Fine secolo - 21-22 dicembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 21 / DOMENICA 22 DICEMBRE 9 'PAGINE DI DIARIO J DI-UN ULIVICOLTORE RECF:NTE ----------------------------di Vincenzo BUGLIANI-----------------------------' Lunedì 25 novembre 1985 O ggi pomeriggio ho portato le ulive al . frantoio di Trespiano. Erano' 350 kg e hanno dato 64 kg d'olio. Quindi, la resa è di 19,39. L'anno scorso era stata intorno al 17. Ha detto il padrone del frantoio che, da una settimana ch'è aperto, quella delle mie uli– ve è stata la resa più alta. Anche quest'anno ho notato che i coreggioli portano un discreto nu– mero di .ulive piccole, bloccate nello sviluppo, che. rimangono verdi, immature, quasi senza polpa. Credo che siano frutti di fiori non im– pollinati. Il fenomeno è assolutamente assente nei moraioli. Chissà se le api che ho messo a fine maggio frequent,ano i fiori di olivo. In ogni caso, converrà intervenire piantando qua e là degli ulivi della varietà pendolino, che, a detta del padrone del frantoio, sono grandi im– pollinatori. · La mancata potatura di quest'anno- in conse– guenza della gelata (ma nemmeno l'anno pas– sato mi risulta che ci siano stati interventi)– non ha sostanzialmente danneggiato la forma dei moraioli-salvo qualche eccessivo sviluppo in altezza-, mentre ha favorito un incespugli– mento dei coreggioli e una tendenza al riempi– mento del vuoto interno alla chioma. Le ulive quest'anno, una volta raccolte col si– stema del telo e brucatura a mano o con gli at– trezzi., sono state conservate in cassette di le– gno da frutta, impilate: quindi in strati di 5, - massimo 10 cm. La conservazione è risultata ottima. (...) Quanto ai danni della gelata del gennaio (a Peretola una notte si registrò -23°), sono stati contenutissimi. L'anno scorso si rac– colsero complessivamente circa 900 kg diolive, ma era un'annata· particolarmente felice, e quest'anno si sarebbe avuto un raccolto co– munque inferiore. Di olivi da tagliare perchè morti nella parte ae– rea (ma tutti hanno ributtato al calcio) ce ne sono 7-8 su un centinaio (una conta precisissi– ma non l'ho mai fatta). Il padrone del frantoio di Trespiano, che ha un uliveto nella costa sottostante il frantoio, mi ha detto di averne dovuto tagliare 700 su mille. La nostra zona è stata fortunatissima: si è sal– vata tutta la conca -e in buona misura anche il pendio che dà sul Mugnone un po' a mo~te delle Caldine- sia sul nostro versante che su . quello opposto( ...), ma non un po' più in alto di me nè verso il fondovalle. Dei miei ulivi sono danneggiati quelli che stanno lungo la siepe che chiude a nord e nord-est il terreno. Erano .stati liberati l'anno scorso da rovi e ce– spugli che li avevano quasi del tutto soffocati. Forse erano per tale condizione molto indebo– liti (ma non ho ancora chiaro che cosa sia per una pianta indebolimento). Oppure, sarà dipe– so dal fatto che in quella fascia di terra v'era un forte ristagno d'acqua essendo andata per– duta la vecchia canalizzazione (che adesso si è cominciato a restaurare). Quanto alle condizioni che hanno differenziato · le reazioni degli ulivi al gelo, se ne dicono tan– te: si tratta sicuramente di svariati fattori o condizioni che vanno valutate ad una ad una e nel loro risultato complessivo. E' osservazione comune, per esempio, che han– no resistito le piante più "sten te". Così dice anche il padrone del frantoio, che mi mostra ulivi in buona salute che stanno ai margini del terreno, dei quali da un pezzo nessuno si cura più perchè è scomoda la raccolta. Ma cosa vuol dire piante stente, non curate, o all'inverso curate? · Per curare intendono lavorare, col trattore, tutto il terreno dell'oliveto, non solo le aiole attorno alle piante, e concimare. Può darsi che queste cure inducano negli ulivi una vegetazio– ne più forte, più abbondante e fruttifera, che non regge però a episodi di clima eccezional– mente sfavorevoli. Dimodochè, anche stando ad un calcolo puramente economico, di lunga durata però, col maggior guadagno non si compensà il danno catastrofico di una annata come questa. Si dice che c'è un ciclo di circa un quarto di se- . colo. Mi ricordo bene la volta precedente, nel– l'inverno 1955-1956, perchè in primavera an– dai in gita coUiceo a Pienza e notai dappertut– to ulivi drasticamente potati. Ma quest'anno è stato assai peggio. . Quanto al dato fisiologico, ho letto da qualche parte che un'abbondante concimazio~e azota– ta induce nell'ulivò una ritenzione d'acqua tale nei tessuti da esporli al gelo e quindi alla ne– crosi. C'è anche chi sconsiglia -sarà per questo motivo- di seminare a erba medica i,terreni o_li– vati. Ma forse, se si tiene erba medica, basta poi contenere l'apporto d'azoto mediante con– cimazione. Ai miei ulivi sono state -date alla fine dell'inverno un paio•di manciate di pollìno interrato in piccole buche (due, tre per pianta), lasciando in pace il terreno. Ho anche osserva– to che i danni maggiori si sono-avuti in terreni bassi, con ristagno d'acqua, pianeggianti. Non so se in tal caso gli ulivi avessero "bevuto" troppo o sia gelata l'acqua attorno alle radici. Ma allora perchè le ceppaie hanno ributtato? E, a parità di condizioni, anche il terreno smosso (per di più in profondità con la forza del trattore) ha costituito condizione di debo– lezza? Senza dubbio andrebbero valutati anche i ven- vate qualità_bisogna ancora puntare sulla va– rietà Frantoio". (Dato che l'opuscolo non va esente da errori di stampa, è probabile che in– vece di' qualità' si debba leggere 'quantità'). Per quanto mi riguarda, non ho in mente "for– me intensive" e quindi· m'incuriosisce molto - questo clone di ·uzzano. A chì domandare? Forse al vivaio delle Cascine mi sapranno dare informazioni. ( ... ) Man mano che prendo confidenza col campo e in special modo spingo indietro 1 rovi che dalla siepe sono traboccati sul terreno coprendo tut– to, trovo un articolato sistema di canalizzazio– ni che garantivano un controllo idrogeologico che man mano recupero. In parte del mio uli– veto, e dappertutto nei terreni intorno, le ac– que -ristagnano sia per l'abbandono (scompar– sa o interramento involontario dei canali) sia per l'intervento attivo del trattore che unifor– ma tutta la superficie, elimina muretti, terrazze e scoli, rimuove due-tre volte l'anno a fondo il t~~reno. Naturalmente di hulllus non ne esiste pm. Discrete sono le condizioni del mio campo ch'era da anni in semiabbandono (si curavano Foto di RandiKrokaa al minimo gli ulivi e vi si mandavano le pecore a pascolare). Viottole e strade poderali sono sconvolte. Il ti, l'esposizione (i ffile1 sono a mezzogiorno, trattore p~ssa dappertutt~ indifferent~ a quasi protetti a monte dalla collina che sale), la neb- ~utto,.~osi le acque vanno d~>Ve voghon?, ma. bia e altri elementi di microclima. Per esempio, ,_ m realta nemmeno dove vogliono, perche pro– può aver contato anche lo scioglimento della , fonde arature e passaggi di ma~h!ne ci?golate neve e poi il rigelamento per cadute di tempe- non permettono nemmeno che s1nform1 un as– ratura notturne. setto idrogeologico stabile, in equilibrio, anche Ho già detto indirettamente che la giacitura in se casuale. pendio, e in generale il buon drenaggio, è con- Nei campi non si può quasi camminare: la dizione favorevole. · mancanza quasi dovunque di cotica erbosa o iì E' noto che tra le varietà di olivo coltivate in suo sconvolgimento periodico e quindi la sua Toscana (che è all'estremo settentrionale del- precarietà, dissuadono dall'impantanarsi e re– l'arèale)"la più resistente al freddo è la moraio- stare incollati alla argilla viscosissima portata la. Ma la gelata di quest'anno ha uniformato in superficie dal profondo. Ma tanto, in questi tutto. · campi per lo più si va solo a bordo del trattore. Leggo in un opuscolo dell' "Associazione In- Anche i cacciatori, se non c'è troppo fango sul– tercomunale N .10_Area Fiorentina", intitolato la strada vicinale, arrivano fin nel mio uliveto "Ricostruiamo I' olivicultura fiorentina", fir- con la macchina. mato Carlo Modi: "Nel 1956 la varietà Fran- (...) toio subì danni molto superiori alla varietà Moraiolo mentre nel 1985 le bassissime tempe– ·rature hanno livellato i danni. Solo il clone di Uzzano, del Madonna dell'ImRruneta, da me individuato dopo la gelata del 1956, ha resisti– Tornando alla produttività di quest'anno, il mio vicino, anche lui proprietario recente ·e grande utilizzatore di potenza tec_nologica,con 240 ulivi su un ettaro (sono più fitti dei miei) ha raccolto nemmeno 500 kg di olive. Eppure ha ·arato in profondità e concimato .abbondan- · temente. In particolare, usa enormi quantità di cascami di lana di J>ratoche fanno assomiglia– re l'uliveto a _una discarica di periferia. Sono cascami coloratissimi: non saranno anche in– quinanti? to anche a quella del 1985 assieme a pochi altri cloni o varietà. Purtroppo il clone di Uzzano è anche un 'gigante' della specie che mal si r,re-– sta alle forme intensive, e quindi per aver ele- Giovedì 5 dicembre 1985 Ho portato 148 kg di olive al frantoio; hanno dato 28 kg di olio. La resa (19,3) è un po' cala– ta. Vorrà dire che nel tempo intercorso le olive hanno assorbito acqua. E' piovuto quasi sem– pre, anche se senza violenza. L'acqua non cor– re nel ruscello, come faceva già l'anno scorso a questa stagione (e continuò fino a giugno): II prezzo dell'olio locale sta raggiungendo li– velli incredibili. L'anno passato, quello nuovo costava 8.500 al kg, quello vecchio 7.500. Adesso, quello nuovo è a 20.000, quello vec– chio a 15.000. Per il nuovo, qualcuno ha paga– to anche 25.000. Una volta tanto, i prezzi agri– coli sono favorevoli ai contadini, che_però non ci sono più. Sarà.finalmente una pacchia anche per il Meridione: finalmente una calamità na– turale che lo ha favorito. Ma ci saranno anche degli inghippi: gente seria mi ha detto di aver visto già un mese fa autotreni del Sud scaricare olive a un frantoio di queste parti: con oppor– tuni tagli, se ne sarà fatto olio toscano? Credo che ormai si vadano costituendo due mercati di prodotti alimentari: un giro locale e ristretto per i prodotti sani, naturali, biologici, a prezzi alti; il grande mercato dei prodotti senza patria, artefatti. standardizzati, inquina- ti. a prezzi "'popolari'". / ·

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