Fine secolo - 8-9 febbraio 1986

7 FINE SECOLO* SABATO 8 / DOMENI.CA9 FEBBRAIO 14 SE·P NON '------------...-----di Sandro CANESTRINI------------------------.....;. ___________ ...... Un noto avvocato e militante di sinistra, che vive a Bolzano, in una bella casa a mezza montagna. Che cosa l'ha spinto a · proporsi di andare a Palermo, a difendere gratuitamente le vittime della mafia costituite in parti civili, in un processo che durerà per mesi? Che cosa ha spinto decine di suoi colleghi a dichiarare la · stessa disponibilità? Quali complicate reazioni, di plauso e di gelosia, di sfiducia e di chiusura, di ipocrisia e di speranza, hanno accolto il loro gesto? Questa storia è, a suo modo, un'introduzione alla lettura del processo di Palermo. O rmai tra poche ore la maccnina del processo palermitano si metterà in moto, ed è facile prevedere che tutti i temi che si sono affrontatinell'istruttoria e par– .ticolarmente in queste ultime settimane, ver– ranno ripresi e approfonditi. Vediamo dunque di fare un sommario riepilo– go della situazione, sotto alcuni profili che-non siano strettamente giuridici ma che possano in– teressare un'opinione pubblica intelligente. L'appello di Nando Dalla Chìesa · Stranamente, alcuni consensi ed alcuni dissensi sulla nostra iniziativa a difesa' di parte civile hanno dimenticato e dimenticano che tutto è nato da quando l'Espresso n. 47 della fine no– vembre 1985, ha pubblicato un'intervista a Nando Dalla Chiesa. Che io sapessi, era la pri– ma volta che, con riferimento al processone di· Palermo, una parte lesa si rivolgeva diretta– mente ed in prima persona agli avvocati di tut– ta Italia per chiedere solidarietà ed aiuto. Era la prima volta che la categoria professionale veniva investita direttamente da un grido di angoscia come quello lanciato da Nando il quale denunciava con una asprezza di termini davvero inconsueta una situazione drammati– ca. E cioè che le vittime della mafia trovavano enormi difficoltà ad affrontare le spese per la costituzione di parte civile, la scelta e l'assi– stenza di avvocati. Nella sua intervista egli di– ceva ancora di più e cioè che a Palermo "avvo– cati che difendono le parti civili•non ci sono o meglio si sa che vengono isolati dai colleghi"; diceva ancora che "il diritto alla difesa in que– sta situazione è una falsità: perchè questi avvo– cati non vanno dai famigliari dei poliziotti uc– cisi a offrirgli la difesa e accorrono invece al profumo dei soldi dell'eroina? Si parla già che saranno pagatj cinque milioni ad udienza". Credo davvero (e poi ne ho avuto le prove) di non essere stato solo a non credere a quanto stavo leggendo. Ero esterrefatto, che la situa– zione fosse marcita fino al punto descritto da Nando. Non era difficile immaginare una dife- . sa processuale inquinata ed avariata anche da questi aspetti, ma davvero non avrei mai pen– sato clie il livello di guardia fosse ormai così_ drammaticamente superato. Ecco, tutto qui, senza fantasiose dietrologie, come si usa dire con un pessimo neologismo. Ho scritto all'Espresso ed a Nando dicendo che se davvero gli avvocati palermitani non as- sumono difese, o per paura di trovarsi poi iso– lati (e cioè in uno stato di paura e intimidazio– ne) o di perchè le parti lese non sono in grado di pagare parcelle folli, ci sono pur sempre in Italia avvocati disposti a non lasciarsi condi– zionare nè dal timore dell'isolamento, nè dal profuno dei quattrini, e quindi pronti a scende– re a Palermo per dare una mano ai deboli perchè non si sentano definitivamente dei vin– ti. Qualche tempo dopo la mia lettera l'Espres– so si è fatto promotore e portavoce della rac– colta di adesioni a tale preS.adi posizione. lo ho telefonato scritto e telègtafato. A chi? Evi_– dentemente a professionisti di cui conoscevo già da tempo non solo la capacità professiona– le penale ma anche la disponibilità, già affer– mata in altre occasioni, a prestare la propria opera gratuitamente, in coerenza cori i loro ideali morali e sociali. Le risposte che ne ho ri– cevuto non potevano quindi che essere per la stragrande maggioranza positive: praticamente tutti gli interpellati hanno detto sì, poi la voce si è diffusa, colleghi che non conosco personal– mente mi hanno telefonato e mi hanno scritto da ogni parte d'Italia, chiedendo l'onore di es– sere annoverati tra i volontari di questa assi– stenza giudiziaria che ha dietro di sè una gran– de tensione ideale. Oggi siamo sulla sessantina di nomi e le ade– sioni continuano ad arrivare. L'obiezione è questa: perchè così tardi? La risposta a cui vo– levo giungere dopo questa premessa è nelle date: precisamente, noi ci siamo mossi dopo aver letto le dichiarazioni di Dalla Chiesa. Se per qualunque ragione le vittime-parti lese avessero potuto lanciare il loro grido di dolore prima, prima sarebbero arrivate le nostre ade– sioni. Il problema economico E' un altro aspetto della _vicendamolto discus– so in queste settimane non solo tra gli addetti ai lavori ma anche sulla stampa. Anzitutto vi è da dire che in linea di massima è vietato ad un avvocato difendere gratuitamente. La norma _apparentemente assurda, ha invece un suo fon- ·<lamento: con essa si vuole cioè tutelare la di– gnità professionale da. illecite concorrenze in ordine a difese o gratuite o con sconti tariffari. Ed in effetti ci sono delle ragioni per cui un av– vocato può avere interesse comune a difendere gratuitamente la vittima di un incidente stra– dale perchè poi alla fine sa che verrà -saldato dall'assicurazione. Ma questa è una forma di patrocinio non ammessa dalla legge professio– nale, che obbliga l'avvocato a chiedere via via degli acconti. Oppure si comprende che, in una condizione d! ,notevole_concorrenza, ci siano dei professiobisti che lavorano sotto tariffa, per riuscire a sopravvivere: ma anche· questa è una situazione giustamente proibita da1la legge professionale.. Ciò che invece la deontologia professionale ammette è la prestazione gratui– ta, in casi di eccezionalè gravità, morale o so– ciale, della vicenda dove l'opera dell'avvocato può esercitarsi. E' in base a tale norma che av- . vocati (si intende, devono sentirsi impegnati moralmente e socialmente e voler essere conse– guenti ad un loro ideale di vita) assistono gra– tuìtamente le vittime di stupri o di infortuni sul lavoro; è in base a questi principi che alcuni di noi hanno difeso gratuitamente vittime del Va-· jont o del campo di sterminio della Risiera di Trieste. Chiarito tale aspetto, della legittimità deila di– fesa gratuita, sorge il secondo, della necessità di sopravvivere economicamente. Tale aspetto non si pone ovviamente per un processo che dura un giorno, ma diventa drammatico quan– <lol'assenza dallo studio professionale si a11un– ga per settimane o mesi. In tal caso si cerca di trovar..:almeno la possibilità di farsi saldare le spese vive. Nel nostro caso esse-si riducono praticamente a quelle di viaggio e di pernotta– mento, visto che i pasti vengono consumati an– che a casa propria. Se poi, come io ho suggeri– to più volte (vedi ad esempio l'ultimo numero di "Epoca") enti pubblici o privati mettessero a disposizione degli spazi (una palestra, delle aule scolastiche non usufruite etc.) munite di brande, il problema del pernottamento sarebbe risolto. Mi accorgo che rimane, grosso, quello· dei viaggi. Si tratta di milioni di lire, per aerei o treni, e davvero questo è l'unico ostacolo se- rio. Io posso solo augurarmi che le sottoscri– zioni lanciate da parte di partiti, di Sindacati, di giornali, di associazioni (ma, se mi si per– mette, perchè solo ora e non qualche mese fa?) vengano amministrate oculatamente con lo scopo principale di rimborsare spese di viag– gio. Tutto qui, il problema economico rimar– rebbe poi limitato solo_alle perdite professio– nali che l'avvocato impegnato a Palermo deve subire per non poter presenziare a processi "normali" che egli dovrebbe discutere a Tori– no o a Trieste, a Trento o a Napoli. Pazienza: gli ammanati sono morti anche ~r noi, e noi possiamo anche fare questo "sacrificio" che non è neppure da confrontarsi con il loro. Il diritto alla ·difesa La obiezione più grossa che ci siamo sentiti muovere (è inutile nascondersi che è un'obie– zione che viene soprattutto dall'isola) è che la nostra iniziativa tenderebbe a quasi demoniz– zare gli avvocati difensori degli imputati di mafia (accusati di associazione a delinquere, omicidi volontari ed altri gravissimi reati). Anzi, si precisa, la nostra iniziativa potrebbe persino essere considerata negativa. sul piano civile in quanto non rièonoscerebbe agli impu: tati il diritto ad essere difesi ed agli avvocati il diritto di scegliere i loro assistiti. Mi si permet– ta di definire questa polemica artificiosa e pre– testuosa, poichè usa argomenti che sento usare da quarant'anni, che sono già stati confutati innumerevoli volte, ma che evidentemente tor– na comodo risfoderare quale cortina fumoge– na per pr_opriedebolezze e per proprie scelte. Precisiamo dunque ancora una volta: 1. Che qa garantisti da sempre (anche quando dirsi garantisti sollevava ire e sospetti da parte di colleghi troppo tentati di auspicare una "giustizia forte", con particolare riguardo ai problemi della protesta giovanile ed operaia) noi andremo a Palermo per chiedere, se potre– mo aprire bocca, anzitutto che il processo si svolga con la più scrupolosa difesa dei diritti degli imputati. Proprio perchè consideriamo che certamente almeno alcuni di loro hanno seminato barbarie, saremmo in contraddizione

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