Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

L. LANZA mento» che si rendessero necessarie, così come per la« rappresentanza esterna» dell'azienda, il principio che informa queste funzioni è la rotazione e la più possibile semplificazione delle stesse. Il tutto, ovviamente, nell'ambito di una generalizzata integrazione del lavoro manuale con quello intellettuale (16). Il problema dimensionale Il mito della grande dimensione come ottimizzazione delle « economie di scala » sta crollando giorno dopo giorno. Con sempre maggiore difficoltà gli apologeti del sistema riescono a riproporre il consunto ritornello, anzi sempre più frequentemente si affacciano analisi sulle « diseconomie di scala ». Gli stessi progetti di ristrutturazione nei grandi oligopoli (17) stanno a dimostrare come la classe padronale tenda a decentrare gli aspetti produttivi per accrescere il controllo effettivo mediante una centralizzazione delle conoscenze dei flussi finanziari e dei processi decisionali complessi, a carattere generale, o con alto contenuto tecnologico. La logica che muove questa ristrutturazione ci è evidentemente estranea, ma l'ho richiamata perché ci serve per comprendere come la piccola dimensione sia già fin d'ora possibile e risponda alle esigenze produttive. Nell'ipotesi autogestionaria la grande dimensione va quindi rifiutata (ed è possibile rifiutarla) perché determinata non da esigenze produttive, ma da esigenze di potere (18). Inoltre con (16) Credo che questo concetto sia un'acquisizione fondamentale del movimento anarchico (e oggi anche di altri filoni di pensiero) e pertanto non ritengo necessari ulteriori approfondimenti. Mi limito a richiamare i testi «classici»: P. Kropotkin, Lavoro intellettuale e lavoro manuale, in Campi, Fabbriche e Officine, op. cit., pagg. 195-215;M. Bakunin, L'istruzione integrale, in Libertà, Uguaglianza, Rivoluzione, Edizioni Antistato, Milano 1976, pagg. 197-220; P. J. Proudhon, Della giustizia nella rivoluzione e nella chiesa, U.T.E.T., Torino 1968, pagg. 682-687.Tralascio inoltre di citare tutta la produzione anarchica (soprattutto articoli e documenti) di questi ultimi quindici anni. (17) Si veda ad esempio il progetto di ristrutturazione per «isole» della F.I.A.T. (18) Mi ricollego a quanto scritto nel paragrafo sugli obiettivi dell'impresa e inoltre ai più significativi studi sulla grande impresa: J.K. Galbraith, Il nuovo stato industriale, Einaudi, Torino 1968; Berle e Means, Società per azioni e proprietà privata, Einaudi, Torino 1966; R. Marris, La teoria economica del capitalismo "manageriale, Einaudi, Torino 1972; G. Ruffolo, La grande impresa nella società moderna, Einaudi, Torino 1971; P. Sylos Labini, Oligopolio e progresso tecnico, Einaudi, Torino 1967. 116

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