A. BEATOLO plausometro » (un applausometro truccato, aggiungiamo noi, dalle ormai sofisticate tecniche di manipolazione dell'opinione pubblica). Quello che qui ci interessa osservare è che, anche nel caso astratto che tutte le funzioni di dirigenza sociale fossero elettive, egualmente i dirigenti eletti si costituirebbero in classe dominante, per la logica oggettiva della delega di potere. L'astuzia di estendere all'ambito dell'azienda qualche misura di democrazia rappresentativa (in forma di cogestione o di« autogestione » tecnocratica) è un tentativo fin troppo trasparente di rifondare il consenso all'alienazione produttivistica, di fronte alla bancarotta dell'ideologia capitalistica. Anche se la democrazia rappresentativa ha già mostrato la corda in campo politico e sempre più difficilmente riesce a mascherare la sua reale natura oligarchica, una sua riproposizione all'ambito dell'economia può forse avere ancora una certa attrattiva, perché si basa su valori culturali depositati nell'inconscio collettivo, pur se in crisi, mentre il rifiuto della delega è ancora un fenomeno di « effervescenza » sociale relativamente nuovo . ... e democrazia diretta Se la delega di potere apre una frattura nel corpo sociale, tra « gestori » e « gestiti », l'autogestione può riconoscersi e realizzarsi solo nella democrazia diretta, cioè solo a condizione che il potere rimanga funzione collettiva, non si separi mai dalla collettività come istanza superiore, neppure in ruoli eleggibili. Democrazia diretta non significa, riduttivamente, democrazia assembleare. Anche se l'assemblea ne è l'organo fondamentale, nelle articolazioni ulteriori la democrazia diretta si avvale necessariamente di altre formule quali il mandato revocabile, che non è delega di potere. Vi è delega di potere quando si abilita qualcuno a prendere decisioni imperative sulla collettività, in nome e per conto di essa, per una vasta gamma di questioni e con ampia discrezionalità. Se viceversa il mandato è specifico e temporaneo, con ristretti e definiti margini di discrezionalità e soprattutto, se è revocabile in ogni momento dai mandanti, cioè dalla collettività che l'ha espresso, esso non si sostituisce alla volontà collettiva né la può liberamente «interpretare» (vecchio trucco della democrazia rappresentativa),perché il suo operato è sottoposto a costante verifica. Assemblea sovrana, mandati revocabili e, infine, rotazione continua (ad intervalli più o meno lunghi a seconda della loro natura) di tutte le funzioni permanenti di coordinamento, di 20
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