Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

SPAGNA cooperativi di chiara origine autogestionaria, che rifiutano sia la vecchia proposta capitalista che le proposte stataliste dei partiti di sinistra. Più di 20.000 cooperative, di cui 7.000 agricole, con 5 milioni di soci e risorse economiche (soprattutto delle Casse Rurali e del Credito Industriale Cooperativo) che sono state valutate attorno ai 250.000 milioni di pesetas (20): questa è la forza attuale del settore cooperativo spagnolo, che rappresenta all'incirca il 10% delle attività socio-economiche e della forza lavoro del paese. I partiti politici e lo stesso Stato democratico (come indicano le lotte tra ministeri per assicurarsi la competenza ed il controllo sul cooperativismo) ambiscono a questa notevole forza sociale, che essi concepiscono solo negativamente, incapaci di comprendere il potenziale creativo e di mutamento sociale che implica l'autentico cooperativismo, negatore proprio delle mediazioni politiche e statali. I tentativi da parte dello stesso cooperativismo per creare una dinamica federativa sono finora stati deboli e inclini alla sua « capitalizzazione » partitica, ad esempio il Movimento Democratico delle Cooperative, con evidenti simpatie per il movimento cooperativo italiano, egemonizzato dal PCI. Anche il sindacato socialista, la UGT, ha creato la sua sezione di « orientamento» e proselitismo cooperativista. E' invece sorprendente la scarsa attenzione che gli anarcosindacalisti ed i libertari han prestato al movimento cooperativo, ad eccezione degli articoli pubblicati da alcuni propugnatori come Felix Carrasquer e Abraham Guillen, proprio dei settori eterodossi del1'anarchismo. Noteremo anche la simpatia espressa dalla rivista libertaria « BICICLETA », che è essa stessa una cooperativa, verso i legami tra cooperativismo e autogestione (21 ). Come sottolinea questa rivista, il merito delle cooperative nell'attuale crisi dell'economia capitalista è la creazione di una' alternativa facile, immediatamente praticabile e socialmente giusta, allo « sciopero degli investimenti » attuato nel postfranchismo da una classe imprenditoriale ancora diffidente. Piuttosto che finire disoccupati accettando la chiusura delle aziende, i lavoratori possono assumersi direttamente la produzione; e alla collettività risulta più economico finanziare con (20) J.L. Guinea, Il cooperativismo in Spagna, El Pais, 24-5-1978. (21) « Bicicleta », n. 1, nov. 1977: « Una cooperativa è un gruppo di affinità nel campo del lavoro»,; n. 8, ott. 1978: « fondare una cooperativa è un modo efficace di lottare contro la disoccupazione mantenendo i posti di lavoro e facendo un passo avanti verso la autogestione ». 167

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