Fine secolo - 22-23 febbraio 1986
sensuale treccia, e i cui fianchi sono finemente arrotondati; dalla «grande fanciulla», che ha !'.espressione dura e il petto privo di seni; dalla «potta di Modena», che è un ermafrodito che ostenta i due sessi. Ora che abbiamo visto i confini del Duomo entriamo nel suo ventre. Attraverso la sacre– stia accediam_oalla chiesa, al livello superiore dell'abside, e ci infiliamo in una porticina. Fa– tico nello spazio ristretto della scala a chioc– ciola. Gli uomini che l'hanno costruita erano molto più bassi di me. Con pazienza hanno modellato i mattoni, sino a far assumere alle pareti quell'andamento elicoidale che ci per– mette di salire, anche se a capo chino. Siamo diretti verso il sottotetto. La nostra guida ci in– dica, cammin facendo, i materiali romani riu– sati anche in questo antro. Al termine della salita ci troviamo al disopra del transetto. Lungo i- muri sono visibili le pit– ture policrome che ricoprivano originariamen– te le pareti del Duomo. Camminiamo curvi per evitare le travi della capriata e percorriamo lo spazio convesso delle campate. Franzoni spie– ga: «Lanfranco ha fatto una scelta di compro– messo, quella del sistema a campate senza le volte; è un compromesso tra l'antico -le tra:vi– e il moderno -le campate. Nel '400 hanno ag– giunto le volte a mattoni, forzando l'interpre– tazione di Lanfranco. Per questa ragione si sono salvate queste antiche tracce di colore». Il rosso sembra dominante. Dopo esser salito sin qui in alto, mi resta una curiosità sulla percorribilità antica dell'edifi– cio. «II Duomo era percorribile a numerosi li– _velli:erano previsti diversi passaggi in legno». Lo spazio di questo «universo cristiano» si di– stende in tante direzioni: alto e basso, interno ed esterno, sopra e sotto. Ci fermiamo sotto le sculture dei Campionesi, il cui lavoro artistico è successivo a Wiligelmo. Sono del XII secolo, ma non posseggono la forza del primigenio scultore. C'è in loro una maggior attenzione al dettaglio che stempera la drammaticità di Wiligelmo. Percorriamo lo spazio interno e la nostra gui– da si sofferma sui capitelli, sul modulo plani– metrico di Lanfranco, sulle acquesantiere ro– mane. Ma il pezzo forte è la facciata. Qui appare tutta la forza dell'arte di Wiligelmo nelle lastre della Genesi e nel portale. La conti– nuità della narrazione degli episodi biblici è spezzata in quattro lastre; due poste più in alto, sopra i portali, e due in basso. «In origine erano vicine, prima che i Campio– nesi aprissero queste due porte; si trattava di una sorta di fregio, una imitazione dell'arte ro– mana; è ancora un 'riuso'». La prima lastra rappresenta l'Eterno e la Crea– zione di Adamo, seguita da quella di Eva e dalla scena del Peccato Originale. La nostra guida richiama l'att(;nzione sul fatto che si tratta in gran parte di materiale di riuso. Le la– stre sono composte di diversi materiali: marmo FINE SECOLO* SABATO 22 / DOMENICA 23 FEBBRAIO Nella pagina a fronte: la facciata del Duomo, tornata bianca dopo il restauro. Sotto: particolare del "tralcio abitato" del Portale maggiore. In q~ pagina, in alto: rilievi della Genesi sulla facciata del Duomo: particolari con la tentazione di Adamo ed Eva, e la creazione di Eva. In basso,da sinistra:capitellodellalesenanella facciatadelDuomo.Putto alato che reggeun serto, appoggiatoad unatorciarovesciata. greco, marmo di Verona, pietra d 0 lstria, pietra di Nanto, di San Gottardo, di Costozza, calca– re. E i significati delle storie? «Sono chiarissime, cominciamo da sinistra. C'è l'Eterno in mandorla, che ha il volto di Cristo. Al disopra di ogni personaggio vi è una scritta. che lo indica, è l'epigrafe. Si tratta di una evidente continuità tra immagine e testo. Qui siamo nello spazio della miniatura». Sono colpito dalle forme dei corpi. Wiligelmo sembra dare molta importanza alle membra; i piedi sono descritti seguendo la. tensione dei tendini e dei legamenti, e tutte le dita portano le unghie. I movimenti delle membra sono duri, eppure quanta suggestione emana da Adamo dormiente con la gamba accavallata. Franzoni attira l'attenzione sui corpi nudi pri– ma del peccato originale e sulle vesti che i Pro– genitori indossano dopo. Anche sulla raffigu– razione di Eva: non alleva i figli o fila, ma dis– soda la terra insieme al sùo sposo. Segue la storia di Caino e di Abele, l'omicidio e il colloquio di Caino con l'Eterno. Ma è so– prattutto la quarta lastra, ottimamente conser– vata, ad attirare i nostri sguardi. Lamech ucci– de Caino e mentre la freccia infilza la gola, l'ucciso si attacca con la mano ad un ramo. Accanto vi è l'Arca di Noè, che assomiglia straordinariamente a una chiesa sospesa· sulle acque, con archi, capitelli, e ordini successivi. Tutto il Duomo è una grande arca, in grado di ,,,29 portare in salvo il Popolo di Dio. Franzoni mostra un personaggio che regge l'E– terno accanto all'immagine di Abele che sacri– fica l'agnello: «La scritta dice: questo è pressa– to, questo si lamenta, questo piange, troppo questi si affatica. Si tratta di un personaggio che si ritrova in numerosi contesti, persino in Dante. Modena ha avuto sicuramente la fun– zione di ·diffondere numerose immagini nel corso del Medioevo, sia in campo artistico che in quello letterario. Del resto Dante era un let– tore di epigrafi. Ma la grande scoperta del restauro è stata il portale, e la parte superiore dei capitelli. II li– vello artistico dei fregi è altissimo. Nel tralcio animato si notano uomini che lottano con ani– mali mostruosi. E' il tema del bosco, la selva di dantesca-memoria, che rappresenta la lotta che l'uomo doveva intraprendere nel corso della sua esistenza. C'è una sorta di ascesa verso la luce, e il tralcio rappresenta anche l'uva del Si– gnore; tutto è dominato da un Giano bifronte. Il messaggio che emana da questa iconografia è che la salvezza è promessa a tutti, anche a co– loro che vivono ai margini dell'universo cri– stiano. All'interno vi sono i profeti, poi i motivi vege– tali ripresi dall'antico. Domina su tutto il tema della foresta medievale. Guardate all'altezza delle logge i "Green Men", gli uomini verdi». Siamo nella foresta dei simboli, di cui ha par– lato Le Goff in un suo libro. Lo storico france– se ha tenuto l'intervento di apertura del conve– gno su Wiligelmo. Franzonì riassume: «II tito– lo era "L'immaginario in Wiligelmo". Le Goff ha parlato proprio di questo serbatoio dove confluiscono tutte le produzioni artistiche e letterarie di un'epoca e di un popolo. Esiste– rebbero perciò un immaginario sacro, uno sto– rico, uno sovrannaturale, uno naturale, uno antico, uno biblico e uno scritturale. Wiligel– mo lavora con questo materiale creando una summa, dove trovano posto le diverse forme di sapere che nei secoli successivi daranno vita al– l'enciclopedia. Lo scultore è un uomo della transizione,· che media tra il mondo pagano -pensate al tema del riuso simbolico e materia- . le dell'antico- e quello cristiano. Le Goff ha sottolineato come nelle sculture del Duomo siano presenti contemporaneamente la conce– zione pagana del tempo, con il suo andamento ciclico, quella biblica, con le successioni crono– logiche dei personaggi, e persino l'escatologia cristiana, con il suo "tempo nella fine". Ma la cosa più-interessante ascoltata dallo sto– rico francese riguarda la concezione dell'uomo e della donna. I loro corpi ossessionavano la cultura medievale. C'è una ossessione dei volti, degli sguardi, dei gesti, delle mani, dei piedi. Poi vi è il tema del lavoro, inteso non solo come condanna, ma anche come strumento di sopravvivenza. La storia scritta sulla facciata e sui portali del Duomo è una storia terrestre: il portale centrale costituisce una sorta di pas– saggio attraverso la foresta, un passaggio che conduce alla salvezza mediante lo sforzo uma– no. L'ultimo grande stock d'irnrnagina~o usato·da Wiligelmo è la Natura. Lo abbiamo visto nel portale, nell'archivolto: esseri mostruosi e ve– getali strani. E' un mondo spaventoso, dove l'uomo lotta contro il peccato; ma c'è una gra– ve ambiguità, perchè ciò che terrorizza seduce anche». La visita volge al termine; visitiamo la Porta dei Principi che deve ancora essere restaurata, e l'abside. f<ranzoni ci legge la scritta dedicata a Wiligelmo nella facciata del Duomo, che cor– risponde a quella dedicata a Lanfranco nella parte esterna dell'abside. La lastra è retta da Enoc ed E,lia, che secondo la tradizione si tro– vano ancora nel Paradiso Terrestre. E i due putti con le fiaccole riverse lassù in alto? «E' una storia complicatissima, che già interessò Panofsky. E' tutta una questione di iconografie funerarie, una storia di fiaccole e di animali simbolici». Sarà,per un'altra volta. Il Duomo non ha ancora finito di raccontare la sua storia, come dicono a Modena.
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