ROBERTO AMBROSOLI che, nelle intenzioni dei loro estensori, dovevano caratterizzare il cooperativismo e garantirne il successo riformatori (1). In armonia con essi, l'associazionismo mutualistico iniziô il pro-· prio processo di diffusione praticamente in tutto il mondo. Bisogna riconoscere, purtuttavia, che tale diffusione non avvenne solo sulla scorta della teoria cooperativista pura e semplice, ma ad essa contribuirono anche altre dottrine che, assai presto, si «innestarono» sul fenomeno cooperativo colorando di intendimenti e finalità nuove, e diverse fra loro, le cooperative che andavano sorgendo e, contemporaneamente, dando notevole impulso a questo loro sorgere. E' noto l'interesse che anarchici e socialisti, prima, comunisti e «cristiani» poi, provarono e provano tuttora per la cooperazione. Al contrario dei cooperativisti «puri», costoro si accostarono ad essa corne ad un mezzo, considerato da ciascuno, con motivazioni e da punti di vista dlfferenti, utile al ragglungimento del propri fini specifici (2). Già nel 1892, Filippo Turati scriveva: «Due tendenze, la cooperazione e il socialismo, che paiono a volte distinguersi ed osteggiarsi, a volte correre parallele e fondersi in una. Tanto che vl sono conservatorl che caldegglano la cooperazione presentandola corne antidoto alla lotta di classe, e vi sono socialisti che la consigliano e l'aiutano considerandola necessaria e deslrablle preparazione all'avvento del sociallsmo». Proprio in questa adattabilità degli ideali cooperativi a sistemi ideologici estremamente divers! e spesso antitetici, va ricercato il primo sintomo della loro debolezza, la dimostrazione che, di per sè, non erano sufficienti a garantire quel risultato emancipatore da moiti sperato. Oggi, dopo più di un secolo di esperimenti mutuallstici, è possibile affermare che la convinzione fondamentale dei cooperativisti si è rivelata fallimentare: la pratica della mutualltà si è diffusa, ma, invece di modificare «a sua immagine» la società circostante, da essa è stata contaminata, diventandone parte integrante. Per essere più precisi, diremo che quella stessa evoluzione .verso forme di potere tecnoburocratico, riscontrabile oggi, a divers! stadi, sla nei paesi industrialmente avanzati che nel terzo mondo, si sta verificando all'intemo del movimento cooperativo. L'osservanza dei principl di Rochdale, cioè, non solo si è dlmostrata condi- (1) Fer maggiori notizie su lia cooperativa di Rochdale, vedasi Alberto Easevi, Storia dei probi pionlerl di Rochdale, Roma, 1952. (21 Cltlamo alla rlnfusa, fi. tale proposlto, oltre allo stesso Marx, Robert Owen, Beatrice Webb, in Inghilterra, Fourier e Proudhon ln Francia, Luzzatti e Bissolati in !talla. 54
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