L. LANZA cazione e nuovi padroni ( 44) collegato ad un nuovo modo di gestire l'economia. A queste argomentazioni si obietta che la programmazione decentrata, salvaguardando gli interessi collettivi ed essendo controllata dalla «base», non permetterà la creazione di un nuovo potere: i pianificatori saranno dei coordinatori dei voleri della collettività. Si tratta di un'opinione molto diffusa e che merita un esame un po' approfondito (45). Un esempio sommario. Supponiamo un contesto autogestionario che per coordinarsi e per soddisfare le esigenze dei suoi membri e dell'intera collettività, adotti un tipo di pianificazione realmente democratica. Come si svilupperà il processo pianificatore? Ogni unità produttiva e ogni consumatore esprimerà dei dati riferiti o alla sua potenzialità produttiva o ai suoi bisogni. Per poter determinare direttive di tipo generalizzato e per poter stabilire delle priorità (in definitiva per poter pianificare) bisogna che questi dati vengano messi a confronto e questo è possibile solo centralizzandoli. A questa fase seguirà una elaborazione dei dati, ad esempio tramite un computer. ,Il responso o i responsi saranno « letti » e verrà predisposta una « soluzione di piano » oppure più soluzioni, che verranno rinviate alla periferia dove avverrà la scelta. Tutto molto neutro: la pianificazione come strumento di coordinamento non svilupperebbe potere. Le obiezioni da-fare, invece, sono molte. La prima difficoltà sta nella manifestazione e nella raccolta dei dati: distanza temporale tra l'espressione delle potenzialità produttive con la loro attuazione e possibili modifiche, difficoltà nello stabilire i bisogni futuri e nel classificarli, possibili antiteticità di queste manifestazioni, modalità di raccolta dei dati, ecc. Ma ammettiamo che tutto questo possa venire risolto in modo soddisfacente. Il problema successivo sarà quello del confronto e della elabora- (44) cfr. AA.VV., I nuovi padroni, Atti del convegno internazionale di studi sui nuovi padroni, Edizioni Antistato, Milano 1978. (45) Tralascio di prendere in considerazione l'esempio jugoslavo, anche se è quello più citato dai propugnatori di una pianificazione democratica in un sistema autogestionario, perché le « dissonanze » con il progetto libertario mi paiono così rilevanti da attenuare o annullare la portata esemplificativa. Il modello da criticare deve contenere caratteristiche che al momento attuale non sono riscontrabili in nessun esempio concreto. 126
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