Fine secolo - 30 novembre-1 dicembre 1985

FINE SECOLO * SABATO 30 NOVEMBRE / DOMENICA 1 DICEMBRE ·mmmmimim:mmmmmmmmi:m:mmmmmmm:mmmmmmmmm::mmmmmmmmmmmm:::m:mi ·.... , .,,.,,,,(!g·i•····::mmm ...... ,.,. ..,., . ,..,.,.,.,.,.,.,.,.,,.,.,.,.,.,.,.,.25 picchetti di ogni tipo, nelle case occupate, sot– to le mura delle carceri in rivolta. Portavo avanti studi di ritratti con le luci più incredibi– li: falò, lampade a carburo, fiamme di coperto– ni, abbaglianti di macchine e camion, riflettori -di pompieri e polizia. · La ·mia maniacalità incuriosiva molto quelli che erano stati i paparazzi" dei decenni passati. Non era raro che qualcuno tornasse a vedere se ero ancora lì dove mi aveva lasciato quando a lui avevano dato il cambio. Sono stati gli amici più delicati che ho avuto, e i maestri che tutto il mondo invidiava. Con molto tatto mi dissero che il mio modo di fotografare ricordava il fare l'amore con una donna vestita. Loro erano molto fortunati. Ve– devano che c'erano gli elementi, la materia per l'immagine che cercavano, la pensavano e lei si componeva sotto i loro occhi. Provai anch'io e, saranno stati i tempi, mi si è presentato an– che quello che non avrei saputo chiedere. Qualche volta anche quello· che non avrei mai vòluto chiedere. è'erano molti fatti di cronaca. Il telefono prese a squillare. Sento spesso parlare delle fotogra– fie di cronaca come di fotografie di serie b. Fo– tografie dipendenti dagli avvenimenti. Appese agli avvenimenti, con scarsa cura formale. Spe– cialmente se si tratta di avvenimenti che ri– guardano la parte di umanità di cui mi sono sempre• occupato. Nel lµogo comune, scarsa cura formale .si addice allà paparazzata così come all'umanità meno favorita. Penso non esista bestialità più grossa. Costa veramente tanto trarre un senso dalla realtà. E' così costoso ed improduttivo che• non ci prova quasi più nessuno. Basta un momento sbagliato. Non saper vedere, riconoscere la t-ua fotografia quando ti si compone davanti. E il tuo lavoro sarà inutile e banale. Accattivante e cÒmpiacente, forse, ma inutile e banale. Lascia tutto com'è. Autoritrarre Costa veramente molto cogliere amore, solida– rietà, umanità, fierezza, comprensione in un mare di desolazione. Ci sono, ma e difficile ve– derle. Tanto per essere chiari, è sempre più di moda definire oggettività la superficialità, que– sta incapacità umana a vedere. Per quello che mi riguarda, la fortuna regala– tami dai miei amici e maestri paparazzi non bastò più. Chiedevo senza vergogna l'aiuto · delle persone che intendevo ritrarre. Sempre ·quello che mi veniva dato superava la mia pié~ cola capacità di concepite immagini. Diventa– vano loro gli autori delle mie fotografie. Mi hanno dato da vivere, in tutti i sensi. E' capitato anche che mi offrissero il loro pane. E io l'ho mangiato.· Vorrei ringraziarli tutti. Il camerierino che posò per due scatti da un quarto di secondo,· come voleva lui, contro la luce del neon che gli mangiava i capelli. Il padrone strillava e lui mi regalò lo stesso quei due quarti di secondo. Il pastorello di cinque sei anni indaffaratissimo a tirare le sue pecore una per una fuori da un passaggio a livello. Si rese conto della mia dif– ficoltà a trovare l'inquadratura. Me la trovò lui, senza poter smettere di lavorare. La bam– bina che, come nelle favole, sulla riva di una fiumara calabrese, in febbraio, lavava i panni con Omo Buonsenso. Sono le fotografie che mi piaccidno di più. Non'sono fotografie da attimo colto o rubato, sono fotografie da attimo regalato. Sono foto– grafie modeste. Così modeste che oltre ad ave– re avuto bisogno della partecipazione delle persone ritratte, hanno bisogno anche della persona che le guarda. Vogliono che il lettore le completi, le ridisegni dentro di sé. Riviva i drammi di quelle persone. Le ami. Il collage e l'ammucchiata Molti anni fa, un·famoso critico ci~e~atogra– fico scrisse delle paginette su ques~e immagine. Le sue lodi ,eccessive mi misero in imbarazzo. Mi è capitato adesso di leggere delle altre sue pagi~tte che parlano del loro assurdo e vuoto popujismo. Non sono più in imbarazzo. E' in buona e tanta compagnia. Mi amareggia molto parlare di come è trattato in questi anni il mio lavoro da coloro che pen– savo fossero dalla mia parte. Un celebratissi– mo pittore, manco a dirlo, di sinistra, ritaglia i protagonisti delle mie fotografie fuori dalle loro situazioni, dal loro còntesto e li rimette in quello che secondo lui è _illoro posto. Ridà loro una sistemata a misura del suo stesso. squallore. Due donne in ansia sullo sfondo di un carcere in rivolta, vengono ritagliate e in~ collate ai bordi di una sordida ammucchiata sessuale. Non è la sola operazìone del genere in catalogo. Ce la mette tutta. Un vero vendi– catore delle storia. Ho mostrato questi esempi in una scuola d_ove dovevo rispondere a qualche domanda sui rap– porti fra fotografia e pittura. Un ragazzo e una ragazza punk piangevano. I

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