Fine secolo - 8-9 febbraio 1986

FINE AT / D MENICA 9 FEBBRAIO 1 I n principio fu René Guénon, straordinaria figura di studioso che indagò per tutta la vita sui filoni mistici ed esoterici presenti in più religioni, dall'induismo al taoismo: noto in Italia per numerose traduzioni di sue opere. · Guénon si convertì all'Islam, con discrezione, nel 1912, e morì al Cairo nel 1951. Esotismo romantico, filologia e spiritualismo, senso di colpa per i misfatti del colonialismo (in qual– che caso contraddittoriamente avviluppato ad ' ambizioni neo-imperiali): furono questi, varia– mente dosati, gli ingredienti del miscuglio che nella prima metà del secolo spinse ·studiosi e uomini d'azione occidentali fin sulla soglia del– l'Islam, in qualche caso varcandola (lo fecero, ad esempio, due discepoli di Guénon, Frithjof Schuon e Titus .Burckhardt). In modi diversi, lo stesso Guénon, T.E. Lawrence (meglio noto . come Lawrence d'Arabia),.l'altro inglese, di lui più anziano, W.S. Blunt, il Père de Foucauld, il grande islamista cattolico Massignon, l'altro islamista francese Henry Corbin, l'americana Freya Stark e molti altri si affiancavano a una scienza orientalistica più "accademica" por– tando, nella loro riscoperta dell'islam e del mondo arabo, un profondo coinvolgimento personale. Maxime Rodinson ha ricreato quel clima (e quella fase degli studi orientalistici) in un suo piccolo ma prezioso libro, dal significa– tivo titolo La fascination de /'{slam. Un altro libre recente, Le radeau de Mahomet, del gior– nalista di "Le Monde" (esperto di paesi arabi) J.P. Péroncel-Hugot, rivede le bucce in un tono assai polemico, non tanto a quei precur– sori, quanto ad alcuni loro più tardi seguaci, definiti Turcs de profession e accusati di aver diffuso a piene mani una visione dell'islam "al– l'acqua di rose", che ne occulta contraddizioni, violenze, ingiustizia e assurdità':'Mi piacerebbe veder tradotti in italiano questi due bei libri, · così diversi tra di loro (pacato il primo quapto è rancoroso il secondo), ma utili entrambi a farci conoscere meglio un mondo che dista da noi poche miglia marine, quando già non vive in mezzo a noi. E viene in mente semmai che a un'eventuale traduzione italiana di Le radeau de Mahomet non sarebbe male aggiungere un'appendice: perchè anche in- Italia ci sono, accanto a grandi maestri e studiosi molto seri, schiere di "turchi di professione" e di "musul– mani di complemento". (Ci sono, naturalmen– te, anche molti "crociati" e aspiranti tali). I fatti Più tardi, arrivò l'ondata americana: i Musul– mani neri, Elijah Mohamed, Malcolm X~Cas– sius Clay alias Mohamed Alì. Questa volta l'i– slam era strumento delle lotte di emancipazio– ne dei neri, religione e ideologia di riappro– priazione della coscienza di sè e del proprio passato africano. E in Africa, intanto, l'islam si diffondeva (e si diffonde) sempre più a sud. Ma solo in Africa? In Francia ci sono, a seconda delle fonti, da J a 300mila convertiti all'islam, che è ormai (con gli immigrati) la seconda confessione religiosa del Paese, dopo il cattolicesimo e prima del protestantesimo. Mancano cifre per Regno· Unito, Germania, Svizzera, Spagna, Stati Uni– ti, ma il fenomeno è comunque rilevante, e in ascesa·. La punta dell'iceberg è occupata da• nomi grossi, vere e proprie vedettes. E' musul– mano il filosofo Roger Garaudy, che completa in tal modo (o c'è da attendersi dell'altro?) una carriera di stalinista, cattolico, maoista. E' mu– sulmano da tempo l'aràbista Vincent MonteiL Lo sono il jazzista Dollar Brandt e Cat Ste– vens, che con il nome di Yussuf Islam canta ormai solo inni alla gloria di Allah, tutti i ve– nerdì, nella moschea di Londra. Un vero "col– po di fulmine" (secondo le sue stesse parole) ha folgorato il coreografo Maurice Bèjart, ex cattolico, ora musulmano sciita. Si dice, ma non lo si sa con certezza, che si sia convertito Anthony Quinn, a furia di recitare ruoli di ara– bi. L'astronauta Armstrong è costretto. conti– nuamente a smentire voci continuamente cir- CONVERTmsI Al,l,'ISLAM di Gianni SOFRI -----------------------------..J L'Islam fa proseliti anche in Occidente e in Europa. Quanti sono? Chi sono? Come vivono? Una mappa dei convertiti ( e delle convertite) che ci rimanda da uno specchio più ravvicinato l'immagine dei nostri rapporti con !'islamismo. colanti di una sua conversione, e qualcosa di analogo riguarda il comandante Cousteau, che avrebbe scoperto sul fondo del mare qualcosa di insolito, la cui spiegazione si troverebbe nel Corano. Gran colpo sarebbe, evidentemente, l'acquisizione di chi è. andato più in alto e chi più nel profondo ... Un saggio.:inchiesta Non· tanto (assai poco, anzi) della punta de//'i– ·ceberg,delle vedettes insomma, si sono occupa– te 'le due autrici, francese l'una, marocchina l'altra, di un libro di grande interesse che mi pì'Òpongo qui di presentare e riassumere: Li– sbeth Rocher-Fatima Cherqaoui, D'une foi /'autre: /es conversion à l'islam en occident, Pa– ris, Seui!, 1986. Libro assai difficile da scrivere, perchè occorreva evitare gli opposti scogli del– l'ironia troppo facile e dell'adesione acritica, del prender tutto per buono e del mancar di ri– spetto. La storia del modo in cui l'occidente, e cioè noi, abbiamo guardato all'islam è assai spesso una storia di occhiali sbagliati, come di– mostrano i due libri francesi che ho citato poco fa (o anche, per chi non conosca il fran– cese, un breve magistrale saggio di Alessandro Bausani sulla storia dei pregiudizi anti-isfamici in· Europa, che è compreso in una raccolta, edita da Mazzotta, in memoria di Wael Zuai- . ter). Confesso di essere ammirato per come le due autrici hanno evitato tutti questi ostacoli. Innanzitutto, hanno scelto la via del saggio-in– chiesta. Per tre anni hanno inseguito decine e decine di convertiti in Europa e negli Stati Uniti. E al lettore presentano ora, innanzitut– to, le .testimonianze raccolte: che sono molte, significative di realtà diverse, e tutte interes– santi. Tuttavia, non si sono nascoste,. un po' vilmente, dietro le testimonianze, limitandosi tutt'al più a organizzarle per temi. A contrario, si sono assunte doverosamente la responsabi– lità di commentare, criticare, mostrare con– traddizioni e aporie là dove erano presenti. Hanno saputo usare l'ironia dove era inevita– bile, non si sono lasciate ingannare dalle appa– renze dove era possibile cogliere, nelle conver– sioni, elementi, per così dire, extra-religiosi. Soprattutto in alcuni capitoli (per esempio quello -ed era prevedibile- supa donna e l'i- slam; o quello sulla sharia, la legge coranica), la presenza delle due autrici è particolarmente -e giustamente- sensibile. Ma è una presenz.a, sempre, responsabile, prudente, rispettosa. Ri– spettosa, soprattutto, di quel tanto di mistero che sempre circonda il fatto ,religioso e il rap– porto con esso dell'individuo. Chi sono Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il panorama dell'islam dei convertiti è quanto mai variegato da tutti i punti di vista. Lo è, per cominciare, da quello della j>rovenienz.asocio– culturale. Ci sono aristocratici, alto-borghesi, impiegati, o~rfli. Si può arrivare all'islam da un'altra relfgion'emonoteista (una delle confes– sioni cristiane, il giudaismo) o dal più comple– to laicismo. Assai larga è la porzione di coloro che hanno percorso tutte le esperie117.e politico– culturali dell'ultimo ventennio: marxisti-lenini– sti, trockisti, maoisti attorno al'68, poi disce– poli di scuole zen, hare-krishna, seguaci di Moon (non senza passaggi attraverso la dro– ga). Qualcuno è approdato all'islam dopo aver peregrinato dall'Africa nera al Pacifico, dal Nepal alla Malaysia. Altri, pid banalmente, lo hanno incontrato sotto casa o sul posto di la– vorò. A spingere alla conversione possono essere di volta in volta motivazioni diverse (in alcuni casi, unite nella stessa persona)._Può esserci la reazione a una fede (religiosa o politica) che ha deluso, la rivincita della tradizione su credenze effimere o che hanno mostrato la loro fragilità, la ricerca di un appagamento religioso al pro– prio tormento esistenziale, una domanda di se– renità ( e di "sottomissione") che fa seguito alla stanchezza di anni ribelli. Perchè proprio l'islam? Rivincita délla tradizione, si diceva, e di un monoteismo consolidato dai secoli, sulle ideo– logie moderne e sull'effimero. Ma, tra le gran– di religioni monoteiste, perchè proprio l'islam? Le risposte dei convertiti sono, in questo caso, abbastanza concordi. Il cristianesimo appare loro, per lo più, una religione in declino. Quanto al giudaismo, non vede di buon occhio il proselitismo: i suoi rabbini, anzi, lo scorag– giano. In più, il giudaismo, sempre secondo gli intervistati, impressiona sfavorevolmente per la sua concezione autoritaria di Dio, per l'ec– cesso dei riti' e delle interdizioni (i suoi "seicen– totredici comandamenti"), per l'idea ambizio– sa ed esclusiva di_un popolo eletto, per i suoi stretti legami con il sionismo. Quanto al catto– licesimo, molti lamentano i guasti del Concilio Vaticano II (''una catastrofe"): troppe rifor– me, lassismo (in Inghilterra -lail_lentaun'inter– vistata- c'è 'persino una chiesa per omosessua– li);un eccèsso di-impegno nelle lotte sociali che scoraggia l'esigenza mistica in una Chiesa che pure conuùòe gli slanci di Teresa D'Avila e di Giovanni della Croce. Lo scarso posto lasciato alla contemplazione è denunciato da molti. Al– tri lamentano il peso dell'idea di un peccato originale, di una responsabilità collettiva gene– ratrice di sensi di colpa. Altri ancora, la pre– senza assurda e inaccettabile di misteri come quello della Trinità (l'islam privilegia, com'è noto, l'assoluta unità e trascendenza di Dio). Per molti non è sopportabile la separazione del sacro e del profano, dello spirituale e del tem– porale: quando esce dalla sua chiesa -dicono-, il cattolico torna al profano. Infine, il cristia– nesimo permette al fedele un contatto con Dio che non è diretto, ma mediato dai suoi preti. Come si vede, si tratta di rilievi non particolar– mente originali, che riproducono per lo più elementi tipici della tradizione apologetica mu– sulmana, ma la cui ricorrenz.a non è per questo .• meno significativa. Colpisce l'insistenza sulla contemplazione (il misticismo sufi, come ve– dremo, è una delle vie più seguite dai converti– ti), così come colpisce la somiglianz.a di alcune delle critiche a quelle dei tradizionalisti alla Lefèvre (]' "aggiornamento", il permissivismo, persino il passàggio alla messa in volgare). Ed è anche evidente che si tratta di opinioni rove– sciabili, o quanto meno tendenti a dccultare aspetti dell'islam che si presterebbero a critiche analoghe. L'islam viene presentato come una religione semplice, chiara, razionale, priva di misteri, e si dimentica che il carattere "increa– to" del Corano (il suo essere disceso tal quale, _inlingua araba, da Dio) è un suo atto di fede. L'assenz.a di mediazioni nel rapporto con Dio . è contraddetta, nei fatti. dalla presenz.a di una quantità di Shaikh, mufti, ayatollah, u/ema, mollah (anche se privi di un poteo: sacramen– tale); e in particolare, nel caso dei convertiti, dal ruolo assai importante esercitato dagli shaikh delle varie confraternite. Ma questo in– teressa relativamente poco. Conta di più capire quale visione dell'islam attrae degli Occidentali del ventesimo secolo. Quale islam "Del dubbio, l'occidente ha fatto un valore; il musulmano, lui, non può dubitare". Molte ri– sposte di convertiti evidenziano questo biso– gno di una certezza cui sottoinettersi serena– mente dopo lunghi e faticosi erramenti. E' una certezza. che nasce dall'impermeabilità ai tem– pi: l'islam non ha rinnegato le sue radici, "il Corano è immutabile e perfetto" (e l'umanità è oggi pronta a riceverne il messaggio universa– le). L'islam non ha subito la desacralizzazione ad opera delle società industriali: la sua immu– tabilità è prova della sua perfezione. Inoltre, è una religione .che ingloba ogni aspetto della vita, che si occupa dell'anima e del corpo, dello spirituale e del temporale. Il musulmano ha punti di riferimento su cui contare in ogni mo– mento della sua vita quotidiana: il Corano "è come una madre". "L'islam -dice una neofita inglese- è un vero codice di vita. Con l'islam, certe cose non potrebbero accadere. Per esem– pio, l'omo.sessualità, certe deviazioni sessuali che ci sono in questo paese ... Se in Inghilterra seguissero l'islam, tutto ciò non potrebbe acca– dere." (Non tutti sanno, evidentemeQ_te,che nell'islam antico l'omosessualità, come il vino e le donne, era celebrata dai poeti). Infine, l'i– slam offre il senso di una solidarietà antica e

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