Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

ECONOMIA Funzionamento e conflitti Privata la funzione delle sue attribuzioni autoritarie, bisogna esaminare secondo quali meccanismi si sviluppano « le regole di funzionamento» nei diversi ambiti: semplice e complesso. · Queste regole si conformano al principio del « libero accordo » che sostituisce la legge imperativa: in pratica l'accordo assume la dimensione del «contratto», anche se con connotazioni nuove. La dimensione nuova è data dall'effettiva uguaglianza tra le parti contraenti, traducendosi pertanto in un reale incontro di volontà liberamente espresse. Le possibilità di accordo si fanno più complesse quando il « contratto » non ha più carattere bilaterale, ma deve comprendere e coordinare una pluralità di volontà. A tale livello, il processo decisionale si fa articolato e possono rendersi necessarie delle mediazioni. Si rendono altresì possibili manifestazioni di conflitto. L'ipotesi del conflitto non deve essere accantonata come troppo spesso amiamo fare. Perché, se è vero che, in una ipotesi di società realmente egualitaria, spariranno i presupposti per il « conflitto di classe» (cioè tra chi ha e chi non ha, o tra chi sa e chi non sa) è pur vero che altri conflitti, con connotazioni diverse, potranno ancora esistere, anche se attenuati da un diverso contesto sociale, morale, psicologico, ecc. Come porsi allora di fronte ad essi, mancando un'istanza superiore che regoli d'imperio la loro soluzione? Ritengo che i conflitti devono poter esprimere tutta la loro potenzialità diversificante, perché in ciò risiede uno degli aspetti pluralistici della società. Il processo decisionale, alla luce di tali considerazioni, assume una dimensione nuova: diventa il momento di conoscenza delle differenze, e realizza la loro possibile mediazione oppure la loro esaltazione, che si traduce in più soluzioni adottate. La soluzione di sintesi potrebbe invece risultare armonica solo in un ambito che tende, di fatto, alla totalitarizzazione degli aspetti economico-associativi. Un nuovo totalitarismo che pretende di ricomporre i contrasti in una ecumenicità soffocante. Questo significa sacrificare un poco di quel malintesto efficientismo (troppo spesso invocato in campo economico) per l'accettazione cosciente della funzione vivificante del conflitto che spezza il ricrearsi di un nuovo conformismo. 111

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