Interrogations - anno II - n. 2 - marzo 1975

NICO BERTi rivoluzionari per la mancanza di quel referente specifico di cui abbiamo parlato sopra : un movimento anarchico diffusamente organizzato e radicato storicamente fra le masse. Il fallimento della rivoluzione non va 'pertanto imputato ad esso, ma a questo avantaggio obiettivo .. Estremamente differente, se non opposto, è il discorso per la Spagna. A differenza della prima guerra mondiale che è una delle cause della Rivoluzione russa, il colpo di Stato fascista in Spagna è solo e soltanto la conseguenza della pressione rivoluzionaria delle masse oppresse. Un gigantesco lavoro preparatorio durato decenni, lavoro di migliaia e migliaia di anonimi militanti anarchici, non è passato invano: la dimensione della spontaneità libertaria della rivoluzione è anche dimensione di una consapevolezza e di un orientamento ideologico preciso. I primi mesi sono tutte scadenze dei tempi rivoluzionari : è il momento più alto raggiunto dall'uomo nel corso della sua millenaria lotta per l'emancipazione. La creatività autogestionaria della Catalogna, le collettività dell'Aragona e del Levante non sono momenti sporadici, ma la formature del passaggio dai tempi storici ai tempi rivoluzionari. Essa si chiama qui popolo in armi, guerra rivoluzionaria, realizzazione immediata nelle condizioni possibili : insomma, la costruzione sociale secondo le sc:adenze rivoluzionarie (40). Cl si domanda allora : perchè la Rivoluzione spagnola falli ? La supremazia militare fascista e il tradimento dei comunisti sono cause e spiegazioni sufficienti di questo fallimento ? A nostro avviso no. E vero che i tempi storici avevano in fascisti e comunisti gli esponenti emblematicamente più qualificati e obiettivamente confluenti, perchè rappresentanti i primi la condizione storica di svantaggio (la superiorità militare ed economica) e i secondi, la teorizzazione e la pratica ideologica di questo svantaggio (sabotaggio sistematico della Rivoluzione sociale per competere sullo stesso piano del nemico - una follia ! - ) . E però anche vero che il movimento anargeva l'anarchismo. Moltissimi partigiani si dicevano anarchici, e non rinnegarono l'anarchismo neppure davanti alla morte». Cfr. P. Arsclnov, Storia del movimento machnovista, Napoli, R.L., 1954, p. 248 (nuova edi· zione : Milano, Sapere, 1972). Sempre sullo stesso testo sono reperibili alcuni documenti che testimoniano il preciso orientamento anarchico del machnovlsmo (pp. 268-303). (40) Per le realizzazioni sociali fatte durante la rivoluzione si veda oltre all'opera fondamentale del Peirats già citata, G. Levai, Espagne llbertaire, Editlons de la Téte de Feuilles, 1871 e F. Mintz L'autogestlon dans l'Espagne révolutionnalre, Paris, Béllbaste, 1970. 116

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