Iniziativa democratica - anno I - n. 2 - 2 dicembre 1951

- I ' I ' lJl\J Anno 10 Numero 2 Lire 25 SETTIMANALE DI ORJENTAMENTO POLITICO Roma 2 dicembre 1951 I/sir.ne: Messoggerie llol;iene • Milano Vlo P. lomozzo, 52 Oirenore: GIORGIO ZAROI . Direzione. Redoz:,ed Amminislroz.: ~omo, ~lo .del Co~so 10~ 6f!lfZ}9 _ Menoscrittl, disegni e forogrof,~ anche se non. ,pubbllcot1 non s1 resti Abbonamenti - Annuo L. HXX) - Semesrrole L. 550 • Trimestrale L. l:X) - Estero: il doppio . Pubbllcili,: tariffo l. f/J per millimetri di oltezzo lorghezzo uno colonne. Anl-Grof • Romo • Vio Sirte, 33 • Telefono 884-83l Spedizione In obbonomento postole Gruppo 11 Telef. luiscono _ Reg. Tribuno le N. 239'2 d, Roma·del 12 novembre 1951. = - === ol111111>.1 al L ·accugHc:na falla }1'1J~mocratica » primo di « lnil:i~nzi cli 11uelln roera prevista: ili~lizzazione dt>ll'intesa mana, all!!.{o il foglio, alla cristalizda cuj in termini di Yecchia nomenzaai·a p"olitica dei motivi cli ispira- ~ionc-. In l1alia, dove la lolla politica è compresa solo romc servile conformismo o sellaria disputa cli .« ras"· la stampa è portala a incasellare i fatti nuovi entro questi schemi, famiglirni al gran pubblico. Tipico il caso di << Risorgimento sÒcialista » che ha interpretato paradossolmente « Ini- ,dativa clemocrat ica ». ('Ome uno strulllCnlo dell'on. Gonella in un uon chiaro campo di Agramante. lnteres- :.antissima documentazione questa del fatto che la più grande parte dei nostri recensori non è disposta a ca pire come sul campo politico italiano vi po~~a essere un orientamento che non risulti clall'alchimia dei compromessi o dal trasformismo degli elementi già acquisiti all'esperienza po· litica. Abbiamo pt>nsalo che gran parte del difetto della Democrazia ilanana e propnò qu1. S pento il gran falò, accesosi con la liberazione la Democrazia italiana verrebbe sempre più ridotta ad un gioco fra qualche copia cli personaggi il· lustri che muovono sulla schacchiera politica w1 loro tacito gregge cli pedine. In questo clima la persuasione che viene dal convincimento morale, la discussione, il ragionamento politico, frutto cli una maturata elaborazione sono considerati un sovrappiù privo di interessi, quand'anche addirittura un danno. Bastano gli slogan al'infuori di ogni preoccupazione formativa ed educativa; bastano le formule vuole ed abusale di destra, centro e sinistra senza alcun concreto e sereno giudizio politico sui partiti, sui movimenti e sugli uomini. La novità essenziale cli questa nostra voce vuole essere questa: noi non fondiamo una setta, noi scriviamo quelle che sono già divenute le prese di coscienza della maggioranza dei cattolici democratici. Abbiamo dello che questo nostro foglio è un allo di Ieclc nel la Democrazia. S'è parlato tanto della preparazione degli italiani - <' dei cattolici in specie - alla Democrazia ma democratici si diventa quando si ha l'impressione che avere una opinione significa incidere sulle direttive di marcia della comunità. Democratici non si può diventare, neanche i J,iù qualificati quando, ci ,i fa una immagine dello Stato simile a quella \li w1 ('astello dai ponti levatoi alzati. Il fenomeno di certe iniziative scaturite dalle sezioni della D. C. ( vedi « prepariamoci al '53 » di Bologna) di certe dispute sempre più frequenti nei fogli di periferia non va sollovalutato. Basta JJartedpare con un minimo di attenzione e cli esperienza a certi congressi di partilo, a certe a-semblee di Azione Callolica e di ACLI per comprcudere il grande progresso fatto in questi ultimi ciJ1que anni dalla coscicnta del cauolico democratico cli base. Certe e~igenze e certi inl"<"rrogativi si sono talmente ingigantiti che bisogna dar loro una e~prc,,ione respousabile per non reprimere ineparabilmeute la vita democratica. Certi schemi di attività, certe cristallizzazioni personali, certi dubbi di casi di moralità politica preoccupano talmente la coscienza dei cattolici che rischiano di provocare gravi sbandamenti. Siamo contenti di questa maturazione democratica. Siamo convinti che ascoltare queste voci, lanciare alcuni moti· , i d'intesa, attendere le risposte, intavolare il discorso fuori dai cliagra mmi e dagli schemi preconcelli - su un piano cli lealtà e di integrità morale - gioverà a trovare fra i cattolici un vasto leale attivo punto d'incontro. Il che è in fondo un grande serv1z1O alla causa della unitù cattolica e per essa della Democrazia. R Alcide De Gasperi abbraccia una vittima delle spaventose alluvioni nella valle padana. Egli non è più il Presidente del Consiglio, ma il simbolo di auella solidadet.à. oooolare in atto. di cui è .staio .se.mor.e. tenace ,.._._.,.._ tare. A lui l'augurio fervido e angosciato perchè questo simbolo continui ad essere nell'opera di ricostruzione, nello sforzo politico attraverso il quale la solidarietà popolare diviene operosa difesa della democrazia e sostanziale rinnovamento dello Stato Italiano. 1!11 LE LEGGI PER LE ZONE ALLUVIONATE Una prova di coraggio Lo Stato costringa il capitale privato a scendere nell'acqua Il 22 novembre, i ministri Vanoni Fanfani Rubinacci Spataro Scelbu e Campilli, e il sottosegretario Zerbi hanno de/ inito i quattro tempi della riconquista della nostra pianura sommersa. La prima operazione, difensiva, riguarda il tamponamento delle falle dei fiumi; la seconda, porterà al ricupero delle vie di comunicazione, che verrà attuata rimuovendo le acque a mezzo di un sistema di idrovore e canali; seguirà poi la fase di accertamento e riassetto delle abitazioni; e in/ ine, la conclusiva, precedente il ritorno dell'uomo, sarà quella scuiitaria, la disinfezione per irrorazione aerea delle terre riemerse. Prendiamo atto con co,npiacimento della tempestività del govemo. Non riusciamo tuttavia a distinguere il momento di innesto delle 2 altre serie di provvidenze, che sono indicate nel Disegno di Legge Aldisio per i lavori pubblici nelle zone alluvionate e in quello Fanfani per il riassetto delle aziende agricole nelle medesime zone. Lo Stato si trova di fronte a un compito che è specificamente suo: di stimolo e di coordinamento dell'iniziativa privata. Per l'attuazione dei quattro tempi scanditi dalla riunione preliminare del Consiglio dei ministri è inevitabile che lo sforzo sia richiesto sopratutto al grande capitale privato della pianura; esso dovrà essere invitato a una aperta collaborazione economica e tecnica, trovrmclo modo di rimunerarlo con age1·olazioni d'ordine fiscale e doganale in altri settori della sua attività, oppure col fare della partecipazione alla rico· .~truzione un titolo preferenziale per l' as.~egnazione di commesse statali. Può essere, questa, della messa in canti e, e della V alle Padana, l' occasione per trovare la sistemazione organica fra gli enti economici dello Stato e quelli del capitale privato: per trovare la specicilizza.zio,ie propria a ciascuno, lo sforzo attribuibile a ciascuno. E 'questo COSCIENZA « L'incompatibilità è anzitutto un fatto di coscienza » afferma « I! M essagge-ro » parlanr eù) cont'To la legge sulle incompatibilità parlamentari. E ad appoggio deUa sua tesi sottolinea iL pericolo, se questa !erme venisse approvata, di creare « fra politica e amministrazione un rigido distacco » ment-re « lo scambio tra espe.rienze politiche, amminist-rative e tecniche è non solo utile, ma necessario e perciò deve essere non solo consentito, ma incoraggiato». L'infondatezza di queste argomentazioni viene vigornsamente sottolineata da « La Voce Repubblicana ». Il vecchio rito-rnello dell'inefficacia della lex sine moribus non ha alcuna validità. E' noto infatti che sotto l'etichetta del fatto di coscienza si vende la merce p;ù varia. Parlare quindi di incompatibilità come caso di èoscienza vuol dire salutare fin d'o-ra la legge e continuare ad assistere, con grande edificazione spirituale, a coscienziosi accumuli di cariche e di prebende. E appoggiare la legge non vuol dire d'alt,·a parte concepire un rigido distacco t-ra politica e amministrazione. Questo rapporto è indispensabile e deve sempre essere mantenuto e rinfo-rzato, ma i parlamenta,·i non sono i soli politici esistenti; i parlamentari hanno il compito specifico del lavoro legislativo e a questo devono de!licare tutta la lo-ro attività. Non distacco tra politica e amministrazione, sottolineiamo noi, quindi, ma questo rappo-rto non può essere più oltre mantenuto dai parlamentari, che pur essendo uomini p0litici, riVestono anche la somma dignità di legislato-ri. E speriamo che proprio « la coscienza » im]}onga la legue sulle incompatibilità. ~ il modo - a nostro avviso - perchè si superi - appunto con lei specificazione della sfera delle singole attività produttive - la strana situazione attuale per cui si assiste all'insediamento in sede di ministero di rappresentanti di grandi interessi privati, intenti ci strappare con colpi di forza occasioni di lavoro non solo alle industrie private, ma anche ai propri confratelli. Lo Stato deve invitare il grande capitale privato a scendere nell' acquei: fuori di immagine il grande capitale de-ve essere ridotto a titolo di credito medio termine il s1w concorso in mezzi meccanici, edili, alimentari o più semplicemente in denaro al Cantiere che lo Stato avrà eletto nella V alle allagata. Una volta che poderi e cascinali saranno riemersi il meccanismo del Disegno di Legge Fanfani permetterà ai contadini tutti di affrontare il problema del riassetto del loro patrimonio aziendale: e si rivolgeranno al grande Capitale che li ha aiutati per cercarvi - come clienti questa volta -i loro prodotti. Compito dello Stato è quindi di indurre il grande Capitale alla lungimiranza : è di farsi garante - in termini di strutturazio,ie legislativa - che prestiti o sovvenzioni della grande industria e della rigricoltura industrializzata ritorneranno al capitale finanziatore, prima ancora d'essere restituiti, sot· 10 forma cli accellerazioni negli acquisti dei suoi prodotti per rinnovare le attre.:::zciture agricole. 1,;' solo seguendo questa o una analoga progra111111azio11cehe lo Stato potrà conseguire il massimo rendimento in un sistema di economia mista. Giovanni Galloni ===== PER CHE' SOLOORA? Uno choc di commozione e di solidarietà si è diffuso in tulta la ,Penisola, raggiungendo anche le comunità italiane all'estero ed al· t,raverso esse i paesi amici del mondo occidentale. In questi giorni è &lata una gara di solidarie-. 1ù di solidarietà nazionale, di solidarietà con i 1 più sventurati, che non può non rimanere nella cronaca di questo dopo guerra italiano come un definitivo atto di unificazione. Da ogni parte d'Italia, dalle Regioni che sono siate già colpite a loro volta, da ogni ceto sociale, sono partiti aiuti per le regioni alluvionate. La stessa burocrazia si è sentita scos&a e ha ravvivato la !)Ua azione in aiuto agli alluvio• nati. La presenza del Capo dello Stato e del Prc,idente del Consiglio, neJle zone colpite davano a questo sforzo nazionale un significato di partecipazione concreta a fianco dei colpiti. Abbiamo dello solidarietà nazionale e solidarietà con i più colpili: ritornando indietro anche nel passato ci rirordiamo co,ne parte di quelle popolazioni che oggi sono state così colpile, erano le popolazioni che dovevano usufrnire deJla riforma agraria per il Delta Po. Se la loro !,Ìluazione è oggi catastrofica, ieci non era brillante, o per lo meno non era tale da non suscitare lo sforzo concreto di solidarietà. ......, ................... •"7••-··---~ - - - ·"""Q- - aspeuato che accadesse l'hnmane sciagura per parlare di una linea politica che ha come suo primo pilastro la solidarietà nazionale, la solidarietà con i più umili. Pcrchè la riforma agraria allora era ostacolata e mal visi a da tutti quei ceti che oggi sono in prima fila nell'opera di assistenza e di solidarietà? Perchè in un Paese come il nostro, dove non manca genero si1à d'animo, coscienza delle opere sociali (e re ne sono di testimonianza le grandi istituzioni compiute in tal senso) non si riesce a convincere la mag~ioranza della popolazion, a concrete opere di solidarietà politica come sarebbe una migliore ridistribuzione clei redditi, e nel raso b,perifiro una ridistrihnzione delle terre? Una risposta ci viene sulle labbra ·ed è grave per noi tutti. La democrazia non ha saputo presentare le sue opere di ri• rostruzione e di riforma come un fatto imp<'· e;nativo entusiasmante che muovesse la cosdenza di tutti gli italiani: la dimostrazione di questi giorni ci insegna che non manra la soldarietà o lo sprone a muoversi in favore di coloro che sono in disagiate condizioni, è mancata piullosto a suo tempo la capacità di far comprendere agli italiani cosa significava in concreto, nella concreta disagiatezza di tutti i giorni, fare opera di solidarietà per i braccianti disoccupati, per coloro che da anni vivono nelle valli di Comacchio, in condizione di eterni a1luvionati. E quando vedian10 p:iovanì democratici cri• stiani partire in squadro di soccorso e dedicarsi all'opera di salvataggio con dedizione o spirito di sacrifirio, ci vengono in mente gli episodi. tante volte decantali, del mondo orientale. Dunque non soltanto i giovani dei paesi totalitari sono capaci di costrnire ferrovie, di sentirsi edificatori di una società e di 'iapersi sacrificare, anC'ho i nostri giovani sono capaci se si pone davanti ai loro occhi un obiettivo ideale che non può essere la politica runministrativa di tutti i giovani, la lenta corruzione dei compromessi, l'insabbiamento continuo dei propositi più vitali. La democrazia italiana deve pen~are a non lasciar perdere questo tesoro di solidarietà, per utilizzarlo ai fini della ricostruzione. In primo luogo noi pensiamo che non è possibile risolvere il problema degli alluvionati, i quali probabilmente dovranno passare qualche mese fuori della loro residenza, con dei sussidi e uggravando la situazione economica delle province circonvicine. Bisogna indirizzare lo !',forzo comune che è potenti~sirno in questi giorni verso una serie di grandi lavori thjl assorbano la mano d'opera mcssasi a disposizione. Non sussidi, ma la, oro per gli alluvionati affinchè essi stessi si sentnno i primi a ricostruire. Il « Piano per la ricoslruzione del Polesi ne» è il banco di prova della solidarietà na· zionalo sul piano politico. Esso è anche i. banco di prova della capacità della nostra democrazia di saper fare <Jualcosa <li organico, e di completo per la rinascita cli una regione. E sopratutlo C'ominc:iart• :-.ubito: anrhc :-e lo sforzo dovrà essere maggiore, dobbiamo dare 1a sensazione agli alluvionali e a lulli gli italiani di esserci impegnali a fondo in una opeu che non sosia finchè non ha risoluzione. Benigno Zaccagnlnl

Pag. 2 MONDO CATTOLICO CorporaliMeisnloi Più che un congresso quello che i gi1v Tisti cattolici hanno tenuto a Roma a metci novembre è stato un dialogo tra due punti di vista contrastanti nei ,-iguardi deH'argomento prescelto come tema deLle riunioni: !unzioni e ordinamento dello Stato modernd. E' perciò impossibile non rilevare i'imP,Ortanza anche politica - resa questa maggiore dalla presenza alla relazione genera.Le degli on. Piccioni e GonelLa - di questo incont-ro e det conseguente dialogo. L'impostazione, tuttavia, data dalL'on. Dossetti alla sua relazione generale è stata prevalentemente stonco-giuridica. Egti ha centrato l'essenza dello Stato moderno netla mancanza di un finalismo; giacché priva di un finalismo deve conside-rars1 ta funzione di garanzia dei fini individuali esercitat.a. dallo StatQ Liberate che lo ha portato da una parte ad un ritrovamento det suo scopo in se stesso ~ nella sua potenza - giustificazione prima det nostro ti.Po di dittatura, e dal!'altra a riconoscere il campo economico come L'unico in cui la natura dovesse esplicarsi senza limiti, con tutte le note conseguenze. n diritto, poi, col dare al contratto valore di legge tra le parti, ha concesso alla parte pili forte - que:Ua imprenditoriale - uno strumento per la creazione d'un diritto singolaTe che rafforzasse la sua situazione di dominio. Tale concezione ideologica che sta alta base del « sistema » e lo svuotamento di ogni tentativo di inserzioni delle masse popolari in esso, fa si che lo Stato contemporaneo non sia in grado di assolvere ai <:ompiti che l'inelutabilità dei fatti gli ha accollato e lo svolgimento storico gli impone, senza una profonda meditazione delle struttuTe e del fine, vale a dire del sistema stesso. Dello Stato nuovo l'oh. Dossetti ha deiineato soltanto alcuni punti: 1) esatta ed energica professione di un finalismo dello Stato da individuarsi nel « bonum humanum simpliciter »; 2) necessità di un Ticonoscimento di comunità intermedie fra l'uomo e lo Stato, secondo un procedimento di razionalità, non di spontaneità; 3) non immunità neU'ordine giuridico del potere economico; 4) funzione di sintesi dmamica dette forze sociali eta parte deLLo Stato eh.e non deve comp,ere O1,1era di mediazione, ma ai indirizzo; 5) struttura autorevole, efficiente, responsabde deLlo Stato. Se si tiene presente che net corso deUa relazione generate e di quetle particow.ri ( deue qua Li to spazio ci vieta dt dare notizia) sono stan scient1J1<:a1n.ente au.accau ,. ..:..J-.~ ,_._. --· ... ,,- ~--~1~,,.. soc,aHiueraLe di motti cattoli.ci, come: t'mterc~as:.-t.sm.o, corporauvismo, btcameratismo, garanusmo ecc., st comprende Qene La vivacita aeL aiaLogo. comrua,uore pnnc1paLe essenao iL v,-01. (;arneLutti it quaLe, a. sua vou.a, h.a sostenuta L'manita a.et d.1ntto a creare una sot:teta mtyLtore e a regolare la economia; h.a a11eso t.L corporativismo come « nieto<Lo » pe-r mtegrare Lo 3atus Jra Legge e semenze; na anermato t'id.oneità esctustva deH'1meresse ina.CViCiuaLe a17Li edetti cteHa produzione; ha esaltato La propneta, tanto da identiJtcarLa con la libertà. n corporativismo - uno deg1i istituti su cui ptu si. è diatogato - può anche essere la soluzione migliore per organizzaTe la societa Jutura, ma noi dobbi.amo guardare all'.oggi, ai rapporti di }orza per cui una soluzione « concittatTice » dei rappoO'Tti. di cta.sse si risolverebbe in una permanenza deUo « statu quo ». Questa mancanza di senso storico che ca- -ratteTizza una parte deLla nostra cultuTa h.a logicamente notevoli Ti/Lessi sul piano politico ed è forse la causa prima. delta mancanza di una forza politica cattolica in continua sintonia con i tempi in cui si trova ad operare. Per tale motivo l'impostazione -realistica che è uscita dal dialogo, è un fatto di una tmJX)'Ttanza, non solo culturale e giuridica, che supera i tìmiti della ristretta cerchia di persone e di stampa che del convegno dei giuristi cattolici si è accorta. Franco Grasslnl INIZIA'l'IV A DEMOCRATICA ·.editoriali .. Crisi di governoiL'annunzio del prossimo con• gresso socialdemocrotlco che si dibatterà ancora uno volta sul• l'ormai scontato dilemma - go-, verno od opposizione - non ho nioncoto di tor correre nei cosi detti circoli politici dello capitale e sullo stampo le voci di uno revisione dello formula governativo. Avremo dunque uno crisi di gennaio? C'è chi penso che il Presidente del Consiglio non si loscierò sfuggire l'occasione di allargare lo base del suo governo per presentarsi olle elezioni del '53 - come già o quelle del 18 aprile - con un fronte compatto dei part(ti democratici. Per raggiungere questo obiet- ,1vo lo soluzione non puo e:»,.,re visto in termini formali. flcienzo, nell'impulso, pocità realizzotrice e che il governo stesso mostrare. nello cacoslruttrice saprò diOro è molto dubbio che tutto ciò posso ottenersi do vna semplice crisi di governo; è sopratutto molto dubbio che - qualunque possano essere i risultati del con• gresso socialdemocratico e dello unificazione liberale - uno crisi valga o rafforzare nel paese la autorità del governo, se le decisioni dei congressi sono il frutto più di un calcolo elettoralistico che dello volontà deciso dei partiti minori di porsi unicamente a servizio del paese. blemi che attendono urgente SO· luzione. Nè vi è d'altro parte alcuno il quale ormai posso illudersi che 11 ricambio di alcuni uomini con altri già largamente sperimentati nel passato, posso porto· re allo luce nuove compelenze e nuove energie copod di irrobustire in maniera decisivo la com• pagine governativo. L'atteso del paese non è nel vedere cambiati certi uomini con altri dello stesso partito o di por· tifi of~ni per un gioco di olchl· mie ch2 malamente sopporta, ma nel vedere finalmente attuati dei progronmi. g. g, Costa o dei monopoli Il dott. Costa, presidente della Confederazione generale dell'Industria, in una Conferenza sullo dello pesantezza che caratterizzo il nostro processo produttivo. Raccogliamo alcune delle frecce più variopinte che il Nastro ho valuto scoccare contro il salito San Sebastiano, lo Stato. Egli ho asserita che lo nostro produttività è insoddisfacente tra l'altro, dato l'alta costo del de• nero: fenomeno - questo - dovuto al fotto che lo Stato...,Jo rorefà, sul mercato finanziario, con le sue abbondanti emissioni di Buoni del Tesoro ecc. Mo è facile obiettare che lo Stato è indotto a sobbarcarsi nuovi òneri - e perciò a cercare i mezzi finanziari per farvi fronte - ancora dalle deficienze dell'iniziativa privala, dai suoi errori e dai suoi egoismi: l'Un e il flM sono sorti per puntellar lo sfascio di grandi complessi industriali che la nostra classe di• rigente ho sviluppato senza pru• denza nè intelligenza e - spes· so - neppure onestà; i cantieri del lavoro, le opere pubbliche d'ogni genere, si moltiplicano, a spese dello Stato, perchè i privati possono licenziare; la Casso del Menoglo,no o g"li altri argo• nismi similari tonificano il mer• calo, sviluppano la domanda alle industrie private, dai trattori al cemento. No: non tocca ai no• stri capitalisti di accusore lo Sta• ta. Toccherebbe semmai alla mas• finanza, e una maggior sollecitudine verso la piccola e media in• dustria, verso lo piccola e medio proprietà, tessuto connettivo della economia nazionale. Nè si vada più ripetendo lo slogan che l'industrio italiano non lavoro in un sistema di monopoli organizzati, bensì in un re· gime di libera concorrenza. Il rimprovero delle missioni tecniche americane è, al riguardo, pre• cisa, circostanziato. L'industria non si cura del mercato, non lo conosce, non fa indagini nè sul potere d'acquisto nè sui gusti del consumatore. Vogliamo do• mondarcene il perchèr Perchè la industria occupa i passaggi ob. bligati, le strettoie della necessità, come un tempo si costruivano fertilizzi agli ingressi delle volli laal/'i~'.zio dei, ponti. Si pensi alzi eh ti~ dell of_ferto _e_dei prezd' . fa su, fertilizzanti - med~c~na r la terra - e sui ;.;it;:;, 9 \,indu e p~op~i. In de• ha bisogno di • o iJo_hana. n~n monopoli, bastandole izzarsi • m rorsi la produzione di ccapar~ di cui la natura è avara. beni Non è mancato, nella Dicembre 1951 costituiti, che se ciò non avviene lo colpa va ancoro una volta ritorta sul mando capitalista, che incapsula tali organismi pubblici nelle sue strutture, nei suoi interessi e nelle sue concezioni privatistiche. Tonto per esempJifìcore, ci sarà sempre doto - almeno di diritto - di aprire i mastri della contabilità dell'AGP; mentre neppure di diritto passio• ma conoscere i costi - poniamo - della FIAT: ed è per questo che il Comitato per la produttività - testè costituito - noKe cieco. La Conferenza si è chiuso con due preziose affermazioni: la primo, che i rapporti di lavoro possono considerarsi, nel com• plesso, buoni, Ora, o quanto ci risulto, lo Commissione americana che di recente ho visitato 120 nostri stabilimenti, ha espresso il suo stupore di fronte olla stile Luigi XIV dei Dirigenti d'azienda. La secondo "affermazione è uno verità lapalissiana: se un'azienda riesce od ottenern uno maggior produzione, il beneficio - dice il doti. Costa - non può andare o/tanto ai lavoratori, sotto formo r oggior compenso mo all'intetività, ostio forma di mi• Lo pre dei prodotti. Lo stabilità del governo ed il suo prestigio nel peose, le possibilità di rafforzare nelle coscienze l'omore per il regime democratico in visto delle elezioni del '53, risiedono nel grado di efli solo annunzio o lo fondato probabilità di uno crisi segna sempre un orresto dl ogni alti• vitò e di ogni iniziativa e questo volta l'interregno di alcuni mesi per la elaborazione diffid· le e contrastato fra i diversi partili dei nuovi programmi e dei nuovi progetti condurrebbero con ogni probabilità il nuovo governo a ridosso delle elezioni del '53 senza aver seriamente offrontoto nessuno dei grondi proproduttività, tenuta nei giorni sa dei risparmiatori, e del contri• scorsi a Rama, ha sintentizzota buenti di domandare allo Stato - col sua dire - l'assoluto in- - in cambio del loro denaro - renza, l'accenna ad interventi sto• tali, che, essi, ed essi soltanto, limitano lo concorrenza e creano situazioni di monopolio. E' vero che lo Stato attribuisce diritti pressochè monopolistici o taluni suoi organ1sm, di produzione: tuttavia essi sono (o dovrebbero essere) controllabili dalla callet• tività, nel cui interesse essi sono attendiamo "é}h. in parala, e ci stria che egli rop~onde ind•w in pratico quanto lkta, metta dente ha così autorevo~esifermato. '-..;.t capacità del nostri grandi indu· striali a risalire olle cause prime una minore indulgenza verso le malefatte e l'incoscienza dell'alto f. p. LaDemocrazia Cristiana Le scelte politiche ubbidiscono a costanti rapporti di forze e tanto più la base sarà cosciente dei suoi problemi e tanto più acquisterà forza politica. Si dovrà agire, prima di tutto, nell'interne del sistema per preparare il successivo slancio rivoluzionario del sistema stesso; si dovrà tendere all'alleanza, alla base, tra il cel<t medio e la classe lavoratrice democratica ed impostare un programma di azione concreta per la difesa della democrazia. La quale di già può solo consistere nel combattere per una politica popolare, intesa nel senso sopradetto, per una politica che trovi il ceto medio in prima linea, per la moralizzazione della vita pubblica, l'efficienza ed autorità dello Stato, il controllo democratico dei monopoli. Questa iniziativa popolare non solo è doverosa ma possibile. Lo dimostra, anche se per esigenze di altissima emergenza quali quelle dei soccorsi agli alluvionati, la spontaneità delle iniziative di solidarietà di tutto il popolo italiano. e la lotta Dall'esperienza Politica dei cattolici italiani di questo ultimo dopo guerra si può già parlare anche sottd il profilo storico. Se noi esaminiamo il quadro politico dell'immediato dopo guerra, vediamo caratterizzarsi due forze poliliche ideologicamente antitetiche, ma ugualmente popolari, slanciate alla conquista del nuovo stato democratico con intenti rivoluzionari e con mele prefisse e ben determinate. Da una parte il partito comunlSla con la sua 0rganizzaz1vnc militare e il suo fanatismo, dall'altra il J)artito cattolico con la sua ancor debole effi- ·-.:.-..- ..... n.-.rt!:ir>i·r·n::di.u~ TO:l. f"On 11.n~ larP:=i b;:i1:p di consensi e di adesioni. La linea che in un certo senso dava a queste forze politiche radicalmente antitetiche una piattaforma comune di" intesa era la rivoluzione delle classi popolari da inserire nel nuovo Stato italiano. Questo inserimento richiedeva una vasta riforma di struttura, una rivoluzione sostanziale del vecchio sistema liberal-borghese e quindi un radicale mutamento della situazione. Attraverso lo slancio rivoluzionario del periodo immediatamente postl1berazione si delineò, allora, una lotta serrata tra due organizzazioni e tra due metodi. Dall'urto dell'organizzazione comunista con quella cattolica scaturì subito la potenza (dovuta alla spregiudicatezza e alla immoralità politica) della prima anche in conseguenza dell'impreparazione e della sostanziale debolezza della seconda. E' proprio in questo periodo tuttavia che possiamo fissare una linea politica della Democrazia Cristiana, in un senso dinamico anche se con carattere di politica dì freno e cli moderazione. Si delineava, infatti, il pericolo che, impostando qualsiasì nforma di struttura, con tutte le immediate conseguenze di qualsiasi rivoluzione, l'organizzazione comunista - che era la più attiva e capillare - prendesse la mano e instaurasse definitivamente la sua rivoluzione attraverso la dittatura. * * Ma se questa fu saggia politica in quel determinato periodo storico, il perseverare in un continuo temporeggiamento anche quando il periodo della minacciosa prevalenza comunista era superato con il 18 aprile, non poteva non portare necessariamente politica a delle gravi conseguenze, in principal modo nella stessa Qase democratica cristiana. Si veniva infatti sempre più affievolendo l'iniziale spirito rivoluzionario, si creava a poco a poco una stasi politica che riportava i ceti medi, attraverso la posizione difensiva e temporeggiatrice del loro partito, alla loro posizione storica - dopo il Risorgimento - di inerte scetticismo. E fu la politica del giorno per giorno, fu la politica del « tamponamento » delle falle, che una situazione economica di secolari equilibri aggravati dalla guerra provocava. no creduto al rinnovamento politico-economico -si cominciarono a lX)rre come forza di ribellione all'adeguamento .continuo e senza finalità. Inserito nelle correnti di idee sociali, politiche, culturali più vive del mondo cattolico, questo movimento che prese il nome da Dossetti galvanizzò intorno a sè le forze più giovani e le più battagliere. Non si può negare a questo movimento di aver centrato uno dei problemi di fondo: il rinnovamento di una democrazia parziale, vecchio stile. La democrazia cristiana doveva tendere all'inserimento delle classi popolari nello Statoi ma tale inserimento richiedeva un nuovo Stato, nuovo nelle strutture, nei metodi, nello spirito informatcire. Nel momento in cui, attraverso la politica del « tem_poreggiamento », si era riusciti ad arginare validamente l'ond.a.ta comunista, era necessario affrontare decisamente l'obiettivo che già era stato il punto di partenza dei cattodici: il superamento dello stato liberale. Questo movirnento lavorò intensamente ma ad un certo momento si trovò isolato, si trovò ad impostare problemi, sulla cui verità nessuno discuteva, ma senza una base Politicamente preparata e quindi senza una forza adeguata alla grandezza del fine. * * in•Italia E' sorta quindi una nuova esigenza di rinnovamento: entro e fuori i gruppi anzidetti, l'esigenza di una nuova alleanza che agisca non al vertice, ma alla base del partito e del corpo elettorale. L'inserimento rivoluzionario dei ceti medi e della classe lavoratrice per una sostanziale modifica dell'attuale struttura dovrà venire gradualmente e coscientemente come spinta dal basso, come forza di propulsione che provenga dal partito e che imponga una determinata e precisa linea politica. Giuseppe Tonuttl MONDO ECONOMICO AVVENIRE Col 31 dicembre scade H Comitato liquidatore del FJM (Fondo Industrie Metalmeccaniche), che già lo scorso anno dette luogo a una notevole discussione parlamentare. Come si sa al FlM sono legate Le sorti di un gruppo di aziende metalmeccaniche sovvenzionate, quali la Breda, le Reggiane, la Ducati, La Caproni di Ponte S. Pietro e di DEL. FIM Reggiane - e abbia avviato verso una definitiva sistemazione aziendale la Caproni di Ponte S. Pietro, la Ducati e La stessa Caµroni di Trento, non è umanamente passioile pensare che con il 31 dicembre possa concludeni la gest?one del Ji'lM. Nè è pen- ..uutte a uu.ru. J~u1·~~ ,, tru.1,,asso at <,rt.u::.ste aziende 1''11',1 au'l.ttl - o 1,,iu precisam.ente: ulLa I! mnieccan,ca - senza correre it risento Trento ed altre. ui tuuo Ct.rmJftOIILeuere, v·.accne questa J,'i· n Comitato avrebbe dovuto in quest'anno, ,ianziuna gestiSt..e ant:n'ess.l azienue pnvate con i dieci miliardi che glt furono assegnati m g 1·avissmte coaa..izwni, si:nza aver dato sicontribuire alla riorganizzazione delle azien-- ,iora seg1u Pi alcun apprezzabile progresso de ed in ogni caso predisporre iL passaggio <.L~ riorganizzazione. Le situazioni m motte 1.1.zienae aeLLa 1' mmeccanica inJaLtì pennanad una gestione definitiva che, nel pensiero dei parlamentari, avrebbe dovuto essere i'IRI. vono m uno .sLato tuu'attro che rassicurante. .casta pensare ai t...:anttert navali e - se si uuole - atta equivoca e incredibile condiPer quanto il Comitato di liquictazione zione d~lL'Alfa .teomeo. del FIM abbia lavorato con impegno ed afJrontato con COTaggio delle situazioni fallimentari, - basti pensa·re alla Breda e alte ' LETTERADA PESARO Infatti la lotta politica in Italia è tradizionalmente ristretta ai gruppi dirigenti, ed ogni linea sovvertitrice viene sconfessata, isolata e respinta. Di modo che l'immaturità delle masse, unita alla cristallizzazione degli esponenti, non permise di creare una base progressiva. li movimento di Dossetti, ponendosi fuori del sistema tradizionale, apparì teorico, poichè l'istinto di conservazione della società così conformata, giocò a favore del gruppo egemone. La soluzione poteva aversi solo linea che non creasse disfunzione e pericoli al sistema esistente, pur operando per il suo rinnovamento . Se si dovesse procede-re a una accurata indagine sutta vita e sui criteri direttivi ser,uiti. dahe aziende della 1"inmeccamca, i dirigenti di quella Finanziaria non potrebbe·ro tanto JactLmente. giustijic'ifli. Basterebbe pensare che, a cinque anni daUa fine della guerra, ,10nostante l'imponente sJorzo finanziario sopportato dallo Stato non si può indicare u risanamento di neppure una sola azienda della .hnmeccan,ca. Non è quindi assolutamente iL caso di a/1 ida1·e a un complesso direttivo cosi difettoso altri comPiti. 1l 29 novembre è indetta l'assemblea della Finmeccanica, che dovrà discutere un o.d.17. sul rinnovo del Consiglio e il conseguente cambiamento di alcuni dirigenti massimi: tuttavia, dalle notizie che si possono avere, non sembra che si intenda procedere con la necessaria energia e coraggio. Anche in questo campo H metodo det temporeggiare e dt!l cofnpromesso minaccia di !asciare le cose come sono e di far permanere deUe situazioni iUooiche e pesanti che costano al co'ntribuente e agli azionisti milia'rdi all'anno. Caro Direttore, ho Letto iL tuo giornale aWindomani del 5° Congresso deLLa Democrazia Cnstiana delta mia provincia di Pesaro che st è tenuto il 10-11 novembre a Fano. Mi. sembra che ie preoccupazioni, te idee, le critzclle ed i pro1-,ositi espressi da motti delegati a nome de{Jti amici del?e sezioni siano gli stessi del tuo giornale. Tre punti mi sono sopratutto appaTSi com~ i più significativi per La concordanza che ti ha contrassegnati nei vaTi interventi: 1) Esigenza dell'unità dei cattolici sul pianu pontico e proposito di potenziare il partito <:onsiderato come ~t_rumento indi~pensabile di una azione pohttca democratica. 2) Sfiducia del ceto medio nei confronti della democrazia e del sistema parlamentare, µrico1o di un suo orientamento _a destra su un piano antidemocratico. Consolidamento dell'estremismo bolscevico per la carenza dell'azione di governo e per difetto di iniziativa del partito. 3) Insopportabile disfunzione dell'apparato bm·ocratico dello Stato. Non ve,rrei che tu. J;ensassi a formul.azioni, anche se esatte, ancora generiche, perchè esse erano la conclusione di colOTite d~cument ;.i n • derivanti dall'esi;erienza polttica vis.<ufa nel Paese, nella città, nelle campagne. Nè erano dettate da i;::ercriticismo pe-rchè l'entusiasmo per il paTtito era grande e tutti hanno rinnovato il prnposito di una azione sempre Più serrata per il rafforzamento del Partito e la difesa delta democrazia. Sovra.tutto qu.eUo che si sentiva nell'almo• sfera del nostro Congresso, nelle interruzioni e nella vivacità un µò chiassosa di certi gruppi ( che è un po' dispiaciuta al 1·appresentante della Direzione) era l'ansia di un rinnovamento del nostro partito, L'ansia di dare al partito u.n costume nuovo, se mai ce n'è stato uno vecchio ( è vero che alla direzione centrale da diversi mesi non concludono pili niente?), l'ansia di una più efficace e sollecita azione di governo, specie in ordine al fenomeno delta disoccupazione che nella mia provincia è più grave che aUrove. Caro DiTettore, sono molto lieto che queste idee discusse prima nelle assemblee di sezione e poi espresse nel congresso provjnciale non sono isolale ma sono condivise anche da molti altri nel partito, e sono contento che abbiate preso l'iniziativa del giornale. Ti prego di mandarmelo sempre e con me agli amici di cui ti allego l'elenco e gli indirizzi. Con molta cordialità. G. Luccardini Montelabbate (Pesa<o) 20 novemb,e 1951 Mentre da un lato il partito ufficiale non esprimeva le esigenze di base, dall'altre monopolizzava la sua rappresentatività impedendo alla corrente rinnovatrice di compiere un lavoro di educazione e di trasformazione. Ambedue le posizioni rimasero senza seguito e senza forza effettiva, a tutto vantaggio delle forze estranee al Partito. Avviso al lettori! "lniziafiva democrafica .. è sorfa per la convergenza di idee e di -proposifi che sono nafi in alcuni gruppi di base, in alcune sezioni, in alcune associazione caffoliche. Sappiamo che quesfe idee e pro. posifi non erano le sole. Ve ne sono altre dello sfesso tipo in tuffo il mondo caftolico ifaliano. Ebbene, scrivefeci, impariamo a conoscerci e a riconoscerci. • Le maggiori rndustrie meccaniche ilaliane sono sovvenzionale dallo sia/o, allraverso speciali organismi (inanziari. È un campo queslo dove bisogna rimettere ordine e chiarire le idee. Poichè non è possibile montane• re un sistema per cui lo Siate paga, ma praticamente non dirige ciò che sostiene con il denaro dei conlribuenti. Quando al FIM, non resta evidentemente· che prorogarne la legge istitutiva, con l'assegnazione di una decina di miliardi atti a ffnanz~a1·ie Le aziende assistite con quei crediti d'ese·rcizio che sono ton, asSolu.tamente necessmi, ora, se si vuole che escano definitivamente dalla fase di r1èlimensionam.ento a quella p,·opriamente di t'1.ercato. E intanto è necessario operare decisamente nei quadri direttivi della Finmeccanica. al fine di farne - come buona parte delle rzltre finanziate dalL'IRl - uno strumento che rossa nel più breve tempo far fronte alle oroprie funzioni, ed ereditare pe-rciò anche le aziende del FlM .

Dicembre 1951 Anche se !>ggì meno vivo nell'opinione pubblica il problema degli statali è, pur sempre dei più gravi, fondamentale nella vita del Paese. te,:za. la moralità, la razionalità della huroorazìa e dell'amministrazione cui è preposto. 1 ,ubalterni sono burocrati vittime INIZIATIVA DEMOCRATICA che si riferisce al puro ordinamento e funzionamento tecnioo delle amministrazioni statali {ecco un caso tipico di materie per le quali delegare il potere legislativo alle Commissioni permanenti!), in una parola di attuare la riforma della burocrazia. Il problema degli statali e la riforma per primi della burocrazia. E per ottenere tale risultato il potere politico deve realizzare una diversa ccpolitica del dipendente pubblico », rovesciando quella attuale: non più coccolare e accarezzare sindacalmente e finanziariamente l'alta burocrazia, ma creare gli organi per una collaborazione serena e proficua con la maggioranza del personale statale. della burocrazia strettamente connes5avi. Al momento dei grandi scioperi generali i classici fiumi d'inchiostro sono corsi. Oggi, mentre il problema è finalmente posto all'attenzione del Parlamento, è possibile tornarvi sopra serenamente e meditatamente. Essi sono costretti molto spesso contro voglia a preferire il regolamento al buon cuore o al buon senso perchè sanno che qualcuno gliene chiederà conto, essi che sono i soli pei quali le lievi mancanze si trasformano in ammende pecuniarie e nella perdita dell'(( otti1rl'o ,i indispensabile per ogni avanzaTutta la stampa, anche la meno elfi- mento. mera, si è limitata a dire che gli sta·- Ed è così che si avvilisce la personatali sono tot e che assorbono tot miliar- lità umana dello statale, il più inclileso di di lire del bilancio dello Stato cor- ed il pi ì1 succube ai ripicchi, alle venribponclente a tot percentuale delle dette, alle ingiustizie, ai trasferimenti uscite; poi, tutto ciò considerato, vista ingustificati, cli qualunque altro ]avola iwpossihilità ùi risohtre il proble- ratore. ma sul piano finanziario, ha rievocato Occorre inserire a fianco del concetla riforma della burocrazia intesa quasi ] to di gerarchia, oggi incontrastato ne • esclusivamente come sfoltimento degli l'amministrazione dello Stato, e che l atali,_so~rallutto del personale avv_en: rappresenta il giusto « principio d'auzio, rndipendentemente da qualsiasi torità, i concetti cli responsabilità e di iterio Jiscriminativo. Tutto questo democrazia, che rappresentano il prin- p1ù o meno condito di considerazioni e valutazioni sulla efficienza delle Ammi- cipio di libertà ». nistrazioni dello Stato che quasi mai E' ora di smettere di considerare gli oaonavano critica agli ordinamenti e statali periferiri e d'ordine nemici delalle btrutture e molto spesso invece al lo Stato, a cui chiedere solo sacrifici e rendimento e alla capacità del perso- c-ontrihuto forzoso invece che libera nale. l cc Gli impiegati sono pagati ma- rollaborazione. le perchè sono troppi; essi rendono poco perchè sono pagati male. Il loro rendimento ,ion puo essere aumentato con l'ausilio di mezzi meccanici, o con ,adicali riforme strutturali nell'ordinamento degli ujJici, perchè il loro numero non può essere ridotto ». E. Corbino - Giornale dell'Emilia 5-12-1951). E' del tutto inutile dire che gli statali sono un milione e tante mila, se non si esamina e non si discute tale numero diviso nelle varie Amministra- :i:ioni e nelle varie funzioni sociali affidate allo Stato; è del tutto inutile dire che per loro si spende una cifra se non ,i considera quanta di essa sia procac- ][ l ~econclo re,pon~abile di questo stato di cose è il potere politico, governativo e legislativo. L'alta burocrazia, come quel fattore ciel Vangelo, alza la voce con gli inferiori e piega la ,chiena al potere politico. Ma questo, 3 differenza del padrone del Vangelo, sovente finge di non vedere lo scandalo della loro meschinità e della loro immoralità. I funzionari coinvolti nello scandalo delle valute sono stati dal Ministro La Malfa semplicemente trasferiti da una a un'altra Direzione Generale del Ministero del commercio estero. E magari riceveranno ccottimo ii. Una riforma. siffatta rivelerebbe la necessità personale tra i varii servizi, ma non la superflua abbondanza comples,iva, percbè a fianco di uffici inutili sono altri che penosamente faticano per ,volgere le loro mansioni. Tale riforma comporterebbe un grande beneficio per il corpo sociale e sarebbe di un'importanza politica di primo ordine perchè inciderebbe in tutti quei punti oscuri (specie nei Ministeri) ove interessi particolari si ammantano della forza o della legge dello Stato per loro privilegio, ove la classe clumiuante ,i inserio<'~ nella struttura statale. iata allo Stato dall'attività degli stalli medesimi, specie nelle Aziende sta- .ali, e soprattutto quali funzioni e com- }iti necessari al corpo sociale essi svol- (;ano. 1'\/oi non discutiamo l'altissima com- E' questa forse la ragione per cui petenza settoriale frutto di anni di spe- tanto si parla e mai si fà la riforma cializzazione. Stà al potere politico nei burocratica? E' questa la forza, la fu. suoi rapporti ron essa di tenerla soli- rida simbiosi di alcuni funzionari diso- E' ora di dire chiaramente che la .,tragrande maggioranza degli stata}j fa nteramente il suo dovere nelle forme ,e nei modi come è stato comandato. Quello che è chiamato « problema degli statali » esula dalla loro responsabilità ed è ingiusto ricada sulle loro spalle. d di I nesti e di cittadini disonesti che vi si amente in pugno, per i.o ·rizzar a ai fini generali ciel benessere comune su- oppone? perando gli egoismi particolari, e per Eppure nes,una riforma sociale può pungolarla a realizzazioni più concrete es,ere attuata senza la pregiudiziale ried a un rèalismo più efficace. forma della burocrazia che sola le può E' compito del potere politico di ri- permettere. veciere e aggiorna re tutti i regolamenti 1 Eppure ,olo dopo la integra e risogli ordinamenti e gli organici delle I . • • bb I A · · • • d II S d. lib uz,one d1 tutto questo s1 potre e emmm~stra_z~om e O tato'. 1 era- citamente rivedere co,11giustizia il renre da rnut1l1 ed e,,tenuant1 tutele le d. t J II' · I rt· d. aziende di Stato rendendole effettiva- ,men °•. a e icienza a ~ora 1 a 1 d . .1 I I questo bistrattato statale oggi solo capo mente autonome, 1 n evare e neces- . . . b·i· - • . . 1 , Id. ( l espiatorio cl1 responsa 1 1ta non sue e s1ta soci~ 1 non soc 1, atte o ma amen: pi LI grande di lui. te bodd,sfatte dall'apparto statale, d1 I semplicizzare tutta la parte normativa 1 Franco E. Peccl Pag. 3 GLI AUMENTI AGLI STATALI IL MINIMOVITALE Distribuiamo bene i miliardi che ci sono Ben volentieri pubblichiamo i! seguente articolo ne! quale !'on. Tomba illustra !a tesi da !ui sempre vivacemente sostenuta al Gruppo Parlamentare della Camera su! problema degli aumenti agli statali. _ . Tema grave e spinoso: dove !e !egitttme aspirazioni degli statali urtano contro certe esigenze di bilancio che paiono insormontabili. Mentre ci riserviamo altra volta. di ritornare su questo importante problema non possiamo fare a me_no,di r_ilevare fin d'ora come lo stato di disagio creato dalle discussioni parlamentari ed ancora prima da! dibattito aperto sulla stampa dipende, a nostro avviso, da un errore di impostazione: !'aver voluto abbinare un duplice ordine di provvedimenti, La rivalutazione degli stipendi dei gradi alti da una parte per ima esigenza di funzionalità e un adeguamento a! costo della vita daU'altra per una esig.mza di giustizia. Il paragone tra funzionalità e giustizia non poteva non portare nella mente degli statali, specie dei grandi più bassi, a delle amare considerazioni. Era nei voli di lulti che l'appiattimenlo de· gli ,tipendi degli statali dovesse ~•sere cor• retto con nuove tabelle atte a rivalutarli, onde i gradi e le responsabilità direttive avessero il logico riconost'Ìmento an('he nel trattamento economico. Scnonchè, accaulo al problema della rivalutazione degli ahi gradi, da tutti am.me~sa, è sono un altro problema contingente, urgente, indilazionabile: quello dell'aumen10 del < O· sto della vita intervenuto a seguito dei yiù recenti avvenimenti internazionali e rht: lia inciso su tulli gli stipendi ed in maggiore misura ~u quelli dei gradj minori. Poichè a risentire maggiormente dell'aumento dei prezzi sono state proprio quellt:" categorie inferiori le quali. nonostante i decantati aumenti di 40 . 50 . 70 volte rispello al trauamenlo ; 938 non hanno ancora raggiunto il minimo , i tale di e!-IÌ'-tcnza che consenta in una socit~tà moderna il manleoimenlo dello slulale e della propria famiglia. Il problema dei cosiddetti :1umcnli degli statali si presentava quindi a&sai complesso per rcsigcnza da un lato di eliminare quello che. rispello al 1938, sembrava un appialli• menlo delle retribuzioni fra i vari gradi e dall'altro di provvedere a neutralizzare almeno in porle l'aumentato costo della vita. Verso il contemperamenlo di queste due ebigcnze doveva orientarsi chi ha messo mano alle nuove tabelle per gli statali. Quando l'uomo di Predappio ,per seguire il suo istinlo di sciocca grandezza, istiluì il grado di maresciallo d'Italia non _trovò di ':"e: glio che togliere due stipendi u1 due ulllIDl gradi dell'ordinamento statale e con questo trovò i qualtrini per pagare, con i pochi soldi di molli, i lauti stipendi di pochi. Si può cosi dimostrare che se qualche aumento percentuale in questi tempi è avvenuto u.n po' più a favore dei gradi bassi, esso non i· stato che una restituzione fatta dallo Stato a quei dipeodcnli che maggiormente erano stari sacrificali nel periodo fascista. li Governo ha presentato un disegno di leg· ge che è stato in questi giorni all'esame in se· de referenle, alla Commissione Parlamentare Finanze e Tesoro. Sono stali presentati gli emendamenti di lutti i calibri, in una gara di demagoi;ia in cui la palma non poleva che spettare ai socialcomunisti. Chi li può battere io una tal gara? Io1occabili le proposle dì rivalutazione degli stipendi alti - essi dicono - occorre tirar •u gli slipencli bassi. Perfc1tameote. Ma ciò comporta per il Governo un aggravio di decine di miliardi. E dove si trovano nella presente situazione? Ma awme11iamo e diamo per buona la cifra di 45 miliardi slanziati per il disegno di legge, ai quali aggiungiamo i 3 o 4 miliardi che com• porta l'accettazione da parte del Ministero di alcuni emendamenti, uno presentato dalla ClSL circa r estensione anche al primo figlio dell'aumento di 500 lire mensili e l'altro dal• l'oo. Colini•Lombardi dell'aumento di lire 1000 mensili dal terzo figlio a carico in poi. Con questi miliardi penso si potrebbe fare u.n po' diversamente, un po' più cristianamente. La rivalu1,aziooe incide sul disegno dì legge per circa 24 miliardi; con nna &puntatina dal decimo grado escluso in sù, non si potrebbero ricuperare 5 o 6 miliardi per distribuirli dal decimo grado compreso, in giù? Con 6 miliardi (e ne rimarrebbero sempre 18 per la rivalutazione, sia pure meno massiccia) non pot..l'ebbero saltar fuori 5 o 600 lire in più mensili per agente dal decimo grado in giù onde assicurare un minimo totale di aumento aggirantesi sulle 1200-1300 lire mensili? Ma gli alti funzionari, a mezzo del loro sin• dacalo, hanno già messo le mani avanti ed hanno già detto che intendono giungere ad una rivalutazione di 60 volle rispetto al 1938. Certo, sarebbe necessario fare il possibile per accontentarli. Ma dobbiamo ricordare che i,;iamo in uno stesso zatterone dopo il naufragio: i viveri sono quelli che sono e devono essere razionati in modo da permettere in primo luogo a tutti il minimo di esistenza. Oppure si pensa forse che non sia necessario tenere in vita colò'ro che sono ai remi almeno quanlo coloro che sono al timone? Questo è mio pensiero: ci pensino tutti, in primo luogo il Ministro Vanoui, i Deputati, cd i Senatori che dovranno esaminare ed emendare queslo disegno di legge per votarlo. Se non ci sono miliardi a sufficienza, quelli che ci sono. distribuiamoli bene! Umberto Tombe P roblema degli statali e << rilorma della burocrazia » sono espressioni sintetiche della insufficienza e della inadeguatezza dell'apparato statale nell'assolvere i suoi doveri verso il corpo sociale. Se si considera lo Stato italiano come un'enorme Azienda da guidare e governare, è indubbio che le Amministrazioni e le Aziende che do- ,·rebbero farlo sono vecchie, irrazionali e co,tose. Ma tutto questo ricade nella competenza e quindi nella responsabilità della maggioranza degli otatali (periferici e subalterni)? BURo;cRAZIA, CHE POEMA! dato a finire l'uomo? IL bello è che questa situazione è sentita da tutti, ma !a massa non reagisce e la classe dirigente o è troppo alta, quindi chiusa in, casta, o è a mezz'asta, quindi meschina, quindi pronta ad ignorare e forse a vessare. Che cosa importante il visto! C'è chi si allena a !ungo per farlo il più piccino possibile, ma non trop. po: che si veda e non si veda, ecco. Ne! bel mezzo dell'ai!enamento, bussa magari un tapino che ha i! bisogno e il diritto dalla sua (un pensionato che da un anno ancora non riscuote la pensione, un cittadino che paga le tasse e abbisogna di una prestazione di diritto, una madre che ha un figlio malato per cui urge un trasferimento in zona climatica). " Lei? " detto con tanto sussiego. Poi gli vien fatta fare la via crucis da questo a que!!o ufficio, purchè non si fermi qui a dar fastidio. Essi ,anno soltanto c-he la rilorma viene loro ,bandierata a puro scopo di diver,i,o nel momento in cui il distacco tra co,to <!ella vita e retribuzione li spinge alla richiesta di aumenti, che per più <li un anno la riforma è servita solo come motivo per fare spendere allo Stato milioni sotto il precedente Ministero. che lo Stato li ha cru• delmente disillu•i ceclendo alle loro rivendicazioni solo di fronte al rapporto di for.i::i della pre,,ione ,indacale e degli scioperi. Essi sanno inoltre che "i è un ideale solo bilancio del Paese in cui il pareggio è raggiunto iscrivendo «ll"attivo soltanto i sacrifici degli •tatali e delle loro famiglie. Ecc-o petchè per la prima volta dallo Stato unitario abbiamo assistito alla riolta e-antro lo ,tato degli statali. Chi ,ono i responsabili? In primo luogo l'alta burocrazia; ono i direttori generali. le mal(giori ,;eran·liie delle ammini,trazioni e di>llf' 1zien1le dello Stato. E' il tempo delle castagne. Nella periferia, dentro caratteristiche garritte di Legno e di latta armgginita, vecchie rigonfie di sottone cuociono le caldarroste. Le vecchie tolgono te castagne dal fuoco pei rari passanti, in cambio di qualche sdmciita cartina da 10. Ne! centro invece, dentro austeri palazzi, funzionari di mezza età seduti con sussiego dietro scrivanie ricolme di scartoffie polverose e tenute ferme da un orrendo campionario di mattonelle, crista!li e bnlloni, vistano senza posa lettere su lettere; cuociono anch'essi qualcosa: l'amministrazione dello Stato. In cambio di un modesto ma fisso stipendio manipolano soffiando le cose al fuoco: ma essi castagne non ne tolgooo. In compenso mugugnano continue critiche al Governo ed al Parlamento per gli aumenti di là da venire, ai politicanti e sindacalisti che sanno solo far chiacchiere ,al superiore che ha spostato una virgola o che ha !oro tolto un'ora di straorChi sta al vertiC'e lta la po,,ibilità e dinario. "Vede, lei che è · I amico dell'OnorewLe, dei I do,·erc di rurare. proporre, agevo- vrebb"e dirgli che qut Le colare. il buon fun,:ionamPnto. la corrf't- se non vanno. La tal cosa, per esempio. La tal a!tra. Che sconcio! Pensi che, Invece lui. Eccetera". "Ma lei. queste cose glierha fatte presenti? ". .. Sa, non si può. Sarebbe affronto, insubordinazione. Fossi capo io. Facciamoglielo venire dall'Alto, tramite !'Onorevole ". Dialogo di tutti i giorni. Tutti vedono il marcio : nessuno muove un dito per rimuoverlo. Non uno di questi protestanti che si accolli le proprie responsabilità. Chi spende tutto il suo tempo in critiche, non glie ne resta per l'azione. E poi, le castagne a! fuoco scottano: le levino gli altri. Non è questo un as1>e tto della riforma burocratica? Ogni tanto qualche fuoco fauto sorge - come questo - a riproporre tale rii orma. Poi si spegne subito e tutto procede come di solito, Nell'ambiente interessato maggiormente a questa riforma della burocrazia fugaci sono g!i accenni ma solo giovanili ed il più delle volte sballati, parziali ed interessati. Chi nvrebbe maggior diritto e mciggior dovere - i funzionari - di applicarsi seriamente ed organicamente ad impostare qualche progetto in proposito, mette e conserva il capo sotto l'ala, tentando di ignorare che più resta passivo ed inerte tanto prima cadrà vittima di quei f 2roci colpi di forbici che devon pur venire un giorno o l'altro, inferti da chi se ne intende nulla o quasi. Le F. S., ad esempio, sono in grave passivo e !e critiche di competenti interni ed esterni a quell'ambiente danno per ingiustificabile tale fenomeno. Tutta La macchina non scorre per cattiva lubrificazione e !'olio, in questo caso, e l'uomo. E' assurdo parlar di riforme se non si tiene presente in primis la tmportanza di questo olio e se non si adottano tutte le migliori cure per esso. Non a caso si sostiene che la causa prima de! cattivo funzionamento delle amministrazioni dello Stato è La massima trascuratezza del fattore umano nell'azienda. IL Lavoratore statale viene impiegato, dopo !'assunzione fatta per esame o per titolo, senza alcuna preparazione collettiva : mancano corsi e testi di formazione e specializzazione. Ogni anziano è maestro, a suo bene placito, L'attitudine, il valore, la volontà, lo stimolo d'iniziativa, di emulazione, di miglioramento ;iersonale e collettivo non hanno alcuna tacca di graduazione. Vi è anzi un fenomeno inverso: la superiorità, divenuta tale per la stessa strada accennata, tende a che il livello normale si conservi. Chi svetta dal grigiore comune rischia di essere reciso. Le qualificazioni annuali, i rapporti '.informativi vedono quasi tutti " ottimi", Possibile che non vi sia qualche incapace, qualche lavativo, qualche elemento, su tante centinaia di migliaia, degno di essere sollevato da quell'incarico? E se son tutti ottimi, perché !'amministrazione va male? Perchè è diventato più conveniente non esporsi, non prendere iniziative: bisogna fare solo il puro indispensabile onde il treno - reale o metajorico - vada. Nulla di più, Ne deriva !a tendenza generale ad accodarsi a! vicino: come le pecore, nessuno si vuol fare avanti. Al tempo: si fanno avanti quelli che hanno faccia tosta e poche capacità. Peggio, allora, Dove è anDal sindacalismo cristiano sorge un grido : rinobilitiamo i! lavoro! Risolleviamo l'uomo! Quale contrasto fra queste voci del deserto e i tanti gerarchetti che stanno in ufficio la domenica e di sera non rincasano prima delle sette o delle otto, portando seco un po• di lavoro. Altro che quarant'ore settimanali. Sono po( gli stessi uomini che creano !e sovrastutture tanto frequenti. Si esamini, ad esempio, i! ciclo a catena della corrispondenza. Una lettera, scodellata dall'impiegato che tratta la pratica, prima di essere firmata dal capo ufficio vien vista nell'ordine dal capo stanza, da! capo gruppo, da! capo reparto, dal vice capo ufficio. A fare questo giro impiega dei giorni preziosi. Ma il tempo cos'è? Semprechè quella lettera non sia stata rimandata perchè: « sa, quell'indicativo è troppo impegnativo; ci vorrebbe i! condizionale". Concludendo, Non è tanto una fredda riforma di organico e di competenza che si impone, ma sopratutto reintegrazione de! rispetto della personalità umana in tutti i suoi aspetti. Ridimensionamento dell'azienda si, ma anche e soprattutto ridimensionamento dell'uomo. Se no, sarà dato di incontrare ancora una volta quel bambinello che munito di 11n piccolo cucchiaio voleva sconsideratamente' versare in un buco fatto sulla desolata rena tuttCl l'acqua del mare. Aldo Sensi

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