TECNOLOG!A litica questa critica è sostenuta dalla convinzione comune nella neutralità sociale della tecnologia. La concezione funzionale, secondo la quale la tecnologia non è altro che lo strumento inanimato attraverso il quale si realizza il « metabolismo » dell'uomo con la natura, è largamente accettata e condivisa. Che le fabbriche siano i « luoghi » dell'autorità è considerato un fatto naturale - un fatto, cioè, che trascende la sfera etica ed è indipendente da qualsiasi considerazione di carattere sociale. Purtroppo, quando si rimuovono dal loro contesto storico e sociale le considerazioni etiche sulla tecnologia, tendono a prevalere quelle meramente funzionali - e per lo stesso motivo per cui le prime decadono: le une e le altre, infatti, danno per scontato che la tecnologia è un fatto puramente progettuale, qualcosa di « dato » che può essere più o meno efficiente. Solo recentemente si è cominciato a porre in discussione questo carattere di cosa « data » attribuito alla tecnologia, e lo si è visto in particolare a proposito degli impianti per lo sfruttamento dell'energia nucleare. Dopo il meltdown di Three-Mile-Island a Harrisburg ha cominciato a diffondersi l'idea che anche l'« atomo pacifico » sia, per sua natura intrinseca, un « atomo demoniaco». Ciò che è particolarmente significativo, a proposito di questo « incidente » nucleare, è il fatto che i critici dell'energia atomica hanno attirato l'attenzione dell'opinione pubblica sulle tecnologie nuove, ecologiche e implicitamente più umanistiche che attendono solo di essere perfezionate e applicate. La distinzione tra tecnologie « buone » e « cattive » - cioè, la valutazione del progresso tecnologico in termini etici - è oggi viva e diffusa quanto mai lo era stata in passato, fin dai tempi della prima rivoluzione industrjale. Ciò che vorrei mettere in rilievo, qui, è la necessità, per chi si batte in favore dell'autogestione, di lottare su basi etiche, come fanno coloro che si oppongono alle centrali nucleari. Inoltre, vorrei verificare se le fabbriche, le miniere e le imprese agricole moderne possono essere legittimamente considerate luoghi in cui applicare il concetto anarchico di autogestione - e, in caso contrario, quali sono le possibilità alternative di legittimare questo concetto a un nuovo livello etico, sociale e culturale. Il problema è oggi più importante che mai, perché la autogestione è sempre più ridotta a un puro problema tecnico attinente alla direzione aziendale, e perciò consono ai settori più sofisticati della borghesia e dei movimenti neo-marxisti. Il « controllo operaio» può anche entrare a far parte delle più comuni strategie di direzione aziendale, purché i lavoratori 215
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