Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

TECNOLOGIA striale per la produzione di beni di consumo. La meccanizzazione, nel senso convenzionale del termine, favorì enormemente questo processo - ma fu la sistematica razionalizzazione della forza lavoro al servizio di una sempre maggiore specializzazione produttiva che demolì completamente la struttura tecnologica delle società autogestite e vanificò infine l'abilità professionale del singolo lavoratore - ovvero l'autonomia individuale nella sfera economica. Soffermiamoci un attimo a pesare il significato di queste affermazioni. L'artigianato si fonda sull'abilità manuale del singolo e sull'uso di pochi strumenti e attrezzi. Ma soprattutto l'abilità del singolo è importante: l'esercizio e l'esperienza nell'espressione manuale, spesso artistica; un'attività tesa a uno scopo ben preciso, spesso con connotazioni culturali; l'abilità nell'uso delle mani e la coordinazione dei movimenti; la reazione a una vasta serie di stimoli e l'espressione originale della propria individualità. L'atmosfera è quella dei canti di lavoro, la spiritualità quella insita nel piacere di sfruttare e plasmare le possibilità latenti nelle materie prime per ricavarne forme utili e piacevoli. Non a caso, secondo Platone la divinità non è altro che un artigiano, che imprime forma alla materia. E' evidente quali siano i presupposti sui quali si fondano i tratti caratteristici di questa attività - un virtuosismo personale pieno, profondo, che non è puramente tecnico, ma etico, spirituale ed estetico. La dimensione artigiana è amore non schiavitù del lavoro. Stimola e acuisce i sensi, non li ottunde. Dà, invece çli sottrarre, dignità all'uomo. Libera lo spirito, non lo isterilisce. In campo tecnico, costituisce l'espressione per eccellenza dell'individualità - della caratterizzazione personale, della coscienza, della libertà. Il senso di queste parole spira da qualsiasi opera d'arte e da qualsiasi oggetto di buona produzione artigiana. Il lavoratore in fabbrica non ne ha che una lontana memoria, e vive su quella. Il frastuono della fabbrica soffoca ogni pensiero, per non parlare dei canti; la divisione del lavoro non consente all'operaio alcun rapporto con ciò che produce; la razionalizzazione del lavoro ottunde i sensi e prostra il corpo. Non c'è alcuno spazio, in fabbrica, per i modi di espressione dell'artigiano - per l'arte o la spiritualità -, ma solo una interazione con gli oggetti che riduce ad oggetto lo stesso lavoratore. La distinzione tra operaio e artigiano non ha bisogno di molte spiegazioni. Ma vi sono due buoni motivi per considerare una vera calamità, sia dal punto di vista sociale che dal 221

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