LA QUESTIONE PROUDHON cercato in tutti i modi di sfuggire alla pregnanza ideologica del discorso proudhoniano. Ci spieghiamo meglio: alcuni terni, di sfuggita, sono stati affrontati e discussi, ma il significato generale alternativo sotteso ad essi non è stato posta in alcun modo in discussione. Oltre a limitarsi a spulciare su singoli aspetti contraddittori o « piccolo borghesi » del suo pensiero, non si è andati (15); oltre a ripetere vecchi e insulsi luoghi comuni della critica più stupidamente marxista non si è fatto (16); ovunque, in tutti i casi, un'enorme, buia e sordida ignoranza. In effetti, non è che la « provocazione Proudhon » sia in sé una provocazione. E' lo stato agonizzante del pensiero marxista italiano che ormai non sopporta la più piccola nota stonata, in un concetto dove si dovrebbe suonare, perè>, il De profundis. Dunque, perché abbiamo detto che tutto il dibattito registra un tono sostanzialmente politico? Perché non vi è, sotto qualsiasi forma, la volontà e la possibilità di uscire dagli schemi prefissati e imposti di una cultura egemonica, anche se sclerotizzante. Che gran parte della cultura italiana sia marxista e continui ad essere viva e originale non smentiscè infatti la tesi che vede, rispetto al problema specifico del socialismo, una sua impotenza ormai manifesta. L'impotenza dovuta ad 'una sfasatura pressoché irrimediabile fra processo storico dato e processo storico presupposto. La sinistra, per restare marxista, ha quindi solo una via: conquistare il potere a dispetto del socialismo; anzi, conquistare il potere pagando il prezzo ' della rinuncia definitiva del socialismo. Tutta la discussione verte purtroppo, che si voglia o no, attorno a questi termini; una discussione, appunto, politica, nella quale Proudhon non puè> evidentemente rientrare in nessuna maniera. Si dirà che la proposta socialista dell'autogestione viene a rompere la stasi di questa situazione. Senonché, abbiamo già visto cosa significa autogestione per il P.S.I.: esattamente l'opposto di quella voluta da Proudhon. Come si vede, da qualsiasi parte si voglia affrontare il problema, ritorna sempre fuori il nodo insoluto (15) Tipico è l'articolo di Franca Pieroni Bortolotti sull'antifemminismo viscerale di Proudhon (ovviamente non una parola su quello di Marx). F. PIERONI BORTOLOTTI, ... un antifemminista viscerale, in La Repubblica, 21 settembre 1978. Secondo lei per Proudhon « la causa degli squilibri umani non stava nei rapporti sociali (..) ma in quelle • donne che avevano chiesto il diritto al lavoro » ecc., ecc. Ogni commento è perfettamente superfluo. (16) Si distingue, in questo, l'articolo di Mario Spinella. M. SPINEL- . LA, Il brav'uomo Proudhon, in L'Unità, 3 settembre 1978. 23
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