Fine secolo - 22-23 febbraio 1986
E' qui che risiede probabilmente la sola possi– bilità di salvezza dell'umanità. L'equilibrio delle forze costituisce più un pericolo che una sicurezza. Sarebbe preferibile vedere una sola forza dominare la terra. Più che una forza po– litica, una forza che si fondi sulla saggezza dei sapienti, dei fisici forse ... e questo non è possi– bile che nello Stato mondiale. Una volta Moravia ha chiesto il mio parere sulla bomba atomica. Gli ho risposto che gli americani si erano lasciati sfuggire l'occasione di monopolizzarla e di consegnarla ad un or– ganismo internazionale. Mantengo la speranza che delle forze superiori intervengano a regolare il gioco sulla terra. Al tempo del Rinascimento si assisteva a volte 1 degli incontri curiosi. Degli eserciti si fron– .eggiavano, e finivano per non combattere. Lo ;contro sarebbe costato troppo caro. Forse è JOssibileoggi carezzare una speranza del gene- [n ogni modo, siamo di fronte ad una sola al– ternativa: l'avvento dello "stato delle formi– ::he" così come Huxley lo ha descritto, o la manifestazione di eventi che non avranno più nulla a che vedere con la politica, ma dipende– rarrno piuttosto dalla teologia e dalla teofania. Gli dei in persona appariranno. La pensavano allo stesso modo, fra gli altri, Holderlin, Nie– tzsche e, più vicino a noi, Heidegger. E' ciò che Esiodo e le Edda presagivano: il ri– torno degli dei. La guerra propriamente detta non esiste più. Cosa è una guerra senza cava– lieri? E dove possono mostrarsi i cavalieri, tra le enormi catastrofi tecniche che ci minaccia– no? Questa lotta di cavalieri compare perfettamente nel suo libro "La guerra, nostra madre". Questo libro è una specie di epopea, come l'Iliade. In Germania il libro è molto mal visto. In Francia, al contrario, molti giovani mi scrivo– no per domandarmi dove se lo possono procu– rare. Bisognerebbe fame una ristampa. Ma quale Editore se ne incaricherà? In linea di massima, la mia opera è più apprezzata e me– glio compresa in Francia che in Germania. Quasi la metà della posta che ricevo è di mit– tente francese. Gallimard vorrebbe consacrar– mi un volume della Pléiade, e pubblicare "Il la– voratore". Entrambe le cose sono possibili. Oggi non mi opporrei più. Heidegger E la sua corrispondenza molto importante con Heidegger? Questo è un altro discorso. Heidegger è mal compreso in Germania. La sua opera si fonda meno sulle relazioni di causalità che su dei rap– porti simbolici. Una specie di alone gravita at– torno alla sua persona. Il suo linguaggio è più vicino alla musica che alla ragione. Di solito, i francesi hanno un ap– proccio più sottile verso Heidegger di quello dei tedeschi. E' un francese, Jean Beauffret, di– sgraziatamente scomparso nel 1982, che ha meglio spiegato Heidegger. Dopo i suoi "Dia– logues avec Heidegger", è stato da poco pub– blicato "Le chemin de Heidegger". Esiste un'imponente corrispondenza di Heidegger, e comprende naturalmente numerose mie lettere. E' depositata allo Schiller National Museum di Marbach. Nelle sue città mitiche, si incontrano frequente– mente, accanto a personaggi inquietanti, alcuni eroi che incarnano la saggezza: preti, monaci saggi... o bambini. Penso al piccolo Erione o al Frate Othon delle "Scogliere di marmo", al giovane Enjar o al Schwartzenberg di "Godenho/m "... Di fronte al pericolo, l'ingenuità può condurre alla decisione. Il bambino, per mùe, è geniale, e il monaco forse ancora molto vicino al San– to. Tutto questo appartiene alla natura. La gloria appare. Non si cammina verso di lei. Nelle "Scogliere", dopo i rastrellamenti ordinati dal "grande forestaro", rastrellamenti che spa– ventanopersino la casta dei guerrieri, i suoi eroi del/' "eremitaggio" fuggono portando in un'an– fora la testa del giovane principe di Smirne. Si tratta di un simbolo? Sono stato io stesso molto stupito dal seguito di quel che avevo scritto. Era come una profe– zia sulla sorte di Stauffenberg. Avevo creato dèi personaggi di sogno, e li ho visti incarnare. L'impresa di Stauffenberg fu uno smacco, ma bisogna pensare al motto di Goethe: "Nell'in– teriorità tutto è compiuto" ("Im innern ist ge- . tan"). Il piccolo Erione che libera i serpenti azzurri sul nemico è anche lui uscito da un racconto di Goethe: "Il bambino ed i serpenti". Nella Bib– bia, è questa forza che permette di camminare sui serpenti e sugli scorpioni. · Nelle "Scogliere" la lotta per la libertà non ha via di uscita. E' il caso più frequente. Ma la te– sta del principe ha un valore di simbolo. Una forza sorge da questa testa. Essa è la forza di coloro che hanno contato dei martiri tra i loro ranghi. \ Lo specchio, e il viso dell'arme Lei parla del vecchio maestro Nigromontanus che possedeva uno specchio capace di concentra- FINE SECOLO * SABATO 22 / DOMENICA 23 FEBBRAIO re i raggi solari in unfuoco di estrema potenza. "li suo bagliore ci diceva che il migliore di noi è inaccessibile alle potenze intere." Sì, questo assomiglia apparentemente a un rac– conto delle Mille e una notte. Ma Io specchio è per me la forma magica della forza. Si può so– gnare un equilibrio in cui non sia più necessa– rio mettere in azione le armi terribili che esisto– no, ma soltanto mostrarle. Ci si ricollega al mito della Medusa, una delle Gorgoni, il cui specchio pietrificava chiunque osasse fissarlo. Perseo l'ha uccisa servendosi per l'appunto del suo scudo lisciato come uno specchio per non guardarla. Eppure la guerra infuria ovunque nel mondo, una forma di spietata guerra civile. In fondo, siamo mai veramente usciti dalla Seconda Guer– ra Mondiale? Solo uno storico dell'anno 3000 potrebbe ri– spondere a questa domanda. Noi siamo trop– po immersi negli avvenimenti quotidiani per disegnare prospettive realmente ampie. Ma le guerre che vive il mondo attuale sono conflitti limitati nel tempo e nello spazio. Sono sorve– gliate, tollerate -a volte incoraggiate, bisogna ben djrlo- dalle grandi potenze. Ma la guerra tra le grandi potenze sarà una tale catastrofe che gli stessi interessati non pos– sono ipotizzarla. Almeno questa è la mia spe– ranza. Paul Wegenercome Golem, AlbertSteinriickcomeRabbi Loewe ErnstDeutschcome Famulus. Nella paginaa fronte,Ernst Jiinger. Un solo poeta l9. Lei cita il motto di Nietzsche: "Il deserto cre– sce. Disgrazia a colui che porta il deserto in se stesso". E' un avvertimento lanciato al nostro. tempo. Vedete a che punto gli uomini siano condizio– nati dai media, particolarmente dalla televisio– ne. Ben presto non si troverà più un bambino che sappia ancora cos'è una bella storia rac– contata dalla nonna. Huxley aveva visto molto bene il pericolo: l'av– vento di un mondo di termiti. Di fronte alle termiti che si moltiplicano ad una velocità sco– raggiante, bisogna dar fiducia alle élites, alle persone che sanno ancora impiegare un lin– guaggio vero, ai poeti per esempio. Un solo poeta può cambiare moltissime cose in questo mondo. Novalis ha detto: 'Ciò che non viene messo in azione né nel tempo né nello spazio, soltanto questo è la verità'. Lei ha scritto ne "La Pace": "La pace sarà rag– giunta quando leforze consacrate alla mobilita– zione totale saranno liberate per finalità creatri– ci. Il lavoratore abbandonando il suo aspetto ti– tanico si rivelerà sotto nuove forme e ci si ren– derà conto· del suo rapporto con la tradizione, con la creazione, con la felicità, con la religio– ne". C'è un aspetto negativo ne "Il lavoratoré" che è in effetti lo spirito titanico. Riuscirà il Titano ad oltrepassare la propria tecnica per diventare un poeta, un teologo ...? E' la grande questio– ne. E' possibile che la tecnica si trasformi in pura magia. Che, per volare, non si abbia più biso– gno di congegni. Sono state scoperte forze as– solutamente nuove che lasciano parecchio ad– dietro la forza bruta. E' ciò che i Cristiani potrebbero chiamare l'età dello spirito, l'età giovannea. Direi che ci tro– viamo in una fase di trasformazione spirituale. Questa trasformazione dello spirito ('vergeiste– rung') può comportare degli aspetti negativi (come si può vedere a volte osservando la gio– ventù), ma non si tratta che di una tappa di transizione, e l'avvenire può rivelare delle forze inaudite. I,,ei dice più concretamente ancora in "La Pace": "La rivoluzione russa è alla vigilia di una trasfigurazione. Dalla sua parte, il tedesco dispone anéora di considerevoli ris.erve per il giorno in cui i tecnocrati abdicheranno. Allora verranno alla luce tesori di spirito, di nobiltà, di verità, di bontà... ". "Americani o russi?L'Euro– pa sfuggirà a questa alternativa". Allo stato attuale delle cose, non crede che que– st'affermazione sia un po' ottimista? Si dubita per il fatto che non si percepiscono i cambiamenti, ma soltanto l'inerzia. Io penso che la Russia possieda delle enormi riserve in– teriori. Non bisogna confondere il collettivo con il particolare ("der einzelne"). Ho cono– sciuto durante l'ultima guerra dei russi che pensavano in maniera completamente differen– te dai loro dirigenti. Il ribelle ("waldganger") esiste anche in Russia. Io non mi metto soltan– to sul terreno politico. Forse sarà un sogno, ma ci sono dei periodi in cui in un quarto d'ora possono prodursi più cambiamenti che quelli sperati lungo centinaia di anni. Le frontiere, e la 'Matria' Lei ha detto che l'America si è lasciata sfuggire nel 1945 l'occasione di realizzare lo Stato mon– diale. La Russia non sarebbe in grado di realiz– zarlo un giorno? Questo mi è indifferente. L'importante è lo Stato mondiale così come sarà. Russo, ameri– cano, o prodotto dalle due potenze. L'essen– ziale è che le frontiere degli stati scompaiono. Le frontiere sono dei residui del XVIII secolo. I nazionalismi nati dalla Rivoluzione Francese
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