Fine secolo - 7-8 dicembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 71 DOMENlçA 8 DICEMBRE 10 AuGURI di Patrizia CAVALLI "Pensa se Dio davvero fosse un triangolo! E dopo morti restare in eterno là davanti!" Così mi ha detto Elsa. Poichè aveva in orrore la noia · io spero che non sia così. E se questa deve essere una festa, come lei sempre ha voluto che fosse, mi ricordo la lunghissima risata. , IJ di Giorgio CAPRONI OLTO ADAGIO M i si chiede di scrivere qualcosa su Elsa Morante. A così breve distanza dalla morte. proprio non me la sento. Non posso pensare ,a Elsa morta, anche se un qualche immancabile "spiritoso" già andava chiamandola da tempo, davanti a me, Elsa Morente. · Elsa non è stata mai morente. Col suo carat– tere e la sua volontà d'acciaio, aveva saputo superare, fino all'ultimo, i momenti di mag– gior scoramento, conservando intatto, accan– to a una dolcezza d'animo e a una sensibilità impareggiabil( il suo innato entusiasmo. Un entusiasmo che coinvolgeva ogni persona a lei cara, compreso me che pur la vedevo così di rado. · Ad ogni uscita d'un mio libro, era sempre lei la prima a telefonarmi, dopo esserselo com– prato, senza aspettar di riceverlo in omaggio. Con la sua bella voce squillante, me ne tesse– va lodi che m'infondevano coraggio e, natu– ralmente, mi inorgoglivano, perchè ogni voi- - ta nutrite d'un'intelligenza mille volte supe– riore a quella tutta professionale e professo– rale dei troppi dottori in poesia svolazzanti nella nostra uccelliera. Era per me, prima che una grande scrittice, una grandissima amica. A_mica non nel senso mondano, ma nel più alto significato. Un'a– mica e direi, anche, una sorta di maga. L'ultima volta che andai a trovarla in clinica fu per portarle i racconti che da poco avevo pubblici,ttoda Rizzoli, da lei richiestimi. Non mi aveva mai letto in veste di... novellie– re, ed è facile immaginare con quanto tremo– re glieli lasciai, sicuro che me li avrebbe stronci,tti,perchè quando una cosa.non le an– dava non esitava davvero a dirlo. Era tutta rannicchiata sulla sua carrozzella, con una bautta sulle spalle, ma non aveva perso il suo Juminoso sorriso. L'indomani mattina presto mi telefonò per dirmi _tuttoil bene che pensava di _quellemie / cose. Così mi ha lasciato. Col dono inestimabile, per me, di quel suo consenso. ' Ho detto che la cònsideravo una specie di maga, oltre che un'amica vera. Una specie di maga come lo è sempre una poetessa indubi- tabile. Una datrice di vita. · Rileggo l'incipit dell'unico mio articolo su di lei da me ritrovato, e lo rileggo non per auto– citarmi, ma in suo omaggio, sicuro come sono che da viva non lo conobbe mai. E' un lontanQ articolo, apparso sulla Nazione il 22 gennaio del '64. · · Ecco come cominciava: I confini tra magia e poesia, è risaputo, sono così sfumati da far perfino dubitare qel/a loro esistenza. Nessun cartografo è mai riuscito a tracciare una linea di demarcazione netta, e probabilmente· la differenza fra i due territori, i quali così spesso confondono le rispettive bandiere, sta tutta e soltanto nell'accento di– verso e nella diversa iridescenza sonora e con– cettuale che di volta in volta si dona al medesi– mo vocabolo: incantesimo. Pieni d'incantesimo nel senso più profondo e più proprio della parola (cioè pieni di magia: di poesia: due domini.forse, il cui vero è unico confine, che del resto non ha sentinelle con– trapposte, è dato dalla spera cristallina d'uno specchio) sono i dodici racconti che Elsa Mo– rante (. .....) ha raccolto in volume per l'Edito– re Einaudi di Torino, ponendo sul frontespizio i/fascinoso titolò dell'ultimo, Lo scialle anda– luso. Ecco in che senso ho detto che per me Elsa era una specie di maga. Una benefica maga che continua a incantarmi còn le sue pagine, in prosa o in versi che siano, ora che non può più farlo con la vivente persona. Elsa è ancora qui con me, nella stanza della mia memoria, viva come quando con Pasoli– ni, curiosa di conoscermi, venne la prima Le persone che hanno collaborato a preparare questa "Festa per Elsa" sono troppo note al– cune, troppo ignote altre, perchè se ne faccia· qui una sommaria presentazione. Hanno varià– mente contribuito a queste pagine: Giorgio Agamben, Jerry Bauer, Alfonso Berardinelli, Gianfranco Bettin, Ginevra Bompiani, Bice Brichetto, Giorgio Caproni, Patrizia Cavalli, Carlo Cecchi, Carlo Cirillo, Fabrizio Clerici, Luca Coppolq, Ninetto Davo/i, 'Elena be An– geli, Maria Ida Di Giammarco, Léonor Fini, Goffredo Fofi, Cesare Garbo/i, Natalia Gin– zburg, Paolo Graziosi, Stella Gregoretti, Raf– faele La Capria, Lµcia-Mansi, Stefano Mon– tesi. Daniele Morante, Fabrizia Ramondino. Tonino Ricchezza, Carmelo Samonà, Franco Serpa, Marino Sinibaldi, Adriano Sofri, Ida Terni, Umberto Tire/li, Raffaele Venturini, e altri. Di buona parte dellefotografie private di Elsa non conosciamo gli autori; alcune sono state fatte da: Guido Ambrosino, D'Elia-Capri, Ve– spasiani, Press Photo, Barzanti, Christian He– yndd, Paolo Longo, "SIRAP", Federico Ga– rolla, Sanford H. Roth. Gli articoli di Elsa qui ripubblicati dal "Mon– do", 1950, compariranno presto in una raccol– ta di saggi col titolo "Pro e Contro la bomba atomica" per Einaudi. Le rubriche settimana/i di Fine secolo - i dise– gni, gli appuntamenti d'arte, le classifiche del · "Sabato del villaggio", la pagina di poesia - hanno ceduto lo spazio al numero speciale.·Al– tre pagine ci hanno regalato le parti quotidia– 'ne del giornale, che ne risulta naturalmente impoverito: gliene siamo molto grati. Alla fabbricazione dell'inserto hanno contri– buito Gianni Coppola, Igi Capuozzo, Antonio De Marco, Guglielmina Mattioli. Curano "Fine secolo": Nora Barbieri, Marino Sinibaldi. Adriano Sofri, Franco Travaglini, e per la parte grafica ·Paolo Bernacca. volta a trovarmi ai Quattro Venti. nel mio appartamentuccio Incis dove allora abitavo. Quando vi furono i suoi funerali, di proposi– to me ne rimasi tappato in casa, senza nem– meno mandare il solito telegramma di rito "ai familiari". A che sarebbe valso? · Me ne rimasi in casa ad ascoltare un disco. Anzi, soltanto parte di un disco: il "molto adagio" del quartetto in la minore op. 132di Beethoven. Sarò accusato per questo d'estetismo o di "decadentismo"? · Non me ne importa nulla. Preferisco tale ac– cusa all'ipocrisia di chi si reca quasi goloso (ne conosco, di questi tipi) alle "esequie" di un "personaggio illustre" soltanto per met– tersi in vista: per la vanità di esser poi nomi– nato, sui giornali più generosi, "fra i presen– ti". Elsa, che amava tanto e capiva così bene la musica, avrà certo compreso la mia "defezio– ne", e perchè, invece di "recarle l'estremo sa– luto", abbia preferito ascoltare per lei quel– )' Adagio: la più profonda meditazione ch'io conosca sull'esistenza, che in sé comprende anche la morte. Pensiero puro, seriza la corruzione delle pa- _ role. (O meglio, della parola)., Come lo è sempre la grande musica.

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