Iniziativa democratica - anno II - n. 4 - 17 febbraio 1952

Febbraio 1952 INIZIATIVA DEMOCRATICA Pag. 3 ----------~~~.::....::~~~~.:..__ ___________________ _ eccessivamente capitalizzati e molta I CHE COSA manodopera. Le stesse costruzioni cantieristiche possono essere considerate di piccola s~rie. Certo._ tutto ciò I E J L J I R I presuppone che 1acc1a10 arrivi a1 cantieri a prezzo internazionale. Ma ci possiamo arrivare. Più il mondo torL'industria italiana potrà sopravvivere solo se saprà sviluppare nel Mezzogiorno depresso il suo grande mercato di sbocco - La riduzione dei costi e il loro parziale adeguamento ai prezzi internazionali, è subordinato alla risoluzione del problema umano nell'azienda - Il problema della industria italiana si riduce ad un circolo vizioso per rompere il quale occorrono dirigenti industriali dalle larghe vedute e dalla ampia sensibilità sociale ovvero un'intervento illuminato dello Stato nerà normale. e più i fattori naturali loscne~mBpaIo~eroso c mplesso ~e crillo in~mseinlesi: t·l.,tituto per la rico~truzione i11clus1riule J:e· diverranno imperativi dell'econom1a: noi siamo i più vicini al miglior mi- .,ci.,ce le µartecipazioni industrio/i e ji,wnzianerale di ferro. e i più vicini col mez- rie i11 '"" µos,e.»o. Per 11vere ,w.ide11 delle zo di trasporto meno costo~o. il mare. La piccola e media s2rie si fonda tuttavia su un presu-pposto: la disciplina delle maestranze. La piccola e media serie non può contare infatti sulla disciplina coercitiva del maestro. della -~U(! pos,ibi/iuì 11e dfomu qui cli ::;eguitu relell• co ill~lican<lo anche fimportm1:.t1 tielle azie11dP i RI nel risf}ettil'u settorP. 1 simih gigantesco complesso di forze produttrici non può essere ilotato seguendo i movimenti coniunturali a breve scadenza della 5iazione economica nazionale. Esso è i tale mole, tali sono le sue esigenze itali. che occorre partire dall'esame di queste. per determinare le diminuzioni del mercato di cui abbisogna. Il problema IRI. è ben chiaro, non è il problema di un insieme di aziende deficitarie: ma il problema della industria italiana. sia perchè l'IRI ne è una gran parte, sia perchè la migliore riuscita di alcune aziende orivate singole. è ottenuta svaligiando le possibilitl d0 l sistema economico del Paese. L'IRI non può svaligiare il Paese, come quelle fanno: perchè '-se l'IRI dovesse vivere di rapina più o meno mimetizzata (dumping e monopoli e prepotenze in Banca. in sede IMI-ERP. in sede d'appalto, ecc.) succederebbe la situazione del 1933, cioè il pericolo di sfascio dell'economia del Paese. Un cagnòlo può prendersi il lusso di saltare sulla tavola. ma non un elefante. L'IRI, o meglio le aziende che poi divennero IRI. ha vissuto le sue innumeri giovinezze nei periodi di guerra: Libia 1915-18. Etiopia, e poi l'ultima. Q:uerre e ricostruzioni. Mercati enormi e insaziabili, incuranti dei costi. L'IRI oggi più che mai deve assestarsi a un mercato normale: ma non può farlo impicciolendoc;i, suicidandosi per metà. Non ci sarebbe che una soluzione: distruggere il macchinario. o aspettare ancora un po'. sino a che il tempo. l'incuria e le invenzioni avranno compld3mente deprezzato quei fattori li produnone e si potrà allora pen- ~,u t· a ''TI.porft:1ft1 ~vàIUtaZiOHI Ut:l '-"- p1tal<> Mo. c'è sempre .empo per lo autolesionismo. L 'IR c·ovrebbe poter produrre per le necessità del consumo e della produzio!le i quali si sviluppano nei periodi pacifici. Ad esempio, l'IRI dovrebbe poter produrre tutto quello di cui necessita l'Italia Meridionale e Insulare, in trattori ed attrezzature industriali e portuali. tutti beni. questi, di cui questa grande parte dell'Italia ha bisogno per prendere quota dalla depressione economica in cui r istagna. I bisogni ci sono, l'Italia è l'icchissima ai bisognosi: abbiamo uno dei redditi procapite più bassi d'Europa, perciò del mondo. Ma un'industria non può lavorare e offrire la sua merce ai bisognosi. se non quando questi hanno la possibilità di pagargliela. L'Italia Meridionale ha bisogno <lei prodotti dell'IRI proprio per avere il denaro per pagare. per comprare: saranno i trattori. le pompe. le centrali ortofrutticole, i torchi ohe stamperanno la carta-moneta dell'Italia Meridionale. Quindi, sarebbe giocoforza che l'IRI producesse a credito i torchi (cioè i fattori di produzione) per l'Italia Meridionale. perchè questa potes- '"!"' rf; .... ,,,,.._11-0.. iioc-. ..ru-:•~A-.d.i chP .:.lrnm.nrt1zzare rl suo debito. ie m ,ter:e prime e ausiliarie che gli sono necessarie per fare del Sud il suo grande e naturale mercato. Per vendere fuori d'Italia. bisogna aver costi-prezzi internazionali. Una prima riduzione nei suoi costi-prezzi, nel caso che l'IRI potesse vendere oltre frontiere, l'IRI potrebbe presumerla dall'allargamento della sua produzione totale, su cui suddividere le i ue spese generali. e così diminuire i suoi costi unitari. Si tratta, perciò, di ;ipprossimarsi ai prezzi internazionali. e poi di confidare negli effetti indotti dallo stesso slargarsi del mercato. L'IRI. cioè l'industria italiana, !10n può, logicamente, affrontare i costi deg'.i altri paesi in tutti i rami della pro:iuzione. Deve scegliere quelle produzioni dove più alta è l'incidenza della mano d'opera e minore quella dei capitali. Q uali S'.)no queste produzioni? Sono quelle che per natura loro sono fatte in piccola e media ser:e: come i grosissimi trattori 120 HP. come le attrezzature portuah. come le pompe idrovore. ecc. ecc. Piccola e media ·erie. sig:i.ifica cicli di produzione '10n _i L'industria italiana non è certo un fiore profumato. Essa potrà rifiorire solo se una nuova classe dirigente di tecnici e di imprenditori saprà crear-e una comunità umana nell'azienda, e con un solido blocco di energie saprà suscitare uno sbocco verso i mercati de,ressi lavorazione a catena. Quindi: i grandi complessi IRI sono mati a cercare la propria salvezza nella soluzione del problema dei rapporti umani nell'azienda. Problema che non è meramente psicologico: ormai è decisamente politico. E' inutile che gli americani si illudano di « liberare ii il subcosciente operaio col « confessore di reparto >J,· da noi. Le rivendicazioni operaie, nelle nostre fabbriche, non sono complessi che l sono sorti nelle masse lavoratrici per via di umiliazioni e di rivolte represse. Non si tratta di fenomeni sùbcoscienti. I nostri operai agitano i loro problemi con piena coscienza. Non hanno voglia di lavorare perchè sanno di essere mal diretti, sanno che in alto si lavora pochissimo e in modo quanto mai disorganico. sanno che sono loro a pagare tutti gli errori passati e le cupidigie e le vigliaccherie presenti. La classe politica lascia nell'abbandono i dirigenti coscienti delle industrie di Stato; questi non osano più affrontare i problemi di grande respiro, problemi che vogliono intelligenza e cultura. cioè capacità e desiderio di perderci oggi per guadagnarci il doppio domani. Ma il capitale privato. cioè la minoranza delle Industrie di Stato, non può ragionare a medio termine. esso ragiona « a pronti >J a conta.1ti. E i rappresentanti dello Stato, che lo Stato non apoggia, non osano più opporsi ai ragionare ottuso della minoranza. La massoneria ha ripreso la sua marcia in avanti, scava sotto i piedi di quanti vogliono opporsi all'egoismo privatistico. E' necessario che le masse operaie trovino il punto di contatto con i quadri dirigenti sani. nè facciano il loro sperone, contro ii ghiaccio che tutt'intorno si chiude. FIiippo Ponti PIO X 11 ALL'UClD COMUNITÀ NELL'IMPRESA ~(ol Padre insegnaJ:che non si trattafdi sostituire un ordnamento tecnico od economico all'interno dell'impresa con un altro, ma di stabilire, e di promuovere !'«ordine corrpleto» - Perchè chi non tiene conto «che ogni impresa particolare è strettamente legata all'insieme dell'economia nazionale corre il rischio di porre premesse enorme e false». \on v'è dubbio t·h•· uno dei prohlcrni 111u angosdosi per i ('attoli,:i di què~lo ..,ceolo ( ,·hc sono assillati dal desiderio di , (•dcrc il « tem· po 1> loro affidato dalla Pro, vitlcnza quanto più i· possibile ('Onformc all~ordinc naturalcJ è il problema della struttura interna e dcl1a imprc:-.a rapitalisti,·a ~ dei modi e 1cmpi della ~ua «umanizzazione,>. Cht.· 1·0".1 "i~nifit'a << umaniz1.J/.iOnL" 1> M' non <( ri<lu✓.ione a mibura umana ,,. ,·iot· 1ra•.,r'or• ,nazion«' J.-lla in Ulli.l --~-~--'-=-'--'c....:.L. ~ c... JW;,tno'? la non t~ suffi<·i('ntc per r1sohcrc il prohkm:1 della imprc~a. « /.,a grandr miseria <Pll'onli11e sociale - ha <leno il :ìanto Pa<ln.~ i• rlrP es.1:0 non ;. 11ro/011d11me11fn crislÌ(IIIO. 11(• realmente ama• no ma unicam.ente Iecncn ed eco11omico. <> cl,r> non ripO,'ill J)llfltO .,;u ca, r/,p drwn•bbe e.,- .,(>/ e le: 'it.w base e<l il /mdame11to sulido della sufi unittÌ. vale a din il rflr(lflPrr comune di u.omin; per la naturrt P di figli di /)io /J<'I' fo ~r,1::.iu llel/"mlozioru) <fri.na 11. Si trattava invc(·e, in rl'ahà. l'OIIH' oggi è confcnnalo, di una illuminazione quanto mai utile e necessaria, sulla vera portata <li un punlo assai importante della dot1rino sociale t'allolica. che non rallenta. ma anzi rafforza cd estende- - ampliandone il ra~gio di azip~ n1· - l'i111pcg:no dei l'ri:.liani hUl 1crrcno 5<.0· ('iall!. Aziende bantarie: esse r<U'Culgu110 dei depositi cli tutta ltt \azione. .\ziendè dettridtc: pro<lucono il K,d, a di:,posizione del Paest>. il J5C(, dei \ziendè 1dcfoni1·hc: gesLisco110 il 571é degli apJ)'1recc/1i i11swllnti. .-\zicncle di navigazione: gesti:scono il 19<'(' del tu1111elloggio s. l. \zit•n<lc i,.idcrur~i.-·lw: già ullualmente µroducorw il l3C(ì tlellu glti:m: flc<.·iaio e laminali. .\ziendc mcccanichè t·:111•1t.•risti,·ht..': cum• prendono rtwr-é della Ctlpaciui pro<lu.lliva llfl· zio11ulP per i cm11ieri. il 251 (, pPr le costruzioni ferrueùirie. il JOCé per il r1111u, 11wlo• ristico. t·IRI controlla ino/lre i11direttumP1tlP il ~elfore rodiofunico ell I,,, infine i111eressi cli u11u certa ent;t<Ì nel campo cle/ltt ù1d11~Lri,, chimico ed estrMti1•a. Onde dure ,urn ma-..:gior sciulte:za ulf,, co11clo1tu economica di un _simile gigunte~co or- !!tmismo e.,te,ulentesi in ~ertori produttiei cli così dfrersa natura ed esigenze. le 1>artecipr1- ::.iuni dei selLuri 1ele/or1ico. c/t>lla 1wvigazio11e. ~idl'rurgico e meccuuico. sono ge.,;tite (l/fr<trersu quallro so6eui Ji,wnziarie. risµetti1·rtme:1te t,, STEP. la FJ\ \LIRE. fo 1-'J,VSJOER e FI \,I/ECCI ''1C,I. Si µresw11c• inoltre thP siu in formazione. una quintll J;na11zitirifl. IH FI\ ELETTRIC. I. fo cµ,.ale rnd1111er,i le 1)(1rtecipazio11i nelle 8ocietlÌ elettriche. f rapporti tra /"IIV e le socierci /inunzittrit> dovrebbero essere <1urlli propri all'organo ,le- .'itinato r1i collegam,•nli i:erticali trr, . ;;ettori comµf,,menwri (e.',. il sellore .\!tlerurg'ico e il ca11tier-mecca11ico) e i si11g0li settori. ognuno dei <Juali iru:ece dovrebbe godere della necessaria au.tunomiu tecnico•amministrntil'n. L'/RI cloi:rebbe inoltre prendere gli urclini dal suo azionista. lo :Staw, cioè lo col1ettivit<Ì mr:.iurrnle. lrC1durli i_n termini cli µro~rummaziv11t economica da farsi ulluare con interventi differenziati tlei singoli sellori controllati eia/le firrnnziurie. Purtroppo le cose 1w11 sUtiuw nellu realtà così. Ciw;c1t1111 fimmziuri11 lar.-ura in pruf)rio. 7elo.•wme111e custoclendo i propri fini e i,, ,/ocume11tuzin11e sul /Jropr;o ugire. ricorre11do •,I. i'fl{l solo per la que:Hione dei fi11u11ziomenli. L"IIU a suu t•oltu. mancu sinor" ulme110. di un coltegame11to stabile cun l'Esecutit•u. che gli dia le necessarie dire11i1•e ,li politicfi eco11omica. e con ;1 l~egishaiuo clte gli cliu lo appoggio della pubblica opinione. così che i suoi responsabili 11011siano costretti ad (,s- ,icurrffsi solarnente ad udarenze per.'ìo11uli per acquistare e/; autorità e. per garantirsi contro e,;e11luali attacchi. t/uando abbiano ad agire co11Iro irueressi contrari o contro gli interl'ssi priL'mi. caso molto frequente giaccl,è flRJ dere quasi ,..;.ernpre trattare con partecipazioni [Jrh•flle. non certo meno arroganti /Ter il .,olo /llllO cli e.,.'iPre minoritarie. Si ricordino t.erti r<lfJ[JOrti fra f/RI e le ··sue·· Banche. in cui la minortmz.a privata si eru nw,u!i,ttu /r, testa e la coscienza clei rappresentmJ.li (/pi/a 111aggiorw1za. * tono and1e cli giudif'art.• - e ne hanno il dirillo la c·ocre111.a <li , ila elci propri µ:cmitori. t'CdÌ la dassc opèraia, non pjù bambina~ cli, cnuta t'Ot('ientc della 11ropria digniti1 umana. a,\ t•rtc C'h iaramt>ntc quando un· azi1.·1tda ;. una (< , era » e quando una « falsa » •·olllunilà. .:\la una famiglia non può vivere isolata. \'on si risolve il problema delrimprcsa se 11011 si muta la ::,,lrullura del mondo esterno. Ccr:c 1·ora~!,!:iosc esperienze di pionieri, rimangano falli ammirabili. ma isolati Jiit•non trovano un tei::suto socialr cd umano che Je raL·t·olga. << Chi si accinge a trc1Llare i problPmi relatit:i "Ila rifo,ma della impresa - dit·c il Santo Padre . "->t·su quc~to, più o llH.·no. tulti i ealloli 1·i Ma I IRI a s a volta, con cosa può' ,ono d'accordo. non ahn•llanla unanimità ,i \QJL si nuò Quindi rih1:-r1· tutto il r,robl,·- 1t1·1 i1 \c•dc•r,· .,,. l"imprcSI ,;;ìa r,·lla ('011 la I<'· ..ponsal,ilit:'1 IH'roonaJ,• dJl'impr<'nditorc o <'On re\ cnlualc• ('OIT1•i,ponsahli1:·1 dt>llc ma('!;lranze. Tuili e dur qurr;;ti tpi di imprese po~sono d1iamar-..i ni ..t.wn<• u condizionè rhc <'Ome nfft•rni:1 il :"lanlo Padr1.· « /u dignità personale tlel lavorfltnrc ... porti r impresa ad u,w sempre 1wtg.!!iOrt> rf/icienzu... procura11do!r ; ,•a/ori tli LUUt rr:a comuniuì. >>.• \d la,oratore la Chiesa V('tli:: an1.itutto la ,lignitù: questo suo t'::,,bt::rcuomo. (< figlio cli /)in Jl"r la grazia di adnzione dlt'ir,a n, e tan10 più l:1. nf'lla fabbri(·a. o,c non per la malvagità dc-gli uomini. ma piuttosto per In sevt·rilù d,•i l(•mpi. oggi più che mai i valori umani V(•ng,0110 sopraffatti cfoll(• ferree leggi ddla tc(·nit·a e della produ1tivi1i'i. O(·<·orre superare quc:itc leggi, ma non t'0n allrc leggi ('hc rim-111!.rnno nclrauu,tlc ordine c1e11a pura sPn:a tenl>r conto che og11i impres" parlicolun• ,-. 1wr il suo .'ìCtl/JO slrellcmie,ue legata all'irhÙ!mP del/'econom.ia na:ziona/p co1r1? il ri.lichio di porre premesse erronee e fal. se, con tlanno del/"intero urcli11e Pconomico e socialr ,L fabbricare i trattori? Li deve fab- risc·ontra fra loro quando si s,·cnde a ,·onsidcbricare col pane e companatico dei la- rare c·om,, debba in rrati,·a presentarsi la voratori. col ferro e col carbone: l'IRI ,iru11ura riformala dcll"imprcsa per potersi a potrebbe arrivare anche a vendere r~gionc rhiamar,, una « c·omunitil di uomicon dilazioni di pagamento all'Italia n, " ronformc al diri110 naturale. Meridionale il suo lavoro (cioè l'lta- E se la caritii rcf'iproc·a nun rende i diss,•n· lia del Centro Nord potrebbe arriva- -i Iroppo acuti, non ;. per quc,to men ,ero re a fare, tramite l'espansione mene- l'hl' cliS!:iCm,i vi s;ano t' si 11Htnift"•,lino t·ltiar:1• t . nwn1,• su ri, i~tc- t' giornali. lC<"llÌl'a. Interessare i lavoratori ai lcrmini di que- !:-il~1 proc.lu11ivi1:'t ùi rui sono Jc viuimc invoN lonlaril• è induhhiam(•nte uno dei più 1.•ffion semplici modificazioni n,ci ant'hc "' non il ,olo - fra i mc,zi giuridiche "he si offrono all"im1>rcnclilorc moderno per Per qu\•-.1a i:-u.1a1·quii,lata 1•apaci1à di giudi- ,io molto la l'la~~L' operaia deve 3l}a CÌ1it·~a: fliù <li quanto t'~ha ~h•ssa allt! volte non ,appia! Clii· :-\~ )larx lt· ha apeno gli oct·hi. Cri- ~10 ins.icmt~ a;li O<'l'i1i lt.· ha aperto il t·uor 1•: <' gli on·hi no11 illuminati dal t·uorc.• di,enla• no dolorosam1•n1c ('icd1i di un,1 nuo\a t:èt'Ì· IÒ. quella dell'odio. ana, una specie di grande prestito ,ii Sud). affinchè questa fosse messa n grad_o di diventare definitivamente 11 suo grande cliente. capace non solo di aver fame. ma anche di pagare: ma l'IRI non può regalare ciò che non ha, cioè le materie prime industriali alimentari che chi.:!nerò ausiliarie, che no: comp3riamo dall'estero. ]Le materie prime e ausiliarie sonoil supporto indispensabile per regalare al Sud il lavoro del Nord'. In definitiva l'IRI non può crearsi un mercato in Italia se non riesce a esportare il sufficiente per importare Come si pone il problema L:1 rifor111," ,J,.lla I Il . ridan• all'opt'raio il st'lb0 clt-lla prO(lria unrn- .. .. ..t.n.1\111r:1, e a 1rnpr1,•'-a in \ • J al1ri h•rmini non può ~"'i-t'r(· riclotta a tlt"l1c na digniti'1. Infatti, < hc l"0-..a dislinguf' l'uo- on e quine i a -..tupirsi che proprio agli I . . 1 f' mo c1alla m:u·t'hina se 11011 proiJrio c10.... 810 ,,on imprenditori cri!'ltiani, prima che agH altri. H ,emp 1l' 1 mo< 11·a1.ioni giuri..lit'hi.' fr.1 quanti .. C'('CIIICIHt-'11e .in or,·asiont• (1t•I quinto .:.iri- I \'Olt•r c ... st·rt' una mww che (( lll'Clllc 8 rilmo si l·hicda di di1110~1rarl.' ron i fatti quanto j . 1 nt· -..ono nu·m >ri. L,ohict1ivo pilJ ampio e pili n \t'rM1rro dc la foncfoziont• dt'll·u l nio11l' Cri- \";J'-ito t· il ra~~iungimt'rlo di un ordini' t·om- !-.t'mpr,, uµ:ual,·. ma una intrl/;f.H'flZU cht" t·ono- tcori,·i del t·a1toliccsi1110 soci~de hanno affcr- ~1ia11a l111prc11<likri Oiri~c11ti n t l .C.I.D.1 lo plt·lo. dw ahra volta il PontC'fi<'C li.i diiama- s,·r i pi1Toli t' i !,!raneli ,·on~egni clelra1.i1•nda. malo in linea di prindpio, l' quanlo i.mt·or '>lt·"~0 "',anto P;1dif• ha voluto dari• al<·uni pr1 •. Lo (< ordini• naturalt• >> I! e<ordine.' <'ristiano >). 1111a1:nlor11ù 1·h,, sa so111·c.ll'!-a.Ìi troppo farili jcri il Papa ha loro ra('comandalo: l:1 trai,for1.io~i ..u~j!erimcnti 1·in·a la ~olu1.io11c•da dar• E. C!llt'slo il \i•ro siµ:nifiralo dei cli!•Worsi di :dlt·llanwnli 1lt·IJ'o,lio cli ('la~~c? Questa inl<'I- nrnzione dell'azienda in una ttera comnniti,. ..,j ad un e.i cliffi,·ilt~ prol,J('ma. ('Onf,•rmanclo l'io \II dd -; ma;:qdo 1919 alla riunione lnier- ligcnza. questa , 010111~1.pcr,•hl· non mellcrlf' E' qucbto, per ~li imprenditori catloljd, un quanto ~i:·, da Lui stt'!-!R0did1iara10 111·11950 • 1 1 Il alla pro\a d{'r co111une intcrt•~sanH'nlo :il buon impegno grave. e nello !:ilcss.o tempo un·a 1,. ·I '. , ... . 11 ,. . . 1wz.ion,1 1• < e 1• \!-:-.O(·ia✓,ioni Patronali Ca1tor~ at.v,un..,1111. :' inte_rpre1a1.1ont• l'lw al1•111u lidw l' del ;j !!'.iut?:no 1950 al Con"Ti•sso lntl'r- andamento eronomi<'o t! ~orial,· del rompl<'s- passionanlc av,•enlura: se a1whc 'saranno tai·- t 1n·ol 1 l':lll~lu•?-. ...~ct·1aJmt•1i11.• 11·de!<1·lii. <la\a• na✓.ionalc di ~ludi :,o,·iali ~ i,,o azit·rHlalt·? ciati <li u1opisti (l•ome giù sta nvvencndo j11 no al tt•rmmt· d1rltto naturule apµl11·..i.to ..Ila '\ 11 1. . . •. . • Germania) essi polranno tntluvia goder ~emriforma df'll'impr1,•-..a <' "' e Il luaraz.10111 <l1 allora qualdh' lJarlc U d• • I . 1 •i:•,•1t·s,a1a 'olle vedere un raffreddamento dd, n or 1ne socia e completo prc nd loro inlin_,~ la gi_oia ,·hc viene ,blr a>er La tra!-.forma1.1onc <ld rappùrt,, .'.Ji lavoro 1a din•tti,:t soc·ial" d ..l.la Cl. 1· f 11 r • . . . voluto d1e lo spirito lrJonfasse sulla materia. ·I·.· I· . . . . • e .. • .. ucs.1 e J rontc e "~.,(,mt at11ettw,te ;trmu/ 1 f,w,, .l, , ,1.• 11, 0 1, . • , •• ba aJ ia, rn rapporto d1 so1· eia e dunque ~i--:• orvhlc~, ~l 1 .. ( . . . 1 Il . d t ,..,... ·1••nza ~ulla t·omo,h1a la ,~oen..n. za ~ul ( · I . • a t .1~ VI maz1onc < e a .,,1ru11u- no ei;scrc le az1cnd,· E come ndl ~ f ,: I f ' tra<:io. rmazion1· puramrnte lct·ni,·a. E..._.. 3 da so- ra a"· "i-> • • • • e • 11111 1\•·'~ 1·on "'. ;urs,no. 1 hambrn1 di ieri, fatti giovanetti, si permei- Clara VaP~nre

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