Iniziativa democratica - anno II - n. 4 - 17 febbraio 1952

I I I ' ' Anno Ilo Numero 4 lire 25 SETTIMANALE DI ORIENTAMENT0 POLI1 ~v Roma 17 febbraio 1952 Oistr.ne Messaggerie eIIone -Milano Vie P lomezzo. 52 Oirertore: GIORGIO ZARDI;- Direzione, Redaz: ed Amminlstraz.: Roma, Vio del Corso 101 Telef r:1!t1m • Monoscrilti, disegni e fotografie anche se nari pubblicoli non si resfiluiscono-:- Reg. Tribunale di Roma N 2392 del 12 novembre 1951 Conio Corrente Postale Abbonamenti - Annuo L. HXXl - Semestrale l. 550 - Trlmestrole l. l'.Xl - Estero: Il doppio - Pubbllcitb: tariffe l 50 per mlllimerrl di altezze lorghezzo une colonna Spedizione In abbonamento postale Gruppo Il N. 1 11760 Ani-Gr•f Rom• • Vi• Sirte, 33 • Telefono 884-8:}J UNITA' P ., ·.-, ,•o;:..,_ ne' c·,~,o de'. dibattito sugli statali. un esiguo gruppo di deputati democristiani è stato determinante ne' porre in minoranza il governo in sede di votazione segreta. LLAOASI Certamente non potranno aver fiducia nè in un partito dilaniato dalle correnti e dalle lotte intestine con il seguito inevitabile di ambizioni, di aspirazioni inappagate. nè in un partito che si presenti cristallizzato e monolitico. Nel primo caso vedrebbero uno strumento inetto a creare una forza politica, nel sec-ondo non saprebbero come inserirsi La stampa ha unanimemente identificato nei cosiddetti « ve.spisti » quei deputati democ-ristiani che con l'astensione o con i' voto addirittura contrario si sono confusi con l'opposizione spostando per qual- •·hc giorno l'asse della maggioranza a 1\lontecitorio. in un organismo d:ive gli ordini vengono , clall'alto e dove quindi le esigenze della base non potrebbero farsi sentire. Lo confermerebbero alcune significative asserzioni contenute nel primo numero della «Vespa•- Il cittadino italiano che ha votato il 18 Aprile per la Democrazia Cristiana vedendo in essa un forte partito capace di mantenere un equilibrio democratico all'interno del Paese. ha il diritto di chiedersi il perchè. lC' e si deve combattere quindi c-ontro la 0 pluralità delle tendenze che indeboliscono la forza del partito e riducono la dialettica in un ristretto cerchio di personalità al vertice. si deve combattere altrettanto contro la cristallizzazione del partito che non permette la libera discussione alla periferia, il ricambio della classe dirigente. la continuità della tradizione al volere della base. Le semplici elezioni non Di fronte ad una socialdemocrazia in- bastano: occorre un continuo adeguamencapace di darsi una configurazione to di dirigenti. unitaria e sempre in crisi. di fronte ad un Perciò se tutti i cattolici democratici partito liberale che ancora non ha sa_puto non possono mancar di consentire all'aptrovare una fisionomia ed una sua hnea pello unitario ripreso dall'on. Gonella, :a democrazia cristiana è ancor oggi. vo- non possono però ugualmente non rimaJere o no. l'unica forza politira capace di nere un pò perplessi sul significato da alfare baluardo contro gli estremismi anti- tribuire ad una sua espressione: • Un democratici sia di destra che di sinistra partito democraticamente articolato come Intaccando questa forza si indebolisco- la Democrazia Cristiana - egli dice - si no le possibilità di difesa della democrazia sceglie liberamente i sui dirigenti e apdel nostro Paese. punto perchè si sceglie dei dirigenti affili fatto che all'interno del Parlamento da ad essi il mandato di dirigere e non di vi siano democratici cristiani che mostra- essere diretti». no di rifiutare le òirettive del loro gruppo Il processo democratico deve andare parlamentare e minacciano di mettere oltre il puro fatto elettorale. Se il diriperfino in pericolo la stabilità del loro gente una volta eletto gode di una fidugoverno. se certe loro tesi non vengono ni.!l _,,.. .,~ ~ 1 • ...i..;. --lir-i~ ::H :r.-in~v!ar.:ri ~- ·el.ò,<it•. 111<1eù<>nscorn, ev,tabitrne,te la da O!lni mandato della base. Se è questo posizione -Jel partito sia nel Parlamento che I'on. Gonella ha inteso dire, non posche nel P;ese. siamo non essere d'accordo anche su queCiò ,,on dovrebbe essere tollerato. sto punto. Cosi facendo si distruggono le maggio- Diversamente invece si inverte la regola ranze definite all'interno del Parlamento democratica perchè non è l'eletto che esee si ritorna al parlamentarismo giolittia- guisce il volere dei suoi elettori, adeno. con un governo che si regge non con guandosi alle loro esigenze. ma sono i soci l'appoggio di partiti. ma di uomini. i quali del partito a dover accettare la volontà danno o tolgono la loro fiducia a seconda del dirigente e vane accademie diventano dei vantaggi concreti. spesse volte perso- allora le discussioni alla periferia se i soci nali. che sperano di trovare dalle COI""- hanno il compito non di esprimere una binazioni ministeriali. volontà che possa dirigere. ma sempliceNon è ugualmente tollerabile che il par- mente di essere diretti. tito si trasformi in una somma di cor- Ora. un partito così fatto, come potrebrenti: una destra, più un centro. piu be costituire una forza popolare operante una sinistra. Un partito che così faccia è per la democrazia. se non si dà esso destinato a perdere una sua configurazio- stesso per primo un ordinamento demone unitaria. un suo prestigio, una sua cratico? capacità espansiva nel Paese. Si presenta L'unità che noi vediamo è quella che all'opinione pubblica non più come una si esprime con una disciplina di tutti al forza politica. ma come una palestra di volere del1a maggioranza, ma quando il esercitazioni dialettiche che tendono sem- volere della maggioranza sia il frutto di pre più a restringersi ai capi corrente, ai una libera discussione che si maturi dalla e-api gruppo e ai capi fazione senza una periferia. partecipazione etfettiva della base. Altrimenti l'unità che noi stimiamo neLa dolorosa esperienza della socialde cessaria diventa il pretesto per la coermocrazia insegni. cizione di tutti al volere di uno o- di Assai opportuno è giunto quindi nel numero terzo di « Libertas » il richiamo unitario del Segretario del Partito. pure se nei numeri successivi è stato seguito da giudizi e da asprezze che. per essere indiscriminate. riteniamo non giustificate nè troppo profittevoli alla causa dell'unHà sostanziale. Chi si è sempre battuto per una concezione unitaria e demoératica del partito. respingendo. non -R,;ercalcolo. ma pe~ rorf~Titt C(J"'(:{/"'Yind~~za'~, on può non a;- provare e far proprio l'appello alla unita La gravità del momento che attraversia mo, i pericoli di uno slittamento dei ceti medi su posizioni antidemocratiche non consentono prima delle elezioni del '53 altro che un'azione concorde senza divisioni o distinzioni od esibizionismi Per questo. gli obiettivi che già dall'inizio ci siamo proposti. sono comuni a tutti i cattolici democratici italiani: sono gli obiettivi del mantenimento e del rafforzamento della democrazia nella coscienza dei cattolici e nelle istituzioni dello Stato. Per questo la aspirazione unitaria è e rimane rappresentata nella persona del Presidente del Consiglio che in questo momento storico otire le maggiori garanzie per la difesa della democrazia. Ma la difesa della democrazia non si può ridurre alle pure manifestazioni di fedelta, al metodo ed ai suoi principi, essa chiede la costruzione di uno Stato forte, efflciente, capace di soddisfare le più immediate esigenze del nostro popolo senza far rimpiangere regimi e sistemi dittatoriali Per fare ciò occorre uno strumento valido: una forza politica che crei una corrente popolare che si incentri nel partito Per creare questa forza e non per divi. derla, noi siamo sorti. Questa forza potra essere creata solo se i cattolici democratici vedranno nel partito d.c. lo strumento capace di raccogliere le loro aspirazioni e le loro ~sigenz\!. pochi e l'articolazione funzionale non vale a trattenere una forza centrifuga e dissolvitrice. Giovanni Galloni Il giorno 31 gennaio c. a. il segretario del partito democristiano ha comunicato ad alcuni di r--,J , 1rt.,,1,c;· <Jélla éirez1one a sospendere i giornali non ufficiali di ispirazione d. c. Il giorno 7 febbraio abbiamo inviato una lettera aderendo all'invito della direzione in relazione ad analogo attegiamento di tutti gli altri periodici. Il giorno 1 O febbraio e Il Popolo> ha pubblicato, a firma di Guido Gonella, il noto articolo ampiamente riportato e commentato da tutta la stampa nazionale. Nonostante tale articolo, noi non modifichiamo la nostra posizione. Noi riteniamo che - come il partito deve essere al servizio del Paese - così le valutazioni particolari devono essere al servizio del partito, Si discute in questi giorni sulla soppressione dei numerosi giornali di corrente. È vero: troppi binari possono far deragliare un treno. Ma in certe occasioni molti binari stanno a significare che si può cambiare direzione. Nessuno come noi è convinlo che si deve salvare il treno. Attentf agli scambi dunque e attenti alla direzione da prendere, U N ·RI T O R ,N O Dopo l'ultima cns1 di governo si è avuta un'apertura verso prospettive di una politica produttivistica - Il ritorno di Pella al Ministero del Tesoro non s;gnifica un mutamento della attuale linea economica L'annuncio riel riorno di Petla al Ministero del Tesoro. sia pure con reggenza ., Ctd interim·•, 1 venuto a risolvere netla maniera più semplice e più sbrigCttiva il problema delle attribuzioni e delle ·ompetenze tra i! Ministr< del Tesoro e quello de! Blancio. Come è ,ioto le qiuttro leggi che dovevano ·isolvere questo conflitt< d, competenze, dopo ave superato la prova del Setato. che pareva la più diffcile, si sono incagliate al!a Camera. dove è sembra t< opportuno rinviCtre il dbattito su queste a t trilndoni in sede ancora di comnissione per abbinarlo a mello sulle attribuzioni lella Presidenza del ConsifiO. Oggi, riunificati i f iinio-teri sorto la direzio11 di un'unica persona. il dbattito sulle attribuzi01, è svuorc, to di tutta la sua importanza. Le opposizioni non hnino mancato di !et•are rnda di aHarme dinanzi e, questa specie di rimpasti interno e le estreme sh;istre hanno insistito addiri'tura per una pubblica di;cussione in Parlamento. Ed anche fra la stessa ,naggioranza non e ma,cata qualche perp!essita. I! ritorno di Pella al Tesoro vuole forse signi/icare un mutamento nella linea economica del governo'.' •• E' ancora vivo il ricordo delle polemiche della scorsa estttte sulla politica economica. La crisi di governo fu aperta sulla richiesta della testa di Pe!- la, il che significava evidentemente sulla richies\~ della testa non tanto dell'uomo Pella, quanto d~l'a politica -economica che ,w, strm'n di seguire. carallerizzata dnlla stabilizzazionP e dal concentramento del denaro per le esigenze della tesoreria. dalla costri- =ione llerso ogni tipo dt investimento, nnche dt cararrere produrriro e dei credili bancari. La risoluzione finale della crisi con la divisione della responsa bill!a della politica economicn a mez- :adria tra Pella e Va>?,oni (il pru110 dei quali assumeva una specie d, supermin1s1ero del Bilancw ed il secondo l'interim del Tesoro I nppari•e ambigua. Ed anzi z,i ju chi ritenne essersi di fatto la crisi risolte, con la vittoria di Pella, il quale dall'alto del Ministero del Bilancio non avrebbe mancato di esercitare il supremo controllo economico. In realtà, dalla crisi di luglio, usci vittorioso l'uomo Petla, ma non certo la sua linea econom.ica. In questi ultinu mesi lo sforzo concorde del trio Campilli-Fanfani-Vanoni ha operato nel senso eh,• la realt.à della situazwne 11lerna ed internazionale richiedei-a e nel senso appunto in cui erano dir 'lle le istanze di fondo che causarono l'ultima crisi d, govemo. La sterile poli,,ca delle "esigen::.e di Bila1< cio •· a tutti i cosi è stata abbandonata ed ha ceduto il passo a talune prosp~ltii·e di una politica prodwtivistica. Cosi la maggiore elasticita della circolazione monetaria, l'apertur., verso gll ;nvestimen t, sociali Ctnche d, una certe: entita sono dit-enuti un:i realtà concreta. E tutto c,o senza che si abbandonas~e. come era pessirnisticomente pret'isto, la diJesa della lira. Anzi è .~tato dimostr:1to quanto lf na dife.~a mq rwvraw della lira, risponderl!e alle esigenze di int·estimenti produttivi e di lotta contro la disoccupazione possa essere strumento più efficacie di una o,jesa rigida concepita co- 'hf' mito che finisce con il C:111li11uireil reddito naziorwle ed aggravare la siLuazwue role. econom..ica geneSostanzic.Lmence questa politica v,ene conJernwta e rrova lu sua piu decisi- •·a espressione nel nuovo Bilancio preventivo. Ora, in queste condiziolli, si può pensare che il ritorno di PeLlc, al Ministero del Tesoro, esplicita111enre approvato dai Ministri della politica prodLLttivistica quali Fanfani e Campilli, possa significare un mutamenro di rot- ,a del gover110? Pel!a viene chiamato quando la linea - l'unica lineu econo1111ca in questo momento possibile - è già scura fissata. Egli dovrà 1degua n· isi. Il suo nrorno 11011 p110 <!l<indi ai·ere nessun grande significato politico. Esso non sigmJ ,ca - come taluni hamw temuto - il rlef111ttivo regresso aUa politica ame crisi di luglio, rnt, al co,itrario la piena ··onferma che le preoccupazioni che JJ0rtarono a q11ell" crisi erano pi,, che londale. Pella ritorna al suo posto, ma non per seguire la •• s,ia -- I ·11ea Pella - ormai defunta - ma per divenire 1·esec11lore di una nuo,~a linPa ncono111ica definita con a i·olonta dei suoi colleghi dì goveow e che egli stesso riconosce co111e l 1w1ca lrnea possibile m q•1esta realt" po!,lica e soriaie G. G. Il PIDICOlO A DISTRA di ACHILLE ARDIGÒ * -~.Jumt•ro:,i a, \' 0 t•ni_111~·11htianno. ripro_1~osto di l ~ rc_•1·cnle ali opuuonc pubblica p1u Jarg..i. il prohlcma delle de:.,,tre antidemo<'ratit:hc ,·omc prohll'ma ,•ritit·o per la prima rcpubbli(·a jtalian.i. La "i1·inan1.;.t Jdlc ammini!-ilrativc meridionali 1·l1t·. \,·ol pat-sarc delle scllimanc si politicizzano :--emprt.· di più. affretta la matunt· zio ne d1..·i lcm1>i. Le preoccu1lazio11i <: le 1>ro~pcttivc, alcuni mesi or 1'0110. avverlitc solo <la minoranze po· litiche. diventano ora oggetto di constatazione anchl' involontaria per J"uomo della strada. Le edicole ormai :,offocate dalla slamJ)a fascista l" monarchica ostentante titoli sfacciati cd ini,uhi ad istituti cd uomini democn,ti,·i. i re,·cnti episodi di violenza t contro gli spct• tatori di mi film. contro l'on. Calosso) le mi• nacciatc lh,tc di prosc.·rizionc ai senatori dw a, esscro votato per la legge Scelba. l'cvid,·n· te flutto di sovvenzioni da parte dei ~rup• pi industriali ed agrari a partiti e giorn.ili ,mtidemocratici. sono fatti e fcnomt•ni largamente avvertiti nel Paese. Per chi segua un po· più da vicino la ~-tanca ed ambigua vicenda politica di adesso. altre notizie ed indizi avvalorano la sensazÌOfl(.' ciel pericolo a destra. Sulle cronache politiche anche dei ~raruli giornali in.formativi affiorano nomi nuovi e riemergono nomi che non sono nuovi perdil· ad es. già risuonati in aule giudiziarie o nelle cronache di un regi1ne. Così, in luogo di esponenti di partiti <len1ocratici, figurano spesso i nomi dei nuovi oratori Lauro, Covelli. .\lliata, Marchesano e. per finire, Ezio Coppa. Le diatribe interne ai clan monarrhiri cd alll• tribù neo-fasci~te assurgono ;,,,pesso ;.1 dqrnitù di fatti politici. .An.ti. le prcocl'upationi di t·crti amhit·nti qualificati riguardano :sempre llÌÙ le ,·risi e (·riscllc e .St.'ft"-.;"iionidi gruppi monan·hid e missini. Ci: chi coltiva l"orticcllo del Fronh• della .-.inistra monarchica alleato con la d<.·btra fa• .,,·i-.ia. ('Ontro 11.1 th.::.lr;1 monard1it·a alk..ila ('011 I.:, :-.ini..tra fn.M.·ista. Se re-levata <li.,rw,sionc al Senato e il !)il"'• ,aggio agli aniroli della legge· S.-clba ·1011 a, Cb~cro bru~t·~1me11tc interrotto questa 1·.ill'na di ~·1>i~odi. la calt:'tHI dei torpori e delle 101leranz(.· di campo democratico, H Jro,u u deslr! !-.areblw stato~ almeno psicoloi?il·amt•11• tt•. un fatto compiuto. Ma_ 1·avvio della legge antifasci~ta. t·o-.ì ,·ontrastata e pur essenziale (almeno a ribadire una condanna di principio e a sco· raggiare gravi attentati allo Stato demorrati(',J 1 la-.c_-iaapcrt.i la questione più profonda. delle ('am,c dd pericolo a destra. Le noh.• <li 1·0... .,,uml· t· cli {'ronaca, i dati psicologiei ('olh:t• tivi non CSHurisrono il problema. 11 pèri(·olo a destra non ~i risoht· lutto in un probh•mu di opinione pubblica. I I pl'rirolo non proviene <la un prcl·i-,o -.pn· -.1«111wn10 di gro~bc zone dell'drttorato antit·omuni!;ta verso un nuovo gruppo di partiti. Jl c·orpo elettorale anticomunista del 18 \prilt". ..,. ha diffu~i moti,·i di bc.·ont<.-nto 1wr rt'rii ,t:-.p1·11io "iPrtori della politifa <lei ~0\,·rno. dt·t.di ..1!tri J)Oleri ,•d ure;ani ddlo ~lato u di p,1rti1i dl'ITIO(Tatiri. è aru·on.1 in larµ:,1 parte inn·rto. \~,._"iuno può es-,cri.• autorizzato ad ,,1- :rilmiqdi ~postamenti prn·h,i. t·omt· ttr)o.-.uno può ragione, olmenL.c dirt• d1t· le 1·011dizioni ( ,,;tr-rrie <lt·I surresso del 18 \ pril1.·. t' t·iol· la pn•-.l'nza di un minaccio!-lo hlo<'l'O ,.wial1·omu11i,ta. ..,iano Vt·nul(• meno. E. mutala i11Y1'('è ,:11al(·lu· altr..1 ('ondidonc. ma in1,•rr1c1. ,..11.., ..c•lii1·r~rn1t•nlo e.Id 1H .\prilc. o llll':.!iio. •1ual1 !w t·lcmento di quel -.urcf•..,.,o .-.la pt'r -po• ~tar-.i -..c non :--o,, i,·nc una pr,•,-i..,;.1 i•d ad1•~uut,1 ,viun1· d1:llt' ror✓.(0 di dr111oc-razi,1 ... O( i,ill•, I ;.1 -.aldezza dt..'I hlon·o \l~l-P"\ \l. nono~lanh- tultt- lt" m,1110, rt• l' 11• lu"iinµ;li,· di tTrti uo- .,t-·i auton·,·oli ;.u11i,·i. <·i ,1·111hra l.1 p ·o\~1 , hl• :dn111i gruppi t·t·onomi,·i di c·onu .tlo ,o;.:.Ìi.tno J)l·r-.t•f!uin_• una politin.1 di t·r,•... ,·t•H'i• 1un• , i,'.Ìo11tt1111•nto n.·a✓.ion:.trio della IJ. ( . ( :hi ~o-.lit·111·.l' non ron h.· !-Oh· acfr!"oioni morali. il t·onnubio 11~1-P"\)I ~,pp.lr,· dl't.·i:--,, a to ...1rin'!1'r1• Li U. C. l' a-.-.ot.'iillÌ dd lB \prilt-

Pag. 2 INIZIATIVA DEMOCRATICA ----------------------------------- all'allranta 1·ol hlo,·to antidt•mo(·ratit·o di dc- .;,tra per frontt•2.~i.1rt.'. alla nuo,·•1 Lr~i-.latura. il h1(Wt'O antidl'mot·rati1·0 di bÌnii..tra. Qut•ll1• 1·hl•, JH'r un ...ommario (''-tamr. pon· .;,i,11no ddinirc le for,e dei monopoli ,·ronomit·i e fin:11uiari t.' ,lt•i grandi l<·rrit•ri impauriti dalla riforma fon<liarn, dc,0110 ormai ..rntir ...i -,uffi,·it·ntemt•nt1• ..i..urc per tentare la ~.·alali., al polere polilil'O e, attravcno cli ,~si;:;o, olh'ncrt• una politil'a di bassi salari e di rarfor1.atc garanzie protcz1011ibtiche. Si~nifit·atiH~·, a riguardo, le due rc1•cnti prc• Sl' cli po:sizionc di qualificati esponenti della ll0l!ilra grande industria: contro i rischi dell'intt•~ratione ct·onomit·a europea ( piano chuman I è il sornione tlisimpegno nei riguardi della politica produt1i, istica consigliata dagli amcril'ani. Tale politita produttivistica ro- \'esria inraui i canoni dell'economia di mo• nopolio orrnai tradizionale in Italia, richiedendo l'OrJggio~i ridimensionamenti :1zicndali per una politica dei beni a huon mcrt·ato, di hassi tosti e di ahi salari. •• * I I pcrit·olo a destra è. tuttavia, raHor~ato in misura prevalenti." da ,·au'-e interne ~lb das.se politica di romando, bpccic quella dcmotristiana. La l'Onfu~a condotta della legge per i li adeµuamenti agli statali, è dcl1a legge per le attribut.ioni al Ministero del Bilancio hanno dato rallarme sulla <·risi di Yolontù politira unitaria della maggioran ✓.a. E non tanto di una •·risi di governo, la t'UÌ CYcntoalitù fa germinare grup1>i è gruppetti di u h:n1i1·i )) di'-ponihili ora lahorio~i punzèc· t·hiatori. Pe-,a un·aria di -.,1and1ez✓.a e di -.fidm·ia ~u uomini e i-.tiluti della prima repuhhliea. \lL•ntrc nelrnula e rtL"i rorridoi di ~lontc<·i1orio -.i lo!!;ora la ma2gioranza. il nrn"-simo partito cli ~overno, in\ cc•è òi alimentare la , italit.'.1 politit·a di ba~c e incoraggiare la ~in• n!ra c·ollahorazionc di tutte le forze ,alidè, de~li anziani ('Ome dei giO\ ani ('he abbiano Jnt·ora forll.' la ,olontt1 di difcba alliYa ddla dcmonazin. -.,i a<·<·entra, l)i ,·ontro11a. !>ii hu• ro,·rati ✓•✓.a. (JuJndo più ur~,· la ri<"onqui~ta delle fra✓.ioni di elettori demot·rÌ'ilÌani ""t·ontenti, si :.1v\ ia una polcmi<"a ,·on la CISL. ,·hc irri- ~i(li ... t·c- t•d <·~•hpcra. Infine. L'OHH' un tri~lè -.cg,no d1·i h.•mpi, nel momt.·nto in <·ui la D. C. dcv.:: più d1e mai trovare la 'IUa linea. di -.,a)da e operante qualifiraz1orw. l)punlano noH·lli lt•orii•i ad ei;altarc la morale del ,·ornpromc~~o . • • * editoriali Certe: unità Alfredo Covelli - Segretorio del P.N.M. - sul « Romo » il quotidiono di Achille Louro Presidente del movimento - scrive in doto 7 febbraio: « Ed anzitutto sarà bene precisare che sin do quando lanciò l'invito per una inteso delle Forze Nozionali, il P.N.M. non ha moi in olcun modo pregiudixialmente escluso da questo inteso nessuno, e tonto "'eno lo Democ·roxio Cristiana. Esso ansi, più volte, sino olle ultime settimane, cosi in manifestazioni pubbliche come in pri- \l'Oti contatti si è augurato che la Democrazia Cristiana sentisse le responsabilità di mutare il proprio ottuole orientamento sociale ed economico d, quel tonto che le consentisse di pervenire od un unico e generale schieramento anticomunista ». Mesi fa anche « Candido » affermava che l'importanza dello lotto anticomunista richiede'Yo l'eliminaxiofie di tutti i motivi di di'Yisione e lo subordinazione degli interessi particolari o quelli generali, per lo compattezza del blocco che dove\l'o condurla. Giustissimo. Mo concludeva come il Covelli sostenendo appunto perciò la sospensione di ogni programma di riforme. In nome dello unità anticomunista i monarchici ed in generale le destre economiche italiane ritengono necessario il rinvia << sine die » di ogni riforma sociale. Noi siamo di o\l'viso contrario. Noi pensiamo che allargando il numero delle penonc che abbiano interesse al mantenimento dello Stato democratico, si finirà con il mettere con le spalle al muro la nostra classe economica dirigente e la si costringerà a rivelare fino a che punto è disposta a subordinare i suoi interessi o quelli della lotta anticomunista. Gli operai non comunisti hanno già porto i loro sacrifici di classe a quell'altare: attendiamo quelli dei capitalisti. La realtà è che la gra.nde borghesia italiano non crede più al pericolo comunista, lo ritiene superato e lo sbandiera solo come pretesto polemico nei confronti dei partiti democratici. Essa non è disposto a fo,e sacrifici di casta per superare una cosa che essa ritiene ... superata. Salvo poi od esser preso dal terrore nel caso di brusco risveglio e imprecare allo democrazia imbelle invocando un Salvatore. Distinzione di poteri f. e. p. I recenti incidenti allo Camera dei Deputati che hanno portato a:le dimissioni del Presidente Gronchi man tono una attenz one perchè hanno posto un problema d1 interpretazione cost 1tuz1onole nlevonte, dovuto allo notevole 1mperfez:o~e tecnico del testo cost1tuz10noie. Il costituente, allo scopo evidente d1 impedire che « il voto contrario d1 uno o di entrambe le Camere, su di una proposto del Governo comportasse obbligo d, dimiss:on, » stabilì che to!e obbl,go vigesse so!o quando uno mozione d1 sfiducio motivata venisse approvato mediante appello nomma!e do una del'e due Camere. Tuttavia il testo cost1tuzionole è su quesro punto estremamente imperfetto. Nel primo capoverso dell'art. 49 s, recito: « il Governo deve avere lo fiducia delle due Camere ». Con ciò esso pare enunciare ,I canone fondamentale del regime parlamentare secondo cui il Governo deve godere lo fiducia permanente del Parlamento. Senonché il secondo capoverso si esprime in modo da far ritenere che vi sia un solo mo:to d1 accertare tale fiducia: quello cioè d1 presentare una mozione motivato al riguardo. Sullo base d, tale testo il Presidente Gronch, ho ritenuto che non fosse più possibile al Governo porre lo (j-Jestione •di fiducia in modo diverso dal suddetto: e non c'è dubbio che lo stretto interpretazione letterale dello Costituzione paio dargli ragione. Tuttavia nessun testo giuridiCO è meno suscettibile di to!e culto dello lettera che un testo costituzionale: lo sto-io costittizionole inglese insegno. Oro, se od un Governo venisse negato lo facoltà d, accertpre in qualunque momento se dispone o meno di uno maggioranza in Porlamento, verrebbe snoturoto lo stesso regime parlamentare che su tale istituto è noto e si conserva! Sarebbe l'ennesimo caso 1n cui lo razionoli2.zozione del diritto costi ttJzionole non ho giovato alle istituzioni parlamenta;i. Infatti lo f1duc10 parlamentare non è soltanto, come ho sembrato intenderlo il nostro costituente, uno garanzia del Parlamento contro il prepotere del Go,erno, mo oncpe una garanzia del Governo contro d prepotere del Poriomento. Un Governo ho uno politicc: se al Parlamento to!e politica non piace, può licenziore 11 Governo, mo non può costringere ,I Governo del giorno ho rimanere 1n corico per svolgere una politico che non è lo suo. Il regime Parlamentare è fon:loto sullo distinzione dei poteri, non sullo confusione d, essi. Oro, se il Governo non avesse lo facoltà d, avvisare d Parlamento con lo quesi,one d, fiducia che egli considero come porte essenziale dello suo politico uno determinato legge ed è disposto od andarsene se ,I Parlamento non lo penso al medesimo modo, il Governo sarebbe un semplice ufficio del Parlamento; saremmo cosi passati dal regime porlomen,tore al regime convenzionale. In realtà nel coso del Parlamento i tal iono questo conseguenza non s1 verificherebbe: infatti, se è richiesto lo motivazione dello sfiducio non è richiesto lo motivozione delle dimissioni del Governo: il Governo che non si sentisse di governare con uno legge diverso do quello proposto dal Parlamento, darebbe le dimissioni: e il Parlamento si troverebbe d1 fronte od uno crisi di Governo do lui magari non prevista e non voluta. Si produrrebbe cosi l'effetto opposto do quello voluto dallo Costituzione italiano; cioè uno maggiore instabilità governativa. In un coso quindi governi debo[1; ne'.-'altro, governi instabili: l'avvenire dello demo::raz10 parlamentare 1toliona, nel caso prevalesse lo interpretazione letterale dell'art. 94, non sarebbe lieto. Che senso dare alloro •al testo cost1tuz1onale? Ci pare che esso abbia inteso essenzialmente dare <.\')nsocrozione legislativo all'obbligo del Governo d, d,mettersi, obbligo che ero rimasto consuetudinario nel regime parlomentore prefasc1sta: e darlo in modo da garantire che il licenziamento di un Governo do porte d<!I Parlamento fosse un otto meditato e razionale. L'obbligo di dimissioni non sussiste 1n altri cosi, mo i I Go 1erno come può sempre dare le d,mission, (e tali dimissioni devono essere moralmente giustificate do uno situazione parlamentare) così può, m ogni caso, accertar~ con lo questione di f,duc,o se dispone o meno di uno maggioranze parlamentare. Vogliamo pensare che gli applausi con cui lo Camera ho salutato lo decisione dei L'on. Gronchi siano stati ur. atto d1 stima e d1 simpoti:> dell'Assemblea verso il suo Presidente e non abbiano avuto il sign1f1coto di tattica sanzione di un pnncip,o costituzionale pregiudizievole all'efficienza e olla stabilità del regime democratico. f. b. c:attollc:i e i partiti Un importante orticolo è apparso suH' cc Osservatore Romano » di sabato, 9 Febbraio, dal titolo: « Noia dell'alternativa». Esso dopo ave-r riassunto uno scritto di De Morsonich sul Concordato, in cui l'autore riaffermo « la sincerità delle origini e delle intenzioni cattoliche» del MSI ed in cui trae alcune conclusioni, quale la necessità di non ripetere l'errore del 1 8 Aprile, di dare alla DC la rappresentanza delle forze cattoliche in Italia, fa notare come << l'errore del 18 Aprile » permise che fossero « salvate certe libertà fondamentali che, volere o non, furono e sono utili o tutti » e che « nelle circostanze presenti l'unione (dei cattolici) è doverosa come lo ero nel '46 e nel '48. Perché « Oggi dopo 4 anni nullo è cambiato >>. L'autorevole presa di posixione vien'e o fugare le speranze di quonti ritenevano di poter sostituire lo Democrazia Cristiano nella funzione di baluardo contro il comunismo e di poter for bottina dei voti della base cattolica a tutto vantaggio di formule più o meno apertamente totalitarie. Essa viene sopratutto a riaffermare lo fedeltà dei cattolici ai principi democratici. Nello scritto dell' « Osservatore Romano » vi è la chiaro ed aperto condanno Febbraio 1952 del fascismo come metodo politico e come dottrina, giocchè come metodo e come dottrina il fascismo non ha nullo in comune col cristianesimo. Lo affermò, già, SS. Pio Xli nel radiomessaggio Pontificio del Notale 1944 in cui il Santa Podre oddittava lo democrazia come il sistemo più rispondente olla dignità ed ai diritti della persona umana. Anche sul piano dottrinale le aperte professioni di rispetto del cattolicesimo non possono mascherare la concezione cosiddetto ,e etica » dello Stato e non naturale e non cristiana e dove i .-olori del cristianesimo sono relegati fuori dalle società nel·• ristretto ambito della libertà di coscienxa. Non rimane quindi che il partito dei cattolici - lo Democrazia Cristiana - capace oggi, in Italia, di interpretare lo esigenza della Chiesa per un ordine rinnovato secondo anche le più recenti e rinnovate espressioni del Pontefice. Spezzare l'unità del cattolici sarebbe inoltre anche insano per la vita dello libertà in Italia ed andrebbe, in denitivo, a tutto vantaggio dei comunisti. E' ciò che sembrano non aver compreso le forze politiche minori in Italia, tese ad indebolire il nucleo fondamentale dello Stata Italiano che è pur sempre roppresentoto dall'unità dei cattolici. In questi tentotivi noi vediamo una concreto provo dello immaturità storico di quelle forze politiche. Il loro compito sarebbe queilo di rafforzare lo resistenza dello Stato democratico, reclutando adesioni e voti in quegli ambienti ed in quei ceti che per educazione e mentalità non sono inclini a stringersi attorno alla DC. Il tentativo di seminare zixzanio fra le forze unite dei cattolici è in ultima analisi pericoloso per tutti, perchè limito le possibilità di manona politica e di reclutamento dei movimenti acattolici e mette in pericolo tutto il sistema. b. c. UNA PROPOSTA DI LEGGE Dl INIZIATIVA PARLAMENTARE Il progetto _nrPsetll(llo. ,,mph,mclo i nL.:pllt Ma ;.. finalmentr ,t!nuto il momento di re~irc a tullo quc:-ito; alla pur <·omprcn· sihilt~ .,1am·hezza, per chi da anni fa1ira .:lll' prl'!-.C ('On problemi enormi, eredità passiva di auasi un secolo di storia unitaria. E' ve• nul~ il tempo di reagire alla dispersione ddlc forze. al prevalere di miopi intere~si, tli settarismi, alla tenta ✓.ione dell'abbandono. A~{PLJAREIL P- IANO-~-;,ANFANI~:i::;;~:r 111 gr,u/o ,/r rucederr• u fornu~ anclw JJW on,• _ ros<•. ro11tribuendo col proprio rhpunnio •• I crileri della legge JJrO/UHl11 ,r1rPbhPr1, i Spella al partilo della D. C. avv,an· lo sforco della ripresa, ad un partilo che non sia rhiuso e diffidente verso rauspic~bih• __ap~or1 to di for✓-t• nuove. \cr-.,o le energie pm vive., E" venuto il momento di reagire alla mioJ>C a"'tuzia di ('hi \ uol l!,alvarsi non (·ombat· 1t·ndo alla radÌl'<' le maggiori ram,e <lcllo "'"ontcnto. ma a\'\ iando alleanze al vcrtite ◄ on gruppi e parliti del1"antidemonazia ùi destra. 1..:allearuJ <·he il partito dei rattoli<·i deve fare, de\ 0 c!S!--Creun"allcanza clèmo,·ralif'a, <oi partiti del 18 Aprile. ma ~oprallullo con i gruppi di azione sodale rlw il movimento fat· 1oli,·o alinwnta alla base e !"On le forze del sinda<·alismo Jihero I rhianti g;li errori di metodo I. Orf·orre. im,omma, .-hc il partito della D. C. rie!-c·a a meritarsi di nuovo la <·onver~enza sol· to il '-UO emblema ,·o'IÌ <·ari('O di re'-pon~ahilità di tutto il popolo (·ri~tiano. Sta alla i·hiarezza. ali" effi<-ienza politica, alla moralit:1 e alla detisione dei •·attolici dc· mo<·:atici in que"to scon·io di legiblatura, il ùcddere "-t' l'Italia do, rà inl·anuninarsi ver\O una nuo\a in\·olui;iom~ totalitaria o \Crso un nuo,·o 18 Aprile. Puntar,· -.,u un se,·ondo 1H Aprile, da ,ai· ;::un~crl! "-t'tl'-J allt•anze inrlt"f!;nt•. ri,·hiedc fin d'ora U?l imp<•!!n0 note, ol<-. Pcn·h,\ -.ignifi ◄ ·a puntarP 1.ul ..,ut·<·e~so ddlr forze bi1wcramcntr demo..rati,·hr. !--UI--,u,•c'e"'"'o1·onqui--tato coi fatti. ,·on u•1a rinno\·ata GUalifit·aziorw popo· lare. n•·! :-.c•~no ch·ll"uniti1 C"uropea. non frutto di t·ompr'>me":i'-0• 111a t!t•Jla illuminala l' di·• ,.i ...a \Olont:, polititJ. 1·esatta applicazione del criterio produttivistico degli investimenti unitamente alla felice individuazione dell'organismo esecutore hanno condotto all'utile rirultato dell'iniziativa. Oggi un gruppo di deputati tenta di ampliarla seguendo anchP, un nuovo criterio di contributo volontario dei lavoratori sotto forma di ri..;parmio Qwrndo si _((lr,Ì uo bilaucio <IP/la attività .\O· ciale ciel goi·erno nel conw <lefl,, presente legislatura. i> indubbio che al JJrimo posto ,,LCattit•" sani i'icriuo il co.-.idcletto Pinno Fan• /ani per la co,1ruzio11e ,le/le ct1.r;P JJOpolari. Errerebbe però chi lo n,les.-;e sopravn/ulare. f':s. 1 w fl'Jfl (~ ,;fato. IH?JJ/Jlffl> nella i11te11zio11e del -'-UU mrrgeiorP i.r;pirutnre. il rimedio or{{fl· nico. lntllP volte auspicmo. J}er ri;;olt-ere i,,. le{!.ru/mP1Jle i piri url!enti case P <li.,nccttpnzione. problemi sociali: Il Piano Ftw/rmi-Cuse. o comP poi si disse. il pinna I\A-Casu fu ri.1;10 comP u,io dei mez• zi con cui il pro,C!.ramma !.!Ot·enrntit·o cPrcc, ,li anno in ru1,110 <li tamponare certi ina.,,primenti <!elfo situ.flz.ione socifrle. Da che cnsa ;, derin11,, ,,llon, la .,un f>OfJ'J· la, itrì? Un metodo nuovo In primo luogo ,fol/P i·in,ci rwlemicl,e cl,,, ,u.'>ci1ò allora il progPllo P dalle critiche cl,e dr: pi,i parti. P sopratuflo da parte di rerli r 1,.,çidclet1i tecnici. sor,m,ç,a,i cultori del libPrismo rconomico ml ollnmzfl. _furono. con 1'C· rP:•.-.fru cernw11i 11. ,ol/1>1·fllP. Tania CPrimonia pere/ti•'( P<>rchi• il Pi11110Fm,.f,mi. :w pur da un /alo /.,"unico Jifello ,/ella quale è il raggi.o limitalo ,razione ilell"<'sperimP11to. tli mollo che ,;olo un numero refotivumenle circoscritto di lavoratori ne /JUÒ beneficiare. del Piano /?r111.fa11i pu) con.'iiderrtrsi come una .,çpirale. che tlall"i11vtstime11to dei .fondi raccolti r1tlraver,,ço i cortribttli realizza un pro· i·enlo cl,e si lrasforna in nuoi·e costruzioni. /,, quali realizzmw u loro r·o/u, altri proventi ed altri reimpieghi" . La nuova proposta E" (uestu il si,çtenr, cf investimenlo produl• tit 1istico e/re ha cons,:llito nel giro di tre an• 11i un ~mporto di 16 miliardi di lavori ilei quali circa 7.5 m.iliarli erm10 già ulti:,r,tti nl 31 dicembre 1951. I." :seco,ula <> />rse la principale - , i• siede 11elfo snellezza is1i1uzio11nle ciel conge• ~110 delfl\ I-Cas11 e nella !UUl semplicità e/re /,a co11semi10 non sdo ur,a rapida realizzazionp delle costruzioni all" infuori tli ogni im• paccto burocratico. na ancl,e 11011os1an1ele pe.-.simistiche previsi111i - ""'' incide11u1 ('C• cezio11almr111e ridoll, delle .i,11esegenerali. l~·P.\lll!fl fl/Jplicnzirnr tfel criterio produtti• n,tico tlegli inve.,;tirenti u11iwmer11e alla /e• lice i1u/i,.iduazio11e rlelCorgani.,mo Psecutore (11111110co11do110 11//"~ile risu/t(l/0 drll"inizfo. tiva. Per ·oi·i·lfrrp ~ruppo tfi ll.11(1 gioranza cl. c. a que.'ito i11co11i·e11ie11t(> 1w sessantina di deputali in m"g• co11 alla testa fon. ~abatini hanno presentalo i11 questi giorni alfo Cumern una _nroposlu di legge per r,.m,,liamenlo ciel piano di co.-.1ru:io11e case I\ A-Casa. Se fesperimenw clelfl\A-Casa /rn acuto JP· rontli ri"Iultati perchè 11011 continuarlo? .'-ii chic.donu i clepu1a1i 11ropo11erlli. Pere/ii> f)er gli i1westime111i che. lo Stulu do· t'rtÌ 11ecess"ritrmen1e ancora fare nel se11ore rdilizio 11011 servirsi di uno strumen10 1ec11i• co e orgrmi::.aliro cl,e già. lw fornito oflime prove? IJ·a11ua1e sistema conse111e di attri!,uir<' ;di alloggi <letr f \'A .r.a,;11 n,l LLII rislr<'IIO cerchio ,Ji laroratori che rnpJJrese,uano •• i ca'ìi d, 1mnta del bt-'<Jf!tln <li mtofi~' \h',ia:110 dunqut• il t·ora~~io di '-iVt ... ~lian·i a non rapf)resPttUu-fl un imprg,w <'ccessii·o per tem'l'' +·d a,l,·!!uan·i a <JUc-to 1mpc~no. il ;._:,orerno e 1wscen1 limitrrto r i11ca1mcr di risofrt>re. !,er ,ç;, solo. i pro!1l,•mi <le/le •fl.'iP / ;:;J 1t0Jfri ah/J{)1wnu1tli Annuale Semestrale Trimestrale L. 1000 » » Inviate /" importo /'abbonamento al postale 1-11760. 500 300 delc. C. " dPlla di.<.tu·cupa:iollP. pur tuttariu rappre• .çe111m•aun me/Odo 11uo1·0 p,•r i111postt1f(' 1urn t1llll'~ttì prodwtil'i.,çti(·,1 ,la w1r1,• ,follo StfllO e c/,,rp ,limo\Irazion! .'iuf 1,•rre110 ,lt•llu concretr==,, ,•conomica cieli,• po.,;.,il,;/itti ,, della ca- /)(JCilrÌ rlelf irllPrrPrJ.lo !mrial<> d,•l/o Stalo. .-.e ben rlir<"IIO P f,!ui<lu:o. rr ron/ronlo coll la inizùrtii•rr 11rirnta a ,çfondo cupitali.çtico. /11 ~Pco11clo luogo. I,, popolariuì i> :>tlula data 1foi ri.~ultnli /u,;:"n.!l:,i,•ri ottenuti ('tm Cappli• ·,r:iOllf" t/pl{q IPl,!J_!,P. Le ragioni del successo Qu,,sti ri!ul1,11i çi ,lenmo prinripnlnu•nte ri- •·ondurre a d1tP ragioni. f.,,1 prim11 ri'finle nf>l congegno insito 11ell11 l<"/!l(P. per cui •• lo :yd/uppo drllf' co5tru.zioni Ouorllere delle cose Fanfani o Ncpol, ,.e.uur,ui. I Il a111icipo dPl/o ~Iulo di J(J(J miliardi in ,,,woro ,m11i .fnrtÌ ('011.-,entin• la c·oslruzione <li 111/ogf!,i da assegnare cu11 f}rome.,su «li 1·P11cli111 con periodo di ri.-.cullo cli 25 ar,ni " fnn1re dri lavoratori che ,,,. facciu110 richiesta. l 11a parlP de~li "lloggi co.~ì co.,1rui1i JW· tra11110 essere riserv11ti "i lul'or11lori cli c,uelfp azie,ule che si impeg.110110 11 roclcloppi,rrp i loru contributi. l11ol1r1> lo :::,trito conceden•bbe la propria a11r1111zlflper la e,ni,ç,ione di obblig11:io11i ul ,ei per cento a fai·or!' del/" I\ 1-Ca,a: obblit::W:ioni che potrebbero e.~sen, ,0110.,crille <foi lrrvoratnri P dare tlirillo alla parlecif)a:ione r,[ wrlef[gio delle case fr" coloro chP 11bbir1110 ,ottoscritto almeno I,. 50.000 suoi vantaggi Con <Jueslo piano che la 11ro110s111cli /,•.!{- {e approfonclisce nei suoi parlicofori. i nropo11erui preL·edono il rtriltloppio rlelfflltufll,, cvlume mwuo di co:,tru:ioni. Percl,è accan10 all'incremento ,lei c:m1trib1!10 dello Stato eerranno stimolt11i l'ap11orto tfpf. le u:iP11cle e rapporto eolonlorio dPi lut·orritori ,._olio forma di ri.,;;parmio. Così menlrP gli ,,/foggi tlel pianu .•wtte111ur• {e in corso cmllirwermrno u sml<li.,/ure i Cfl'ìi •/,~r:~z"lrS~'if;, 1 jj,~;:;~,te ,;;oµ;';;;; ·d;-y;gFf; - !';,. lrmrno so<ldi.-.fare ultre cotegorie di luroratu· ri. u.,rn parie tlei c,u11/i è in grado di conrribuire co11 il f)roprio ;;eppun• rnode'ito. ri• -:rmrmio volo111ario~ \011 rimane <1ui111li clr<' uugurur.,i e/re il Cr1.tfJfJO P(lr/ame111<1rP d. c .. nel cui direttin, (igurww 11umProsi propo11<•11ti. rie.,ct1 ml ol• re11Pre clt<' nPll"ordi11e df:'i lrwori pr1rlume11t11ri !,ÌU j,ic/u.\O COII fo Tllfl.~Silllll llr;,!efl=u f ('<i;tlJIJP della 11ropo~ta di lPgge pr<'"<'lllata Giuseppe Tonutti Ed ora è lempo, dilelti~figli ! È tempo di compiere gli allri definilivi passi; è lempo di scuolere il funeslo lelargo; è lempo che lulli i buoni, lulli i sollecili dei deslini del mondo, si riconoscano e serrino le loro file; è lempo di ripelere con l'Apostolo: e Hora esl ia-n nos _de somno surgere> (Rom. 13, 11): E ora che ci svegliamo dal sonno, poichè vicina è adesso la noslra salvezza ! È lullo un mondo, che occorre ri[are dalle fondamenta, che bisogna lrasformare da selvalico in umano, da umano in divino, vale a dire secondo il cuore di Dio! (DallaEsort11ionedi Pio Xli ii Ror-H1il 10•2·52)

Febbraio 1952 INIZIATIVA DEMOCRATICA Pag. 3 ----------~~~.::....::~~~~.:..__ ___________________ _ eccessivamente capitalizzati e molta I CHE COSA manodopera. Le stesse costruzioni cantieristiche possono essere considerate di piccola s~rie. Certo._ tutto ciò I E J L J I R I presuppone che 1acc1a10 arrivi a1 cantieri a prezzo internazionale. Ma ci possiamo arrivare. Più il mondo torL'industria italiana potrà sopravvivere solo se saprà sviluppare nel Mezzogiorno depresso il suo grande mercato di sbocco - La riduzione dei costi e il loro parziale adeguamento ai prezzi internazionali, è subordinato alla risoluzione del problema umano nell'azienda - Il problema della industria italiana si riduce ad un circolo vizioso per rompere il quale occorrono dirigenti industriali dalle larghe vedute e dalla ampia sensibilità sociale ovvero un'intervento illuminato dello Stato nerà normale. e più i fattori naturali loscne~mBpaIo~eroso c mplesso ~e crillo in~mseinlesi: t·l.,tituto per la rico~truzione i11clus1riule J:e· diverranno imperativi dell'econom1a: noi siamo i più vicini al miglior mi- .,ci.,ce le µartecipazioni industrio/i e ji,wnzianerale di ferro. e i più vicini col mez- rie i11 '"" µos,e.»o. Per 11vere ,w.ide11 delle zo di trasporto meno costo~o. il mare. La piccola e media s2rie si fonda tuttavia su un presu-pposto: la disciplina delle maestranze. La piccola e media serie non può contare infatti sulla disciplina coercitiva del maestro. della -~U(! pos,ibi/iuì 11e dfomu qui cli ::;eguitu relell• co ill~lican<lo anche fimportm1:.t1 tielle azie11dP i RI nel risf}ettil'u settorP. 1 simih gigantesco complesso di forze produttrici non può essere ilotato seguendo i movimenti coniunturali a breve scadenza della 5iazione economica nazionale. Esso è i tale mole, tali sono le sue esigenze itali. che occorre partire dall'esame di queste. per determinare le diminuzioni del mercato di cui abbisogna. Il problema IRI. è ben chiaro, non è il problema di un insieme di aziende deficitarie: ma il problema della industria italiana. sia perchè l'IRI ne è una gran parte, sia perchè la migliore riuscita di alcune aziende orivate singole. è ottenuta svaligiando le possibilitl d0 l sistema economico del Paese. L'IRI non può svaligiare il Paese, come quelle fanno: perchè '-se l'IRI dovesse vivere di rapina più o meno mimetizzata (dumping e monopoli e prepotenze in Banca. in sede IMI-ERP. in sede d'appalto, ecc.) succederebbe la situazione del 1933, cioè il pericolo di sfascio dell'economia del Paese. Un cagnòlo può prendersi il lusso di saltare sulla tavola. ma non un elefante. L'IRI, o meglio le aziende che poi divennero IRI. ha vissuto le sue innumeri giovinezze nei periodi di guerra: Libia 1915-18. Etiopia, e poi l'ultima. Q:uerre e ricostruzioni. Mercati enormi e insaziabili, incuranti dei costi. L'IRI oggi più che mai deve assestarsi a un mercato normale: ma non può farlo impicciolendoc;i, suicidandosi per metà. Non ci sarebbe che una soluzione: distruggere il macchinario. o aspettare ancora un po'. sino a che il tempo. l'incuria e le invenzioni avranno compld3mente deprezzato quei fattori li produnone e si potrà allora pen- ~,u t· a ''TI.porft:1ft1 ~vàIUtaZiOHI Ut:l '-"- p1tal<> Mo. c'è sempre .empo per lo autolesionismo. L 'IR c·ovrebbe poter produrre per le necessità del consumo e della produzio!le i quali si sviluppano nei periodi pacifici. Ad esempio, l'IRI dovrebbe poter produrre tutto quello di cui necessita l'Italia Meridionale e Insulare, in trattori ed attrezzature industriali e portuali. tutti beni. questi, di cui questa grande parte dell'Italia ha bisogno per prendere quota dalla depressione economica in cui r istagna. I bisogni ci sono, l'Italia è l'icchissima ai bisognosi: abbiamo uno dei redditi procapite più bassi d'Europa, perciò del mondo. Ma un'industria non può lavorare e offrire la sua merce ai bisognosi. se non quando questi hanno la possibilità di pagargliela. L'Italia Meridionale ha bisogno <lei prodotti dell'IRI proprio per avere il denaro per pagare. per comprare: saranno i trattori. le pompe. le centrali ortofrutticole, i torchi ohe stamperanno la carta-moneta dell'Italia Meridionale. Quindi, sarebbe giocoforza che l'IRI producesse a credito i torchi (cioè i fattori di produzione) per l'Italia Meridionale. perchè questa potes- '"!"' rf; .... ,,,,.._11-0.. iioc-. ..ru-:•~A-.d.i chP .:.lrnm.nrt1zzare rl suo debito. ie m ,ter:e prime e ausiliarie che gli sono necessarie per fare del Sud il suo grande e naturale mercato. Per vendere fuori d'Italia. bisogna aver costi-prezzi internazionali. Una prima riduzione nei suoi costi-prezzi, nel caso che l'IRI potesse vendere oltre frontiere, l'IRI potrebbe presumerla dall'allargamento della sua produzione totale, su cui suddividere le i ue spese generali. e così diminuire i suoi costi unitari. Si tratta, perciò, di ;ipprossimarsi ai prezzi internazionali. e poi di confidare negli effetti indotti dallo stesso slargarsi del mercato. L'IRI. cioè l'industria italiana, !10n può, logicamente, affrontare i costi deg'.i altri paesi in tutti i rami della pro:iuzione. Deve scegliere quelle produzioni dove più alta è l'incidenza della mano d'opera e minore quella dei capitali. Q uali S'.)no queste produzioni? Sono quelle che per natura loro sono fatte in piccola e media ser:e: come i grosissimi trattori 120 HP. come le attrezzature portuah. come le pompe idrovore. ecc. ecc. Piccola e media ·erie. sig:i.ifica cicli di produzione '10n _i L'industria italiana non è certo un fiore profumato. Essa potrà rifiorire solo se una nuova classe dirigente di tecnici e di imprenditori saprà crear-e una comunità umana nell'azienda, e con un solido blocco di energie saprà suscitare uno sbocco verso i mercati de,ressi lavorazione a catena. Quindi: i grandi complessi IRI sono mati a cercare la propria salvezza nella soluzione del problema dei rapporti umani nell'azienda. Problema che non è meramente psicologico: ormai è decisamente politico. E' inutile che gli americani si illudano di « liberare ii il subcosciente operaio col « confessore di reparto >J,· da noi. Le rivendicazioni operaie, nelle nostre fabbriche, non sono complessi che l sono sorti nelle masse lavoratrici per via di umiliazioni e di rivolte represse. Non si tratta di fenomeni sùbcoscienti. I nostri operai agitano i loro problemi con piena coscienza. Non hanno voglia di lavorare perchè sanno di essere mal diretti, sanno che in alto si lavora pochissimo e in modo quanto mai disorganico. sanno che sono loro a pagare tutti gli errori passati e le cupidigie e le vigliaccherie presenti. La classe politica lascia nell'abbandono i dirigenti coscienti delle industrie di Stato; questi non osano più affrontare i problemi di grande respiro, problemi che vogliono intelligenza e cultura. cioè capacità e desiderio di perderci oggi per guadagnarci il doppio domani. Ma il capitale privato. cioè la minoranza delle Industrie di Stato, non può ragionare a medio termine. esso ragiona « a pronti >J a conta.1ti. E i rappresentanti dello Stato, che lo Stato non apoggia, non osano più opporsi ai ragionare ottuso della minoranza. La massoneria ha ripreso la sua marcia in avanti, scava sotto i piedi di quanti vogliono opporsi all'egoismo privatistico. E' necessario che le masse operaie trovino il punto di contatto con i quadri dirigenti sani. nè facciano il loro sperone, contro ii ghiaccio che tutt'intorno si chiude. FIiippo Ponti PIO X 11 ALL'UClD COMUNITÀ NELL'IMPRESA ~(ol Padre insegnaJ:che non si trattafdi sostituire un ordnamento tecnico od economico all'interno dell'impresa con un altro, ma di stabilire, e di promuovere !'«ordine corrpleto» - Perchè chi non tiene conto «che ogni impresa particolare è strettamente legata all'insieme dell'economia nazionale corre il rischio di porre premesse enorme e false». \on v'è dubbio t·h•· uno dei prohlcrni 111u angosdosi per i ('attoli,:i di què~lo ..,ceolo ( ,·hc sono assillati dal desiderio di , (•dcrc il « tem· po 1> loro affidato dalla Pro, vitlcnza quanto più i· possibile ('Onformc all~ordinc naturalcJ è il problema della struttura interna e dcl1a imprc:-.a rapitalisti,·a ~ dei modi e 1cmpi della ~ua «umanizzazione,>. Cht.· 1·0".1 "i~nifit'a << umaniz1.J/.iOnL" 1> M' non <( ri<lu✓.ione a mibura umana ,,. ,·iot· 1ra•.,r'or• ,nazion«' J.-lla in Ulli.l --~-~--'-=-'--'c....:.L. ~ c... JW;,tno'? la non t~ suffi<·i('ntc per r1sohcrc il prohkm:1 della imprc~a. « /.,a grandr miseria <Pll'onli11e sociale - ha <leno il :ìanto Pa<ln.~ i• rlrP es.1:0 non ;. 11ro/011d11me11fn crislÌ(IIIO. 11(• realmente ama• no ma unicam.ente Iecncn ed eco11omico. <> cl,r> non ripO,'ill J)llfltO .,;u ca, r/,p drwn•bbe e.,- .,(>/ e le: 'it.w base e<l il /mdame11to sulido della sufi unittÌ. vale a din il rflr(lflPrr comune di u.omin; per la naturrt P di figli di /)io /J<'I' fo ~r,1::.iu llel/"mlozioru) <fri.na 11. Si trattava invc(·e, in rl'ahà. l'OIIH' oggi è confcnnalo, di una illuminazione quanto mai utile e necessaria, sulla vera portata <li un punlo assai importante della dot1rino sociale t'allolica. che non rallenta. ma anzi rafforza cd estende- - ampliandone il ra~gio di azip~ n1· - l'i111pcg:no dei l'ri:.liani hUl 1crrcno 5<.0· ('iall!. Aziende bantarie: esse r<U'Culgu110 dei depositi cli tutta ltt \azione. .\ziendè dettridtc: pro<lucono il K,d, a di:,posizione del Paest>. il J5C(, dei \ziendè 1dcfoni1·hc: gesLisco110 il 571é degli apJ)'1recc/1i i11swllnti. .-\zicncle di navigazione: gesti:scono il 19<'(' del tu1111elloggio s. l. \zit•n<lc i,.idcrur~i.-·lw: già ullualmente µroducorw il l3C(ì tlellu glti:m: flc<.·iaio e laminali. .\ziendc mcccanichè t·:111•1t.•risti,·ht..': cum• prendono rtwr-é della Ctlpaciui pro<lu.lliva llfl· zio11ulP per i cm11ieri. il 251 (, pPr le costruzioni ferrueùirie. il JOCé per il r1111u, 11wlo• ristico. t·IRI controlla ino/lre i11direttumP1tlP il ~elfore rodiofunico ell I,,, infine i111eressi cli u11u certa ent;t<Ì nel campo cle/ltt ù1d11~Lri,, chimico ed estrMti1•a. Onde dure ,urn ma-..:gior sciulte:za ulf,, co11clo1tu economica di un _simile gigunte~co or- !!tmismo e.,te,ulentesi in ~ertori produttiei cli così dfrersa natura ed esigenze. le 1>artecipr1- ::.iuni dei selLuri 1ele/or1ico. c/t>lla 1wvigazio11e. ~idl'rurgico e meccuuico. sono ge.,;tite (l/fr<trersu quallro so6eui Ji,wnziarie. risµetti1·rtme:1te t,, STEP. la FJ\ \LIRE. fo 1-'J,VSJOER e FI \,I/ECCI ''1C,I. Si µresw11c• inoltre thP siu in formazione. una quintll J;na11zitirifl. IH FI\ ELETTRIC. I. fo cµ,.ale rnd1111er,i le 1)(1rtecipazio11i nelle 8ocietlÌ elettriche. f rapporti tra /"IIV e le socierci /inunzittrit> dovrebbero essere <1urlli propri all'organo ,le- .'itinato r1i collegam,•nli i:erticali trr, . ;;ettori comµf,,menwri (e.',. il sellore .\!tlerurg'ico e il ca11tier-mecca11ico) e i si11g0li settori. ognuno dei <Juali iru:ece dovrebbe godere della necessaria au.tunomiu tecnico•amministrntil'n. L'/RI cloi:rebbe inoltre prendere gli urclini dal suo azionista. lo :Staw, cioè lo col1ettivit<Ì mr:.iurrnle. lrC1durli i_n termini cli µro~rummaziv11t economica da farsi ulluare con interventi differenziati tlei singoli sellori controllati eia/le firrnnziurie. Purtroppo le cose 1w11 sUtiuw nellu realtà così. Ciw;c1t1111 fimmziuri11 lar.-ura in pruf)rio. 7elo.•wme111e custoclendo i propri fini e i,, ,/ocume11tuzin11e sul /Jropr;o ugire. ricorre11do •,I. i'fl{l solo per la que:Hione dei fi11u11ziomenli. L"IIU a suu t•oltu. mancu sinor" ulme110. di un coltegame11to stabile cun l'Esecutit•u. che gli dia le necessarie dire11i1•e ,li politicfi eco11omica. e con ;1 l~egishaiuo clte gli cliu lo appoggio della pubblica opinione. così che i suoi responsabili 11011siano costretti ad (,s- ,icurrffsi solarnente ad udarenze per.'ìo11uli per acquistare e/; autorità e. per garantirsi contro e,;e11luali attacchi. t/uando abbiano ad agire co11Iro irueressi contrari o contro gli interl'ssi priL'mi. caso molto frequente giaccl,è flRJ dere quasi ,..;.ernpre trattare con partecipazioni [Jrh•flle. non certo meno arroganti /Ter il .,olo /llllO cli e.,.'iPre minoritarie. Si ricordino t.erti r<lfJ[JOrti fra f/RI e le ··sue·· Banche. in cui la minortmz.a privata si eru nw,u!i,ttu /r, testa e la coscienza clei rappresentmJ.li (/pi/a 111aggiorw1za. * tono and1e cli giudif'art.• - e ne hanno il dirillo la c·ocre111.a <li , ila elci propri µ:cmitori. t'CdÌ la dassc opèraia, non pjù bambina~ cli, cnuta t'Ot('ientc della 11ropria digniti1 umana. a,\ t•rtc C'h iaramt>ntc quando un· azi1.·1tda ;. una (< , era » e quando una « falsa » •·olllunilà. .:\la una famiglia non può vivere isolata. \'on si risolve il problema delrimprcsa se 11011 si muta la ::,,lrullura del mondo esterno. Ccr:c 1·ora~!,!:iosc esperienze di pionieri, rimangano falli ammirabili. ma isolati Jiit•non trovano un tei::suto socialr cd umano che Je raL·t·olga. << Chi si accinge a trc1Llare i problPmi relatit:i "Ila rifo,ma della impresa - dit·c il Santo Padre . "->t·su quc~to, più o llH.·no. tulti i ealloli 1·i Ma I IRI a s a volta, con cosa può' ,ono d'accordo. non ahn•llanla unanimità ,i \QJL si nuò Quindi rih1:-r1· tutto il r,robl,·- 1t1·1 i1 \c•dc•r,· .,,. l"imprcSI ,;;ìa r,·lla ('011 la I<'· ..ponsal,ilit:'1 IH'roonaJ,• dJl'impr<'nditorc o <'On re\ cnlualc• ('OIT1•i,ponsahli1:·1 dt>llc ma('!;lranze. Tuili e dur qurr;;ti tpi di imprese po~sono d1iamar-..i ni ..t.wn<• u condizionè rhc <'Ome nfft•rni:1 il :"lanlo Padr1.· « /u dignità personale tlel lavorfltnrc ... porti r impresa ad u,w sempre 1wtg.!!iOrt> rf/icienzu... procura11do!r ; ,•a/ori tli LUUt rr:a comuniuì. >>.• \d la,oratore la Chiesa V('tli:: an1.itutto la ,lignitù: questo suo t'::,,bt::rcuomo. (< figlio cli /)in Jl"r la grazia di adnzione dlt'ir,a n, e tan10 più l:1. nf'lla fabbri(·a. o,c non per la malvagità dc-gli uomini. ma piuttosto per In sevt·rilù d,•i l(•mpi. oggi più che mai i valori umani V(•ng,0110 sopraffatti cfoll(• ferree leggi ddla tc(·nit·a e della produ1tivi1i'i. O(·<·orre superare quc:itc leggi, ma non t'0n allrc leggi ('hc rim-111!.rnno nclrauu,tlc ordine c1e11a pura sPn:a tenl>r conto che og11i impres" parlicolun• ,-. 1wr il suo .'ìCtl/JO slrellcmie,ue legata all'irhÙ!mP del/'econom.ia na:ziona/p co1r1? il ri.lichio di porre premesse erronee e fal. se, con tlanno del/"intero urcli11e Pconomico e socialr ,L fabbricare i trattori? Li deve fab- risc·ontra fra loro quando si s,·cnde a ,·onsidcbricare col pane e companatico dei la- rare c·om,, debba in rrati,·a presentarsi la voratori. col ferro e col carbone: l'IRI ,iru11ura riformala dcll"imprcsa per potersi a potrebbe arrivare anche a vendere r~gionc rhiamar,, una « c·omunitil di uomicon dilazioni di pagamento all'Italia n, " ronformc al diri110 naturale. Meridionale il suo lavoro (cioè l'lta- E se la caritii rcf'iproc·a nun rende i diss,•n· lia del Centro Nord potrebbe arriva- -i Iroppo acuti, non ;. per quc,to men ,ero re a fare, tramite l'espansione mene- l'hl' cliS!:iCm,i vi s;ano t' si 11Htnift"•,lino t·ltiar:1• t . nwn1,• su ri, i~tc- t' giornali. lC<"llÌl'a. Interessare i lavoratori ai lcrmini di que- !:-il~1 proc.lu11ivi1:'t ùi rui sono Jc viuimc invoN lonlaril• è induhhiam(•nte uno dei più 1.•ffion semplici modificazioni n,ci ant'hc "' non il ,olo - fra i mc,zi giuridiche "he si offrono all"im1>rcnclilorc moderno per Per qu\•-.1a i:-u.1a1·quii,lata 1•apaci1à di giudi- ,io molto la l'la~~L' operaia deve 3l}a CÌ1it·~a: fliù <li quanto t'~ha ~h•ssa allt! volte non ,appia! Clii· :-\~ )larx lt· ha apeno gli oct·hi. Cri- ~10 ins.icmt~ a;li O<'l'i1i lt.· ha aperto il t·uor 1•: <' gli on·hi no11 illuminati dal t·uorc.• di,enla• no dolorosam1•n1c ('icd1i di un,1 nuo\a t:èt'Ì· IÒ. quella dell'odio. ana, una specie di grande prestito ,ii Sud). affinchè questa fosse messa n grad_o di diventare definitivamente 11 suo grande cliente. capace non solo di aver fame. ma anche di pagare: ma l'IRI non può regalare ciò che non ha, cioè le materie prime industriali alimentari che chi.:!nerò ausiliarie, che no: comp3riamo dall'estero. ]Le materie prime e ausiliarie sonoil supporto indispensabile per regalare al Sud il lavoro del Nord'. In definitiva l'IRI non può crearsi un mercato in Italia se non riesce a esportare il sufficiente per importare Come si pone il problema L:1 rifor111," ,J,.lla I Il . ridan• all'opt'raio il st'lb0 clt-lla prO(lria unrn- .. .. ..t.n.1\111r:1, e a 1rnpr1,•'-a in \ • J al1ri h•rmini non può ~"'i-t'r(· riclotta a tlt"l1c na digniti'1. Infatti, < hc l"0-..a dislinguf' l'uo- on e quine i a -..tupirsi che proprio agli I . . 1 f' mo c1alla m:u·t'hina se 11011 proiJrio c10.... 810 ,,on imprenditori cri!'ltiani, prima che agH altri. H ,emp 1l' 1 mo< 11·a1.ioni giuri..lit'hi.' fr.1 quanti .. C'('CIIICIHt-'11e .in or,·asiont• (1t•I quinto .:.iri- I \'Olt•r c ... st·rt' una mww che (( lll'Clllc 8 rilmo si l·hicda di di1110~1rarl.' ron i fatti quanto j . 1 nt· -..ono nu·m >ri. L,ohict1ivo pilJ ampio e pili n \t'rM1rro dc la foncfoziont• dt'll·u l nio11l' Cri- \";J'-ito t· il ra~~iungimt'rlo di un ordini' t·om- !-.t'mpr,, uµ:ual,·. ma una intrl/;f.H'flZU cht" t·ono- tcori,·i del t·a1toliccsi1110 soci~de hanno affcr- ~1ia11a l111prc11<likri Oiri~c11ti n t l .C.I.D.1 lo plt·lo. dw ahra volta il PontC'fi<'C li.i diiama- s,·r i pi1Toli t' i !,!raneli ,·on~egni clelra1.i1•nda. malo in linea di prindpio, l' quanlo i.mt·or '>lt·"~0 "',anto P;1dif• ha voluto dari• al<·uni pr1 •. Lo (< ordini• naturalt• >> I! e<ordine.' <'ristiano >). 1111a1:nlor11ù 1·h,, sa so111·c.ll'!-a.Ìi troppo farili jcri il Papa ha loro ra('comandalo: l:1 trai,for1.io~i ..u~j!erimcnti 1·in·a la ~olu1.io11c•da dar• E. C!llt'slo il \i•ro siµ:nifiralo dei cli!•Worsi di :dlt·llanwnli 1lt·IJ'o,lio cli ('la~~c? Questa inl<'I- nrnzione dell'azienda in una ttera comnniti,. ..,j ad un e.i cliffi,·ilt~ prol,J('ma. ('Onf,•rmanclo l'io \II dd -; ma;:qdo 1919 alla riunione lnier- ligcnza. questa , 010111~1.pcr,•hl· non mellcrlf' E' qucbto, per ~li imprenditori catloljd, un quanto ~i:·, da Lui stt'!-!R0did1iara10 111·11950 • 1 1 Il alla pro\a d{'r co111une intcrt•~sanH'nlo :il buon impegno grave. e nello !:ilcss.o tempo un·a 1,. ·I '. , ... . 11 ,. . . 1wz.ion,1 1• < e 1• \!-:-.O(·ia✓,ioni Patronali Ca1tor~ at.v,un..,1111. :' inte_rpre1a1.1ont• l'lw al1•111u lidw l' del ;j !!'.iut?:no 1950 al Con"Ti•sso lntl'r- andamento eronomi<'o t! ~orial,· del rompl<'s- passionanlc av,•enlura: se a1whc 'saranno tai·- t 1n·ol 1 l':lll~lu•?-. ...~ct·1aJmt•1i11.• 11·de!<1·lii. <la\a• na✓.ionalc di ~ludi :,o,·iali ~ i,,o azit·rHlalt·? ciati <li u1opisti (l•ome giù sta nvvencndo j11 no al tt•rmmt· d1rltto naturule apµl11·..i.to ..Ila '\ 11 1. . . •. . • Germania) essi polranno tntluvia goder ~emriforma df'll'impr1,•-..a <' "' e Il luaraz.10111 <l1 allora qualdh' lJarlc U d• • I . 1 •i:•,•1t·s,a1a 'olle vedere un raffreddamento dd, n or 1ne socia e completo prc nd loro inlin_,~ la gi_oia ,·hc viene ,blr a>er La tra!-.forma1.1onc <ld rappùrt,, .'.Ji lavoro 1a din•tti,:t soc·ial" d ..l.la Cl. 1· f 11 r • . . . voluto d1e lo spirito lrJonfasse sulla materia. ·I·.· I· . . . . • e .. • .. ucs.1 e J rontc e "~.,(,mt at11ettw,te ;trmu/ 1 f,w,, .l, , ,1.• 11, 0 1, . • , •• ba aJ ia, rn rapporto d1 so1· eia e dunque ~i--:• orvhlc~, ~l 1 .. ( . . . 1 Il . d t ,..,... ·1••nza ~ulla t·omo,h1a la ,~oen..n. za ~ul ( · I . • a t .1~ VI maz1onc < e a .,,1ru11u- no ei;scrc le az1cnd,· E come ndl ~ f ,: I f ' tra<:io. rmazion1· puramrnte lct·ni,·a. E..._.. 3 da so- ra a"· "i-> • • • • e • 11111 1\•·'~ 1·on "'. ;urs,no. 1 hambrn1 di ieri, fatti giovanetti, si permei- Clara VaP~nre

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==