Interrogations - anno II - n. 4 - settembre 1975

Il movimencto operativo : dall'utopaiai nuovpi adroni RobertoAmbrosoli ·LA NASCITA del movimento cooperativo viene convenzionalmente fatta risalire al dicembre 1844, data di fondazione della ormai quasi mitica cooperativa degli operai di Rochdale (Lancashire) in Inghilterra. In realtà, forme rudimentali di collaborazione mutualistica si erano avute anche prima, se pur con esiti generalmente negativi e comunque di scarsa portata, fin dagli albori della formazione del proletariato industriale. Erano fenomeni spontanei, che non si prefiggevano scopi veramente politici, ma rispondevano alla necessità, da parte dei membri delle classi sfruttate, di procacciarsi condizioni di esistenza meno bestiali di quelle offerte dalle società del tempo. Non a caso, infatti, erano spesso (corne Rochdale, del resto) cooperative di consumo o di approvvigionamento. Ben presto, perô, proprio per queste sue origini genuinamente proletarie, la cooperazione venne ad assumere un significato più ampio, inserendosi profondamente nel contesto delle lotte sociali e scoprendo in sè une «potenzialità emancipatrice~ che sembrav.a capace di farle oltrepassare il limite angusto di puro e semplice strumento di sopravvivenza. In altri termini, con 1 primi esperimenti mutualistici degni di nota (e coronati da successo), si sviluppô una corrente di pensiero che vedeva nella cooperazione in sè un germe di trasformazione sociale, un mezzo per Jnstaurare tra gli uomini rapporti di uguaglianza e di solidarietà, capaci di portare, per il semplice fatto della loro generalizzazione, al superamento progressivo della società basata sullo sfruttamento, senza la necessità di passare attra- • verso l'exploit rivoluzionario. II carattere di capostipite attribuito alla cooperativa di Rochdale va inteso soprattutto in questo senso: più che gli iniziatori della cooperazione, i «probi pionierh> del 1844 furono gli 1n1ziatori dell'ideologia della cooperazione. Negli anni immediatamente successivi, infatti; a Rochdale venne elaborata tutta una serie di «principh> (i principi di Rochdale, appunto)

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