Fine secolo - 23-24 novembre 1985

La scelta del materiale e dei me2zi espressivi è libera, dal momento che Cizek rispetta è rico– nosce l'istintiva capacità del bambino di dar corpo e colore a una propria intenzione artisti– ca e soprattutto vuole in ogni modo educare la persona ancora in germe alla sicurezza di sè, alla fiducia nelle proprie scelte, all'autonomia. «II lavoro sviluppa energia, risolutezza, rifles– sione e autonomia» (Cizek, «Papier-, Schneide - und Klebearbeiten», da cui traggo anche le prossime citazioni senza indicazione di fonte). Non si vuole - e non si può - fare di ogni allie– vo un artista: «la meta prima del corso è for– mare una generazione di fruitori che acquisti– no sensibilità e comprensione per il fare artisti– co gràzie all'attività personale» (Ciµ:k). Non si creda però che Cizek sia l'assertore di una spe– cie di anarchia espressiva: è invec:efermamente convinto che l'attività, IÒ sperimentare di per– sona, «il lavoro sia il maestro più giusto e meno dannoso» e che l'insegname «resta quel– lo che deve essere: guida e proté·ttore invisibi– le». Come dire: l'insegnante crea l'atmosfera propi– zia, mette in mano agli allievi gli strumenti adatti, dà stimoli e suggerimenti, ma soprattut– to si pone in un atteggiamento di grande se– rietà e rispetto di fronte agli sforzi e alla vo– lontà espressiva dei bambini: «Si raccomanda all'educatore di non considerare mai i lavori infantili come giochetti, ma come risultati della più profonda serietà del bambino ...». che biso– gna «comprendere ed imparare ad apprezzare come documenti della più pura umanità». Il bambino non è spinto a raggiungere una meta che gli è estranea, una perfezione imposta, ma può dedicarsi totalmente «a sé e all'idea ama– ta». Il ministro Silhouette e i bambini felici Uno dei m~zzi espre.ssivi più affascinanti alla· portata degli allievi di Cizek - a metà tra il gio– co e l'esplorazione delle possibilità della forma - è la tecniéa del ritaglio di carte colorate e del «collage», accolta dai bambini con èntùsiasmo e grande _gioia. (Cizek insiste sempre sull'im– portanza del fare con gioia, l't'.rchè «proprio in questa felicità... sta un valore9educativo»). La tecnica della silhouette è di antica data: nel– la sua versione «colta» si origina in Francia sul finire del '700 (è divertente notare che il nome deriva da un ministro delle·finanze francese, E. de Silhouètte, particolarmente avaro e di borsa stretta: da qui la designazione di un'immagine FINE SECOLO* SABATO 23 / DOMENICA 24 NOVEMBRE Dall'alto in basso:Formedi alberiricavateda carta ripiegatapiùvoltee ritagliata; diversitipi di uccellinoe figureumanein movimentoottenuteunendopartiuguali;la stessa figurain posizionidiverse. I disegniin bassosono ottenutiutilizzando carta strappata. ottenuta con i mezzi più scarsi possibili), ma alle spalle una fiorente tradizione popolare, che si perde nella notte dei tempi. Per l'uso che grandi artisti- ne.hanno saputo fare basti pen– sare a M. von Schwind o a P.O.Runge, le cui strabilianti silhouettes di erbe-e fiori lasciano senza fiato, o, in tempi più receD":i, a Matisse o a Ziilow. In un bel manuale, ricco di esempi tratti dalla classe stessa («Papier-. Schneide- und Klebear– beiten»), Cizek ci spiega come i bambini veni– vano introdotti a questa tecnica e allo stesso tempo enuncia appassionati prinf:ipi che valgo– no per tutta l'arte moderna (ricnrdo a questo punto di sfuggita come Cizek fosse quanto mai aperto e sensibile agli sviluppi delle Avanguar– die europee, dando vita, nel dopoguerra, all'e- 3 sperienza del Cinetismo, specie di sintesi di fu– turismo e cubismo). Di continuo torna su uno stesso concetto, espresso nella formula «Uen– ken ·im Materiai», pensare già dentro al mate– riale. «... Bisogna portare lo scolaro a ricono– scere che ogni materiale possiede la propria • modalità espressiva, che non s1 può imitare con nessun altro materiale». La carta ritaglia– ta, ad esempio, risolve obbligatoriamente l'im~ magine in superficie, non si presta quindi a rappresentazioni naturalistiche né sopporta surrogati o effetti pittorici tratti da altre tecni– che. Se, con la carta pura e semplicé, non si rie– sce a ottenere un determinato risultato, «non bisogna mai aiutarsi con altri mezzi, ma lascia– re alla fantasia di completare il det~aglio man– cante>>. I bambini hanno in mano diversi tipi di carte, forbici e pinzette adatte, ricevono un «compi– to» (ad es.: Che cosa si può ritagliare dalla car– ta rossa? e dalla bianca?) e un formato su cui organizzare la composizione, non acconten– tandosi però del primo risultato, ma imparan– do a spostarne gli elementi e a variare così ogni volta l'espressività dell'insieme. Eccoli al– lora ricostruire a memoria form,~ e oggetti, in un gioco serio e appassionante, in cui conver– gono emozioni, diversi condizionamenti ester– ni, asso~iazioni istintive, senso innato del rit– mo. A questo stile libero e più vicino a effetti natu– ralistici si affiancano i lavori che derivano di– rettamente dalla «assoluta purezza della tecni– ca», che determina e impronta di sé la forma: piegando e ripiegando la carta da tagliare si ot– tengono serie decorative, fortemrnte ritmiche e simmetriche, si arriva a una v,:ra e propria «lingua della forbice». Il tutto ottenuto con una sempre crescente sicurezza, senza disegno preliminare (Runge ritagliava velocissimo le sue delicate figure, senza interrompere la con– versazione: Goethe, per suo espresso desiderio, ne ottenne una in regalo, un intrico prezioso di viole e nontiscordardime). I qambini poi sono portati al èonfronto dei ri– sultati ottenuti con lo 'stile libero' e quello in– naturalistico e stilizzante e a riflettere come quest'ultimo - pur partendo da un dato di na– tura - arrivi a presentarne non una copia, ma un suo equivalente formale, un suo simbolo. Un giorno una bambina porta a scuola un col– lage pasticciatissimo, un ibrido di tecniche va– rie e confttse dicendo «E' piaciuto molto alla mamma»: il lavoro educativo di Cizek consiste proprio nello sfrondare l'espres~.ività infantile dalle incrostazioni di luoghi comuni figurativi, di immagini riprese passivamente da ·qualche suggestione esterna e che «piacciono molto alla mamma», battendosi invece per «lo svilup– po di ogni capacità e tendenza innata» e per il raffinamento della cultura visiva. · Bello, finchè è durato La classe di Cizek - grazie anche all'appoggio della sezione giovanile della Croce rossa - si fa conoscere in tutta Europa e in America: una mostra itinerante dei suoi lavori è ospitata dal 1923 al 1928 dai più importanti musei america– ni. Nel '23 è al Metropolitan Museum di New York, città dove già Stieglitz aveva esposto IO anni prima disegni di bambini nella sua Gal– lery 291, e prosegue poi per tutti gli USA. Ci– zek si dimostra un infaticabile organizzatore, dotato di molto senso pratico, spedisce lavori dei suoi scolari in Canada, in Australia, in In– dia. Tagore - che a Santinikatan' ha fondato una scuola progressiva sul moòello dell'espe– rienza svizzera e tedesca di Paul Geheb - ne è un sincero ammiratore e gli spedisce versi pieni di entusiasmo a commento. Eppure la classe di Cizek, alla fine della sua at– tività didattica nel 1937, non tmver.à -un suc– ·cessore che ne sia all'altezza, rimarrà un'espe– rienza fertilissima e geniale strettamente legata alla sua persona. Le fotografie c~ lo mostrano come descritto dall'amico Rochowanski: in mezzo ai bambini, intenti a distgnare in alle– gria, «un po' in disparte, che guarda con un sorriso gentile i suoi scolari».

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