Interrogations - anno V - n. 14 - aprile 1978

que la plupart des experts ont élaboré des modèles selon divers critères écologiques ou sociologiques, mais que la croissance urbaine n'a été étudiée que par des sociologues d'obédience marxiste. La seconde partie de l'article, qui paraitra dans notre prochain numéro, cherche en revanche à montrer que la relation entre propriété immobilière et pouvoir a radicalement changé depuis le 19<> siècle. Una série d'institutions « publiques » et « privées » controlent l'accès au logement, et accumulent pouvoirs et richesses grace à la constitution de cartels et au controle monopolistique sur les voies d'accès à la propriété immobilière, mais pas nécessairement sur la propriété privée elle-meme. RIASSUNTO Le comunità di lavoratori, sorte nel 18° e 19° secolo attorno alle industrie che si sviluppavano in relazione all'accessibilità delle materie prime, dell'energia e dei mercati, trovano sempre maggiore difficoltà di esistenza nel nuovo ordine sociale. La nascita di un'economia controllata dalle grandi società, durante questo secolo, ha spostato alla classe media, più abbiente, ciò che la rivoluzione industriale riservava alla classe lavoratrice. L'espansione delle città di grandi e medie dimensioni, nel 2()o secolo, è dovuta soprattutto allo sviluppo di enormi complessi periferici di alloggi per le classi medie, che sono divenuti sempre più estesi, man mano che aumentava il personale delle grandi società. Nonostante le condizioni generali degli alloggi siano considerevolmente migliorate durante questo secol9, soprattutto nel dopo-guerra, tale miglioramento non è stato uniforme, col risultato che in zane particolari (specialmente nei centri urbani) si è avuta una concentrazione di case di qualità nettamente al di sotto della media. Le condizioni di alloggio di coloro che contano meno nella gerarchia delle grandi imprese, sono andate continuamente peggiorando. Gli strati inferiori della società non solo hanno benificiato di scarsi miglioramenti nelle proprie condizioni di alloggio, ma sono stati anche ammassati in zane « indesiderabili», sempre più ristrette, dove possono trovare (o cercare di trovare) un alloggio ad un prezza accessibile. La risposta dello Stato a questo imbarazzante «problema» ha assunto la forma di una serie di « Programmi anti-povertà », concepiti e sostenuti da tutti i partiti, la cui funzione principale è di controllare tale situazione, potenzialmente esplosiva. I responsabili di questi programmi rimproverano ai poveri la loro povertà e sostengono che, per uscire dalla « spirale della privazione », bisogna aiutare i poveri « ad aiutarsi». L'esercito di professionisti « esperti in povertà» crede anche che l'incapacità dello Stato a far fronte a tale problema sia solo una questione tecnica ed amministrativa. Grande importanza viene data alle tecniche di gestione. L'articolo prende anche in esame le varie teorie accademiche sulla crescita e sviluppo urbano, dal 1920 in poi, e dimostra che, mentre la maggioranza di questi pensatori ha approntato modelli basati su vari concetti ecologici o sociologici, la questione della distribuzione ineguale del potere e delle risorse, per quanto concerne lo sviluppo urbano, è stata affrontata estesamente soltanto da sociologi marxisti o marxi39

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