica è il regno della gerarchia e della dominazi0ne, non il campo di battaglia del conflitto dell'« uomo» con la natura. E una volta che le sue funzioni come strumento di dominazione sono state evidenziate, possiamo ben chiederci a che scopo perpetuarne l'esistenza. Allo stesso modo il denaro, le armi e gli impianti nucleari sono gli strumenti di una società impazzita. Ma se la società guarisce dalla sua pazzia, ci chiediamo di nuovo: a che scopo conservarli? I bisogni sono un fenomeno sottoposto a condizionamento sociale - e Marx lo sapeva bene -, che può avere carattere razionale o irrazionale. Il « regno dei bisogni » è perciò assai elastico e i suoi confini hanno, tutto sommato, scarso significato; di fatto, esso è socialmente « necessario » come la concezione che l'uomo ha della libertà. Separare l'una dall'altro è pura astrazione ideologica, poiché la libertà potrebbe non essere affatto « fondata » sul « regno dei bisogni», ma al contrario esserne l'elemento determinante. Nei migliori scritti di Fourier è contenuta, implicitamente, questa conclusione. I due « regni » dei bisogni e della libertà sono ri-sintetizzati a un livello più elevato di comportamento e di valori sociali, nel quale la felicità, la creatività e il piacere sono fini a se stessi. La libertà ha il sopravvento sui bisogni e la felicità ha il sopravvento sul lavoro. Ma una concezione così ampia e radicale non può essere espressa solo in forma astratta; deve avere un fondamento concreto - altrimenti le enormi possibilità insite nel reale divengono categorie elusive, che negano le rivendicazioni dell'immaginazione. Di qui l'enorme potere del pensiero utopico nelle sue forme più alte: l'abilità di dare quasi una rappresentazione visiva di quello che spesso resta confinato nell'ambito astratto di ideologie contrastanti. Consideriamo concretamente, e perciò utopisticamente, le alternative in base alle quali è possibile trasformare un'ardua fatica in una festa gioiosa: un raccolto nei campi accompagnato da danze, feste, canti e corteggiamenti paragonato alla monotonia dello stesso lavoro meccanizzato. La prima forma rinforza la comunità; l'altra favorisce l'isolamento e un senso di oppressione. Uno stesso lavoro svolto con spirito estetico può risolversi in un'opera d'arte e svolto, invece, sotto il giogo della dominazione può essere una fatica insopportabile. L'affermazione secondo cui ogni lavoro oneroso è anche tormentoso costituisce un giudizio sociale determinato dalla stessa struttura della società, non dalle condizioni tecniche del lavoro stesso. L'imprenditore che chiede il silenzio ai suoi operai è, appunto, 227
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