Interrogations - anno V - n. 16 - ottobre 1978

octaber / ottobre / octubre/ octobre

interrogations international review of anarchist research / rivista internazionale di ricerche anarchiche / revue internationale de recherche anarchiste/ revista internacional de investigaci6n anarquista La « questione Proudhon » e il dibattito nella sinlstra itallana 9 The dissident Movement and the Middle class in the USSR 29 DOSSIER CNT: La CNT espaiiola hoy 47 Grandeurs et misères du mouvement libertaire espagnol aujourd'hui 64 ...ni CNT 105 16 OCTOBER OTTOBRE OCTUBRE OCTOBRE 1978 NICO SERTI FRANCESCO CODELLO GABOR T. RITTERSPORN JUAN GOMEZ CASAS FREDDY GOMEZ CARLOS SEMPRUN MAURA

/NTERROGA TIONS 1979 DUE NUMERI DOPPI ALL'ANNO / DEUX NUMEROS DOBLES PAR AN / TWO DOUBLES ISSUES PER YEAR / DOS NUMEROS DOBLES CADA Al'JO nuovo prezzo / nouveau prix/ new price / nuevo iprecio abbonamento / abonnement subscription / subscripci6n amministrazione e redazione / administration et redaction / management and editing / administraci6n y redacci6n pagamenti / versements / payments / payos 2500 lire / 18 francs f. / 2 pounds UK / 220 ,pesetas / or the equivalent in the country currency of 4 dollars U.S. 4000 lire / 30 francs f. / 3.50 pounds UK / 400 pesetas / or the equivalent in the country currency of 7 dollars U.S. EDIZIONI INTERROGATIONS, via G. Reni 96/6 10136 Torino, ITALIA English language section: INTERROGATIONS, SM BOX 746, London WC 1 V6XX, GREAT BRITAIN ROBERTO AMBROSOLI, c.c.p. 2/18534, via A. Vespucci 41 bis, 10129 Torino ITALIA SOTTOSCRIZIONE / SOUSCRIPTION / DONATION / SUSCRIPCION La rivista ha bisogno dell'aiuto dei lettorl per sopravvivere. Aprlamo quindl una sottoscrizione a favore di Interrogations. 1 versamenli vanno eseguili con le stesse modalità degll abbonamenli, specilicando la causale. Un grazie anticlpato ai donatori. La revue a besoin pour survivre de l'aide de ses lecteurs. C'est pourquoi nous ouvrons aujourd'hui une souscription en faveur d'interrogations. Les versements peuvent se faire sur les mêmes comptes postaux ou bancaires que les abonnements, avec la mention de leur objet. Nous remercions d'avance les donateurs. Our review urgently needs help to survive: thus we have to ask our readers to send contributions in favour of interrogations. Donations must be accredited in the same way as subscrlplions, making clear the purpose for whlch the money is sent. We thank anyone willing to help us. La revista liene necesldad de l'ayuda de los lectores para sobrevlvlr. Abrimos pues una suscrlpci6n a favor de Interrogations. Los envios deben ser realizados con la modalidades abltuales, especificando el molivo. Agradecemos por anticipado los futuros suscriptores.

Alla riunione annuale dei collaboratori (Parigi, 7-8 ottobre), Interrogations si è presentata con molti gravi problemi da risolvere, primo fra tutti una situazione economica estremamente critica, della quale il ritarda con cui esce questo numero è un sintomo evidente. Cià testimonia (è inutile nasconderlo) una difficoltà di diffusione della nostra rivista. La causa, riteniamo, è da ricercarsi principalmente nel quadrilinguismo di I., che costituisce per il lettore media un ostacolo che l'interesse per il contenuto di essa non basta certo a superare. E' nostra opinione, infatti, di aver fornito, finora, un contributo importante ed originale alla cultura libertaria, e lo confermano le risposte al questionario inviato agli abbonati. Nonostante cià, a causa dell'impostazione quadrilingue, abbonamenti e vendite sono andati riducendosi, anziché aumentare, e sono già ad un livello (1500 copie circa, tra gli uni e le altre) inferiore non solo alle speranze, ma alle possibilità economiche di sopravvivenza. La soluzione ottimale (che è sempre stata nelle nostre ambizioni e da quattro anni viene riproposta ad ogni assemblea, compresa quest'ultima) sarebbe quella di realizzare quattro edizioni parallele, ciascuna redatta in una delle quattro lingue. Disgraziatamente, le nostre forze redazionali e le nostre disponibilità finanziarie, ce lo impediscono. Allo stesso modo, ci impediscono di realizzare il progetto, già aitre volte ricordato, di passare la redazione ad un altro gruppo linguistico: i compagni virtualmente disponibili sono già pressati da altre attività di pari importanza ed impegno, e non possono, di fatto, prendersi cura di I. Quindi, la redazione dovrà essere opera, ancora per un anno, del gruppo italiano che se ne è occupato nell'ultimo biennio, ma cià sarebbe di ben scarsa utilità se venisse mantenuto l'assetto quadrilingue. Significherebbe, infatti, l'interruzione immediata delle pubblicazioni, stante il deficit attuale e la certezza di non poterlo coprire con le vendite e gli abbonamenti. Una drastica revisione dell'impostazione generale della rivista è dunque necessaria, per poter garantire a lettori ed abbonati il proseguimento delle pubblicazioni anche nel corso del 1979. A tal fine, I. manterrà il proprio carattere internazionale, per quanto riguarda la problematica e la « provenienza » degli articoli, ma sarà redatta tut ta in italiano. Contiamo cosi di ottenere (oltre ad una riduzione di costi) l'opportunità di potenziare notevolmente la diffusione almeno in una delle quattro aree linguistiche in cui siamo presenti. Per i lettori delle altre tre, saranno particolarmente curati ed ampliati i riassunti in francese, inglese, spagnolo. Inoltre, contiamo che aitre riviste anarchiche e libertarie, redatte in tali lingue, vorranno frequentemente ospitare sulle loro pagine, in Zingua originale, gli articoli che noi tradurremo in italiano. Ogni volta che cià avverrà, saremo lieti di darne comunicazione su I. Anche la periodicità verrà modificata. Invece dei consueti quattro numeri, pubblicheremo due numeri doppi, ciascuno dei quali sarà centrato su di un tema specifico, anche se non si esaurirà in esso. In altri termini, è nostra intenzione proporre ai lettori, più che un periodico su vari argomenti, una serie di dossiers quasi-monografici, in cui la minor frequenza sarà compensata dal maggior approfondimento, dalla 3

maggiore ricchezza e completezza del contenuto (Questo numero, che presenta tre studi, da punti di vista diversi, sull'attuale movimento libertario in Spagna, puà essere considerato un esempio di quanta intendiamo tare). Confidiamo che una tale impostazione, più spaziata e meno datata, consenta una migliore diffusione, superando (torse) alcuni ostacoli distributivi ed allungando i tempi di « obsolescenza » della rivista, nonché, contemporaneamente, i tempi di lettura, a tutto vantaggio di quei lettori non correntemente poliglotti, che sono certamente la grande maggioranza. Il primo dei progettati numeri doppi uscirà verso l'aprile 1979 e sarà centrato sul tema dell'autogestione. La scelta non è casuale. Oltre all'interesse generale dell'argomento, oggetto di un ampio dibattito internazionale, con molteplici implicazioni economiche, sociologiche, storiche, su di esso stiamo organizzando, per l'autunno-inverno 1979, un convegno internazionale di studi, in collaborazione col Centro Studi Libertari di Milano. Ci sembra giusto, pertanto, utilizzare a tal fine la struttura della nostra rivista, perché, insieme ad altre che vorranno affiancarsi nell'iniziativa, ospiti i contributi e le relazioni che saranno, in seguito, oggetto di discussione e confronta al convegno stesso. E' un programma che ci sembra degno di interesse, un programma non di sopravvivenza, ma di rilancio di I. Sf ortunatamente, non potremo realizzarlo se le condizioni economiche della rivista non subiranno un decisivo miglioramento. Percià, torzando il dignitoso pudore in materia finanziaria, che fin qui abbiamo rispettato, ci vediamo costretti a chiedere l'aiuto dei lettori, aprendo una sottoscrizione. Se questo aiuto non verrà, dovremo rassegnarci (diciamolo senza mezzi termini) alla chiusura, fors'anche prima della fine del 1979. Lors de la réunion annuelle des collaborateurs d'interrogations, tenue à Paris en octobre, les problèmes de la revue se sont révélés graves: la situation économique, d'abord, est extrêmement critique; le retard avec lequel ce numéro paraît en est un symptôme évident. Cela témoigne, il est inutile de le dissimuler, de la difficulté ,de diffusion de nostre revue. A notre avis, la cause en est principalement le quadrilinguisme d'interrogations, qui constitue pour le lecteur moyen un obstacle que l'intérêt pour le contenu des articles ne suffit certes pas à surmonter. De fait nous estimons avoir fourni jusqu'à présent une contribution importante et originale à la culture libertaire, les réponses des abonnés à notre questionnaire le confirment. Néanmoins, à cause de la publication en quatre langues, les abonnements et les ventes sont allés diminuant et sont actuellement à un niveau (quelque 1500 exemplaires en tout) inférieur non seulement à nos attentes mais aussi au seuil de rentabilité économique. La meilleure solution (qui a toujours été de nos ambitions et qui, depuis quatre ans, est remise à l'ordre du jour de chaque assemblée) serait de publier quatre éditions parallèles, chacune dans une langue. Malheureusement, nos ressources sur le plan rédactionnel comme sur le plan financier ne nous le permettent pas. Elles ne nous permettent pas non plus de passer la rédaction, comme projeté, à un autre groupe 4

linguistique, les camarades pressentis sont eux-mêmes pris par d'autres ac1ivités d'égale importance et ne peuvent prendre en charge Interrogations. C'est pourquoi la rédaction sera assurée pour un an de plus par le groupe italien; mais cela serait de piètre utilité si les quatre langues étaient conservées: le déficit actuel et l'impossibilité d'équilibrer les couts de fabrication par les ventes et les abonnements nous obligerait à fermer boutique à court terme. Pour que la revue continue en 1979, il a fallu faire des choix quelque peu cruels. Interrogations conservera son caractère international pour ce qui est des thèmes et de la provenance des articles, mais la revue paraîtra entièrement en italien. Nous comptons arriver ainsi à une nette diminution des coûts et à une plus large diffusion dans une de nos régions linguistiques. Pour les lecteurs des trois autres langues, les résumés en tançais, espagnol et anglais seront les plus détaillés possible. En outre nous espérons que d'autres revues anarchistes et libertaires publieront dans la langue originale les articles que nous aurons traduits en italien; nous le signalerons à nos lecteurs chaque fois que nous en aurons connaissance. La périodicité elle aussi va changer. En lieu et place des quatre numéros annuels, l'an prochain nous publierons deux numéros doubles, chacun autour d'un thème central, même si pas exclusif. En d'autres termes, nous voulons offrir aux lecteurs, non plus une revue traitant de thèmes divers, mais une série de dossiers, paraissant moins souvent, mais avec des articles plus approfondis, plus complets. Le présent numéro, qui propose trois analyses, trois points de vue divers sur le mouvement libertaire espagnol actuel, peut déjà être un exemple de ce que nous avons l'intention de faire. Nous espérons que cette formule, moins liée à des échéances, pourra améliorer la diffusion, en saurmontant peut-être quelques obstacles de distribution. En outre, en allongeant le periode de « obsolescence » de la revue et les temps de lecture, sera d'avantage pour les lecteurs non italiens et non polyglottes. Le premier numéro de la nouvelle formule doit paraître vers le mois d'avril 1979 et sera consacré à l'autogestion. Le choix n'est pas fait au hasard. Outre l'intérêt général autour de ce thème, et le débat international qu'il suscite, avec toutes ses implications économiques, sociologiques, historiques, nous avons l'intention d'organiser sur ce sujet un séminaire international, en collaboration avec le Centro Studi Libertari de Milan. li semble justifié d'utiliser pour sa préparation la structure de notre revue, pour y accueillir les contributions qui devront faire l'objet des discussions lors de la conférence. Ce programme nous semble digne d'intérêt, un programme de re,. lancement, pas de survivance. Nous ne pourrons hélas pas le réaliser si la situation économique de la revue ne s'améliore pas radicalment. C'est pourquoi nous enfreignons la règle qui a été nôtre jusqu'ici en matière financière et nous faisons appel à l'aide des lecteurs, en ouvrant une souscription en faveur d'interrogations. Autrement nous devrions nous résigner à fermer, même avant la fin de 1979. At the annual collaborators' meeting (Paris, October 1978), Interrogations presented itself with many serious problems to be solved, the main problem above ail others being its extremely critical economic si5

tuation, the lateness with which this issue has corne out being an obvious symptom. The reason, we believe, is to be found mainly in the four language format of Interrogations, which forms an obstacle for the average reader that his/her interest in the contents cannot certainly overcome. It is our opinion, in tact, that so far we have provided an important and original contribution to libertarian culture, and this has been confirmed by the replies we have received from the questionnaire which was sent to our subscribers. Notwithstanding this, because of the 4 language format, subscriptions and sales have been going down, rather than increasing, and are already at a level (about 1500 copies between sales and subscriptions) which is lower than both what we had hoped and also the economic possibilities of survival. The optimal solution ( which has always been among our ambitions and for four years has constantly been proposed over and over again at each meeting, including this last one) would be that of bringing out four parallel editions, each one produced in one of the four languages. Unf ortunately, both our editorial and financial resources prevent us from doing this. In the same manner,these limitations also prevent us from realizing the project, often mentioned before, of handing over the editorship to another language group. The comrades actually able of taking it on are already occupied with other activities of equal importance and requiring equal effort, and cannot, consequentily, take charge of Interrogations. Therefore, the editorship must be the task, for yet one more year, of the Italian group which has occupied itself with it for the past two years. But this would be of hardly any use if the four language format were to be retained. It would mean, in fact, the immediate cessation of publication, given the size of the deficit and the certainly of not being able to caver this with sales and subscriptions. A drastic revision of the general format of the review is therefore necessary, in order to guarantee to readers and subscribers the continuation of publication during 1979. With this aim in mind, Interrogations will maintain its international character as far as the subiect matter and the « origin » of the articles is concerned, but it will be edited entirely in Italian. In this way we hope to achive (apart from a reduction in costs) a notable increase in numbers distributed at least in one of the four language areas in which we are present. For readers in the other three areas, the summaries in French, English and Spanish will be particularly carefully worked out and increased in size. Further, we hope that other anarchist and libertarian publications, produced in these languages, will wish to frequentily include in their pages, the articles, in their original languages, which we will be translating into Italian. Each time this happens, we will be pleased to announce it in Interrogations. Even the frequency of its appearance will be modified. Instead of the usual four i~sues per year, we will bring out two double issues, each of winch will be centred on a specific theme, though not exclusive/y so. In other words what we intend to offer our readers, instead of a periodical on diverse topics, is a series of virtually monographie dossiers whose greater depth, richness and fullness of content will compensate for less regular appearance. (This number, which presents three analyses from different points of view of the current Spanish libertarian movement, can be considered an example of what we intend to do). We are confident that such a spaced out and less dated presentation will 6

make a higher circulation possible, overcoming perhaps some of the obstacles to distribution, and lengthening the magazine's period of « obsolescence » as well as the time available for reading, which will be of advantage ta those not italian readers who are not -fluent polyglots. The first of the projected double numbers will came out round about April 1979 and will be centred on the theme of «self-management». The choice is not accidentai. Besides the general interest of the tapie, which is the abject of wide-ranging international debate with multiple economic, socialogical and historical implications, we are organizing, in collaboration with the Centra Studi Libertari of Milan, an international study conference on the tapie for the autumn-winter of 1979. Jt seems right ta us, therefore, that the structure of our magazine, along with others who wish ta co-operate with us in this initiative, should be used ta accomodate the contributions and reports which will later be the abject of discussion and dispute in the conference itself. This seems ta us a plan which is worthy of attention, a plan not for the survival but for the relaunching of Interrogations. Unfortunately, we will not be able ta carry it out unless the economic position of the magazine undrgoes a decisive improvement. Thal it is why we are compelled ta break with the decent modesty about financial mat/ers which we have maintained up 10 now and ask for the help of our readers ta open a subscription. If this help does not materialize, we shall have ta resign ourselves (not ta mince matters) to closing down, perhaps even before the end of 1979. A la reuni6n anual de sus colaboradores, Interrogations se present6 (Paris, 7-8 de octubre) con muchas problemas graves par resolver, en primer lugar una situaci6n econ6mica extremadamente critica, de la cual es un sintoma evidente el retraso con el cual aparece este numero. Esta da cuenta, (es inutil esconderlo) de una dificultad de difusi6n de nuestra revista. La causa, pensamos, debe buscarse principalmente en el usa de las cuatro lenguas, la que constituye para el lector media un obstd.culo que el interés par el contenido de la revista no basta para superarlo. Nuestra opinion es, en efecto, la de haber proporcionado hasta ahora, una contribuci6n importante y original a la cultura libertaria, y lo confirman las respuestas al cuestionario enviado a los abonados. No obstante la cual, debido al plan de las cuatro lenguas, las su, scripciones y las ventas han ido reduciéndose en lugar de aumentar y han llegado a un nivel (1.500 ejemplares mas o menas entre ambos) inferior, no solo a nuestras esperanzas sino a las posibilidades econ6micas de supervivencia. La mejor soluci6n (lo que ha sida siempre una de nuestras ambiciones y que desde hace cuatro anas es propuesta a cada asamblea, incluso esta ultima) seria la de hacer cuatro ediciones paralelas, cada una redactada en una de las cuatro lenguas. Desgraciadamente, nuestras fuerzas en cuanto a la redacci6n y nuestra disponibilidad financiera, nos la impiden. Al mismo tiempo que impiden realizar el proyecto, ya recordado en otra oportunidad, de pasar la redacci6n a otro grupo linguistico: los companeros virtualmente disponibles estd.n ya comprometidos en actividades de importancia semejante y no pueden, de hecho, ocuparse de Interrogations; de modo que la redacci6n continuarà aun 7

par un ana y serd obra del grupo italiano que se ha hecho cargo durante los dos ultimos afios, pero seria de escasa utilidad de seguirse manteniendo el proyecto de las cuatro lenguas. Esta significaria, de hecho, la interrupci6n inmediata de las publicaciones, dada el deficit actual y la certidumbre de no poder cubrirlo con las ventas y las suscripciones. Se hace enfonces necesaria una revisi6n drdstica del plan general de la revista, para poder garantizar al lector y a los suscriptores la continuaci6n de la publicaci6n en el curso de 1979. Para la cual, I. mantendrd su caracter internacional, en la ref erente a la problemdtica y a la « proveniencia » de los articulas, pero serd redactada integralmente en italiano. Esperamos obtener asi (ademas de una reducci6n de los costos) la oportunidad de potencializar considerablemente la difusi6n, al menas en una de la cuatro dreas linguisticas. Para los lectores de las otras tres dreas, los resumenes en francés, inglés, espafiol serdn mas amplios y hechos con mayor cuidado. Par otra parte, contamos con que otras revistas anarquistas y libertarias, redactadas en estas lenguas, dardn cabida frecuentemente en sus paginas, en la lengua original, a articulas que nosotros traduciremos al italiano. Cada vez que esta ocurra, tendremas el gusto de comunicarlo en I. Tambien la periodicidad se verd modificada. En lugar de los habituales cuatro numeros, publicaremos dos mimeros dobles, cada uno de los cuales estard centrado en un tema especifico. En otros términos, nuestra intenci6n es proporcionar a los lectores, en lugar de un peri6dico sobre varias temas, una serie de dossiers casi monogrdficos, donde la menor frecuencia estard compensada par la mayor profundidad, la mayor riqueza del contenido. Este numero, que presenta tres andlisis, desde diversos puntos de vista, del actual movimiento libertario espafiol, puede ser considerado coma un ejemplo de la que intentamos hacer. Confiamos con que esta organizaci6n de la publicaci6n, mas espaciada y menas caduca, permita una mejor difusi6n, superando (tal vez) algunos de los obstdculos de la distribuci6n y retardando el « envejecimiento » de la revista al mismo tiempo que el tiempo de lectura favorecerd aquellos lectores que no son corrientemente poliglotas, la que es sin duda el casa de la mayoria. El primera de los numeros dobles previstos saldrd alrededor de abril 1979 y estarii centrado en el tema de la autogesti6n. La elecci6n no es casual. Ademds del interés general del argumenta, objeto de un debate internacional amplio, con multiples implicaciones econ6micas, sociol6gicas, hist6ricas, estamos organizando para el otofio-invierno 1979 un encuentro internacional de estudios, en colaboraci6n con el Centra Studi Libertari de Milan. Parece l6gico, par la tanto, utilizar con este fin la estructura de nuestra revista para que, junto con aquellos que se interesen a esta iniciativa, demos cabida a la contribuciones y a los relatas que serdn mds tarde, objeto de discusi6n y confrontaci6n en el encuentro. Es un programa que parece digno de interés, un programa no de supervivencia, sino de nuevo lanzamiento de I. Desgraciadamente, no podremos realizarlo si las condiciones econ6micas de la revista no sufren una mejora decisiva. Par esta, superando el digno pudor en materia financiera, nos vemos obligados a pedir ayuda a los lectores, solicitando una suscripci6n. Sin esta ayuda deberemos resignarnos (digamoslo sin términos medios) a la clausura, tal vez antes de fines del 1979. 8

La «questioneProudhon» e il dibattito nella sinistraitaliana NICO BERTI (*) FRANCESCO CODELLO (**) Per capire il senso della polemica ideologico-politica che da quakhe mese travaglia la sinistra italiana bisogna partire a nostro avviso dal nodo fondamentale (ed irrisolto) del dibattito da essa aperto sulla questione del « potere ». Non è un casa, in effetti, che la diatriba fra i suai partiti « storici » (ma non solo « storici ») sia scoppiata proprio nel momento in cui essi registrano il massimo della loro forza, vale a dire nel momento in cui si è aperta veramente, nel paese, la possibilità di un'alternativa di sinistra, con il conseguente obiettivo della conquista e della gestione definitiva della « macchina Stato ». Posti di fronte alla probabilità concreta di esercitare veramente e fi.no in fonda il comando politico, comunisti e socialisti sono venuti via via evidenziando i limiti strutturali della loro ideologia, proprio attorno al problema del significato e degli scopi del moderno «Principe». Di qui una maggior divisione fra essi, quale effetto di tali limiti. Questi ultimi si possono riassumere sotto il segno di un evidente ritardo storico: esiste, infatti, una sfasatura profonda fra le esigenze del potere tipiche di una moderna democrazia industriale di massa, ed un apparato concettuale sostanzialmente inverificato fin dalla sua nascita e tutt'ora rimasto per molti versi intatto. In altri termini, si deve dire che la sinistra nel sua complesso non è riuscita a formulare in modo moderno ed adeguato (*) 36 anni, assistente di Storia Moderna nell'Università di Padova. Ha già pubblicato su/.: L'anarchismo nella storia ma contro la storia (n. 2) e Anticipazioni anarchiche sui nuovi padroni (n. 6). (**) 25 anni, maestro. Redattote della rivista anarchica « Volontà » dal 1977. 9

NICO BERTI - FRANCESCO CODELLO la questione dell'autorità politica. La ragione va ricercata nella difficoltà di trovare una via nuova, che facesse salve, perè>, le aspettative delle masse educate per decenni ad una mitologia semplificante, riassunta nella formula magica della « dittatura del proletariato ». Vero è che questo rilievo andrebbe fatto soprattutto per i comunisti, ma non ci sentiamo di escludere completamente neppure i socialisti; primo, perché anch'essi, fino a vent'anni fa, si riconoscevano in tale formula, seconda, perché l'adesione completa al metodo della democrazia parlamentare, anche da parte dell'ala più riformista, è sempre stata vista corne fase tattica, nella riserva di arrivare al superamento dell'orizzonte liberale. Insomma, la sinistra nel suo complesso è stata gravata per decenni da un pregiudizio ideologico di fonda, di netta derivazione marxista: la convinzione della non-autonomia del « politico » in quanta obbediente solo alle leggi della sovrastruttura. La sinistra italiana (ma il discorso potrebbe essere esteso a tutta la sinistra mondiale) non è stata in grado, cioè, di sviluppare una scienza della politica (1 ). E' in questo contesta che la discussione intorno alla figura e all'opera di Proudhon acquista un significato preciso. Proudhon infatti rappresenta il rovescio della medaglia circa le mancate tesi della sinistra di ispirazione marxista. Il suo pensiero infatti è teso a dimostrare che non esiste una scienza della politica che non si dia corne mera scienza del potere; che una scienza della politica corne scienza del e per il potere non potrà superare mai l'orizzonte del potere per il potere; che, infine, non è vero che non esista l'autonomia del « politico » dal momento che tale autonomia trova il suo terreno là <love fruttifica il potere. Detto in altro modo: le leggi della politica e del potere sono di uguale natura, sono autonome e non rispondono a volontà ideologiche. Ovunque vengano messe in moto ed applicate, si evidenziano corne leggi rispondenti ad una logica interna tutta propria, refrattaria ai contesti socio-economici anche se di essi assimilano la contestualità storica. Dunque una verità banale corne quella formulata da Proudhon e fatta propria da tutto l'anarchismo (la sostanza del potere, qualunque sia il suo esercizio e il suo scopo, non cambia e non cambierà mai) è venuta a gettare lo scompiglio nella (1) Su questo problema si vedano le recenti osservazioni di Norberto Bobbio sui noto saggio Quale socialismo?, Torino 1977. 10

LA QUESTIONE PROUDHON già impacciata intellighenzia marxista che, di fronte all'irreversibile fine di malte certezze, non ultima, appunto, quella di illudersi di comandare le leggi della politica seconda metodi ideologici, si è trovata in grave imbarazzo dopo la pubblicazione del« saggio » di Craxi (2). Tutti sappiamo che non sono state dette cose nuove, ma il fatto che siano state fatte proprie dal segretario del P.S.I., sia pur stravolgendole completamente in chiave neo-riformista, ha creato un grande allarme fra gli intellettuali comunisti: la polemica ideologica si era infatti trasformata non solo in una vera e propria polemica storica (critica e svalorizzazione di tutta la storia leninista del movimento operaio), ma anche e soprattutto in una polemica politica. Cosl dentro la dibattuta e complessa questione teorica sul e del potere, si profilava ora una possibilità concreta di rottura della sinistra e comunque la fine della soggezione politica, culturale e ideologica dei socialisti verso i comunisti. Da qui bisogna partire se si vuole capire tutta la « bagarre » che ne è seguita e che ancora a tutt'oggi non tende a spegnersi. Innanzitutto il nodo principale affrontato e posta sul tappeto da alcuni intellettuali socialisti raccolti attorno alla rivista Mondoperaio, è un problema mal posta e rivela ambiguità e contraddizioni non indifferenti. Infatti, tentare una liquidazione definitiva del leninismo corne molti di essi vorrebbero, senza porre il problema dei nessi organici che legano (senza soluzione di continuità) il giacobinismo leninista al pensiero di Marx, è costruire in realtà un'immagine falsa sia dell'uno che dell'altro. Presentare il leninismo solo corne specificità di un preciso contesta storico (la Russia contadina e arretrata) o corne l'estrema espressione autoritaria dei « rivoluzionari di professione » tesi alla costruzione del partito-Stato, quale effetto di un mancato processo democratico del marxismo, significa non far chiarezza sul punto fondamentale esposto sopra: che cioè il marxismo non ha una scienza della politica, ma solo un'ideologia del potere. Un'ideologia, qui intesa proprio nel più stretto senso marxiano del termine, diretta alla mistificazione della verità elementare circa la natura del potere, meglio, di ogni potere. La « dittatura del proletariato », formula ideologica tutta marxiana e marxista, messa in atto dal leninismo, ha infatti proprio lo scopo di impedire che una scienza del potere riveli, appunto, corne non si passa <lare mai una « dittatura del (2) Cfr. L'Espresso, 27 agosto 1978. 11

NICO BERTI - FRANCESCO CODELLO proletariato », ma sempre inevitabilmente una « dittatura sul proletariato ». Se non si chiarisce dunque che il leninismo conferma con la messa in opera di questa ideologia la mancata scienza marxista della politica, non si capirà mai perché Lenin sia perfettamente logico e conseguenziale rispetto a Marx. Ma, domandiamoci, potrebbero gli intellettuali socialisti demistificare fino in fonda la teologia marxista se non intaccando le basi stesse di ogni ragionamento giustificativo sul potere? Evidentemente no, a meno di trasformarsi immediatamente e coscientemente in anarchici. Ecco quindi che anche i più intelligenti e avvertiti fra loro, corne ad esempio Luciano Pellicani, pur portando fino in fonda una critica al leninismo visto corne conseguenza logica del marxismo, corne possibile marxismo in atto (3), sono costretti poi a dover giustificare la esistenza del potere tout-court e percià a trasformare una critica di sostanza in una critica di metodo: il leninismo va respinto non perché è potere, ma perché è un certo potere. L'orizzonte liberale di Pellicani, e di altri socialisti non marxisti, conforma dunque indirettamente che la sinistra nel suo complesso non ha una scienza della politica. Quella marxista, corne abbiamo già visto, sia essa leninista o meno, non esce dai limiti di una ideologia del potere; quella non marxista invece, deve fare ricorso al pensiero liberale, che è anch'esso un'altra ideologia del potere, sia pur lontano mille miglia da quella voluta dai marxisti. Significato della scoperta socialista di Proudhon A questo punto risulta chiaro perché i socialisti hanno scoperto Proudhon. Questi infatti, una volta letto in chiave riformista, rappresenta l'estremo terreno comune di due campi dati finora corne contrapposti: il liberalismo e il socialismo. Proudhon è insomma contemporaneamente l'estremo equilibrio fra le ragioni della libertà e quelle dell'uguaglianza, è in fondo il coagula di un pensiero che salva i presupposti di una secolare critica al capitalismo senza proporre la morte delle libertà individuali. Bisogna <lare atto dell'intelligenza dei socialisti in questa scoperta del teorico anarchico, da loro reinventato corne socialista liberale. In effetti Proudhon, interpretato in questa ottica, risana malte contraddizioni, e limiti, di quella sinistra non leninista che non vuole cadere (almeno a (3) L. PELLICANI, Che cos'ê il leninismo?, Milano, 1978. 12

LA QUESTIONE PROUDHON parole) nella teorizzazione e nella pratica più sfacciatamente socialdemocratica. Intanto il suo pensiero viene in soccorso della lacuna più grossa e vistosa della sinistra: la mancanza, corne dicevamo, di una scicnza della politica. Qui, evidentemente, questo soccorso avviene attraverso una chiara operazione mistificatrice perché si tende ad occultare tutto il senso della critica proudhoniana del potere in quanto tale, trasformandola in critica liberale di un determinato potere, precisamente quello del collettivismo burocratico (4). Cosi quello che in Proudhon si dà corne un derivato, in quanto effetto della critica all'essenza stessa del potere (S), assume le vesti, in una critica storica, di una critica contingente. Il pensiero proudhoniano fondato sull'analisi strutturale dell'autorità, sull'analisi cioè della tendenza costante di ogni processo storico a ricomporsi attorno a questo principio, diventa mero segmento di un pensiero che relativizza e temporalizza la critica, portando la polemica dal piano di una contrapposizione frontale contro qualsiasi ragione storica del potere, al piano della contrapposizione storica fra due poteri, e quindi alla scelta empirica di un male minore (il regime liberale). Proudhon, che per sua volontà si era posto contro la storia, perché a suo dire tutta la storia è storia di potere, si ritrova ora dentro una storia che incomincia da Locke per arrivare fino a Popper: da libertario, appunto, a liberale. La scienza proudhoniana della politica diventa dunque scienza politica liberale, diretta perè> in questo caso alla spiegazione degli esiti storici del leninismo partendo dai germi marxiani. Utilizzando a piene mani moite intuizioni anarchiche, essa corne vedremo, non pub che suscitare ire profonde nel campo ormai scomposto dell'intellettualità comunista. Fin qui l'utilizzazione della componente « liberale » del pensiero proudhoniano. Un po' più complessa diventa ora la la spiegazione dell'utilizzazione dell'altra componente, quella (4) Si vedano a questo proposito gli interventi di Lorenzo Infantino, Luciano Pellicani e Virgilio Dagnino apparsi sull'Avanti, 27-28 agosto 1978. (5) Ci sembra inutile insistere su questo punto che dovrebbe essere scontato per tutti: Proudhon critica il potere in quanto tale, non un particolare potere. Nelle Confessions d'un revolutionnaire scrive che qualsiasi « governo è per sua natura controrivoluzionario, o resiste, o opprime, o corrompe, o infierisce. Mettete un san Vincenzo de' Paoli al potere: diverrà un Guizot o un Talleyrand » P. J. PROUDHON, Confessions d'un revolutionnaire, Paris, 1849, pp. 284-285. 13

NICO BERTI - FRANCESCO CODELLO « socialista ». Che cosa infatti viene proposto, una volta rifiutata la socializzazione tramite la via collettivistica? Viene proposta, corne sappiamo, l'autogestione. Ma cosa esattamente significhi, in termini operativi, rimane un mislero. Si puo dire, tenendo sempre fermo il riferimento a Proudhon, che essa puè> forse risolversi, nelle intenzioni socialiste, nell'utilizzazione paradossale di una rinuncia definitiva alla lotta di classe, proprio partendo dal rifiuto economicistico della politica, tipico in Proudhon. Nella visione proudhoniana l'autogestione si presenta, infatti, corne rivoluzione economica, che si pone in modo contrapposto alla rivoluzione politica. Per fare cià essa non investe solo una classe opposta ad un'altra (lotta di classe,) ma più classi, ceti, gruppi, individui sfruttati e oppressi tutti, aggregati attorno ad un progetto di trasformazione dal basso delle strutture sociali. Poiché non esiste in questa visione un soggetto specifico della rivoluzione, la lotta economica proudhoniana unifica, sul terreno immediato delle trasformazioni sincroniche, tutti i molteplici soggetti interessati non ad un cambiamento di potere, ma al suo opposto, cioè ad un cambiamento sociale. La contrapposizione fra sociale e politico - punto fermo di tutto il pensiero anarchico - si pone in questo caso corne lotta economica che rovescia l'impostazione marxista secondo la quale il conflitto di classe deve essere funzionale ad una lotta politica, cioè alla conquista del potere. Tutto questo, perà, una volta dato per scontato il presupposto ineliminabile della distruzione del potere, della sua effettiva disintegrazione (6). La latta economica proudhoniana include dunque con il metodo pluralista la diversità delle forze sociali purché siano ricondotte dentro l'ambito specifico di un disegno strategico teso al superamento dal terreno politico dello scontro. Come si vede il pluralismo proudhoniano assume il significato concreto di una messa in atto del principio di libertà solo laddove viene combattuto il suo opposto: il principio di autorità. Per Proudhon non ha alcun senso parlare di autogestione e di pluralismo se non partendo dall'abolizione del potere; d'altra parte la sua eliminazione comporta l'eliminazione immediata di tutte le classi sociali dominanti. Il sincronismo pluralistico (6) « Nessuna autorità, nessun governo, nernmeno popolare: la rivoluzione sta in questo ». P. J. PROUDHON, Idée générale de la Révolution au XIX siècle, Paris, 1923, II ed., p. 199. Un giudizio che confermerà puntualmente un anno prima di morire. P. J. PROUDHON, De la capacité politique des classes ouvrières, Paris, 1864, p. 182. 14

LA QUESTIONE PROUDHON di Proudhon non paga percio nessun prezzo all'interclassismo, anzi si deve dire che <love c'è questo non vi puo essere quello (7). Ben diversa è invece la lettura socialista della proposta autogestionaria del teorico anarchico. Per il PSI, si tratta in questo caso di portare a compimento un disegno ambizioso: avallare teoricamente una volta per tutte l'interclassismo per anni praticato nei fatti. Dare cioè una sanzione teorica alla rinuncia definitiva della lotta di classe proprio con una trovata che si presta ad una interpretazione « rivoluzionaria » e « libertaria »: l'autogestione, appunto. Come essa diventi subito, negli intenti socialisti, cogestione e quindi interclassismo, si desume oltre che dalle dichiarazioni esplicite di alcuni intellettuali (8) anche dalla stessa lettura complessiva del « progetto socialista » approvato dal recente congresso di Torino (9). Il pluralismo sociale concepito da Proudhon corne la necessaria condizione postrivoluzionaria per il mantenimento e lo sviluppo della libertà di tutti, assume qui il significato di equilibrio e di mediazione fra gli interessi contrapposti delle classi che non vengono abolite, ma ridimensionate. Cosi il sincronismo proudhoniano della lotta economica contra il potere, dell'autogestione immediata della vita sociale in opposizione a quella politica, si fa condizione permanente di immobilità del presente teso all'armonizzazione delle classi dentro il quadro di un capitalismo riformato. Il capitalismo non viene abolito, spiegano i socialisti: 1) perché non si puo abolire quello che ormai non esiste più; 2) perché il mercato, vale a dire cio che ancora rimane della forma sociale e istituzionale del sistema economico che chiamiamo capitalismo (ma che in realtà è un sistema misto di proprietà pubblica e privata) non deve perire perché su tale forma si fondano tutte le nostre libertà politiche. Riprendendo proprio il fondamentale concetto marxista del rapporto fra struttura e sovrastruttura, si afferma ora che senza (7) Come è noto Proudhon ha sviluppato soprattutto nella Capacité politique des classes ouvrières, la sua ultima grande opera, l'idea fondamentale dell'autogestione. Ebbene non passa pagina in quest'opera che non sia riaffermata continuamente l'incompatibilità di classe esistente fra i gruppi dominanti e i grupppi dominati. Cfr. comunque P. J. PROUDHON, De la capacité ... pp. 60-70. (8) Si veda ad esempio l'intervista a Luciano Pellicani proprio su questo argomento apparsa sull'Espresso. (9) Il progetto socialista, Roma, 1978. 15

NICO BERT! - FRANCESCO CODELLO la struttura della libertà economica (il mercato) non vi puo essere la sovrastruttura della libertà politica. Il rapporto fra lo sviluppo produttivo di un certo modo di produzione, di consumo e di scambio, e lo sviluppo della libertà, riprende in pieno le tesi della scienza politica liberale che afferma l'inscindibile nesso fra regime proprietario e libertà civili. Mentre nella prospettiva proudhoniana non si puo dare libertà se non partendo dall'abolizione di ogni autorità, nella prospettiva socialista si mantiene questa (lo Stato) quale tutrice e regolatrice delle libertà economiche. Di qui la proposta di un socialismo di mercato o di un mercato socialista (10). In tutti i casi, di Proudhon ormai non è rimasta che la suggestione, dal momento che ancora una volta la libertà è vista corne un risultato, un effetto, un derivato, insomma una sovrastruttura, e non corne un principio rivoluzionario autonomo, capace di operare in qualsiasi contesto storico secondo una logica proprio. In effetti non avendo chiarito la logica dell'autorità non è possibile chiarire quella della libertà. Cosl. si chiude questo primo cerchio sulla mancata scienza della politica nelle sinistre. La falsa contrapposizione Lenin-Proudhon Ma il significato della critica socialista alla statalizzazione dei mezzi di produzione e di scambio, alla pianificazione globale che implica un regime politico totalitario, deve essere completato, a questo punto, da quello della critica al modello politico specifico del comunismo: il leninismo. E' questo il secondo nodo attorno al quale tutta la sinistra si trova a discutere da molti mesi, a nostro avviso, pero, senza molto costrutto. In realtà, corne abbiamo detto all'inizio, risulta difficile iniziare un dibattito serio sul significato del leninismo, sulla sua storia passata e sulla sua persistenza in ampi settori del movimen- (10) Secondo Giorgio Ruffolo la prima ipotesi, quella del socialismo di mercato, ipotesi avanzata in forma problematica da Pellicani (L. PELLICANI, Socialismo ed economia di mercato, in Mondoperaio, giugno 1977) è « una contraddizione in termini ». Ad essa va preferita l'altra, cioè quella del mercato socialista » nell'ambito di una economia pianificata, nella quale coesistano, e possano essere regolate, relazioni di mercato, amministrative e cooperative ». G. RUFFOLO, Socialismo di mercato e mercato socialista, in Mondoperaio, ottobre 1977. In tutti i casi, sia nella versione più « liberale » di Pellicani, sia in quella più « socialista » di Ruffolo il ruolo centrale dello Stato non viene messo in discussione, né viene posta in prospettiva la sua estinzione. 16

LA QUESTIONE PROUDHON to comunista italiano, se non si parte ancora una volta dalla riflessione sulla mancata scienza della politica in Marx. Tutto il significato della polemica risulta infatti falsato perché invece di risalire alla causa si discute sugli effetti. Il fatto è che una critica a Marx diventa particolarmente difficile non solo per la fortissima egemonia ed influenza marxista sulla cultura italiana, ma anche perché una volta imboccata questa strada non rimangono che due (e due sole) alternative: o si critica Marx partendo da posizioni liberali, o si critica Marx partendo da posizioni libertarie. In entrambi i casi si puè>capire il più che giustificato imbarazzo della scelta e perciè> i salti mortali (leggi dialettici) per non scegliere. In questo senso i comunisti e tutti quelli che pur non essendo comunisti si richiamano alla validità scientifica di Marx, hanno apparentemente buon gioco ad accusare i socialisti di confusionismo. Veramente non di confusionismo si tratta, ma di oggettiva carenza di alternative ideologiche e politiche, di oggettiva carenza cioè di una scienza della politica che non sia liberale (riconoscimento pieno ed espli~ cito del potere, sia pure corne minimo potere possibile), o anarchica (affermazione della pressoché assoluta impossibilità di modificare il potere, di « proletarizzarlo » o « democratizzarlo », di renderlo storicamente transuente e contingente). Vi è a questo proposito una prova chiara data da chi, corne Pellicani, ha scelto chiaramente e onestamente la via liberale senza abbandonare la critica anarchica, anzi tentandone un'ardita sintesi storico-politica (che perè> non ha fondamento né avvenire): spiegare lo sviluppo e gli esiti storici del marxismo con la diagnosi anarchica, proponendo perè> una futura terapia liberale ( 11). D'altra parte i marxisti coscienti e conseguenti si trovano in un imbarazzo ancora più grave quando tentano la spiegazione del rapporta fra l'ideologia di Marx e gli esiti storici del socialismo. E' questo il vero nocciolo dell'intera «querelle» su Lenin, complicata dalla sortita socialista su Proudhon. In altri termini per capire perché tale sortita ha provocato tanta rabbia fra le file comuniste, bisogna aver chiaro subito che non la critica a Lenin è risultata indigesta, ma quella implicita e fondamentale a Marx che significa critica alle fondamenta stesse dell'intero patrimonio storico-ideologico del comunismo mondiale. Il Proudhon scoperto dai socialisti è proprio il luci- (11) Si veda l'intervista apparsa su A. Rivista anarchica, ottobre 1978. 17

NICO SERTI - FRANCESCO CODELLO do e profetico accusatore della natura intrinsecamente totalitaria del marxismo, della sua inevitabile realizzazione burocratica, della sua conseguenziale pratica liberticida: è insomma il Proudhon che prevede le tappe storiche del comunismo autoritario proprio partendo da una critica centrale di Marx, il Marx costruttore appunto, di una ideologia del potere, ma non di una scienza della politica (12). In questo senso il dibattito su Lenin si presenta percià corne un falso problema che da un certo punto di vista puà anche momentaneamente accontentare un po' tutti: è una tregua per i marxisti che dopo esser stati costretti a buttare a mare Stalin si trovano ora nella necessità di buttare a mare anche Lenin, pur di salvare Marx (questa la loro pia speranza); è una tregua per i socialisti non marxisti, o tiepidamente marxisti, perché moiti non hanno le idee chiare in proposito e in tutti i casi hanno paura di portare fino in fondo la logica di questo ragionamento. Riassumendo, si puà dire dunque che tutto il senso della contrapposizione fra Lenin e Proudhon va visto corne un'avvisaglia di un confronto, prima o poi, inevitabile: il confronto fra la storia del marxismo (leggi leninismo, stalinismo, gulag) e I'ideologia marxista, a partire direttamente da Marx. E proprio dalle varie interpretazioni della storia del movimento operaio e socialista, cosi corne si è configurato sotto il segno egemonico leninista e stalinista, si ha la prova più evidente di quello che andiamo dicendo. Qui, infatti, si possono misu- (12) Il brano proudhoniano citato da Craxi nel suo famoso « saggio » è ricavato da una pagina celebre De la capacité, cit., dove Proudhon, appunto, delinea e anticipa gli esiti necessariamente totalitari del comunismo accentratore. C'è da dire, per la verità, che Proudhon non si riferiva al modello comunista proposto dai marxisti, ma a quello della Commissione del Lussemburgo che aveva, fin dal 1848, concepito un programma comunista sulla scia delle idee di Cabet, Owen, Campanella, Tomaso Moro, cioè sulla scia della scuola comunista utopistica e « pre-scientifica » ante Marx. Questo spunto ha dato l'occasione a Paolo Spriano, storico ufficiale del P.C.I. di attaccare polemicamente Craxi accusandolo di ignoranza o di mala fede (P. SPRIANO, Ecco le fonti di Craxi, in Rinascita, 1 settembre 1978). La polemica di Spriano ci sembra assai penosa, non solo perché la sostanza di queste critiche Proudhon le rivolse a più riprese anche verso Marx (o adesso risulta che sono sempre stati d'accordo? In effetti, con i comunisti ci si puè>aspettare di tutto), ma anche e soprattutto perché il comunismo marxista ha perfettamente realizzato il disegno totalitario di quello utopistico, ne! senso che quella pagina di Proudhon sembra una fotografia della Russia sovietica! Come si vede, peggio ancora che Proudhon avesse criticato direttamente il comunismo di Marx. 18

LA QUESTIONE PROUDHON rare tutti i più penosi e squallidi accorgimenti comunisti per sfuggire ad una chiara e definitiva verifica storica, che implica inevitabilmente un altrettanto chiaro e definitivo giudizio politico. Due sono, grosso modo, le spiegazioni di parte marxista sull'esito totalitario del leninismo, sui posteriore stalinismo e in complesso sulla natura sociale e politica dei paesi del « socialismo reale ». La prima, che si potrebbe in un certo senso definire tradizionale, e che è maggiormente accettata <lai P.C.!., tende ad applicare i canoni interpretativi dello storicismo giustificazionista secondo i quali tutto ciè>che è avvenuto non è da imputare alla dottrina, ma alle difficoltà obiettive che essa ha trovato una volta posta in pratica. Ciè>significa che l'intero processo storico è visto corne una mediazione i cui costi complessivi sono considerati un prezzo inevitabile, anche se moralmente riprovevole. In tutti i casi poiché si è affermato il socialismo, pur fra tante contraddizioni, ritardi e storture, esso va difeso e quindi giustificato nella sua storia. Portato alle sue più logiche conclusioni questo storicismo giustificazionista non pone nessuna soluzione di continuità nella ricostruzione a ritroso che va da Breznev a Marx, in quanto le « degenerazioni » e gli « errori » vengono riconosciuti ma ricondotti all'interno di un processo di cui si afferma e si rivendica la complessità e l'irriducibilità rispetto ad analisi considerate semplicistiche e schematiche. La seconda spiegazione è invece più teologica e raffinata. In essa si riconoscono tutti quei marxisti che sostanzialmente negano la natura socialista dei paesi comunisti. Essi perciè> tendono a scindere in modo netto le responsabilità teoriche di Marx dalla posteriore storia del marxismo. Per tutti, leninisti o meno, la dottrina marxista non ha nulla ache vedere con il socialismo realizzato. Anzi, da gesuiti mancati, spingono la loro teologia fi.no alle soglie di un disegno molto ambizioso: vogliono spiegare cioè l'intera storia del marxismo partendo da Marx e perciè> utilizzare le categorie marxiane della critica dell'econornia politica per dar ragione di tutto: il leninisrno, lo stalinismo, il socialismo realizzato (13). In questa se- (13) Come è noto moiti sono stati in questi ultimi anni gli sforzi teorici di alcuni marxisti tesi a spiegare con le analisi del maestro la realtà dei paesi del « socialismo reale ». Solo di recente comunque questi sforzi, prima slegati e isolati, hanno assunto una direzione politica e unitaria precisa. Ci riferiamo, ad esempio, al convegno promosso l'anno scorso a Venezia da! Manifesta sulla dissidenza e la repressione nei paesi socialisti dell'Est. Il convegno aveva lo scopo di anticipare 19

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