,. I I Anno lo Numero 3 lire 25 SETTIMANALE DI ORIENTAMENTD POLITICO Remo 16 dicembre 1951 Oislr.ne:Messeggerle 11.,llone - Milllno Vie P. lomazzo, 52 Direttore, GIORGIO ZARDI • Direzione, Redez: ed Ammfnislroz.: Rame, Vlo;:-del Corso 101 Tele(. 6I!JJZ!9 • Menoscrittl, disegni e·jologrefie onche se nari pubbliceti non si restilui.scono • Reg. Tr!bunele di Romo N. 2392 del 12 novembre 1951. Conio Corrente Postale N. l 11 760 Abbonamenti • Annuo L. JOCX) • Semestrale L. 550 • Trlmestrele l. XlO • Es/ero: Il doppio • Pubbllciti,, teri/fo l. 50 per mllllmetrl di ellezzo larghezz" U(I0 colonne An!-Gref • Roma • Vie Sirte, 33 • Telefono 884-83'.) Spedizione I• obbonomento poslole Gruppo Il U~JAORPZOIIPOLIIRI Lo s, olgin,.enlo della lotta politica in Italia in questa acerba adolescenza den1ocratica minaccia di insinuare il ,sospetto che solo ai Partiti di radicale -0pposizione sia concesso sviluppare la propria forza politica con una fermentazione dei ceti popolari attorno alle pror,rie idee ed alla propria azione. Così è che, d~l 1948 la responsabilità <lei potere ha creato quasi un complesso di inferiorità nella D.C., quasi una pena e un disagio rispetto alle tesi che pur accesero di fede le coscienze dei cattolici - sul nascere ,lella nuova democrazia italiana - e fecero loro riconoscere nella D.C. il loro partito. A ripensar per un attimo al vibrante impasto di generazioni, di ceti, di ten• <lenze e di atteggiamenti realizzatosi allora su di un piano di schietta poli1.ica popolare rinnovatrice vien da chie• derci se quella era una chimera che oc- <:orre dimenticare al piit pTesto o se in effetto le responsabilità dell'azione r,i ha fatto perdere la capacità di es- :Sere un centro di attrazione e di pro• pulsione delle forze politiche dei cattolici. Così si spiega come taluni cattolici hanno creduto di dover affiancare alla D.C. uno strumento sussidiario, ( di .cui nel '46 non s'era sentito il bisogno, il coagulo delle forze cattoliche intor- , ~o alla D.C. si era determinato spon• taneamente) ed hanno poi a poco a poco ritenuto di doverlo perfezionare e rendere permanente. ze ogni atto rivoluzionario, come la rilorma agrariat avrà sempre l'aria di una prepotenza o di una illegalità anche tra coloro che ne sarebbe altrimenti dei sostenitori efficaci. E la propaganda si trasferirebbe in tal modo da un piano, troppo lungamenle protratto, di difesa, ad un piano di conquista e cli battaglia. Occorre ridare questa capacità di :;lancio ideale, riportare questa fede, prima ancora' che nelle proprie strnt• Iure forxnali, prima ancora che nelle entità delle proprie rappresentanze esterne, nel proprio patrimonio di condnzioni e di idee e nella propria funzione storica di forza politica, senza le quali la democrazia cristiana non sarebbe. E' o non è vero che una pubblica calamità è riuscita a realizzare intorno al governo e allo Stato una spontanea soliilarietà nella quale nemmeno i più ottimisti avrehbero creduto? La riserva ideale della coscienza italiana è più ricca che non si creda: e se ;1 comunismo appropriatosi di una tesi di vendetta radicale e di giustizia rinnovatrice riesce a ricamarci intorno e a barattarci su nna così varia rigatteria di menzogne e di perfidia, non è posMariano Rumor LA Dopo cinque mesi di discussione si _._ 4 per porre fine ad un massacro che è arrivati ·in Corea ad un accordo ormai dura da più di un anno. STAMPA PER I RAGAZZI Ciò è avvenuto anche perchè la D.C., preoccupata degli atti e delle concor• .danze di Governo non ha atteso a vivi• care la cosdenza politica dei cattolici italiani. Oggi si pone il problema della D.C. come forza ideologica e politica, capa• ce di raccogliere sul piano storico le forze cattoliche attorno a problemi profondamente sentiti e di agganciare attivi consensi attorno ad una volontà popolare ed innovatrice. Libertà dalla corruzione I cattolici e il popolo italiano hanno dietro alle spalle una troppo ricca e vana esperienza storica e politica per pretendere che l'ispirazione ideologica si cali e si concreti di un tratto nella realizzazione. Sanno che la gradualità - finchè non sia volontaria rallentatura - più ancora che un metodo, è una esigenza fisiologica della democrazia. Ma pretendono che non ne esca avvilita o ridotta quella volontà innovatrice che degli atti deve costituire il filone dell'ispirazione fondamentale. Questo è il compito del Partito. Non si tratta, come s'è fatto prevalentemente più giù di mettersi al passo coll'azione quotidiana delle rappresentanze politiche e governative, pensando rhe compito e dovere del Partito sia solo il commento e la difesa di esse. Cercano farfalle sotto l'arco di Tito anche queUi che si sforzano di fistare le distinzioni essenziali tra Partito e Governo se non s'acco1gono che esse, più ancora che nel controllo ·sistematico e di dettaglio, stanno nella capa- , cità di destare una fede ed un entu1siasmo che hanno come rondizione essenziale la fede della eia," dirig~nte, la- coscienza del movimi,uto popnlare da promuovere e delle alleanze da compiere. Il suo rapporto di controllo e di stiIn una frase della relazione che motiva le ragioni della minoranza contro il progetto del· la on. Fedcrici sul controllo della stampa dei ragazzi discusso in questi giorni a Monteci• torio si legge: (< Non possiamo non tener tonto dell'attuale indirizzo generale del Go• verno Democristiano, della sua piena adesio• ne alla politica atlantica ». Mi sembra lrop· po. Mi sembra che vi siano delle situazioni dinanzi alle quali sia più opportuno sentirsi, se fosse possibile, soltanto padri di famiglia, sentirsi uomini, dirci non politici, quando il settarismo politico conduce come in .questo caso, così fuori del seminato ed in maniera tanto irragionevole. Coloro che si oppongono al progetto di legge sulla stampa dei ranciulli, parlano di tli• ritto di libertà aggredito, di costituzione cal• pestata. Qui sta tutto il centro della questione. Che cosa intendiamo per libertà? Quando si parla della manifestazione del proprio pensiero o a voce o per iscritto, non è possibile parlarne se non pensando imme• diatamente che i confini della mia libertà sono dati dalla coesistenza dell'altrui libertà. Quindi nel concetto di libertà è insito il concerto di limite: altrimenti non so dove andremmo a finire. Ed allora domandiamoci: esiste la libertà per il pazzo, per il minorato pericoloso, per il delinquente rÌC'onosciuto abituale o per tendenza? Evidentemente no, perchè la liber• tà è per il cittadino pienamente responsabile. Il ragazzo da una responsabilità completa• mente assente (la legge non gliene riconosce alcuna al di sotto dei 14 anni) passa grada• tamente ad una responsabilità piena. E' la Provvirle-,za atei.sa rhc di ha posto a fianco i genitori per proteggerlo e per guidarlo. E di fronte ad ona situazione di questo ge- 'molo de1l'azione di governo, il para- nere come possiamo, da qualunque parte r.s8e 1,gone ùella fedeltà di esso a quei motivi vengano, spalancare le pagine di un qualsiasi di ispirazione nascono automaticamente (!;Ìornale davanti al (andullo e dirgli: « Sce• chiari: pr.r cui questa funzione e forza !?li », se egli non ha ancora la capacità di politica del partito sarà da Sf' stessa orientamento e di critica in modo dcterminarealizzata. to ed autonomo? Ed anche ]'azione di governo DV<"~a delh lih,-.rti1. P<'r il rac:azzo non csid ste pienezza di liber1à. Esiste allora il dovere quan o sia roereote a queste idee - ne della società di integrare questa assenza par• viene meglio illuminata e arricchila di zialc di responsabilità, con la protezione dei ignificati politici. deholi ovun(Jue es!\i siano. Senza una carica rivoluzionaria da Vi è il dovere della società di sostituire i alimentare costantemente nelle coscien. genitori quando essi manchino del tutto, o quando essi si dimostrino incapaci, indegni, insufficienti. Oggi ci troviamo di fronte ad una duplice situazione: una situazione di pericolo cd una situazione di danno. Bisogna affrontarle en• trambe. gli sono stati trovali una serie di g-iornali dove aveva sottolineato le varie modalità per compiere il suo delitto. La relazione di maggioranza cita dei danni evidenti fra i quali un fatto così noto che non è più il caso di raccontarlo: il famoso rauo di Bologna. Quello che mi ha impressio• nato fortemente del ragazzo di Bologna è che Ma vi è una situazione di pericolo. Per questo, per impedire che il pericolo continui; ed è la ragione più grave, la più terri• bile, la più assillante; per questo necessita l'esame preventivo. conlinua Il pagina S• coloona) Oscar. L. Scelfaro PAGA IL CETO MEDIO L'EVASIONE DEI RIC·CHI Sono già stati resi noti attraverso la stampa i ririsultati delle denuncie dei redditi, secondo l'esperimento di riforma tributaria del Ministro Vanoni. I dati sono i seguenti: da un lato un gettito di imponibile stiperiore di 50 miliardi agli accertamenti del 1951, dall'altro solo 612 persone in tutta Italia con redditi che vanno dalle 800.000 lire ai 2 milioni al mese, solo 94 persone con redditi dai 2 ai 4 milioni al mese, solo 20 persone con redditi dai 4 agli 8 milioni al mese ed infine solo una çhe ha dichiarato di avere un reddito mensile di quasi 40 milioni. In definitiva i grossi contribuenti hanno denunciato nel loro complesso solo 13 miliardi di reddito annuo contro i 269 miliardi denunciati dai piccoli e medi contribuenti. Ciò sta a significare che obbiettivi, aggraverà in maniera irreparabile le condizioni del ceto medio italiano. Infatti il ceto medio ha avuto fiducia ancora una volta nelle promesse del Governo e fidando su una riduzione delle aliquote in relazione al maggiore ammontare del reddito denunciato ha compilato la scheda con il massimo di le'lltà. Ora invece, se con degli energici provvedimenti non verrà aumentato il complesso, dei redditi denunziati dai grossi contribuenti, le aliquote non potranno essere ridotte ed i fedeli denunzianti del piccolo e medio ceto subiranno una falcidia peggiore che nel passato. Noi però ci auguriamo che il presente amaro esperimento non rappresenti ancora il definitivo fallimento della riforma tributaria italiana. se il Ministro delle Finan- I dati annunciati hanno ze non interverrà con la scosso la opinione pubblimassima delle energie con- ca; hanno fatto scendere il tra gli evasori del fisco, ap- problema tributario alla partenenti alle classi più I portata dell'uomo della straagiate, la riforma Vanoni da. Certe cifre e certe veanzichè raggiungere i suoi rità che prima solo intuivamo, sono diventate, in maniera palmare, di dominio comune. Nel nostro Paese ognuno si avvede come siamo giunti ormai 81 punto in cui le imposte grava'lo con un andamento addirittura regressivo, nel senso che, di fatto, pagano in percentuale sempre maggiore i più piccoli contribuenti rispetto ai più grandi. Nomi e fatti sono sulle bocche di tutti. Gli stessi elementi finora acquisiti possono servire ad indirizzare più speditamente le indagini del fisco sugli evasori. Il popolo italiano è stato turbato nel suo senso di giustizia perequativa. Il popolo italiano si attende che lo Stato sappia dimostrare la sua autorità ed il suo prestigio, quando si tratta di fare rispettare, e non solo nei confronti dei comunisti, la imperatività della legge. Speriamo che la nostra classe politica dirigente non si lasci sfuggire l'occasione di avere attorno a se la solidarietà della grande maggioranza dei cittadini. SENATO fuori gara Della riforma del Senato si parla dal mo• mento stesso in cui è stato modellato nella Costituzione. L'attuale fisionomia dell'assem• blea di Palazzo Madama (prescindendo dai senatori di diritto) risulta difatti da un rime• dio escogitato per porre termine al contrasto, altrimenti irresolubile, fra Democrazia Cristiana e socialcomunisti. La Democrazia Cri• stiana voleva una seconda camera in rappre• sentanza degli interessi locali ed economici e d~/la cultuTa; i socialcomunisti volevano la camera unica. Se i liberali e le destre - molti dei quali oggi gridano allo scandalo r,er l'11. inutile doppione » - àvessero appoggiato la Democrazia Cristiana, la • soluzione sarebbe stata la più logica, e oggi non si starebbe a discutere di quel Consiglio dell'economia e del lavoro, che minaccia di diventare una terza assemblea! Invece i costituenti democristiani restarono soli, e dovettero rassegnarsi a prendere con il discorso Piccioni e con una votazione destinata in prati.ca all'insuccesso una posizione di principio. Per evitare ! i pericoli della camera unica, si ricorse allo• ra a un senato quale è qu~llo che tutti cono• sciamo. E' possibile, oggi, apportare delle mo"difi. cazioni profonde e sostanziali? No. Non occorre essere troppo realisti per dire che, in questo dima, con l'attuale topografia parla• I mentore non è possibile una riforma costihl• :ion.ale che tocchi l' e.,senza della .secondti <'fl• mera. PeraltrO qualcosa sembra pur possibile fa• re. Ma. intendiamoci, con quale scopo? Con lo scopo, evidentemente, di porre qualche rimedio alla paralisi legislativa che da quat• tro anni ci affligge e che tutti lamentano Ed ecco che, invece, ~n mese fa, si costituisce una commissione - a cui incautamen• te dànno il proprio nome uomini illustri del• la scienza e uomini sulla cui onesta politi• ca non è lecito dubitare -, e questa commis• sione si accinge al problema del senato al fine di « impedire che il numero dei senatori sia di troppo inferiore a quello dei deputati » ! Sembrerebbe che non avesse torto il Pa• scal a dire che il pudore dipende anche dal clima. E' dunque opportuno e forse necessario, a questo proposito, parlare chiaro, molto chiaro. Qualsiasi riforma - per piccola che sia - deve essere votata dalle OOe camere. Ora i membri della succitata commissione non CO• nascono forse esattamente lo stato d'animo dei gruppi democri.3tiani del senato e, soprat• tutto, della camera dei deputati. Se lo cono• scessero non si farebbero alcuna illusionec nessun ritocco della costituzione potrà ottenere una qualsiasi maggioranza, se non sarà tale da garantire uno sveltimento della pro• cedura parlamentare, di quella così pesante procedura che, dopo avere tormentato i rappre• sentanti del popolo e infastidito il popoZ-0 minaccia di uccidere il regime stesso parlamentare e democratico. I mezzi ci sono, e sono già stati esposti: insistere ulteriormente sul metodo delle commissioni; limitare ulle questioni di vitale interesse politico le discw• sioni plenarie nell'aula; dividere rcuional• mente il lavoro fra le due camere in modo eh.e l'una vari le leggi in prima lettura, e l'al• tra abbia funzioni di controllo - senza ripetere inutilmente le discussioni e le proce• dure della prima ; limitare a una sola camera le int.erpellanze ...... . Sono proposte già apparse, qua e là, nella stampa, tutte de'gne di attenzione e conside• razione. Sulla base di esse è possibile pensare a serie riforme e vedere in tale quadro una adeguata soluzione del delicato problema dei senatori di diritto. Altrimenti è meglio lascia• re le cose come stanno: avremo il prossimo senato di 250 anzichè di 350 membri. Non c'è da preoccuparsene, l'Italia non perderà per questo il primato-rècord del parlamento più numeroso del mondo democratico: assai piu numeroso di quello degli Stati Uniti d'America. La sola Unione Sovietica balle il nostro récord con i suoi 1256 parlamentari, ma dobbiamo considerarla fuori gara, perchè li convoca troppo raramente e non li fa lavorare sul serio! Coloro che si preoccupano tanto di mantenere alto il nmnero dei ,;ena• tori, senza sentire l'esigenza di evitare la pa• ralisi del metodo legislativo democratico, do• vrebbero fare attenzione a questo confronto: r1l1rimen1i finiremo per trovarci, un giorno, fuori gara anche noi! lttaluga
Pag. 2 Jermentinuovi nellascuolasociale cristiana Per iniziativa dell'ICAS si riunisce a Roma il giorno 12 dicembre la Commissione di studio per il problema sui ceti medi. Le finalità della riunione sono così puntualizzate dagli organizzatori: 1) reimpostare in sintesi il problema delle Classi medie da un punto di vista economico, sociale, politico, religioso, culturale; 2) studiare i metodi adeguati per una sensibilizzazione ed una orientazione saggia ed efficace di tutta la cristianità italiana specialmente dei militanti di A. C. e delle organizzazioni di ispirazione cristiana, nei rispetti dei problemi delle classi medie; 3) afjrontare il problema specifico dell'azione e della organizzazione delle classi medie nelle particolari situazioni. italiane. La giornata di studio promossa dall' ICAS segue da vicino l'8° congresso dell' 1 stituto 1 nternazionale delle classi medie tenutosi di recente a Parigi con la partecipazione di una rappresentanza anche italiana. Lo scopo fondamentale di quel Congresso era: la richiesta delJ'ingresso di una rappresentanza delle classi medie nella Commissione economica dell'ONU. Ma in realtà il suo significato e il suo risultato non stanno tanto nelle f ormali assicurazioni date dal sig. Santa Crux, presidente del Consiglio economico dell'ONU, quanto nella manifestazione di vitalità data dai nascenti. movimenti di classi medie su un piano internazionale. Assai bene riassume le esigenze del ceto medio Gabriel Robinet in un articolo su " Le Figaro ,, del 2 nov. u. s. « Vi è ~ problema assai più importante per l'avvenire delle classi medie eh,, non quello della loro immissione uffic·iale nella organizzazione delle Nazioni Unite. Se le classi medie prese in mezzo tra le forze capitaliste e le masse operaie vogliono sopravvivere non hanno che un mezzo ed è quello di unirsi. Non solamente all'interno di ciascun paese, ma anche sul piano internazionale. Composte di individui separati ed isolati esse incontrano maggiori difficoltà delle altre classi per raggrupparsi. Incontreranno maggiori difficoltà delle altre a formare un solo fronte. Ma esse sono già sulla buona strada. In pratica avYiene come se le rivendicazioni del sindacalismo operaio, dirette in principio contro le grandi imprese fossero risolte, di fatto, per una serie di contraccolpi sociali ed economici, soprattutto rontro le classi medie. Se le classi medie non reagiranno, e~se saranno fatalmente roinvolte nella via di una implacabile proletarizzazione. E' facile comprendere come i comunisti sarebbero i soli avvantaggiati da una tale e,oluzione ». Comprendiamo pertanto quale sia la importanza di una iniziativa come quella dell' ICAS per portare anche in Italia la discussione sul ceto medio. Poichè solo costituendo una forza del ceto medio autonoma dalle classi capi1<ilisrepuò essere combattuta una battagli" di anticomunismo su posizioni no11 solamente negative. Ciò che deve caratterizzare ogni mo• i·ime11to organizzato di ceto medio, non j, .,·olo la esigenza di assolvere ad una funzione sindacale di collegamento tra Governo e caregorie interessate per la elaborazione delle misure legislative invocate dal celo medio stesso. ma è soprattutto la esigenza df. studiare le forme solidaristiche che permettono l'"deguamento delle classi di mezzo al moderno sviluppo della tecnica ed alla evoluzione eco11omico-sociale. .,. 11 pericolo che le classi medie, muo1 e,ulosi. de1•01w evitare è quello di creare un movimento ristretto ed esclu- ~it,ista, chiuso di fronte agli altri ceti sociali. Esse non possono dimenticare e non possono tra.~curare che quello nel quale viviamo Ì> anclw il secolo del risi·eglio di massa delle classi lavoratrici: e.,se det·ono comprendere che la loro azio,u, .v,rà eflicace nella misura in cui sapra:inn cogliere quella che è la loro /w1::io.•u• storica nell'attuale mo- "" 11 ;, : norsi oli" /<·Sia del movimento rh redenzion<> d,•l mo11clo operaio in un -"Lprramrn•o ,/1•/ ristretto concetto mar- ,·isra. INIZIA'l'IV A DEMOCRATICA - • d·t '. 1· ·e r or I a 1 . ,, Eisenhower e il Piano Pleven Lo scopo della riunione romano del Consiglio del NATO ero consultivo piuttosto che deliberativo, ogni decisione essendo rimessa allo sessione di Lisbona che si terrò di qui a due mesi. Prima che tale momento possa giungere, occorre che il « Comitato dei saggi » nominato a· Ottawa giunga olla determinazione di conclusioni accettabili dal Consiglio. Tale rapporto avrà un'importanza decisiva perchè fisserà la linea politica reale della comunità atlantica, cioè il punto di incontro tra mezzi e fini, espresso in termini di provvedimenti e di tempi di marcio: primo di alloro il lavoro del Consiglio del NATO e quello dello Comunità Atlantica non potranno che rimanere nell'ambito di preliminare. Pur con questi limiti, lo sessione romano del NATO ha avuto però il merito di avere affrontato per la primo volta in termini concreti e propri il problema politico della Germania che si è subito convertito nel problema politico dell'Europa. Il generale Eisenhower ho doto il suo vigoroso appoggio al piano Pleven per l'esercito europeo. Quando tale piano nocque, esso apparve fondato solo sulla istintiva opposixione francese dallo collaborazione tedesca olla difesa dell'occidente e sullo egualmente istintiva diffidenza francese verso lo eccessiva buono disposi:z:ione dei militari statunitensi verso la Germania. In queste condi:z:ioni non sì poteva prevedere per il piano che uno breve e difficile vita: jnvece es,a:o era una intui:z:ionc politica valida fondato sullo realtà delle cose far rinascere una poten:z:a militare tedesca autonoma, mentre ogni governo occidentale vuole che lo Germania cooperi olla difeso dell'occidente: i1 piano Pleven risppnde "' questo dilemmo pratico. Mo i1 piano Pleven, .è anche il me:z::z:o storicamente proprio per far passare all'otto l'ideo dello Federoxionc Europea. Infotti esso si presenta come la via più pratica per risolvere i problemi posti doll'attuai:iane del piano: la costituzione di istituzioni politiche sovrane comuni. .. Su questa via si muovono congiuntamente lo democrazia francese, tedesca e italiano: i paesi minori del Benelux temono lo dissoluzione e per questo motivo si fatto strada nel mondo. è della loro piccolo e privilegiato autonomia storico nell'unità politico federale. Oggi quel piano, riveduto e precisato dall'uomo di fiducia di Eisenhower, il generale Grunther, è vigorosamente appoggiato dai Governi di Washington e di Bonn, cioè proprio dai paesi dallo diffidenza verso quali il piano ero nato. In realtà, nessun governo occidentale ritiene opportuno Ma il vero e cruciale problemo non nosce da un articolo dello costituxione belga o dai tJmori olandesi: esso si converte in quello della stabilità dello democra:z:ia in Francio, in Germanio ed in Italia. La opposizione del nazionalismo francese e tedesco od un concreto ed orgonico piano di collaborazione europea trovano una olleon:z:a ·nelle rispettive socioldemocro:z:ie, alleanza che è tonto più pericoloso quanto meno cosciente ed insospettato. E' fatalità che ancora uno Yolto cado sulle spalle socialiste la responsabilità per il mancato appuntamento dello democra:z:ia con l'occasione storico. Per questo accettiamo francamente lo Telato, ma evidente chiomato in causa do porte degli Stati Uniti doli'« Economist » a conclusione del suo commento allo sessione romano del NATO: « E' tempo che qualcuno ci dico fermo e chiaro come siona allarmanti le alternative al piano Pleven altrimenti l'opposizione dei gollisti e dei socialisti in Francio e dei sociol democratici in Germanio lo uccideranno». F. C. Necessità pubbliche e mentalità privata Un recente studio di Livio Magnoni sui rapporti tra il denoro impiegato e i depositi negli Istituti di Credito delle diverse regioni italiane mette in luce due fatti di grande importanza. 11 primo, è che il denaro messo a disposizione degli Istituii di Diritto Pubblico dai rispormiatori del Sud è in certa misuro impiegato nel Nord. H EL L.A DEMOCRAZIA CRISTI.AH.A 11 comportamento di questi Istituti è significativo della mentalità privatistica che governa ,I comportamento degli Enti Pubblici. A che servono allora gli investimenti dello Stato in opere pubbliche nel Sud, se il flusso aggiuntivo di denoro in cui ese si concretizzano è drenato nuovamente verso il Nord? Questi Enti pubblici, invece di concorrere all'opera del Governo, col fissare definitivamente nelle zone depresse del Sud i salari stipendi e dividendi che il Governo - con le opere colò appartate - distribuisce, si comportano come un qualsiasi bonchiere privoto, preoccupandosi solo di investire là dove il tasso di interesse è più alto e il tempo di ammortamento del mutuo più breve. Sino a che il risparmio dei nuovi occupoti del Sud non sarò convertito sul posto in capite.le per le piccole e medie industrie, il Sud continuerà ad essere un' areo depressa e il Nord continuerà ad avere mercato troppo stretto per le sue aziende. Questi dovrebbero essere - mo non lo sono - i rogionoment, dei l:anchieri dello collettività. Il secondo fatto sottolineolo nel succitoto studio è che lo parte dei depositi impiegota dalle banche cresce nelle zone del Nord, dove prevale lo gronde industria (e si abbasa in quelle del Centro-Sud dove prevalgono agricoltura e piccolo e medio industrio) quando l'economia esige che gil operoton siano Dicembre 1951 ben prowisti di mezzi liquidi; mentr:S cresce a favore delle zone del Centro-Sud quando i prezzi tutti sono in discesa e cosi diminuisce il bisogno di denaro. Il signicato del fenomene> è owio: il sistemo bancarie> italiano obbedisce in mode> preponderante alle necessitò della grande industria, owero sia i nostri l:ianchieri hanno una sola idea con cuì giudicano se un credito va concesso o no e cioè che piu l'azienda o la persona tale hanno una situazione patrimoniale liquida e più si deve largheggiare con loro. E il credito olla produttività futura? E ,I credito basato sull'esame tecnico de, prcgetti industriali e sulla loro validità economica date- 'e richieste del mercato? Sano forse, queste, fantasie che si devono lasciar fare agi i americani? Chiederemmo all'on. Pello - genia tutelare della nastra lira - di volere illu • strare agli affamati clienti del sistema bancario quali sono i criten qualitativi seconda cui il eredita è distribuito: oppure ci dica se dobbiamo rivolgerci ai fortunati tessili della sua natia Bielle,, i quali con tanta sollecitudine lo aiutano a difendere ,I octere di acquista della no- ( tra moneto continuando od inflazionare il Paese con leloro espartaz'oni sull'areo UPE. f. p. Trecon~egni a schema unico Quella che im.pone chiarezza di posizioni e valutazione cli responsabilità prima di. proporre o di accettare una solidale convergenza di propositi e di opere. Il discorso sulla tecnica organizzativa è niente altro che un diversivo qunndo si è chiesto di fJrecisare con quale spirito si intendonoamministrare i talenti, comunque ereditati. In poli-l.ica esistono vari ntadi - più o meno logici e sbrigativi - per trarsi dall'imbarazzo. Non ultimo quello di eludere pregiudizial• mente interrogativi e problemi nell'ingenua convinzione di poter ricominciare ogni volta da capo. concordia formale e che soprattutto non darsi per scontato in partenza. può tre convegni nazionali " pour épo.ter les bourgeois ". Problema di vita e cli costume, di fiducia e di prestigio. Questi, o sim.ili a questi, i pen~ sieri che hanno attra11ersato la mente di molti dirigenti provinciali nientre. con tono ::·em• plice ma fermo, rivendicavano alle Sezioni e ai Coni.itati Provinciali il diritto e il compito di partecipare attivamente alla determinazione della liriea politica nazionale della Democra• zia Cristiana. Non dissimile cla questa è l'impressione che hanno ricavato - attraverso i rispettivi convegni nazionali - i Segretari Provinciali, i Dirigenti Organizzativi e i Dirigenti SPES della Democrazia Cristiana. SeLte mesi di forzata astinenza nei rapporti delle Segreterie Provinciali con la Direzione Centrale apparivano ricchi. di premesse ,:er tAno scambio di vedute, ampio e produttivo. e per una sostanziale ripresa dell'attività ,lel Partito. Occorrerà però accert(Jre a se stessi che quell'insostituibile fondamento di fiducia. cafJace di sintonizzare l'iniziativa del Centro all'attesa della periferia. in sostanza non era andato perduto pur attraverso le fortunose i1icende degli ultimi mesi. Qui stava il punto di de· cantazione di uno st.ato di disagio o qua11t1J meno cli perplessità. Tutto l'altro veniva clopo, com.preso il discorso sulla discifJlina che consegue naturalmente cui una situazione in cui gli equivoci. siano stati chiariti e le ombr.e di.ssipate. Presu.Qposto della fiducia reciproca. che non si consegue con J!li appelli. reiterati cul unti Una forza popolare sibile pensare cht> un patrimonio di idee come quelle di cui siamo i custodi, così pe:-Iettamenle coincidente con la coscienza e la tradizione cattolica italiana - se cc,muniC'ato col calore della con vinziorn:, colla onestà deUa buona fede, con la forza di una pre enza CO· sciente - non ries!'a a sommuovere ,. conqui,tare per sempre 1 cauolic·i e 1I po pelo ila li ano. Certo, questa funLione po,tu la l.1 realizzazione di srhielli rapporti politici ed umani all'interno del partilo f' nei confronti dell'opinione pubblica: occorre che la interna democrazia si svincoli da certe azioni di com pressione delle i,Jee e di coloro che le hanno - per la dif<',a di interessi -; che gli uomini contino si, ma non al punto da credersi investili cli una rappresentanza in esclm.iva di rerti valori romuni, che il partilo sia non una clausura ma una forza aperta, entro la quale si ar• riva per selezione naturale, non per favore. ~on v'è dubbio rhe la rfralutazione Il Partito è una 'realtà in rapida evoluzione, automaticamente dotata di una propria capacità di esprimersi e di deterniinrsi. Organiz.• zcune le strutture, coordinarne gli sforzi, renderne l'azione sempre più agile ed ef fu;iente significa innanzi tutto conoscere questa realtà ed essere in grado d esprimerne l'anima unitaria. • ... , Il resto potrà essere abile gioco dialettico, raffinato tecnicismo e forse anche fervida fan• tasia. No,1. intuito psicologico e prova di capacità politica. Il discorso che il Segretario Politico della D.C. ha pronunciato, quasi a schema unico, ·11ei tre convegni dei clirigenti provinciali è dal punto di vista dialettico abbastanza pre• gevole. Formalmente l'a11uale Direzione non rinne• ga niente di quanto in passato è stato fatto; cla chiunque; nessuna etichetta dovrà essere sostituitCl nessun elogio lesinato; a chiunque. Essendo però il Partito una " lega della per• severanza ., , no11 occorre rifarsi al fJassato neppure per ,icavarne un'everituale diagnosi del presente. Che lo sforzo mirante ad ini.primere un. n.uuvo metodo e a consolida,-e un preciso costume di vita all'in.terno del Partito sia stato, proprio nel passato. tentato e quindi interrotto resterei .forse un';m.pressione dei clirigenti pro• vinciali. Giacchè per il Segretario del Pllrtito il 1951 appare come •• /'011110 zero •• della De· mocrazia Cristiana. \'011 i,uencliamo imbarcarci i11 una analisi minuziosa del progrflmma massimo esposto ...lalCon. Gonella. Prr fo cronaca diremo che è previstCl, tra l'altro. In creazione o ln trasformagione rlulicale cli una quindicina di uf{u:i centrali. D;versi cli questi si aggiu11go110 Cl<l altri preesistenti con funzioni analoghe. i quali sofJravvivra11no ver proprio conto. I 1,prezzabili alcune ini::iatir.:e. quali quella della ,iuot fl rivista Libertal'I P dell'istituzione <le/la ,cuoia per organizzatori P prnpnga,uli.sti. Su quesw esposi::::ione programmatica il :0,egretario Politico /,a fatto perno per la sua cliffusn relazione. Probabilmente è ingenuo chietlersi: perchè si è <illeso tanto tr<listituire una così comfJlessa intelaiatura - dato che ve 11e fosse il bisogno ,fo parte <li chi un anno (a, come oggi. presiedet•a alla vitti ciel Partito. O si è traltato piuttosto cli supplire in qualcl,e maniera alle, et•idente mancanza di im.vosta• :ioni e di coorcliriamento in questa ripre~a cli corttatti con la base del Partito? E' di qualcl,e clirigente provincialP l'impressione che niente sia stato trascurato, nei ,, ..... - ·~ ~1 dei temi di ispirazione politica farà ri• fluire nel partito il calore della fede e dell'entusiasmo, ne arricchirà la vita e l'interesse allraver,o il dibattilo e cree• ~ rà un centro ,li allrazione vitale per tulle le forze rilladine. ... - ; ,. E' con que,ti lt>mi. con queste pro• spelli, e. sulla base ,li que,le esigenze cht> dohhiamo prep~rard con uno spi• rito .Ii rinnornmrnto alle pro-,imiistanze ciel Partito. I ; . ' ; . - Sottoscriviamo in pieno l' inv'ito, autorevolm..ente ·rivolto, a reagire contro le~ tendenze centrifughe, ingiustificate, equivoche. Contro il disfattismo. Ma pensùrm.o che nelle cose umane vi è una logica stringente, che invano si cerca di eludere. MONDO ECONOMICO ' CHI· PAGHERA L'I.N.P.S.? Il Ministro Rubinacci ha presentata alle Camere un Disegno di Legge per la modifica del sistema dei contributi invalidità e vecchiaia. Una revisione degli oneri sociali si presenta inevitabi!e perchè si possano rivalutare le pensioni dei lavoratori in moda adeguato al costo della vita; ma il legislatore deve fare estrema attenzione nello stabilire le aliquote dei contributi aosì da gravare sui settari produttivi più vigorosi, risparmiando invece quelli che sano, per struttura loro, in una posizione delicata. Non vi è chi non sappia ad esempio come le nostre industrie metalmeccaniche fatichino a riprender quota, cioè a raggiungere costi internazionali; e non vi è chi non veda, quindi, che ogni ritocco peggiorativo delle loro voci passive va fatto con la circospezione del chirurgo quando seziona nel vivo dell'organismo. Ora, col nuovo sistema proposto, la meccanica il cui fatturato annuo raggiunge glt ottocento miliardi, - dovrebbe versare all'INPS in più di quanto versi attualmente qualcosa come 23-24 miliardi di lire. il vecchio sistema - ancora in vigore - ripartisce L'onere che lo Stata sostiene per le pen,r,ioni, invalidità ecc., tra i vari settori produttit,i proporzionalmente al numero dei rispettivi addetti considerandoli come futuri pensionati. n nuovo sistema, invece, addensa l'onere sui settori o aziende che pagano meglio. Quanto più elevata sarei la retribuzione media di una azienda, di un ramo produttivo, tanto maggiore sarà t'incremento di contributi dovuti all'INPS; quanto più bassa la retrizione tanto meno l'imprenditore avrà da versare in marchette sociali. Un simile provvedimento dovrebbe giustificarsi e in sede giuridica e in sede economica. In sede giuridica: se l'onere è proporzionale ai salari e stipendi è giusto che anche le prestazioni dell'Istituto di Previdenza siano proporzionali ai salari e stipendi. Invece, su cento lire che l'Istituto restituirà ai lavoratori, soltanto 30 lire saranno restituite secondo il principio della proporzionalità. In a!tri termini, il la1;0ratore che avrà versato, col nuovo sistema, più degli altri, non riceverà in modo proporzionale al suo sacrificio. Ma è in sede economica che il nuovo sistema proposto risulta sabotatore delta nostra macchina produttiva. Si può calcolare che, al Livello attuale delle retribuzioni le metalmeccaniche vedranno aumentare i loro costi di qualcosa come 30 miliardi di lire; le chimiche di 8,5 miliardi; e similmente le industrie dei minerali non metallici e successivamente le poligrafiche, qu.elle del legno e della carta. Ma le metalmeccaniche si trovano per buona parte sulle spalle dello Stato: ciò significa che i loro nuovi oneri li pagheremo in definitiva ancora noi. Le chimiche trovandosi in posizione monopolistica scaricheranno il peso aggiuntivo dei loro costi sui loro principali consumatori, gli agricoltori; e le piccole e medie industrie neJ settore poligrafico e del legno saranno ancora una volta minacciate di dissesto. L'aspetto più paradossale del Disegno di Legge è che esso finisce per ridurre - sia pur di poco - i contributi attualmente versati daìl'indv.stria tessile, cioè dall'uni· ca industria italiana che si trova in una situazione di sviluppo forse persino eccessivo. Infine ci domandiamo se il Ministero ha pensato che il suo provvedimento - se accettato dalle Comere - verrebbe a rialzare con ogni probabilità anche iL costo già proibitivo del denaro. L'85-9-0 % dello utile netto delle aziende di credito è già. assorbito dalle spese del personale: qualora queste si alzassero, diverrebbe inevitabile aumentare il tasso di interesse sulLe operazioni normali di credito. LI BERTA' DALLA CORRUZIONE (con1inuu-.iono tlall• 1, p•g.) Da qualcuno si ~lice che questa legge sulla stampa dei ragazzi non è necessana. Come si fu a dire (·he non è necessaria una proposta quando le relazioni di minoranza e di maggioranza alla Camera bOno i;tatc concordi d· meno nella <liagnosi dei fatti? Come si fa a dire che non è necessaria quando assistiamo ogni giorno alle aggressioni rlH· da o!"'ni parte si levano <'0ntro l'innocenza dei nostri figli'? Quando il Parlamento :-;i ~ofTerma dinanzi ad un problema di così calda umanità occorre mettere da parte le bandiere troppo spiegate di vario <.·olore per stringersi uniti nella difesa di qucblo 1>atrimonio umano. « \on i· una legge che cambia il mondo: ~ il costume •>, ha dello alla Camera l'on. Fazio. Lon~o. Ha pcrfcuamcnte ragione, ma tante leggi pos=iono fare un costume cd una legge è già il principio di una diga. .\on è la folidarietà di uno, è la solidarietà di tutti e questa legge deve na!;ccre da un senso di solidarietà che fat·ria sentire al Paese come il Parlamento :,ia ant·ora capace cli avere un animo materno per tutti i figli della Patria, per difenderli, per proteggerli, per volere loro bene.
Dicembre 1951 La Politica e li congresso cli Napoli ha riportalo alla riballa il problema dei rapporti e delle interfc-rcnze fra azione sindacale e azione politica, fra sindacali e partiti, fra sindacali e amministrazione della cosa pubblica. Il problema è mal posto, quando ci si eh iede se i I sindacalo debba o non debba far politica, o, viceversa, se all'inlcmo del sindacato debbano essere operanti forze organizzale poi ili che. Se, iniatli, p@r politica si intende quella allivilà che è cl irelta a tutelare e realizzare gli interessi gen'erali dei cittadini, è chiaro che ai sindacali spellerà non di fare la politica, ma di concorrere, per la parte loro spellante, alla direzione dell'azione politica; e cioè in modo più completo e comprensivo di quanto non facciano i singoli cilladini, ma in modo più risoluto e particolare di qua'lto non faccia110 i partiti politici. Ai partiti politici infalli, come portatori non di inl<'ressi sezionali, ma cli interessi generali, valutati globalmenlc dai cittadini nel quadro di una determinala ideologia, o almeno di un ccrlo rogramma complessivo, è affidata - • mi par logico che sia affidata - la .,umma rerum nella vita dello Stato. E quindi ove, profittando di w,a siLUa· zione di monopolio, i sindacali volessero imporre una direlliva piulloslo che un'altra ne1la suprema direzione dello Stato, c-ssi snaturerebbero la loro funzione: come la snaturerebbero se a(·tellasscro scm plicemente, in modo passivo e acclamante tulle le direzioni di politica economica dei supremi organi politici. L'azione sindacale, quando giunse al livello nazionale, assume necessariamente un significato ccl una rilevanza politica. Ma l'equilibrio nell'interno dello Stato non può essere turbato quando gli organi politici da un lato ed i sindacati dall'altro sappiano adempiere alle !unzioni che sono loro proprie. Gli organi politici quando si propongono di interpretare gli interessi popolari come un vero regime democrauco COID}JOrta- aevono e:,oere pruuLi ad avvertire con la massima sensibilità le esigenze espresse dai sindacati e ad accellare e a sollecitare la collaborazione. Le forze sindacali, d'altra parte, possono assolvere alla loro funzione solo concentrando e puntando le loro energie ai fini che sono loro propri: fini però che, secondo una concezione moderna del sindacalismo, per non essere controproducenti, debbono tenere conto di tutte le complesse realtà della vita economica del paese e non limitarsi, di volta in volta, con visione esclusivista al puro ambito aziendale o di categoria. Si possono così creare le premesse, affinchè i sindacali operino verso obiettivi cl i inserimento dei lavoratori nella vita dello Stato e di sostanziale collaborazione espressa non - come si è dello pocanzi - allraverso una supina accel,l.azione, ma con un alleggiamenLo che pur essendo talvolta di critica e di dissenso, assume sempre un profr lo costruLLivo. Quando invece i politici cedono alla tentazione di sottovalutare l'apporlo e la critica sindacale, ricorclanclosi del sindacato solo per reprimerlo il giorno in cui per loro colpa esso sia giunto alla rollura violenta, o quando a loro volta le forze sindacali c<'clono alla tentazione di abusare df'lla loro forza sconfinando da quei limiti che sono loro propri, allora si rompe - come più volte si è dello nel passato - l'equilibrio del paese e dalla reazione dei ceti medi divenuti strumf'nlo della cla~se f'conomica dominante, essi vengono re8pinti fuori dai Iimiti dello Stato in una posizione sovversiva e sterilemente rivoluzionaria. Lo stesso discorso può !arsi sulla azione delle forze organizzate politiche all'interno dei sindacati: in quanto è espressione della convinzione e della personalità dei singoli associati, la prevalenza dell'uno e dell'altro indirizzo sarebbe a torto considerala come una « deviazione » politica dei sindacati. Non è possibile che il lavoratore, nel valutare i suoi specifici interessi, si ~pogli della sua personalità e delle sue c-onvinzioni generali. E il problema si pone allora in termini di convivenza democratiC'a di maggioranza e minoINIZIATIVA DEMOCRATICA Pag. 3 il Sindacato ,I Il libero sind~~alismo è una forza giovane che d1r1ge un poderoso e modernissimo mezzo di lavoro sociale. ranza, il cui dibattilo, pur vi~ace è, l'ossigeno vitale di ogni associazione, Ma i sindacati e - percbè no - i partiti, dovranno fare opc-ra cli educazione e di chiarificazione perchè nè- « singoli », nè, tanto meno gli stessi partiti, pretendono di perseguire allraverso i sindacati, fini c-hiaramente politici, o comunque di imporre ad essi direttive determinate, in modo che le organizzazioni sindacali cli,cngano semplicemente IC' « leYe di comando » o le « cinghie cli trasmissione » di leninista stalinista 1nc-u1orin, a servizio dei partili. A questo, Jll'obabilmente, non servirebbe la organizzazione, in seno ai sinJacati, ma piuttosto un (·ontinuo, chiaro, decisivo, apporlo chiarificatore sugli obiellivi concreti dell'azione sindacale, sui diritti e sui doveri e della maggioranza e della minoranza, sulle funzioni e sulle finalità del sindacato, e sopratullo la con, inzione chia· ra - com1u1que possano essere diilicili le rcaliz.-:azioni, concrete - che il sindacato è una forza costruttiva e potente solo se veramente attinge le ragioni e lo slancio della sua azione cla quella famosa « base i, che è poi l'energia vitale della vita democratica, e se l'azione sindacale sarà rispettata nella autonomia che le è propria, e diventerà coociente dei propri fin.i, rispellando a sua volta i fini dei diversi organismi e l'interesse generale della co1nunità nazio11ale. Vittorio Bachelet - . -< ~ ..:{ :-~ - ·: .. ,-, -. . • ... ;,-,~ IL CONGRESSO DELLA C.I.S.L. RICONURMATO AN P LI Il S NDACATO APARTITICO E ACONFESSIONALE il I Congresso Nnziorwle della Conjede, azione Italiana Sindacati Lavoratori (C.I.S.L.) si è tenuto ciNapoli dall' ll ,d 14 rwoe,rrl,1 e 1951. Esso è stato condizioncito ad alcune circostanze est.enf-e al movimento sindacale, quali la congiuntura economie« connessa con fo guerra in Core« e il ria:-mo dei Paesi del Patto Atlantico, l'annunciata presentazione al Parlamento del progetto di legge sindacale e dalla circostanza, interna al movimento, che esso era il primo congresso di una organizzazione nata (1° nwggio 1950) dall'incontro di due correnti sindacali : la corrente cristiana ( L. G. G.l.L.) e la corrente socialdemocraticci e repubblicana (F.I.L.). *** La siluazione economica è stata naturalniente considernta nei suoi immediati riflessi sulla occupazione, guadagno e tenore di vitci dei salariati. Dalla relazione presentata dal Segretario Generale, on. Giulio Pastore, risulta che l'espansione produttiva nella industria rwn ha comportato variazioni positive nell'occupazione di mano di opera (Indici 1° trimestre 1951 - fatta uguale a cento la media mensile riel 1948: produzione 135, occupazione 97), che i guadagni medi mensili nell'industria hanno registrato nel 1950 un aumento dell'8% (si aggirano ora intorno a lire 29.000 mensili), per l'avvennto aumento delle ore di lavoro (me· dia mensile 1950: ore ]66; media mensile 1949: ore 162), e che il tenore di vita ha subito unci degradazione maggiore di guerra che sarebbe arguibile dall'andamento dei salari reali, per lo avvenuto spostamento dei consumi verso diete più povere. Di fronte a tale situazione, lci cui grcività è accentuata dal cnra.ttere permanente dei fattori depressivi, la C.I. S.L. ha dato, cil problema centrale della politica salariale, ww i mpostazione realistica, la cui attuazione è però affidata alla possibilità e capacità del Movimento Sindacale, di esercitar e una azione di forza, di cui finora non abbiamo avuto sufficienti prove. In sostanza, la C.I.S.L. - riconosciuto che il mercato è dominato dal produttore e che è quindi impossibile migliorare la distribuzione del reddito attraverso un aumento generale dei salari, il quale non inciderebbe sui profitti, mn sarebbe trasferito nei prezzi - tende ad agir e sui fattori capaci di comprimere i costi di produzione, così che un aumento dei salari non alteri la quota di profitto, e sui fattori capaci di migìiorare la posizione dei consumatori sul mercato, chiedendo: - al Govenw, Zulu j>òl,iica di stabilizzazione dei prezzi (controllo dell'equilibrio del mercato dei beni cli consumo primari) - agli imprenditori, una energica azione per lct compressione clei costi di produzione e l'aumento della produttività ( Comitati Misti di Produzione e di Azienda, Comitato Nazionale per fo Produttività). Sulla legge sindacale la C.J.S.L. preso atto della decisione di presentare la legge in Parlamento, sostiene che essa debba lasciare la più ampia possibilità d'azione alle organizzazioni, sindacali. Gli argomentatori della Confederazione dividono il problema in due parti: contratti collettivi e sciopero. Per i contratti collettivi cli lavoro, due sono le esigenze che sembrerebbero reclamare ww nuova disciplina giuridica: la esigenza delfo stipulazione di cont.rat,ti collettivi per le categorie ancora sprovviste, e l'esigenza del rispetto dei contratti stessi. Circa il rispetto dei contratti la C. l.S.L. ha affermato che il problema rwn è di innovare le norme civili e peNel prossimo numero la terza pagina sarà dedicala al rwli che nei nostri codici già regolano la materia, ma di ristabilire quell' equilibrio nei rapporti tra le parti contraenti che è la ve, a ga, anzi a del rispetto dei contratti. Ora, questo equilibrio è in stretta relazione con la situazione sociale ed economica generale nella quale i rapporti di lavoro si inseriscono; e alla possibilità offerta quotidianamente all'imprenditore, di ottenere ta-voro a condizioni meno onei·ose di quelle pattuite, attingendo nel 1nare della disoccnpazione. Per quanto propriamente riguw·cùz una legge sindacale (la regolamentazione dei contratti di lavoro· sarebbe in ogni caso materia cli diritto del lavoro, non di, itto sindacale), e quindi lo sciopero la C.I.S.L. - pur riconoscendo la opportunità di impedire che lo sciopero sia usato come arma di un partito poli tiro per fini estranei agli interessi dei lavoratori sindacati - sostiene la necessità che sia data la maggiore fiducia allei autodisciplina del sindacato, a:atodisciplina che na,,ce ~e, lo da un'esperienza di vita democratica e ne costituisce il più sicuro presidio. Una limitazione dall'esterrw aU'esercizio del diritto di sciopero. all'infuori di casi ben circoscritti e delimitati, mentre non arginerebbe l'azione del partito comunista, toglierebbe al sindacato democratico uno strumento di azione che è anche uno strumento di educazione dei lavoratori. *** La circostanza di essere il Primo Congresso di una organizzazione che è anche il banco di prova delfo possibilità di superare, nel nostro Paese, confini partitici e confessiorwli, per un comune interesse civile, ha imposto a dirigenti e delegati di non transingere di fronte a manifestazi.oni di interessi o mentalità di parte. Ciò può aver dato a qualche osservatore l'impressione di un certo paternalismo o autoritarismo dei dirigenti; ed ha finito per convogliare l'attenzione del Congresso sul tema dell'unità, a scapito di argomenti più propriamente sindacali. E' infatti certo che il Congresso ha manifestato spontaneamente la convinzione della necessità di mantenere e fortificare in Italia l'esperienza sindacale apartitica e aconfessionale. Lo stesso argomento dell'unità sindacale delle correnti di tradizione cristiano-sociale e socialdemocratica, non è così altamente (< politico >i come potrebbe sembrare. La coscienza della necessità dell'unità sindacale si fonda infatti sulla coscienza dei compiti nuovi ai quali viene chiamato il sindacalismo del nostro Paese, i quali sono stati ampiamente delineati nella Relazione presentata al Congresso, e che possono così sommariamente riassumersi.: - revisione dei principi strutturali e /unzionali della società democratica, nella quale, a{;canto alla insostituibile funzione dei partiti politici, si svolga - sostanzialmente e formalmente autonoma - la funzione degli organismi sindacali; - revisione dei principi e della funzionalità di un sistema economico nazionale socialmente comprovato, e sui compiti, in esso, delle organizzazioni sindacali; in particolare, revisione dei rapporti economico-sociali nell'impresa. G. Z. La funzione del sindacato nella vita moderna è ormai insostituibile: esso è uno strumento di direzione politica della collettività da parte delle forze lavoratrici ed uno strumento di educazione e di autogoverno di strati popolari, finora esclusi dalla vita publica. È estremamente pericoloso per la democrazia che uno strumento di questa validità, sia monopolio degli , avversari della democrazia, dei col munisti. I Ma al Congresso di Napoli abbiamo avuto un segno della vitalità e delle possibilità del sindacalimo democratico. Bisogna che lo Stato democratico e le forze democratiche nazionali non mortifichino e non scoraggino questa grande risorsa di democrazia. I __________ _ I Il sindacalismoe la XXIV Settimana I ,Sociale cattolica Cogliendo l'occasione da un intervento polemico di un delegato in sede di Congresso nazionale deUa C.I.S.L. alcuni giOTnali di grande informazione sono ritOTnati sul!e concLusioni deUa recente XXIV Settimana Sociale dei Cattolici Italiani tenutasi a Genova sulLa fine deUo scorso settembre con la affermazione del tutto inesatta secondo cui a Genova si sarebbe auspicata « la completa trasformazione deUa -C.I.S.L. in sindacato confessionale"· (Tempo del 15 nov. 1951). NuUa del genere può trovarsi nella Dichiarazione finale deUa Settimana Sociale di Genova. Riportiamo a maggiOTe documentazione il punto XII di tal e dichiarazione apparsa nel numero del 30 settembre di • Orientamenti Sociali,,, i! quindicinale deU'ICAS: « Data la importanza della organizzazione sindacale e la sua profonda incidenza sui rapporti eco- _norn..irf'\...c('.'I.Oio.J.i ..i "'-Ot.1-i.;.,,_.,__,__ ~-•~ ...."..'" tuarvi una presenza consapevole ed attiva. Qualunque sia la fisionomia ideologica di un'organizzazione sindacale, i cattolici, inserendovisi, devono informare la propria azione ai principii ed allo spirito del Vangelo, e ciò tanto più quando l'organizzazione sindacale non sia di ispirazione cristiana: in tale ipotesi la loro visione di vita può essere fatta valere e trlldotta nella realtà solo per mezzo dell'azione, senza alcun supporto delle istituzioni))_ Chi conosce la tradizione del pensiero cattolico in fatto di « OTganizzazione professionale " e di « sindacalismo » non paò non avvertire l'importanza di una simile direttiva data ane masse lavOTatrici cattoliche italiane. E' un incentivo all'azione ed alla responsabilità personale; è un invito ai lavoratori cattolici italiani perchè, profondamente radicati nello spirito del Vangelo, diventino essi stessi in un certo senso la guida della cl.asse lavOTatrice italiana, scalzando e smascherando i falsi past0ri che in OTganiZzazioni sindacali asservite al partito comunista conducono i lavOTatOTi verso méte contrastanti con i lOTo reali e concreti intere3si umani. E' vero che nel punto XI delta Dichiara,- zione di Genova si afferma che • in coerenza con la propria visione di vila sarebbe desiderabile _che i cattolici istituissero organizzazioni sindacali di ispirazione éristana » ( ed è forse questa la frase che ha provocato l'ntervento polemico in sede di Congresso della C.I.S.L. e l'errata interpretazione del corrispandente del TEMPO); ma è anche vero che ~n~ tradizione ormai secolare di organ~"'."' sindac~li di isPirazione cattolica - tradizione particolarmente viva in Europa - non poteva non lasciare almeno questa traccia in un documento che, pur non provene:nd~ dalla Santa Sede, ha tuttavia tutti i cn:~• per e~se,:e considerato un documento ufficiale dell Azione Cattolica Italiana. Né è escluso che,_ in diverse contingenze storiche, sia _le org~mzzazwni padronali sia le OTganizzaz,om di lavoratOTi dipendenti possano tOTnare nel solco di questa tradizione dalla quale le une e le altre sembrano, , per il momento, almeno in Italia (ma anche . altri_ paesi europei, quali l'Au.st-ria e la Ge~~ mania), allontanarsi. Inutile soffermarsi a considerare se la valutazione storica che ha determinato questo allontanamento padronale ed operaio dalla tradizione sia o meno una valutazione S'Uf• ficientemente ponderata dal punto di vista dei principii, Sul piano delle scelte st0riche ciò che conta è la effettiva presa di coscienza di un'esigenza ormai resa matura dagli avvenimenti, anche se non sempre consapevolmente meditata. E' la materna generosità delta Chiesa che lascia i cattolici liberi di orientarsi i.,{ tali s~elte secondo la contingenza stOTica, purché siano salvaguardati i principii della umana convivenza (vale a dire libertà e democrazia), può essere di esempio augusto a quanti ancOTa ritengono la classe lavoratrice bisognosa di paternali3Hci e non sempre disinteressati consigli. Il Campanone
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