Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

TECNOLOGIA non solo di strumento per la realizzazione del metabolismo dell'uomo con la natura, ma anche del metabolismo dell'uomo con se stesso. Di pari passo con la centralizzazione dell'industria, attraverso la competizione e l'espropriazione, « crescono la miseria, l'oppressione, la schiavitù, la degradazione e lo sfruttamento; ma contemporaneamente cresce anche la rivolta della classe lavoratrice, una classe sempre più numerosa, istruita, unita e organizzata dallo stesso meccanismo del processo di produzione capitalista», afferma Marx in una delle ultime pagine del primo volume del Capitale. « II monopolio capitalistico si trasforma in un ceppo ai piedi dello stesso modo di produzione che si è sviluppato al fianco e sotto di esso ... Il cordone che li lega si spezza. Per la proprietà privata capitalista suona la campana a morto. Gli espropriatori vengono espropriati » (Il corsivo è mio - MB). L'importanza di queste celebri parole di Marx risiede nel- , l'importanza che egli attribuisce alla fabbrica, alla sua funzione di educazione, di unificazione e di organizzazione del proletariato ad opera dello« stesso meccanismo del processo di produzione capitalista ». Si potrebbe quasi dire che la fabbrica « produce » rivoluzionari con la stessa impersonalità con cui « produce » beni di consumo. Ma ancor più significativo è il fatto che « produca » anche il proletariato. Questa concezione è tipica anche del sindacalismo. In entrambi i casi, la struttura della fabbrica non è semplicemente una struttura tecnica, ma anche una struttura sociale. Marx tende a disprezzarla storicamente come regno dei bisogni materiali, la cui influenza sulla vita dovrà, alla fine, essere attenuata dal tempo libero a disposizione del comunismo. Il sindacalismo, invece, l'ipostatizza: la fabbrica delinea la struttura della società libertaria. Sia Marx che i sindacalisti, tuttavia, ne sottolineano il valore quale arena tecnica per l'organizzazione sociale, per il proletariato come classe o per la società nel suo complesso. Eccoci dunque di fronte al paradosso che costituisce l'inquietante nocciolo della questione: la fabbrica, infatti, lungi dal porsi come forza di mutamento sociale, agisce invece come forza regressiva. Sia il marxismo sia il sindacalismo, in virtù della loro concezione della fabbrica come arena sociale rivoluzionaria, devono riformulare l'idea di autogestione per significare la gestione industriale dell'individuo. Per Marx ciò non rappresenta un problema. Non vi può essere individualità all'interno della fabbrica. La fabbrica non serve solo a mobilitare e ad istruire il proletariato, ma anche a disumanizzarlo. La libertà 223

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