INDUSTRIA E FORMAZIONE lavoro di proprietà sociale o collettiva da gestire (eccettuati gli apparecchi e le attrezzature - sistemi audiovisivi, ecc. - di cui bisogna prendersi cura, ma che non vengono «gestiti» nel senso economico del termine). Inoltre (e credo che sia più importante di quanto non si supponga) questi gruppi, stages, sessioni di formazione, hanno tutti, in misura rilevante, un carattere non obbligatorio, volontario, e, direi, financo di occupazione intelligente del tempo, se non di ozio; queste sono evidentemente delle condizioni assai diverse da quelle delle altre sperienze di self-management, inserite in un contesto di produzione, di obbligo, di necessità. Se si toglie da queste esperienze di formazione l'acquisizione di tecniche, che ci riporta da alcuni dei problemi già visti a proposito dell'insegnamento, ciò che resta da gestire in tale self-management sono dei sentimenti: la gestione collettiva finisce per servire a regolare gli affetti, a eliminare le aggressività, a creare un clima sereno ... in altri termini ad abituare i partecipanti ad un maggior autocontrollo, in previsione di un clima migliore e di relazioni umane meno tese nelle loro posizioni professionali e le loro attività extra-professionali. Anche se numerosi gruppi e attività di formazione appaiono di contestazione, ci si può domandare se l'apprendere tale « gestione degli affetti » non sia in ultima analisi un contributo al buon funzionamento del sistema industriale. L'apprendimento può assumere aspetti contestatari, ma questo non è che un aspetto del metodo, un momento necessario alla corretta evoluzione del processo di conformizzazione. Quanto al non-dirigismo, peraltro facilitato dall'artificialità della messa in opera, esso è forse l'atteggiamento pedagogico più adatto a favorire l'apprendimento di quanto abbiamo appena detto. Non si può fare a meno di notare, a tale proposito, come l'atteggiamento non-dirigista sia estraneo ai militanti dell'autogestione (e ai militanti socialisti in genere) che, il più delle volte, hanno troppe cose da dire per permettere agli altri di esprimersi. Ci si può anche domandere se tale atteggiamento non sia ciò che differenzia il militante dall'animatore. III Per finire; ci possiamo domandare in quali condizioni l'istruzione e la formazione potrebbero diventare autogestione. La questione è più chiara per quanto concerne l'istruzione dove, in opposizione al piano, sarebbe necessario mettere in atto delle forme di contro-potere, rappresentative degli utenti e delle 105
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==