Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

Lafuga autogestionarla GUSTAVE JOYEUX Per cominciare, un aneddoto: i Testimoni di Geova prevedevano « la fine del mondo» per il 1975 ma, contrariamente a quello che una mente logica avrebbe potuto prevedere - vale a dire una diminuzione degli aderenti alla setta in seguito a questo errore di previsione -, da allora il reclutamento non ha cessato di crescere ... essendo « la fine del mondo » semplicemente rinviata. La disfatta elettorale della sinistra francese all'inizio dello scorso anno ci sta mostrando un fenomeno analogo, dove la credenza nell'avvento della società autogestita svolge la stessa funzione di fissazione delle speranze. Non è, d'altra parte, il caso di commuoversi; tutt'al più possiamo osservare che la religiosità- il bisogno di «credere in qualcosa» - è altrettanto intensa nel nostro secolo di pretesa razionalità quanto lo era nel passato. Le grandi cose, gli avvenimenti portatori di storia - che vengano considerati « positivi » o « negativi », che si tratti della Comune o dell'Ottobre 1917, dell'avvento del fa. scismo italiano o del nazismo tedesco - sono sempre stati, per una buona parte, il frutto della fede e dell'illusione. Ma, a fianco di questi avvenimenti che si sono effettivamente prodotti, quanti sono i casi in cui, come per la « fine del mondo » evocata prima, la fede, per quanto intensa, non ha avuto alcun effetto sulla produzione dell'avvenimento? E, ancora, quanti sono i casi in cui la fede è forse stata una delle ragioni della mancata produzione dell'avvenimento atteso? Il mito attuale dell'autogestione, così come la manipolazione dei suoi credenti, conducono a porsi i quattro problemi seguenti: l'utilizzazione e il recupero del mito da parte dei grandi apparati; il ruolo del mito nell'aggiornamento ideologico; il mito come fattore di dissuasione da ogni sperimentazione; la fede come origine della cecità di fronte alle trasformazioni del sistema socioeconomico e sociopolitico. 175

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