FUGA AUTOGESTIONARIA coerente, per il momento), nel senso che questi gruppi sono inseriti in un'economia non pianificata. Se è inutile intimare ai credenti dell'_autogestione di prestare attenzione a queste esperienze cooperative e associative, non si può evitare di constatare che, malgrado tutti i loro limiti, tali esperienze hanno almeno un risultato, quello di formare, subito, uomini per l'autogestione generalizzata di domani, quella che arriverà se il mito si realizza ... e che, quali che siano le modalità, necessiterà di uomini capaci di gestire democraticamente le attività economiche e 1~ istituzioni. Il secondo settore in cui si realizza una sorta di autogestione è quello della gestione del personale nelle imprese pubbliche e nella pubblica amministrazione. L'educazione nazionale ce ne offre un eccellente esempio, essendo tutte le decisioni che riguardano il personale (avanzamenti, carriere, condizioni di lavo- 'ro, vantaggi e privilegi, ecc.) preparate e ratificate da innumerevoli commissioni paritarie, nelle quali ogni categoria viene difesa dalle sue organizzazioni rappresentative, che sono praticamente sovrane rispetto a numerose questioni. La politica del personale delle grandi imprese pubbliche (EDF, SNCF, ecc.) nasce dallo stesso tipo di struttura. Vi si ritrovano numerose caratteristiche dell'autogestione: elezione dei rappresentanti, competenze molto vaste delle differenti commissioni, esistenza a tutti i livelli di un contropotere dei dipendenti di fronte ai loro superiori. Le istituzioni pubbliche della società autogestita iugoslava sono molto lontane dal conoscere tali vantaggi e dall'aver spinto l'autogestione così lontano. Certamente, i sindacati della pubblica amministrazione e delle pubbliche imprese, i cui membri forniscono, d'altra parte, i più grossi contingenti di credenti nell'autogestione, non vogliono riconoscere di essere impegnati in una pratica autogestionaria (tanto più che il risultato di tale pratica è spesso la difesa dei vantaggi acquisiti e dei privilegi conquistati poco a poco). Questo secondo settore autogestionario meriterebbe, cionondimeno, d'essere maggiormente conosciuto: se è un vivaio di notabili, è anche una scuola di formazione di gestori e di negoziatori... e di questi ci sarebbe bisogno, se mai un giorno l'autogestione generalizzata cessasse di essere un mito. Ma esistono ben altri embrioni di autogestione (pensiamo, ad esempio, ai comitati d'impresa) che, non solo sarebbero degni d'interesse, ma che, come i due settori mepzionati, potrebbèro essere utilizzati come punti di partenza o di apP,rofondimento per una pratica autogestionaria. 181
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