Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

M. BOOKCHIN non aspirino a diventare qualcosa di diverso. Può anche essere desiderabile - e addirittura 'produttivo' - che siano essi a « prendere decisioni », per quanto « estremistico » sia il loro linguaggio e originali le istituzioni per mezzo delle quali « gestiscono » le aziende, purché contribuiscano alla razionalizzazione tecnica delle operazioni industriali. · Tuttavia, se l'autogestione non è altro che un modo diverso di gestire le forme tecnologiche esistenti; se il lavoro di gestire si limita ad essere socializzato o collettivizzato, invece di trasformarsi in una forma significativa di espressione autonoma - e se questi infimi e direi insidiosi mutamenti delle condizioni materiali di vita coincidono con l'dea di «libertà» - allora l'autogestione diviene un obiettivo privo di qualsiasi valore. Da questo punto di vista, se persino la libertà deve essere recuperata dalla semantica tecnocratica, occorre riesaminare a fondo lo stesso concetto di autogestione. Faremmo meglio ad analizzare ancora, e più a fondo, i due elementi del termine auto-gestione - soprattutto in relazione al progresso tecnologico - prima di sintetizzarli di nuovo in un ideale sociale liberatorio. 2. Il «sé» (self-hood) deriva dal concetto ellenico di autonomia, di autogoverno (self-rule) dell'individuo. E' sul termine «governo» che vogliamo porre l'accento. Oggi il significato che viene attribuito al termine 'autonomia', cioè quello di semplice 'indipendenza', testimonia della nostra tendenza a ridurre in senso economicistico termini che avevano un valore ben diverso in epoche storiche aliene dalla mentalità mercantilistica. Per i greci, i concetti di « individualità » e di governo, di governo sociale, erano strettamente connessi, e si valorizzava la capacità dell'individuo a partecipare direttamente al governo della società, prima ancora che fosse in grado di badare ai suoi interessi economici. Lo stesso termine « economia » aveva una connotazione più domestica - relativa all'oikos - che sociale e le attività che vi attenevano, ancorché necessarie, erano considerate in un certo senso inferiori rispetto a quelle concernenti la partecipazione alla vita comunitaria della polis. L'individualità, perciò, era legata non tanto all'organizzazione della vita materiale, quanto al potere del cittadino nella gestione della vita sociale. In effetti, la capacità di esercitare potere all'interno della società - la possibilità di essere un « individuo » - presupponeva una libertà materiale garantita da 216

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