Interrogations - anno II - n. 4 - settembre 1975

ROBERTO AMBROSOLI chiamati, invece, a decidere le scelte future dell'impresa mutualistica, che vengono rimesse alla discrezione degli ammlnistratori e delle quali gli amministratori risponderanno solo al termine dell'esercizio sociale ... ». Della stessa opinione sono oggi anche altri studiosi cooperativisti, corne P. Verrucoli, che parla di: «... scissione tra la massa dei soci e le tecnostrutture cha dirigono la società:J>... e di: « ... fenomeni di autocrazia~, conseguenti a ciô (13). Noi vorremmo aggiungere che, anche se, per ipotesi, ai soci venisse chiesta una partecipazione più attiva di quanto non accada normalmente, non sarebbero comunque in grado di fornirla, dal momento che le scelte aziendali sono ormai diventate un fatto troppo complesso per essere affrontate da persone non «addette ai lavori». La stessa interpretazione dei bilanci consuntivi è operazione che richiede una competenza specifica tale da rendere completamente priva di significato, nella maggioranza dei casi, anche la semplice approvazione o dlsaprovazione dei bllanci stessi. In tali condizioni il socio della cooperativa moderna è asslmilabile, sempre più, all'azlonista di una socletà per azioni, che non ha, in quanto tale, alcuna possibilità di influenzare l'entità dei dividendi che vengono annualmente distribuiti. Il vantagglo mutualistlco, infatti, che è l'equivalente del dlvidendo azionario, dipende dalle scelte aziendali, dalle quali, corne si è vlsto, il socio è tagliato fuori. Il costo di tali scelte incide profondamente sulla misura del vantaggio, ed abbiamo già fatto notare che in tale costo è compresa la remunerazione della tecnostruttura; la dilatazione di essa, pertanto, indispensabile conseguenza della dilatazione delle cooperative, conduce paradossalmente ad una riduzione della mutualità. Questa situazione è particolarmente avvertiblle in quelle cooperative dove l'attività sociale consiste nell'esecuzione di lavori manuali, corne in certe cooperative del settore agricolo e in moltisslme di produzione e lavoro. Qui 11socio è contemporaneamente anche dipendente dell'impresa, e corne tale è remunerato corne un vero e proprio salariato, che perô non viene commisurato alle sue esigenze, ma alle possibilità contributive della cooperativa. In altri termini, dietro ad un presunto «comune interesse cooperativo» viene fatta passare un'ideologia dell'autosfruttamento e l'accettazione di condizioni di la- (13) Piero Verrucoll, Per una rlforma. della socletà coopora.Uva, ln Rlvlsta di dirltto commerciale, 1974. 62

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