Fine secolo - 25-26 gennaio 1986
Come cominciò il quarantotto Il censore è dentro di noi. Il censore è fa paura dell'altro. Una cappa di pregiudizi ideologitj. Siamo tutti distorti, alla maniera dei nostri censori. 7. Se i nostri ospiti guardano dalle finestre del– le loro camere d'albergo nella piazza più vicina al ponte- Erzsébet vedranno la statua di Sà~dor Petofi, il poeta. Alla base della statua il 15 mano qi ogni anno vengono Iascia_tecandele dai cittadini di Budapest. Dal 1848 questo giorno ha celebrato una vittoria: è il giorno in cui il poeta - in nome del popolo - si impos- -sessò della macchina per la stampa e stampò il suo poema senza il consenso della censura. Dietro di lui i cittadini di Budapest, con gli ombrelli in mano, aspettano che il poema ven– ga Ie-tto.Con questo gesto è cominciata la rivo– luzione del 1848,"una rivoluzione che fra le al– tre cose proclamò la libertà di stampa. Nel giorno della nostra maggiore fe!lta nazionale è · un infrangersi delle regole della ·censura che noi celebriamo. 8.Vorrei richiamare la vostra attenzione sui saggi di Gyorgy Bence e Gàspàr Miklòs Tamàs. Bence indica le aree lasciate libere dal ritirarsi della censura ungherese e quelle che sono anc;ora sotto il suo stretto controllo. Que– sto alto grado di complessità soddisfa al mo– mento attuale le richieste dello stato socialista, che è ora passato. dal totalitarismo all'autorita– rismo. L'élite politica vorrebbe dissociarsi essa stessa dagli spiacevoli ricordi dell'irrazionali– smo totalitario, che per noi significa non sol– tanto il passato ma anche la realtà contempo– ranea se pensiamo alla situazione dei nostri co~eghi in Romania o in Transilvania. C'è censura e censura Il brillante saggio di Tamàs conferma che oggi in Romania l'irrazionalismo totalitario ha rag– giunto la,·sua punta massima, ed è accompa- · gnato dalla paralisi politica della popolazione. li dirigente parla, la gente ascolta, mormora fra sè, e di tanto in tanto la maggioranz.a degli scrittori come per un rituale magnifica la sag– gezza dei leader-. Non esiste dialogo. Ricordo lif discussione sul racconto di Tibor . Déry nel 1952. Il capo censore fece riunire tutti·· gli scrittori ungheresi per questo grande avve- · nimento pubblico e lo accusò di una lista di di– fetti - tutto ciò che avrebbe dovuto essere scrit– to perchè il racconto fosse un buon racconto realista e·socialista - con accenti tonanti. Oggi nessuno dice a uno scrittor,e ungherese' cosa scrivere, e gli viene raramente comunicato che il tal testo, sezione o paragrafo è insoddisf.1~ :cente. Ogni statalismo ha -il sub particolare tipo di censura. 9.La censura ha umori, convulsioni è perdoni; accessi d'ira e momenti di schiarite. Da Praga a Varsavia sono notizie di regressio– ne quelle che udiamo; la censura•sta diventan– do -più dura, più severa, più convulsa, più pa– ranoica; mà potrebbe nuovamente' alleggerirsi. In Ungheria oggi, nell'autunno del 1985, io sento che c'è un certo .progresso. La censura sta diventando più razionale, riducendo l'area dei suoi controlli e allentando i suoi legami, se consideriamo la tendenza dell'ultimo decennio. In questo modesto processo di razionalizzazio– ne ci sarebbe uno sviluppo naturale se.lo stato fosse sul punto di smettere di considerare la gente che ha diverse opinioni, e le esprime at– traverso altri mezzi che non i canali ufficiali di propaganda, soggetti potenziali di un'inchiesta giudiziaria. Sono necessari molti rozzi effetti propagandistici per in€riminare l'opposizione - diffamazione, demonizzazione - con i quali, alla lunga, il governo oscura soprattutto la propria mente. - E' diventato luogo comune in questa città che le riforme politiche dovrebbero essere prese in considerazione dopo le riforme economiche, e recentemente si sentono anche proposte di una riforma culturale. Una delle ques.tioni più inte– ressanti dei prossimi anni sarà: se lo stato so- FINE SECOLO* SABATO 25 / DOMENICA 26 GENNAIO . --- - - . - :17_ cialista è in grado di legittimare l'opposizione, di sopportare la sua libertà d'espressione, sarà questo stato capace di un certo éivile autocon– trollo? IO.In Ungheria e in altri paesi socialisti stanno nascendo nuove iniziative. '. · - Intraprendenti giovani matematici hanno fon– dato aziende di software e intellettuali umani– sti hanno creato case editrici private. Essi vogliono essere riconosciuti come -case _editrici _ecome editori. _CheIa_poli~iali I~s_c! la– vorare m pace, che essi non siano mfast1d1tida multe, confische, sorveglianza poliziesca. Si lasci_che siano· i lettori a giµdjcarè se hanno bisogno di questi libri e giornali oppure no; si · lasci che decidano lorò se co~pr,arli o meno. I funzionari di partito, il Ministro della Cultura e d~ll'Educazione, il Ministro 1 degli_ Interni non devono aver niente a che fare con questi rap- porti. · 1 Non è una situazione molto razionale quella in cui lo stàto mantiene· e sponsorizza aziende editoriali con i propri fondi, Che sia. Ma si la– scino funzionare le piccole case editrici, con - piccoli capitali; che gli si riconosca ii loro dirit– to di esistere, -11. L'editoria privata di pubblicaziohi alterna– tive, parallele, indipendenti o di 'samizdat', è una pratica antica nel nostro paese. Gli origi– nali delle statue di bronzo n~lle nostre piazze pubbliche, Szécheny e Kossuth, Tàncsics e Pe– tofi,. nomi sui quali richiamiamo l'attenzione dei nostri amici stranieri, erano tutti trasgres- · sori delle leggi di censura e maestri di 'sami~ zdat'. I loro sucéessori non sono criminali, ma persone che làvcirano di propria iniziativa, che desiderano vivificare le labbra atrofizzate della. COmUnicaZiOÌle. 1 I Una delle tappe più importanti di una riforma culturale sarebbe la legalizzaziòne della· stam- pa editoriale. I çhe ci siano dunque;: censori; stabiliti formal– mente, e che siano avviate azioni contro autori e e<;titorise il pubblico ministero li accusa di violazione degli interessi nazionali. I riforma- tori progressisti vorrebbero che si raggiungesse il livello di sviluppo in cui si trovava l'editoria ungherese negli anni '30, sotto un regime che non può in alcun senso dirsi democratico. La censura nel regime di Horthy interveniva post facfom. Non c'era bisogno di alcuna autoriz- - zazione per i giornali che non uscivano più di 'J dieci volte all'anno. · · -_ 12.Come avete visto, siamo modesti nelle no– stre aspirazioni. Non è un gruppo di m;dfama– ti, scalmanaJi, pericolosi -disturb;itori' che voi: state sostenendo nel dichiarare la vostra soli-– darietà con i nostri desideri di riforma. · I collaboratori. d questonumero- di Fine ~lo La foto della nostra copertina ritrae Beuys durante la fabbricazione pubblica di un'opera da lui dedicata, a Roma, per amicizia, alla sopravvivenza del quoti.diano Lotta Continua, nel 1982. • · Paolo ZELLINI è nato a Trieste, insegna matematica all'Università di Pisa, ~-si prepara a cambiar città perchè ha appe__!l-a vinto una cat~edra. E' anche appe~a uscito, ~a Adelphi, _il suo "La ribellione del numero". Da Adelphi aveva_anche pubblicato una Breve stona dell'infinito". Misteriosamente non è' stato fra i relatori del recente convegno romano sul- l'infinito, di cui gli abbiamo chiesto di scrivere. · Gyorgy KONRAD è il più famoso romanziere ungherese co~tempo!aneo: . Carmen BERTOLAZZI è inviata di Reporter. Ha curato l'art1colo su Nadia Marzano m– contrandola a San Vittore intervistando il suo difensore a Napoli, e leggendo gli atti pro- ,.... . . cessuali. . Gianni SOFRI insegna storia dei paesi afroasiatici all'università di Bologna. Ha scritto ar– ticoli e libri sul modo di produzione asiatico, sùlla Cina, sul pacifismo. Di recente, con Pier Cesare Bori, ha curato e jntrodotto il carteggio Tolstoi-Gandhi. Ha coordinato uh manua– le di geografia .per le scuole, edito da Zanichelli, da poco uscito in edizione completamente rinnovata. · Franco TRA VAGLINI è redattore di Fine secolo, e cura per Reporter due pagine di ap- puntamenti "verdi". che escono ogni venerdì. · Alcuni cambiamenti nell'indice di questo riumero sono dovuti al ritardo causato dall'inci– dente nel vecchio quartiere romano in cui lavoriamo, oltre che ad avvenimenti dell'ultima ora. Valeiì"tino BOMPIA~I cura una pagina antologica di autori dimenticati, esordienti, inos– servati e comunque meritevoli. Chi si crede meritevole e inosservato indirizzi discretamen- te a noi per lui. · I Miche! DEGUY, nato a Parigi nel 1930, ha pubblicato numerosi volumi di poesia e saggi– stica, tra cui Les meurtrières (J.P.Oswald, 1959), Poémes de la Presqu'lle (Gallimard, 1962), Poémes 1960-1970 (Gallimard,-1973), Jumelages, suivi de Made in Usa (Seui!, 1978). Le otto poesie presentate in questo q.umero nella traduzione di Valerio Magrelli sono trat– te dall'ultima raccolta, Gisants (Gallimard, 1985). ·Carolyn Christov Bakargiev compila per hoi la rubrica degli appuntamenti d'arte. Calliga– ro, OL'79 e Viocirio disegnano regolarmente per noi. Hanno variamente collaborato: Adelaide A,glietta, Massimo Bordin, Ginevra Bompiani, Wlodek Goldkorn, Mario Fortunato, Stefan Minden__, Silvia Ginzburg, Antonio De Mar– co, Gianni Copp0la, Lisa Giua Foa. Curano Fine secolo: Nora Barbieri, Paolo Bernacca, Marino Sinibaldi; Adriano Sofri, Franco Travaglini.
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