A. BERTOLO sono portare al dibattito il prezioso contributo della memoria collettiva di un movimento che ha vissuto consapevolmente (consapevole anche delle proprie contraddizioni) tutta la problematica dell'autogestione attraverso le conquiste e le sconfitte, le gioie e le sofferenze, le lotte e la vita quotidiana, il cuore ed il cervello di centinaia di migliaia di militanti. la divisione gerarchica del lavoro... Il dibattito sull'autogestione si muove innanzitutto dall'ambito che gli è più proprio per definizione: dall'analisi dei meccanismi decisionali collettivi, cioè ,dalla riflessione su come, nelle strutture organizzative gerarchiche, si determina il potere e su come per converso sia concretamente possibile organizzare la partecipazione egualitaria di tutti ai processi decisionali. E' una riflessione sui temi dell'autorità e della libertà ed è una riflessione che porta dritto ai nodi della democrazia diretta e della divisione del lavoro. Infatti è agevole in quest'ottica (ri)scoprire che la distinzione fondamentale, comune a tutte le società di classe, è quella tra chi detiene il potere e chi lo subisce, tra chi dirige e chi è diretto e che la causa di questa dicotomia non è la proprietà privata dei mezzi di produzione, la quale semmai ne è una forma giuridico-economica storicamente determinata. E' agevole perciò (ri)scoprire che la radice del dominio è la divisione gerarchica del lavoro sociale e che pertanto l'autogestione è un involucro vuoto se non presuppone l'integrazione (di bakuniniana e kropotkiniana memoria) del lavoro manuale ed intellettuale, esecutivo ed organizzativo. Senza questa ricomposizione l'autogestione è già impossibile a livello aziendale perché viene a mancare l'effettiva possibilità e capacità di tutti i lavoratori di operare e decidere con conoscenza di causa (che è il secondo dei due principi fondamentali dell'autogestione, secondo Bourdet). Senza questa ricomposizione non vi può essere partecipazione egualitaria in termini di consapevolezza e di responsabilità, non vi è dunque autogestione, ma cogestione asimmetrica tra dirigenti e subordinati, siano pur tutti formalmente soci o siano addirittura i primi formalmente « dipendenti » dei secondi, secondo la formula yugoslava. E' un insospettabile testimone di regime (Drulovic) a dirci che, secondo le risultanze di studi sociologici, i frequenti conflitti tra direzione e organi rappresentativi dei lavoratori espri16
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