ISTITUZIONI regolazione dei conflitti, non spiega veramente questa sorta di fatalità ch'è l'effetto Mi.ihlmann e l'applicazione del principio d'equivalenza. Certo, il movimento, nella sua fase istituente, è anti-istituzionale per natura. La critica dell'istituito, l'analisi istituzionale generalizzata, il rifiuto globale del vecchio mondo, tutto ciò che viene qualificato come « giovinezza del movimento» o anche « infanzia del movimento», s'accompagna nondimeno ad un'altra attività, a un altro modo d'azione: il modo d'azione contro-istituzionale. Inoltre, e le due cose sono inscindibili, è il deperimento dell'egemonia statale che in quanto elemento essenziale del progetto iniziale (nelle rivoluzioni antiche e moderne, religiose o laiche, agrarie o industriali), è_in generale respinto o fuorviato, forse perché tutte le teorie rivoluzionarie sono o troppo timide o troppo confuse su questo punto fondamentale, cosa che consente alla burocrazia di giustificare sempre il ritorno alla statalizzazione. Per chiudere, tentiamo pertanto di precisare questo punto: il problema delle contro-istituzioni, legato al problema della scomparsa dell'egemonia statale. 5. Contro-istituzioni e lotta antistatale Nella lotta anti-istituzionale si creano metodi d'organizzazione della vita quotidiana, della produzione, della distribuzione - eventualmente della lotta armata. Fanno la loro apparizione nuove forme sociali in sostituzione di quelle vecchie: sono contro-istituzioni. Tali forme sono caratterizzate dalla loro malleabilità, la loro capacità di trasformarsi e di adattarsi. Fondano la loro legittimità sulle iniziative della base e non su un rigido principio giuridico e politico. Sono innanzitutto dinamiche, alla ricerca di formule sempre più lontane dalle norme istituite. Combattono la divisione del lavoro esistente tra vecchVgiovani, uominV donne, dirigenti/ subalterni, docentV discenti, gestori /esecutori, ecc. Sia che tengano conto della totalità dell'esistenza o soltanto di un aspetto (ad esempio la produzione), esse tendono indistintamente verso l'autogestione, verso la messa in comune delle risorse, dei mezzi, della cultura, dei servizi. Tutti i periodi « caldi», qualificati o no come « rivoluzionari » dai politologi, sono caratterizzati da tali forme. Si è detto spesso ch'esse erano delle forme alternative alle forme sociali esistenti. A proposito delle esperienze comunitarie degli anni '60-'70 negli USA, è stato osservato che queste forme controistituzionali facevano la loro apparizione nelle fasi di riflusso 205
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==