M. LA ROSA Certamente, mantenendosi le presenti considerazioni ad un livello di analisi ancora «macro», quanto qui veniamo affermando (che per necessità è solamente accennato) così come quanto seguirà, potrà apparire troppo sbrigativo quanto non « aprioristico ». D'altra parte, avendo in questa sede fatto la scelta di non approfondire aspetti specifici del problema in discussione (pur importanti e sui quali, comunque, altri avranno senza dubbio occasione di intrattenersi) ma piuttosto di proporre un quadro di riferimento di base entro cui il confronto possa avvenire in termini non solo operativamente ma anche scientificamente corretti, non potremo, metodologicamente, non proseguire per« approssimazioni successive» e perciò stesso offrendo larghi ed ampi spazi a considerazioni critiche di non « esaustività » e di troppa sinteticità. Il nostro impegno allora sarà di perseguire non certo una esaustività che non possiamo né intendiamo proporre, quanto piuttosto una chiarezza di analisi e propositiva che renda appunto possibile anche le integrazioni e i chiarimenti necessari, tutti però dal medesimo « angolo di visuale » che ci è proprio e i cui referenti fondamentali intendiamo appunto esplicare in questa sede. La « condizione » italiana più sopra per larga sintesi delineata, e che ci ha imposto questa breve, ma non superflua parentesi metodologica, ha provocato una specialità tutta propria al nostro paese che contraddistingue il dibattito, il confronto, ma soprattutto la cultura su questo tema: da un lato una « marginalità» tanto reale quanto feconda; dall'altro un ricorrente, periodico pericolo di strumentalizzazione nei momenti in cui viene fatta oggetto di attenzioni, per lo più tempralmente occasionali, da parte delle forze politiche sociali organizzate. Con marginalità della cultura autogestionaria intendiamo riferirci al fatto che se sviluppi, riferimenti, tensioni e proposizioni (anche operative) di carattere strategico sono state avanzate in ordine alla tematica dell'autogestione, questi sono sempre stati dovuti a momenti pressoché per nulla istituzionali o istituzionalizzati; anzi se si può ancora dire che l'utopia aut_ogestionaria « continua a nutrire dei sogni e qualche volta, un bel giorno, una nuova prassi le scopre il suo luogo di esistenza » talché « il morto afferra il vivo » (1) tutto ciò lo si (1) Cfr.: BOURDET Y., Teoria politica dell'autogestione, Nuove Edizioni Operaie, Roma, 1977; p. 180. 186
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