G. P. PRANDSTRALLER tinuità delle vendite (15). Nelle forme finora conosciute, essa è sempre stata una struttura gerarchica, o meglio in essa « la struttura appare ... anzitutto come una divisione dell'autorità all'interno dell'impresa, una ripartizione delle funzioni tra i. capi» (16). La prima conseguenza di questo fatto è che la funzione imprenditoriale è qui sui generis. Esistono capi che si occupano di gestione, e, sotto di loro, uomini che si occupano di esecuzione. La letteratura americana distingue managers ed executives: entrambi sono molto diversi dall'imprenditore di tipo schumpeteriano. La logica del piano impedisce che a questo livello si attui un'imprenditorialità realmente innovativa o creativa. Per tale motivo è difficile pensare che nella grande impresa l'autogestione possa consistere nel mettere nelle mani dei lavoratori le funzioni primarie dell'impresa, ivi comprese quelle che implicano scelte di fondo: la funzione imprenditoriale infatti, assumendo l'aspetto sopra indicato, è stemperata lungo i gradini della « tecnostruttura», nei numerosi ruoli di comando previsti dall'organigramma. Se dunque si può parlare di autogestione nella grande impresa; la si deve intendere come un tipo di organizzazione che permetta un certo controllo dei dirigenti piuttosto che come un sistema di partecipazione totale. Nel sistema autogestionale più noto, quello jugoslavo, la grande impresa è largamente rappresentata, ma è lecito domandarsi se le istituzioni autogestionali raggiungono veramente gli scopi dichiarati quando sono appliçate alle grandi imprese. Come è notò, si tratta di organi come il collettivo dei lavoratori, titolare del potere nell'azienda; il consiglio operaio, al quale appartengono la nomina del direttore e dei quadri, l'organizzazione dell'azienda, l'organizzazione del lavoro ecc.; il comitato di gestione, organo esecutivo del consiglio operaio; il direttore, che deve eseguire le decisioni del comitato di gestione e del consiglio operaio; l'unità di lavoro, cui è devoluta la « partecipazione diretta» dei lavoratori e il é~involgimento personale di questi negli scopi generali e utilitaristici dell'impresa. Queste istituzioni - ed altre complementari - in teoria tendono a realizzare scopi dì partecipazione alla gestione e di controllo sui delegati, eliminando la direzione centralizzata o addirittura esterna all'azienda tipica del collettivismo burocratico: mirano ---~.- .. , . ' (15) fhe New lndustrial State, trad. cit., p. 2p segg. (16) Ja~ques Lobstein, Struttura e organizzazione dell'impresa, in Traité de s,ociologie du travail, a cura di J. Friedman e P. Naville, 3• ed. Paris 1970, trad. it. Comunità, Milano 1978, voi. •II, p. 77. 144
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