Dicembre 1951 La Politica e li congresso cli Napoli ha riportalo alla riballa il problema dei rapporti e delle interfc-rcnze fra azione sindacale e azione politica, fra sindacali e partiti, fra sindacali e amministrazione della cosa pubblica. Il problema è mal posto, quando ci si eh iede se i I sindacalo debba o non debba far politica, o, viceversa, se all'inlcmo del sindacato debbano essere operanti forze organizzale poi ili che. Se, iniatli, p@r politica si intende quella allivilà che è cl irelta a tutelare e realizzare gli interessi gen'erali dei cittadini, è chiaro che ai sindacali spellerà non di fare la politica, ma di concorrere, per la parte loro spellante, alla direzione dell'azione politica; e cioè in modo più completo e comprensivo di quanto non facciano i singoli cilladini, ma in modo più risoluto e particolare di qua'lto non faccia110 i partiti politici. Ai partiti politici infalli, come portatori non di inl<'ressi sezionali, ma cli interessi generali, valutati globalmenlc dai cittadini nel quadro di una determinala ideologia, o almeno di un ccrlo rogramma complessivo, è affidata - • mi par logico che sia affidata - la .,umma rerum nella vita dello Stato. E quindi ove, profittando di w,a siLUa· zione di monopolio, i sindacali volessero imporre una direlliva piulloslo che un'altra ne1la suprema direzione dello Stato, c-ssi snaturerebbero la loro funzione: come la snaturerebbero se a(·tellasscro scm plicemente, in modo passivo e acclamante tulle le direzioni di politica economica dei supremi organi politici. L'azione sindacale, quando giunse al livello nazionale, assume necessariamente un significato ccl una rilevanza politica. Ma l'equilibrio nell'interno dello Stato non può essere turbato quando gli organi politici da un lato ed i sindacati dall'altro sappiano adempiere alle !unzioni che sono loro proprie. Gli organi politici quando si propongono di interpretare gli interessi popolari come un vero regime democrauco COID}JOrta- aevono e:,oere pruuLi ad avvertire con la massima sensibilità le esigenze espresse dai sindacati e ad accellare e a sollecitare la collaborazione. Le forze sindacali, d'altra parte, possono assolvere alla loro funzione solo concentrando e puntando le loro energie ai fini che sono loro propri: fini però che, secondo una concezione moderna del sindacalismo, per non essere controproducenti, debbono tenere conto di tutte le complesse realtà della vita economica del paese e non limitarsi, di volta in volta, con visione esclusivista al puro ambito aziendale o di categoria. Si possono così creare le premesse, affinchè i sindacali operino verso obiettivi cl i inserimento dei lavoratori nella vita dello Stato e di sostanziale collaborazione espressa non - come si è dello pocanzi - allraverso una supina accel,l.azione, ma con un alleggiamenLo che pur essendo talvolta di critica e di dissenso, assume sempre un profr lo costruLLivo. Quando invece i politici cedono alla tentazione di sottovalutare l'apporlo e la critica sindacale, ricorclanclosi del sindacato solo per reprimerlo il giorno in cui per loro colpa esso sia giunto alla rollura violenta, o quando a loro volta le forze sindacali c<'clono alla tentazione di abusare df'lla loro forza sconfinando da quei limiti che sono loro propri, allora si rompe - come più volte si è dello nel passato - l'equilibrio del paese e dalla reazione dei ceti medi divenuti strumf'nlo della cla~se f'conomica dominante, essi vengono re8pinti fuori dai Iimiti dello Stato in una posizione sovversiva e sterilemente rivoluzionaria. Lo stesso discorso può !arsi sulla azione delle forze organizzate politiche all'interno dei sindacati: in quanto è espressione della convinzione e della personalità dei singoli associati, la prevalenza dell'uno e dell'altro indirizzo sarebbe a torto considerala come una « deviazione » politica dei sindacati. Non è possibile che il lavoratore, nel valutare i suoi specifici interessi, si ~pogli della sua personalità e delle sue c-onvinzioni generali. E il problema si pone allora in termini di convivenza democratiC'a di maggioranza e minoINIZIATIVA DEMOCRATICA Pag. 3 il Sindacato ,I Il libero sind~~alismo è una forza giovane che d1r1ge un poderoso e modernissimo mezzo di lavoro sociale. ranza, il cui dibattilo, pur vi~ace è, l'ossigeno vitale di ogni associazione, Ma i sindacati e - percbè no - i partiti, dovranno fare opc-ra cli educazione e di chiarificazione perchè nè- « singoli », nè, tanto meno gli stessi partiti, pretendono di perseguire allraverso i sindacati, fini c-hiaramente politici, o comunque di imporre ad essi direttive determinate, in modo che le organizzazioni sindacali cli,cngano semplicemente IC' « leYe di comando » o le « cinghie cli trasmissione » di leninista stalinista 1nc-u1orin, a servizio dei partili. A questo, Jll'obabilmente, non servirebbe la organizzazione, in seno ai sinJacati, ma piuttosto un (·ontinuo, chiaro, decisivo, apporlo chiarificatore sugli obiellivi concreti dell'azione sindacale, sui diritti e sui doveri e della maggioranza e della minoranza, sulle funzioni e sulle finalità del sindacato, e sopratullo la con, inzione chia· ra - com1u1que possano essere diilicili le rcaliz.-:azioni, concrete - che il sindacato è una forza costruttiva e potente solo se veramente attinge le ragioni e lo slancio della sua azione cla quella famosa « base i, che è poi l'energia vitale della vita democratica, e se l'azione sindacale sarà rispettata nella autonomia che le è propria, e diventerà coociente dei propri fin.i, rispellando a sua volta i fini dei diversi organismi e l'interesse generale della co1nunità nazio11ale. Vittorio Bachelet - . -< ~ ..:{ :-~ - ·: .. ,-, -. . • ... ;,-,~ IL CONGRESSO DELLA C.I.S.L. RICONURMATO AN P LI Il S NDACATO APARTITICO E ACONFESSIONALE il I Congresso Nnziorwle della Conjede, azione Italiana Sindacati Lavoratori (C.I.S.L.) si è tenuto ciNapoli dall' ll ,d 14 rwoe,rrl,1 e 1951. Esso è stato condizioncito ad alcune circostanze est.enf-e al movimento sindacale, quali la congiuntura economie« connessa con fo guerra in Core« e il ria:-mo dei Paesi del Patto Atlantico, l'annunciata presentazione al Parlamento del progetto di legge sindacale e dalla circostanza, interna al movimento, che esso era il primo congresso di una organizzazione nata (1° nwggio 1950) dall'incontro di due correnti sindacali : la corrente cristiana ( L. G. G.l.L.) e la corrente socialdemocraticci e repubblicana (F.I.L.). *** La siluazione economica è stata naturalniente considernta nei suoi immediati riflessi sulla occupazione, guadagno e tenore di vitci dei salariati. Dalla relazione presentata dal Segretario Generale, on. Giulio Pastore, risulta che l'espansione produttiva nella industria rwn ha comportato variazioni positive nell'occupazione di mano di opera (Indici 1° trimestre 1951 - fatta uguale a cento la media mensile riel 1948: produzione 135, occupazione 97), che i guadagni medi mensili nell'industria hanno registrato nel 1950 un aumento dell'8% (si aggirano ora intorno a lire 29.000 mensili), per l'avvennto aumento delle ore di lavoro (me· dia mensile 1950: ore ]66; media mensile 1949: ore 162), e che il tenore di vita ha subito unci degradazione maggiore di guerra che sarebbe arguibile dall'andamento dei salari reali, per lo avvenuto spostamento dei consumi verso diete più povere. Di fronte a tale situazione, lci cui grcività è accentuata dal cnra.ttere permanente dei fattori depressivi, la C.I. S.L. ha dato, cil problema centrale della politica salariale, ww i mpostazione realistica, la cui attuazione è però affidata alla possibilità e capacità del Movimento Sindacale, di esercitar e una azione di forza, di cui finora non abbiamo avuto sufficienti prove. In sostanza, la C.I.S.L. - riconosciuto che il mercato è dominato dal produttore e che è quindi impossibile migliorare la distribuzione del reddito attraverso un aumento generale dei salari, il quale non inciderebbe sui profitti, mn sarebbe trasferito nei prezzi - tende ad agir e sui fattori capaci di comprimere i costi di produzione, così che un aumento dei salari non alteri la quota di profitto, e sui fattori capaci di migìiorare la posizione dei consumatori sul mercato, chiedendo: - al Govenw, Zulu j>òl,iica di stabilizzazione dei prezzi (controllo dell'equilibrio del mercato dei beni cli consumo primari) - agli imprenditori, una energica azione per lct compressione clei costi di produzione e l'aumento della produttività ( Comitati Misti di Produzione e di Azienda, Comitato Nazionale per fo Produttività). Sulla legge sindacale la C.J.S.L. preso atto della decisione di presentare la legge in Parlamento, sostiene che essa debba lasciare la più ampia possibilità d'azione alle organizzazioni, sindacali. Gli argomentatori della Confederazione dividono il problema in due parti: contratti collettivi e sciopero. Per i contratti collettivi cli lavoro, due sono le esigenze che sembrerebbero reclamare ww nuova disciplina giuridica: la esigenza delfo stipulazione di cont.rat,ti collettivi per le categorie ancora sprovviste, e l'esigenza del rispetto dei contratti stessi. Circa il rispetto dei contratti la C. l.S.L. ha affermato che il problema rwn è di innovare le norme civili e peNel prossimo numero la terza pagina sarà dedicala al rwli che nei nostri codici già regolano la materia, ma di ristabilire quell' equilibrio nei rapporti tra le parti contraenti che è la ve, a ga, anzi a del rispetto dei contratti. Ora, questo equilibrio è in stretta relazione con la situazione sociale ed economica generale nella quale i rapporti di lavoro si inseriscono; e alla possibilità offerta quotidianamente all'imprenditore, di ottenere ta-voro a condizioni meno onei·ose di quelle pattuite, attingendo nel 1nare della disoccnpazione. Per quanto propriamente riguw·cùz una legge sindacale (la regolamentazione dei contratti di lavoro· sarebbe in ogni caso materia cli diritto del lavoro, non di, itto sindacale), e quindi lo sciopero la C.I.S.L. - pur riconoscendo la opportunità di impedire che lo sciopero sia usato come arma di un partito poli tiro per fini estranei agli interessi dei lavoratori sindacati - sostiene la necessità che sia data la maggiore fiducia allei autodisciplina del sindacato, a:atodisciplina che na,,ce ~e, lo da un'esperienza di vita democratica e ne costituisce il più sicuro presidio. Una limitazione dall'esterrw aU'esercizio del diritto di sciopero. all'infuori di casi ben circoscritti e delimitati, mentre non arginerebbe l'azione del partito comunista, toglierebbe al sindacato democratico uno strumento di azione che è anche uno strumento di educazione dei lavoratori. *** La circostanza di essere il Primo Congresso di una organizzazione che è anche il banco di prova delfo possibilità di superare, nel nostro Paese, confini partitici e confessiorwli, per un comune interesse civile, ha imposto a dirigenti e delegati di non transingere di fronte a manifestazi.oni di interessi o mentalità di parte. Ciò può aver dato a qualche osservatore l'impressione di un certo paternalismo o autoritarismo dei dirigenti; ed ha finito per convogliare l'attenzione del Congresso sul tema dell'unità, a scapito di argomenti più propriamente sindacali. E' infatti certo che il Congresso ha manifestato spontaneamente la convinzione della necessità di mantenere e fortificare in Italia l'esperienza sindacale apartitica e aconfessionale. Lo stesso argomento dell'unità sindacale delle correnti di tradizione cristiano-sociale e socialdemocratica, non è così altamente (< politico >i come potrebbe sembrare. La coscienza della necessità dell'unità sindacale si fonda infatti sulla coscienza dei compiti nuovi ai quali viene chiamato il sindacalismo del nostro Paese, i quali sono stati ampiamente delineati nella Relazione presentata al Congresso, e che possono così sommariamente riassumersi.: - revisione dei principi strutturali e /unzionali della società democratica, nella quale, a{;canto alla insostituibile funzione dei partiti politici, si svolga - sostanzialmente e formalmente autonoma - la funzione degli organismi sindacali; - revisione dei principi e della funzionalità di un sistema economico nazionale socialmente comprovato, e sui compiti, in esso, delle organizzazioni sindacali; in particolare, revisione dei rapporti economico-sociali nell'impresa. G. Z. La funzione del sindacato nella vita moderna è ormai insostituibile: esso è uno strumento di direzione politica della collettività da parte delle forze lavoratrici ed uno strumento di educazione e di autogoverno di strati popolari, finora esclusi dalla vita publica. È estremamente pericoloso per la democrazia che uno strumento di questa validità, sia monopolio degli , avversari della democrazia, dei col munisti. I Ma al Congresso di Napoli abbiamo avuto un segno della vitalità e delle possibilità del sindacalimo democratico. Bisogna che lo Stato democratico e le forze democratiche nazionali non mortifichino e non scoraggino questa grande risorsa di democrazia. I __________ _ I Il sindacalismoe la XXIV Settimana I ,Sociale cattolica Cogliendo l'occasione da un intervento polemico di un delegato in sede di Congresso nazionale deUa C.I.S.L. alcuni giOTnali di grande informazione sono ritOTnati sul!e concLusioni deUa recente XXIV Settimana Sociale dei Cattolici Italiani tenutasi a Genova sulLa fine deUo scorso settembre con la affermazione del tutto inesatta secondo cui a Genova si sarebbe auspicata « la completa trasformazione deUa -C.I.S.L. in sindacato confessionale"· (Tempo del 15 nov. 1951). NuUa del genere può trovarsi nella Dichiarazione finale deUa Settimana Sociale di Genova. Riportiamo a maggiOTe documentazione il punto XII di tal e dichiarazione apparsa nel numero del 30 settembre di • Orientamenti Sociali,,, i! quindicinale deU'ICAS: « Data la importanza della organizzazione sindacale e la sua profonda incidenza sui rapporti eco- _norn..irf'\...c('.'I.Oio.J.i ..i "'-Ot.1-i.;.,,_.,__,__ ~-•~ ...."..'" tuarvi una presenza consapevole ed attiva. Qualunque sia la fisionomia ideologica di un'organizzazione sindacale, i cattolici, inserendovisi, devono informare la propria azione ai principii ed allo spirito del Vangelo, e ciò tanto più quando l'organizzazione sindacale non sia di ispirazione cristiana: in tale ipotesi la loro visione di vita può essere fatta valere e trlldotta nella realtà solo per mezzo dell'azione, senza alcun supporto delle istituzioni))_ Chi conosce la tradizione del pensiero cattolico in fatto di « OTganizzazione professionale " e di « sindacalismo » non paò non avvertire l'importanza di una simile direttiva data ane masse lavOTatrici cattoliche italiane. E' un incentivo all'azione ed alla responsabilità personale; è un invito ai lavoratori cattolici italiani perchè, profondamente radicati nello spirito del Vangelo, diventino essi stessi in un certo senso la guida della cl.asse lavOTatrice italiana, scalzando e smascherando i falsi past0ri che in OTganiZzazioni sindacali asservite al partito comunista conducono i lavOTatOTi verso méte contrastanti con i lOTo reali e concreti intere3si umani. E' vero che nel punto XI delta Dichiara,- zione di Genova si afferma che • in coerenza con la propria visione di vila sarebbe desiderabile _che i cattolici istituissero organizzazioni sindacali di ispirazione éristana » ( ed è forse questa la frase che ha provocato l'ntervento polemico in sede di Congresso della C.I.S.L. e l'errata interpretazione del corrispandente del TEMPO); ma è anche vero che ~n~ tradizione ormai secolare di organ~"'."' sindac~li di isPirazione cattolica - tradizione particolarmente viva in Europa - non poteva non lasciare almeno questa traccia in un documento che, pur non provene:nd~ dalla Santa Sede, ha tuttavia tutti i cn:~• per e~se,:e considerato un documento ufficiale dell Azione Cattolica Italiana. Né è escluso che,_ in diverse contingenze storiche, sia _le org~mzzazwni padronali sia le OTganizzaz,om di lavoratOTi dipendenti possano tOTnare nel solco di questa tradizione dalla quale le une e le altre sembrano, , per il momento, almeno in Italia (ma anche . altri_ paesi europei, quali l'Au.st-ria e la Ge~~ mania), allontanarsi. Inutile soffermarsi a considerare se la valutazione storica che ha determinato questo allontanamento padronale ed operaio dalla tradizione sia o meno una valutazione S'Uf• ficientemente ponderata dal punto di vista dei principii, Sul piano delle scelte st0riche ciò che conta è la effettiva presa di coscienza di un'esigenza ormai resa matura dagli avvenimenti, anche se non sempre consapevolmente meditata. E' la materna generosità delta Chiesa che lascia i cattolici liberi di orientarsi i.,{ tali s~elte secondo la contingenza stOTica, purché siano salvaguardati i principii della umana convivenza (vale a dire libertà e democrazia), può essere di esempio augusto a quanti ancOTa ritengono la classe lavoratrice bisognosa di paternali3Hci e non sempre disinteressati consigli. Il Campanone
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