TECNOLOGIA tivizzazione economica». Vedremo a suo tempo come questa interpretazione puramente economicistica dell'autogestione abbia tolto ogni valore alle altre interpretazioni di questo termine, cioè a quelle forme di organizzazione che si richiamano alle confederazioni municipali della società medioevale, alle sezioni della Francia rivoluzionaria del 1793 e alla Comune di Parigi. Una cosa, comunque, è chiara: quando si parla di « autogestione», oggi, ci si riferisce ad una qualche forma di sindacalismo. Ci si riferisce a una concezione economica relativa all'organizzazione del lavoro, all'impiego delle macchine e degli attrezzi, all'uso razionale delle risorse materiali. In breve, ci riferiamo alla tecnica. Tuttavia, se chiamiamo in gioco la tecnica, apriamo la via a una serie di paradossi che non possono essere liquidati con bellicosi artifìzi retorici o con moralismo spicciolo. Se il ruolo della tecnica nello sviluppo della società e del pensiero è stato spesso sopravvalutato da scrittori di varia tendenza nel campo sociale, come Marshall MacLuhan e Jacques Ellul, non si può per questo ignorare la sua influenza nel processo di formazione delle istituzioni sociali e degli orientamenti culturali. Il significato squisitamente economicistico che tanto spesso attribuiamo al termine « autogestione » costituisce di per se stesso una palese dimostrazione della misura in cui la società industriale tende ad « industrializzare » il proprio linguaggio ( 1). Il termine « autogestione » si dissocia intellettualmente nelle sue due componenti, ideologicamente contrapposte l'una all'altra. La «gestione» tende a prevalere sull'« auto» (da sé, per sé); l'amministrazione tende ad assumere il controllo sull'autonomia dell'individuo. Grazie all'influsso esercitato dai valori tecnocratici sul pensiero dell'uomo, l'individualità - che rive- (1) Si consideri, a riprova di quanto detto, la misura in cui, ad esempio, sono entrati nel linguaggio quotidiano i termini propri della cibernetica. Quando discutiamo, non chiediamo più il « parere » del nostro interlocutore, ma il suo « feedback »; anzi non intratteniamo neppure più « dialoghi », ma richiediamo un « input ». Questa sinistra invasione del mondo del « logos » (nel suo significato più ampio di mondo della parola e del pensiero) da parte della terminologia elettronica della tecnocrazia moderna rappresenta una sovversione non solo dell'interazione umana ad ogni livello di esperienza sociale, ma anche della personalità dell'uomo come fenomeno organico e di sviluppo. Man a Machine (L'uomo-macchina) di La Mettrie assume la dimensione moderna di un sistema cibernetico - e non solo negli attributi fisici, ma nella sua stessa soggettività. 213
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