Fine secolo - 30 novembre-1 dicembre 1985
FINE.SECOLO* SABATO 30 NOVEMBRE/ DOMENICA 1 DICEMBRE 1 L'uomo dei.palloni (Medford, Massachusetts) È la storia di un successò. La storia di Frank Del Vecchio, un immigrato italiano che lavorò duro e riuscì a risparmiare tanto da far studia– re i due figli, mandarli all'università e fare in modo che facessero carriera. Peyché non fosse– ro costretti a fare lo stesso lavoro che fa lui, per vivere. Conoscete la storia. Quello che Frant~el Vecchio fa, per sfangarla, è vendere pallònt _ Kuralt: «In che anno hai cominciato?» Frank Del Vecchio: «Dunque, vediamo. Mi sono sposato nel 1928. Due anni dopo ...Sì, in– torno al 1930». Kuralt: «Questo significa che hai vend_J!to pal– loni, ogni giorno,-per 50 anni?». Del Vecchio: «Eh sì, devo aver venduto un sac– co di palloni». Frank Del.Vecchio ha venduto un sacco di palloni nella zona di Boston. Ed è probabile _che ne abbia anche regalati tanti, almeno tanti quanti ne ha venduti. Lavorare sodo, fare ami– cizia: era questo il progetto. E risparmiare. Per essere sicuro che i figli non dovessero vendere palloni per vivere. 50 anni di lavoraccio. Kuralt: «Prima non c'era l'elio, vero?». Del Vecchio: «No. Mio Dio, all'inizio i palloni erano fatti a casa. La gomma era pesantissima e per gonfiarli dovevamo usare il fiato . .Ogni volta che ne dovevo gonfiare uno mi usciyano gli occhi dalla testa. Mi suonavano le orecchie, vedevo rosso e mi lacrimavano gli occhi. Mi dicevo: 'Dio santo, per quanto ancora dovrò farlo?». Per 50 anni, ecco per quanto. Bambino: «Posso-avere un pallone?». Del Vecchio: «Sì, se sorridi». Tutto per i bambini, i bambini che volevano sempre un pallone. I bambini che lasciava a casa. Bambino: «Me ne serve uno blu, perché il mio... ». Del Vecchio: «Senti, aspetta un àttimo. Te ne · ho appena dati due: Adesso dì a tua sorella di venire. A te ne ho già dati due». . Bambino: «Ma no. Per me, ancora. L'altro mi è volato. via». Oel Vecchio: «Senti, testa-di-rapa, ti avevo detto di tenerlo stretto. Lo terrai stretto? Lega~ telo al collo...». Frank Del Vecchio junior: «Da piccolo stavo sempre a guardare papà. E lo aiutavo, e mi ar– rabbiavo con lui perché perdeva tempo con i clienti. E se un pallone si rompeva, lui gliene dava un altro gratis. Se un bambino tornava, papà gli legava il filo al polso, in modo che non lo perdesse di nuovo. Gli altri venditori di palloni, invece, se un bambino perdeva il pal– lone. l'altro glielo vendevano». Joe Del Vecchio: «Era un lavoraccio. Per i pri– mi vent'anni della mia vita, ricordo sempre mio paòre che diceva: 'Joey, vai all'università, non devi vendere palloni'». È stato questo lo scopo di Frank Del Vecchio. · Il fine della sua esistenza. Ce l'ha fatta: Joe Si è laureato all'università di Massachusetts; Frank jr. alla Tufts e poi a Harvard. Entrambi sono diventati funzionari -del governo. Eppure, -sa– pete che cosa è successo, a scapito di quei 50 anni di fatica? Sono entrambi venditori di palloni. Joe ha ab– bandonato il suo lavoro per dare vita al Bal– loon Bouquets (la compagnia Bouquet di pallo– ni) "di Washington; oggi estesa a New York, Chicago, Los Angeles, Philadelphia, San Fran– cisco, e almeno una dozzina di altre città. Frank jr., nel tempo libero, dirige il «ramo pal- · l~ni» della famiglia a Boston. Sua moglie Ma– rian dà una mano con le consegne. La gente ordina un sacco di palloni: per le feste di com– pleanno, i bar mitzvahs, i balli. :Vendono centi– naia di migliaia di palloni. I palloni faranno, dei ragazzi Del Vecchio, due uomini ricchi. «Ragazzi! -dice Franlc Del Vecchio- che si può fare con due figli che non vogliono ascoltare il proprio padre?». Essere al verde·a Baker (Baker, California) Mettiamo ché stiate tornando a casa, in Cali– fornia, da Las Vegas. _E mettiamo che siate al verde; e che. abbiate guidato attraverso il de– serto, per novanta miglia filate, con un bel pa– norama di niente di fronte agli occhi. E mettia– mo che vi stia finendo la benzina. Bene, è pro– babile che, quando vedete il cartello che indica l'uscita per Baker, la prendiate. Bene. Baker. è in mezzo al nulla: una lunga, polverosa, caldissima sequela di distributori di benzina. Dove non si paga in- danaro, ma in «cose», di tutti i generi. Ed è quello che fanno, ogni anno, migliaia di giocatori. Bob Kennedy lavora in un distributore. Kuralt: «Che tipo di cose vi offre la gente, in cambio di un pieno?». Bob J(ennedy: «Orologi, anelli, gioielli di tutti i tipi. Vestiti, pneumatici, attrezzi -mi dica lei una cosa qualunque. Se è una cosa che esiste, sicuramente c'è stata offerta. La gente se ne esce con cose assurde». Kuralt: «Ma scommetto che prima si fanno fare il pieno ...». ' Kennedy: «Ci puoi giurare». Kuralt: «...Prima di ammettere che non hanno una lira». Kennedy: «Proprio così». Bob Kennedy ha ormai perso il conto delle vecchie macchine di cui è diventato proprieta– rio in cambio di un biglietto d'autobus per Los Angeles. E Ken George, un altro benzinaio, possiede una vera collezione di orologi, sveglie, fucili e radio: «Le storie che ci raccontano va– riano, ma non di molto. La gente che si è gio– cata tutto ti dice che ha perso_il portafoglio, che è stata derubata. Ma ci sono quelli che ti raccontano subito la verità. 'Senti qua -dico– no- ho perso tutto quello che avevo a Las Ve– gas. Mi presti due dollari e un po' di benzinaT. Ce ne capitano talmente tanti che abbiamo do– vuto cominciare a chiedere qualche cosa in cambio». Kuralt: «Che tipo di cose vi offrono?». George: «Ma, le cose più incredibili. Anche i propri figli... » Kuralt: «Mi viene in mente che forse qualche volta, vi capita un affare». George: «Qualche volta, sì, può succedere. Ma che te ne fai di otto palle da bow~g in un po– sto dove non c'è un bowling? Dimmi un po'?». Lavorare in un distributore di Baker -ve lo possono dire Bob Kennedy e Ken George e tutti gli altri- è come gestire un banco dei pegni nel deserto. Quelli che, a Las Vegas, hanno vinto, naturalmente, neppure rallentano. Pas– sano come frecce, canticchiando. Ma _chia perso, no. Chi ha perso si ferma a Baker. La lampadina di Livermore (Livermore, California) Nel 1879, Thomas Alva Edison inventò la lam– padina. Ventidue anni più tardi, nel 1901, UDO di quegli aggeggi, ormai tanto di moda, fu montato nella caserma dei vigili del fuoco di Livermore, California. La accesero. Oggi è an– cora lì. Sempre illuminata. In 71 anni, non è stata spenta che poche volte. Per come vanno le cose ai giorni nostri, sareb– be già bruciata. Almeno 852 volte. Ma è evi– dente che parliamo degli standard di epoche remote. E di qualcuno che costruiva lampadi– ne perché durnssero. Come questa: soffiata a mano, con uno spesso filamento a carbone, co– struita dalla Shelby Electric Company; che non divenne un gigante dell'industria. Per ovvi motivi: le sue lampadine duravano troppo. Come questa. Ad onore e memoria della Shelby Electric. Neanche a dirlo, si è guadagnata il rispetto del capitano Kirby Siate e dei suoi u9mini. Capitano Siate: «La stessa lampadina ci illumi– nava a Second e a Elm, due ex-stazioni dei vi– gili del fuoco. Da lì, fu trasferita dove si trova adesso. Da allora, mi ricordo di averla vista spenta soltanto nel 1937, quando, per una set– timana, restammo senza luce». Kuralt: «Non la spegnete mai»? Siate: «Mai. Adesso c'è stato applicato UD in– terruttore. Ma, per quanto ne so, nessuno l'ha mai premuto». Kuralt: «E guai a chi lo premesse?». Siate: «Guai davvero». Kuralt: «Vi succede di temere che, mentre al– zate lo sguardo su di lei, si possa, improvvisa– mente, estinguere?». Siate: «Mettiamola così: spero di non essere in servizio il giorno che succede... ». I vigili di Livermore uscirono per lavoro. Noi continuammo a girare, tutto il pomeriggio, in– torno alla lampadina che ardeva. Persi nei pen– sieri sulla vita, con le sue singolari vicende, pianificate e non. In questi nostri tempi di sofi– sticatissimi e deperibili strumenti tecnologici, era stato carino spendere una giornata a guar– dare_ una lampadina polverosa, vecchia di 7I anni, che splendeva e splendeva. Se vi trovate a Livermore, e avete voglia di rassicurazioni, ve la consigliamo. Caldamente
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy