Fine secolo - 21-22 dicembre 1985

. consum~, ecc. Insomma, hanno fatto la storia, «anche i più duri (soprattutto loro) fra gli ex ma, allGOra una volta, senza sapere la storia leader contestatori soccombono al fascino del– che facevano.( ...) la self-examination: mentre Rennie Davis ab– Così, nell'Ére du ;ide la crisi del 1968 appare bandona la lotta radicale per seguire il guru come un momento chiave del passaggio dal Maharaj Ji, Jerry Rubin riferisce di aver prati- . moJernismo al postmodernismo, sotto l'effet- cato con soddisfazione, fra il 1971 e il 1975, la to del rilancio dei consumi nel dopoguerra: «è · Gestalt-therapie, la bioenergia, il rolfing, i mas– nel corso degli anni 60 che il postmodernismo saggi, il jogging, il tai chi, Esalen, l'ipnotismo, rivela le sue caratteristiche principali, col suo la danza moderna, la meditazione, Si/va Mind radicalismo culturale e politico, il suo edoni- Contro/, Arica, l'agopuntura, la terapia rei– smo esacerbato, la rivolta studentesca, la con- chiana». Presi a prestito da Christòpher Lasch, trocnltura, la voga della marijuana e del LSD, questi esempi troverebbero agevolmente la la liberazione sessuale, ma anche i film e le loro traduzione francese nei .percorsi seguiti da pubblicazioni pomo-pop, l'eccesso di violenza pubblicazioni come Actuel o Libération. Lungi e di crudeltà negli spettacoli, la cultura corren- dal segnare una rottura e il punto di partenza te approda alla liberazione, al piacere e al ses- verso un avvenire realmente nuovo, il Maggio so». Più precisamente ancora, la crisi del Mag- 68 dovrebbe così restare nelle memorie come gio segnerebbe la transizione fra la fase ancora una « rjvol~one senza finalità», «senza pro– offensiva della rottura con le ultime sopravvi- gramma, senza vittima nè traditore, senza in– venz.edei valori tradizionali e la fase che, non quadramento politico, .. un movimento lassista essendo più necessaria la tensione della rottu- e decontratto, la prima rivoluzione indifferen– ra, «si stabilirà nel registro cool programma- te, prova che non c'è da disperare del deserto. to» che definisce l'età postmoderna. Moderni- (...) smo e postomodernismo si articolano così, in- torno agli anni '68, come il momento "hot'' e il L, .,1 / -,,.1 • momento "coo/" di uno stesso processo: «fine QVVentO ue 1.nagg10 del modernismo: gli anni 60 sono l'ultima ma~ nifestazione dell'offensiva lanciata contro i va- Il contributo di C.Lefort, intitolato "Il Disor– lori puritani e utilitaristi, l'ultimo movimento dine nuovo", è senza dubbio il più rappresen– di rivolta culturale, questa volta di massa. Ma tativo di una lettura.che fa appello alle virtù altresì l'inizio di una cultura postmoderna~ della "meraviglia": "L'evento che ha scosso la cioè senza autentica innovazione e audacia, società francese, tutti cercano di dargli un che si accontenta di democratizzare la logica nome, tutti tentano di riferirlo a qualcosa di edonista». E questa funzione storica della fme conosciuto, tutti cercano di prevederne le con– dei "sixties" è testimoniata dall'itinerario per- seguenze. Si montano in fretta delle interpreta- •sonale di coloro che all'inizio si erano sentiti i zioni, si vorrebbe che l'ordine venisse ristabili– leader di una contestazione rivoluzionaria: to, se non nei fatti, almeno nel pensiero. Si ,.FINE SECOLO~ SABATO 21 / DOMENIGA 22 DICEMBRE vorrebbe dimentict.e la sorpresa ... Si vorreb– be colmare la brn<-ia dove ci si trova. Inva– no..." E si tratta qui di prevenire gli sforzi mul– tiformi che saranno compiuti per ristàbilire una continuità e reinserire il Maggio in un pro– cesso: "Gli specialisti della razionalità retro– spettiva, marxo-geologi o marxo-sismologi, di– spiegheranno le loro carte e sciorineranno i loro calcoli per dimostrare che la riduzione re– lativa del potere d'acquisto, l'incremento del numero dei disoccupati, il ritardo accumulato dagli investimenti pubblici o gli handicap del– l'industria alla vigilia della nuova competizio– ne del Mercato comune creavano le condizioni di una crisi. Ma chi si lascerà convincere anco– ra?" Contro tutte queste reinscrizioni dell'e– vento nella trama di una storia che lo spieghe– rebbe, importerebbe invece pensare la crisi in termini di "iniziativa straordinaria, inconcepi– bile qualche settimana prima", e di fare di que– sta imprevedibilità non l'apparenza, ma la ve– rità stessa dell'evento: l'iniziativa qui non rin– via più ad alcun disegno, nè a quello di una ra– zionalità immanente nella storia, nè a quello dei leader -poichè "quelli che prendono l'ini– ziativa di agire non stanno in un sindacato o in una delle sue frazioni, nè appartengono ai di– versi gruppuscoli che, in tempi normali, mono– polizzano la lotta politica 'nell'Università, essi non stanno da nessuna parte"; insomma, l'ini– ziativa si fa iniziazione/inaugurazione assolu– ta, puro inizio: la rivoluzione sorge propria– mente dal nulla, da quella nessuna parte che sfida tutte le spiegazioni che, armate del princi– pio di ragione, ricercano un'origine, Non è difficile avvertire a quale tipo di rappre– sentazione della storia si riferisce,questa inter- M. Pistolettotra Veneredeglistracci, 1967e Comizio,1965. ·3 pretazione del Maggio '68 come "Evento". · L'orizzonte teorico è qui evidel}~eplenteq11ello della fenomenologia, come tentàtivo di inserì- - vere la storicità (o, se s_ipreferisce, la "storia– lità"), nel registro del "s_enzaperchè". E ~eJ'e– vento si trova riferito ali'«azione» dei "rivolu– zionari", l'azione di cui si tratta non è ass9lu– tamente pensata come l'effetto di una decisio– ne riflessa, orientata da un progetto, insomma come l'azione di un soggetto cosciente o volon– tario. L'azione è qui piuttosto, come in Han– nah Arendt, la folgorazione creatrice, emer– genza di una libertà che instaura d'improvviso nuove possibilità. (...) Di fronte a una tale analisi, che ha senz'altro il merito di _non offuscare la carica emotiva di novità che accompagna ogni evento dall'anda– mento rivoluzionario, non si può tuttavia evi– tare di esprimere una certa_delusione. Poichè se'il mistero dell'«~venio»_è, qui come in Han– nah Arendt ciò che deve render conto di tutto senza che Ìnai nient'altro ne renda conto,· 1a poi-tata propriamente ermeneutica di una te- . Jnatica che, filosofiaamente, si riallaccia chia– ramente al pensiero heideggeriàno dell'«Ei-ei– gnis», o dell'«epoca dell'Essere», sembra di fatto ben ridotta: ci si può .accontentare di in– caponirsi sull'Evento come «enigma»? Che, contro gli eccessi delle interpretazioni condotte nei termini delle "astuzie della ragione ", sia necessario preservare la parte di originalità e imprevedibilità di un evento, lo si ammetterà senza sforzo. Che ciò imponga peraltro di ri– nimciare a ogni prospettiva di spiegazione (a ogni impiego del principio di causalità) è in compenso morto più discutibile: davvero non c'è altra scelta se non fra le interpreta~ioni che, deducendo la crisi dal lunghissimo processo di cui sarebbe il coronamento, spiegano tutto, ma non comprendono niente (alla novità irriducibil– mente singolare dell'episodio), e delle interpre– tazioni che comprendono tutto (quanto alla sin– golarità), ma non spiegano niente (quanto alle cause che hanno ·potuto suscitare la crisi)? (...) Così l'interpretazione che sposa senza ri– serve la prospettiva degli attori, come quella che, togliendole ogni credito, riduce intera– mente la rottura apparente a una continuità nascosta, o ancora quella che accentua radical– mente l'imprevedibile novità della crisi, si scontrano dunque contro serie difficoltà. Se non ci si accontenta di fare del Maggio un tes– suto di enigmi, resta da tentare di determinare se l'integrazione fra apprpcci troppo spesso praticati in modo unilaterale, non consenta di ' ottenere, sulla rivolta del 1968, un'illuminazio– ne più soddisfacente . traduzione di Rolando Parachini -----1 oollaboratori d questonwnero di Finesecolo-_------ Corrado SANNUCCI è redattore sportivo di Reporter. "Sempre in bilico tra sport e filosofia", comè deplora Riccardo Scottoni, suo caposervizio. Ha una moto. Scottoni ha un'auto. Sabine VALitl vive a Parigi, ha una bambina, collabora a Reporter e alla RAI, si occupa di cose di donne e dunque di uomini. Luca TEGLIA vive a Firenze, come Vincenzo BUGLIANI. Nostri collabora-. tori abituali, si occupano ambedue di alberi. Uno per i frutti, l'altro senza frut- to. · I . ' Stefano MONTESI fotografa ogni giorno per noi. Qualche giorno fa è com- parsa una sua gran foto sulla prima di R'.eporter: una coppia di ragazzi in amo– re su un albero mentre_sfilava un corteo studentesco. I movimenti di massa servono infatti ai ragazzi che si amano per appartarsi. Raneli KROKAA fotografa, traduce, tesse. Carla MELAZZINI vive a Napoli e si interessa della gente, soprattutto dei bambini. Francesco M. CAT ALUCCJO è un gio\'ane studioso di storia e letteratura polacca. Scrive e collabora variamente con noi. Jacqueline RISSET vive a Roma, dove insegna létteratura francese all'Univer– sità. E' stata redattrice di "Tel Quel"; ha pubblicato: Jeu (Seuil, 1971); La Tra– duction commence (Christian Bourgois, 1978); Sept passages de la vie d'une [emme (Flammarion, 1985), da cui è tratta la poesia che pubblichiamo nella traduzione italiana; L 'Anagramme du désir, Essai sur la Dé/ie de Maurice Scève (Bulzoni, 1971); L'Invenzione e il Modello (Bulzoni, 1973); la raccolta di saggi Dante écrivain (Seui], 1982; edizione italiana Mondadori 1984); e l'impegnati– va traduzione dell'Inferno di Dante (Flammarion, 1985). Hanno variamente collaborato a questo numero: Ginevra Bompiani, Mario Gamba, Marco Guelfi, Rolando Parachini, Aligi Pontani, Michaela Wunder– le. Carolyn CHRISTOV BAGARKIEV compila la rubrica degli appuntamenti d'arte. Calligaro e OL'79 disegnano regolarmente per noi. , · Curano Fine secolo: Nora Barbieri, Paolo Bernacca, Marino Sinibaldi, Adria– no Sofri, Franco Travaglini; e fanno i loro auguri affettuosi e non insinceri a lettori e collaboratori. Buon Natale.

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