Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

ISTITUZIONI voluzionario. Da questa ottica, la brevità delle esperienze non costituisce per nulla un limite o un difetto: al contrario, l'intensità del vissuto non può che comportare una tale brevità. E la storia non avanza, timidamente e a zig-zag, verso il superamento dell'ordine esistente, che grazie a questi periodi intensi ma brevi, brevi ma intensi. Fra questi due modelli - da un lato l'esperienza estetica e pedagogico-politica delle comunità di base, dall'altra l'esperienza politica dell'autogestione come strumento di lotta politica in periodo « caldo » - sono possibili altre forme di autogestione, a seconda del gioco delle forze in un dato momento. Non è questa la sede per passarle in rassegna. In compenso, vorrei segnalare, per concludere, un tipo d'esperienza che, nel contesto attuale, può essere legato direttamente o indirettamente all'aumento della disoccupazione. La « crisi » dell'impiego, nei paesi industrializzati, è una dura realtà che costringe le nostre rappresentazioni a curvarsi, nolenti o volenti, nel senso di una più grande prudenza. Tale crisi fa parte di una messinscena più globale, quella della « crisi » economica, coi suoi diversi aspetti, dall'inflazione fino alla riconversione industriale a profitto delle multinazionali, passando per la crisi energetica. Il capitalismo è diventato un esperto in fatto di «crisi» come strumento di regolazione. E' passato il tempo in cui Marx (e dopo di lui a lungo, marxisti più dogmatici dello stesso Marx) attendeva la prossima crisi economica allo stesso modo che le sette millenariste cristiane annunciavano il segno dei tempi, l'annuncio dell'Apocalisse. Dal 1929, e soprattutto a partire dall'immediato secondo dopoguerra, è chiaro che per il capitale la disorganizzazione è altrettanto importante dell'organizzazione. L'accento posto sui flussi di circolazione (di capitali, beni, manodopera, idee, ecc.) implica forzatamente delle fasi di disordine controllato. La ricaduta più reale della « crisi » risiede per il momento nell'aumento della disoccupazione e nello sconvolgimento che subiscono i rapporti di lavoro: sparizione della nozione di qualificazione, aumento del lavoro avventizio e precario, dissociazione fra reddito e salario, distruzione dello stesso valorelavoro, in ciò che aveva di sacro. Al tempo stesso, è l'istituzione «impresa» che subisce una crisi già largamente provocata dalla concentrazione in unità. multinazionali, dunque la liquidazione delle piccole e medie· imprese. Le forme istituzionalizzate della produzione e della distribuzione non sono più che un settore della vita professio209·

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