LA QUESTIONE PROUDHON ma avvertito pero della complessità delle questioni inerenti alla realizzazione di una nuova società, sia capace di ripensare in termini odierni il problema di un avvio immediato dell'alternativa libertaria su una direttrice rivoluzionaria di lungo periodo. Le due grandi indicazioni suggerite dall'anarchico francese - il pluralismo corne metodo, l'autogestione corne fine - possono rispondere in effetti alle difficoltà proprie di una situazione che è sempre meno naturalmente e spontaneamente rivoluzionaria. La fine della dicotomica contrapposizione di classe, l'estendersi sempre più ramificato e ambiguo del potere, che arriva ormai a lambire pressoché tutti i « garantiti » e percio a compartecipare, sia pure magari in minima misura, la stragrande maggioranza della popolazione, la capacità di controllo del sistema tramite i mass media, ecc., caratterizzano armai la nostra società in modo sempre più omogeneo ed uniforme. Le contraddizioni, che si presentano sempre di più sotto la forma spuria della imprevedibilità, discontinuità, settorialità, obbligano oggi il movimento rivoluzionario ad un ripensamento improrogabile circa i modi, i tempi e i fini organizzativi dell'opposizione stessa, più che mai sottoposta alla duplice tensione del ripiegamento esistenziale e della fuga in avanti della lotta armata. L'imperiosa necessità di trasformare una latta contra in una lotta per, vale a dire tutto il senso della strategia propria dell'autogestione, puo forse trovare in un ripensamento su Proudhon una grande linfa vivificatrice. (17) Si puo notare, infatti la generale esorcizzazione sopra il tema del totalitarismo marxista. Salvo qualche eccezione i vari interventi apparsi da sinistra nella stampa italiana in quei giorni non affrontano infatti questo nodo, ma si Iimitano a discutere di problemi puramente politici (costruzione di una nuova maggioranza, corne battere la DC, compromesso storico, alternativa di sinistra). Tutte cose, d'accordo, improrogabilmente urgenti e attuali, ma di corto respira rispetto ai terni posti sui tappeto dalla « questione Proudhon » che implicava una discussione sulla ragione stessa del socialismo. Si veda ad esempio S. CORVISIERI, La nuova sinistra deve andare con Craxi?, in La Repubblica, 7 settembre 1978; L. MAGRI - C. NAPOLEON!, Una proposta per la sinistra, in La Repubblica, 9 settembre 1978; E. DE MARTINO, Nella polemica tra Craxi e Berlinguer chi guadagna è la destra, in La Repubblica, 8 settembre 1978; P. FRANCHI, Dove va il P.S.I.?, in Rinascita, 1 settembre 1978; A. ASOR ROSA, Tra Berlinguer e Craxi..., in La Repubblica, 24 agosto 1978; P. ROMITA, Bravo Craxi, pero, c'è il pericolo di scivolare a destra, in La Repubblica, 26 agosto 1978 (l'articolo, questo ultimo, forse il più involontariamente umoristico: il socialdemocratico Romita rampogna e ammonisce Craxi in quanto andrebbe troppo a destra! ). 25
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==