Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

M. BOOKCHIN non va cercata all'interno, ma al di fuori di essa. La libertà, infatti, « non può consistere in altro, se non nel fatto che l'uomo socializzato, i produttori associati, regolano in modo razionale i loro rapporti di interscambio con la natura e ne assumono collettivamente il controllo, invece che esserne dominati come da una forza cieca ... » osserva Marx nel terzo volume del Capitale. « Ma resta pur sempre il regno dei bisogni materiali. Al di fuori di esso inizia quello sviluppo della potenzialità umana che costituisce il suo stesso fine, la vera dimensione della libertà, la quale, tuttavia, può fondarsi e svilupparsi solo sui bisogni. La sua premessa fondamentale è la riduzione dell'orario di lavoro». Ovviamente, la fabbrica concepita come « regno dei bisogni materiali» non richiama necessariamente l'autogestione. E', anzi, l'esatta antitesi di una scuola di auto-formazione, di formazione dell'individuo, come l'agora, con la sua concezione ellenica dell'educazione. Scimmiottando i loro avversari sindacalisti nel chiedere il « controllo operaio » sull'industria i marxisti contemporanei non fanno che travisare lo spirito del concetto di libertà di Marx. Ciò significa sminuire, nel suo stesso nome, un grande pensatore, usando termini del tutto estranei alle sue idee. Engels, invece, nel saggio Sull'autorità estremizza rozzamente la critica di Marx all'anarchismo proprio sulla base del funzionamento della fabbrica. L'autorità, concepita come « la imposizione sulla nostra volontà del volere altrui», come « subordinazione », è inevitabile in una società industriale, anche se comunista. E' un fenomeno connaturato alla tecnologia moderna, indispensabile (secondo Engels) come la fabbrica stessa. Engels procede quindi ad esporre dettagliatamente questa concezione avversa all'anarchismo con tutta la pignoleria filistea di una mente vittoriana. Il coordinamento delle operazioni industriali richiede disciplina e subordinazione al comando, anzi, al « dispotismo» delle macchine automatiche e presuppone la« necessità di un'autorità ... di un'autorità imperiosa » da parte della dirigenza (il corsivo è mio -MB). Engels non delude neppure i più ottusi pregiudizi su questo argomento. Passa con leggerezza dall'« autorità» delle macchine filatrici (nientemeno!) all'« obbedienza immediata e assoluta» dovuta al capitano di una nave. Confonde la coordinazione con il comando, l'organizzazione con la gerarchia, l'accordo con la dominazione - anzi, con la dominazione« imperiosa». Ma assai più significative dei sofismi dello scritto di Engels sono le insidiose verità che esso contiene. La fabbrica è, in real224

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==