Fine secolo - 21-22 dicembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 21 / DOMENICA 22 DICEMBRE 20 E. Prini, Camping,1968. geriano delle varie figure della soggettività si ~~~~ d~; ~~:~::~ ~~f ? 6 e~'.e Ì~~~~p:1~~~;1~~; ••··· ">~~ < .,:·7,.~~~~,::~-¾~, ...... uno dei migliori fili conduttori per orientarsi ;~~0 ,i::~::;~, attraverso le interpretazioni di·una crisi il cui ,'.\.~ ~~1~~Èr~:;i§.l~i~t~1~~~~i~ : .- · lit'~~:;f ~- ~:~,-iÈIIf ;1~2 f iI t}t~ii;~1~; ,ts ::~~ to di fuga della critica di questi due volti del soggetto metafisico - volatilizzazione di ogni soggettività (Dasein heideggeriano ). A questo proposito, i problemi posti dalle interpretazio-· ni del Maggio '68 dovrqnno sembrare strana– m~n.teomogenei a ciò che costituisce la posta in gioco intellettuale pii) profonda dell'evento: il processo del soggetto. Non fosse che per questa ragione, il filo conduttore proposto me– rita a: questo punto di essere svolto in modo pa~ticolareggiato. Il punto di vista degli attori Secondo questo primo tipo di interpretl)Zione, il Maggio '68 andrebbe letto come la rivolta della libertà (soggetto pratico) contro l'oppres– sione dello Stato. Questo è, in fondo il conte– nuto di tutte le interpretazioni che, accettando consapevolmente l'apparenza più immediata della crisi, considerano l'evento riferendosi ad un progetto rivoluzionario. In questa sede, ci limiteremo ad evocarne alcuni esempi signifi– cativi. In un incontro con i redattori di "Der .Spie– gel", Sartre sostiene che in Maggio la "smistra sociale" (vale a dire reale) si sollevò sottraen– dosi alle restrizioni imposte alla sua azione sia dalla repressione del potere che dalle resistenze della "sinistra politica": questa "sinistra socia– le -scrive-, si è spinta fin dove poteva ed alla fine è stata vinta soltanto perchè i suoi rappre– sentanti l'hanno ingannata". Considerandolo ·alla•stregua di un solfevamento della libertà · contro l'oppressione esercitata congiuntamen– te dallo Stato e dagli apparati, l'evento vede il suo senso esaurirsi in quella che Sartre presen– ta come vera e propria rivendicazione (quind{ il progetto stesso, cosciente e padroneggiato) di coloro che insorgono: "una rivendicazione nuova, di dignità, di sovranità, di potere", in sostanza" di libertà". Quindi una rivoluzione fatta dalla libertà e per la libertà. · In fondo, è lo stesso punto di vista (quello de– gli attori) adottato ed accettato consapevol– mente, in La Brèche, da Cornelius Castoriadis (J.M. Coudray) e da Edgar Morin. Castoriadis insiste sul modo inedito in cui, nel 1968, si sa– rebbe verificata "la più radicale affermazione rivoluzionaria", procedendo da una volontà di "rottura radicale con il mondo capitalista bu– rocratico" e di "ricostituzione rivoluzionaria deBa società". Anche in questo caso,pertanto, viene affermata la coincidenza tra motore e fi– nalità del movimento, vale a dire la libertà ri– voluzionaria: "Non meno che nei suoi obietti– vi, la natura rivoluzionaria del movimento at– tuale si manifesta nella sua modalità. d'azione, nel suo modo di essere e nell'unità indissolubi- 1~ degli uni e degli altri". Edgar Morin dice la stessa cosa: i giovani gli sembrano costituire "la nuova avanguardia rivoluzionaria della so– cietà, quella che, per non essere ancora social– mente integrata, risulta essere la più idonea a rispondere alla "domanda che la storia pone alla creatività degli uomini", vale a dire: la questione del rinnovamento o dello "sconvol– gimento" indispensabile delle "istituzioni" in una società chè vuol vivere,.vale a dire trasfor– marsi. Di conseguenza, quando gli studenti vo– levano trasformare il rapporto insegnante-al– lievo, il contenuto dell'insegnamento o la rela– zione tra Università e società, i loro progetti erano proprio conformi al significato reale dei .loro atti: almeno una gran parte "sapeva quel– lo che faceva", ed in questo senso che Morin creù.::di poter concludere che " gli obiettivi del movimento studentesco abbozzano già le linee di forza del periodo storico che si apre". In breve: sono la scelta ed il perseguimento con– sapevole di obiettivi rivoluzionari a fare una storia il cui corso sarà conforme a tali obietti– vi". Cosa pensare di questo genere di interpretazio– ni? Leggendole oggi, il lettore, che gode di un cer– to distacco, è portato a chiedersi se il punto di vista degli attori, che tali interpretazioni fanno proprie, sia realmente il più lucido, il più adat- - to a circoscrivere il senso dell'evento in cui è preso l'attore. Così Sartre, nell'incontro citato, non brilla certo per chiaroveggenza quando, riconoscendo che, in quel momento, la "bor– ghesia" ha vinto e che, attraverso il rialzo dei prezzi, si accinge a riprendere ai "lavoratori" quel che avevano ottenuto con gli accordi di . Grenelle, ritiene tuttavia che "i lavoratori se ne accorgeranno (...), non lo accetteranno facil– mente ed è. probabile che allora si veda ricom– parire, sotto la falsa immagine politica che le elezioni hanno recentemente tracciato, la vio– lenza delle forze sociali reali". Da allora, se ne deve convenire, l'esattezza del •pronostico si è rivelata fortemente dubbia, tanto che, come vedremo, la storia del "dopo-maggio" pone probabilmente il problema del potere d'inte– grazione esercitato da una crisi la cui lettura in termini di svolta irreversibile appare così sin– golarmente cieca. Si aggiungerà che, per dare buona prova in materia di cecità, Sartre si ri– tiene "convinto che tra dieci anni tutti gli at– tuali dirigenti della sinistra non rappresente– ranno più nulla": e vengono allora citati Guy Mollet, i responsabili del P.C. e ... Francois Mitterrand. Lo stesso Castoriadis, che pure fu uno dei pri– mi ad analizzare le potenzialità totalitarie di certe rivoluzioni, dà per certo che "indiperr- dentemente dal seguito, il Maggio '68 ha inau– gurato un nuovo periodo della storia universa– le". Ed in questa storia mµversale così rilancia– ta dal Maggio, i posteri dovrebbero persino sa– lutare l'imperitura grandezza degli eroi: "Le geniali, poetiche parole d'ordine sgorgano dal– la folìa anonima. Gli educatori vengono rapi– damente educati; professori universitari e di– rettori di liceo non si riprendono dalla sorpre– sa suscitata in loro dall'intelligenza dei loro al– lievi, nonchè dalla scoperta dell'assurdità e del– l'inutilità di ciò che insegnavano loro. In pochi giorni, giovani di vent'anni raggiungono un li– vello di comprensione e di saggezza politica cui certi onesti rivoluzionari non sono ancora giunti dopo trent'aHni di militanza. Nel Movi– mento del 22 marzo, nell'U.N.E.F. e nello SNESup emergono dei leaders che per chiaro– veggenza ed efficienza non hanno nulla da in– vidiare ai leaders di un tempo ...". Leggendo oggi queste righe, è giocoforza constatare che il punto di vista degli attori tende. quanto

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