Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

ISTITUZIONI sultati fino ad oggi meno duraturi - la linea della resistenza, della rivolta, della lotta autogestionaria. Basta porre il dilemma: devo o no subire l'avvenire più plausibile e minaccioso? e rispondere negativamente, giacché mi sento armato del coraggio di accarezzare contro-pelo la pelliccia di questa bestia immonda che è « il senso della storia ». Gli schiavi romani che furono coinvolti nella rivolta di Spartaco, gli operai-minatori tedeschi che con Thomas Miintzer, nel sedicesimo secolo, tentarono di abolire tutte le istituzioni civili e religiose, gli « Arrabbiati » del 1794, i Comunardi del 1871, i contadini aragonesi del 1936, i fellah algerini del 1962 - come pure i bolscevichi del 1905 e del 1917 (con il tentativo di realizzare una rivoluzione proletaria in un paese che contava una piccola minoranza di proletari), similmente ad altre rivolte in ogni parte del mondo, non hanno forse accarezzato contro-pelo « il senso della storia »? Utopia, sogno, delirio, dominio dell'immaginazione sulla ragione: ecco ciò che rispondono in effetti i «ragionevoli». E non hanno torto. Ma ciò in cui essi hanno terribilmente torto, è di credere che l'immaginario sociale non abbia niente a che vedere con la vita sociale, col cambiamento sociale, con la rivoluzione. Questo ruolo dell'immaginazione, del progetto proiettato verso l'avvenire e rimbalzante talora nelle esperienze più strepitose dei più bei momenti storici, Castoriadis lo ha posto ben nettamente in luce a proposito del concetto d'istituzione, criticando in blocco il « pensiero ereditato », da Aristotele a Marx fino ai loro moderni seguaci: «Il vero limite storico ... sia di Aristotele che di Marx è il problema dell'istituzione. E' l'impossibilità, per il pensiero ereditato, di prendere in considerazione il social-storico come modo d'essere non riducibile a ciò che è « conosciuto » altrimenti » (Les carrefours du labyrinthe, Parigi 1978). E precisa: « il problema dell'istituzione supera di gran lunga la « teoria»; per pensare l'istituzione come essa è, come creazione social-storica, si deve spezzare il quadro logico-ontologico ereditato; proporre un'altra istituzione della società dipende da una prospettiva e da un progetto politico, che indubbiamente possono venire discussi e argomentati ma non essere basati su una Natura o una Ragione qualsiasi » (siano pure la «natura» o la « ragione» della storia») (p. 314). I « significati immaginari» giocano un ruolo fondamentale nel progetto - qualunque esso sia, conservatore o rivoluzionario - che sottende e sostiene ogni forma sociale, ogni istitu201

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