Interrogations - anno III - n. 8 - settembre 1976

AMBROSOLI/PASCARELLA assemblee turbano solo momentaneamente i riti burocratici dell'istruzione. Il giorno dopo, gli alunni rientrano disciplinatamente nelle aule e la vita «normale» riprende: lezioni, interrogazioni, compiti in classe, eccetera. L'accetazione delle regole imposte, e con essa il condizionamento che ne consegue, non viene incriminata. Al contrario, essa influenza lo stesso andamento delle ribellioni e dei conflitti. E' noto, ad esempio, che in prossimità della fine dell'anno scolastico, quando gli insegnanti usano «tirare le somme» della loro opera, la conflittualità diminuisce fortemente, fino praticamente a sparire. E' la dimostrazione che i riti della scuola sono più forti del desiderio di libera espressione degli alunni, che il timore dell'emarginazione continua a funzionare corne deterrente efficace. Il sistema, inoltre, riesce a sfruttare per il proprio funzionamento anche parte della conflittualità studentesca, delle tension! che si sviluppano all'interno della scuola di massa. A testimonianza di ciô, si puô ricordare che le richieste di partecipazione degli allievi al governo della scuola (intese a realizzare una diminuzione del condizionamento educativo) sono state «usate» per far accettare il nuovo assetto organizzativo sancito attraverso i cosiddetti Organi Collegiali, che è stato abilmente presentato corne il risultato delle lotte studentesche. Ciô che una volta (dal '68 in poi) è stato causa di notevoli disagi per il corretto funzionamento delle strutture scolastiche, è oggi un fattore di stab111tà: paradossalmente, l'esigenza di autodeterminazione serve a garantire il condizionamento. L'analisi puô sembrare disperante, e forse lo è. Il sistema scolastico, ormai svincolato dalla necessità di trasmettere nozioni, riesce a recuperare ogni conflitto istituzionalizzandolo, trasformandolo cioè in parte della propria ritualità. L'ambizione di trasformare, dall'interno, l'agenzia di soclalizzazione in una fucina di uomini e non di sudditi, è irreale e ingenua. Solo il rifiuto della ritualità, forse, puô dare qualche. speranza di. salvezza, per 11ostituire ad essa una prassi di compor- .tamento liberamente scelta, e accettata, dagli. alunni. Questo non varrà certamente a trasformare la scuola di massa odierna in una scuola llbera. Puô servire, perô, per lo meno, a far uscire da essa dei giovani capaci di misurare la realtà sociale .su se stessi e• non pronti ad adeguarvisi per timore dell'isolamento. Il problema, purtroppo, è ancora aperto. Torino, giugno 1976. 28

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