Fine secolo - 23-24 novembre 1985

-- ~ - • - - ~ - r- - - - ...& - ., _:-=- --= - _:..__- -:._-=-- -=----'~ :-- ~ - - - - - - - - ::::::-- - - - - -- - - - t ---~ . --~ ... di Schreber, fino a far apparire la soddisfazione ottenuta dal tribunale, davanti al quale perora la propria causa, e che lo riconosce capace di intendere, come una doverosa sanzione istituzionale del successo riportato in un corpo a corpo di sette anni con Dio. E' Schreber che si dichiara vin_citore,prima d'essere riconosciuto compos sui dai col– leghi di un tempo. Egli ha lottato ininterrottamente per tutti quegli anni, ha progressivamente tenuto testa ai suoi nemici, e infine ne ha avuto ragione. Ma il modo della sua resistenza e della vittoria relativa è del tutto insolito - almeno, lo è per un uom_omaschio, di elevata posizione, e occidentale. Lo stesso ricchissimo universo mistico stenta a comprendere la sua esperienza. li manicheismo di Schreber è di un tipo assai particolare, come quello che esclude con un'alzata di spalle l'eventua– lità del Demonio: «Un Diavolo come potenza nerriica di Dio ... non esiste». La tradizionale rappresentazione del– l'uomo e della sua anima come campo di contesa fra il Bene e il Male, fra Dio e Satana, è troppo facile e inge– nua per la.concezione di Schreber. Non a caso essà riget– ta fermamente l'idea di una dannazione eterna - un erga– stolo delle anime, potremmo dire - che «non corrisponde alla verità, come in generale il concetto (umano) della pu– nizione - in quanto strum~nto di potenza che serve a rag– giungere scopi determinati all'interno della comunita umana - è da escludere, almeno per l'essenziale, dalle rap– presentazioni riguardanti l'aldilà». Ormuzd e Arimane, il dio superiore e inferiore di Schreber, sono piuttosto due dislocazioni diverse della stessa divinità, e possono maga– ri passare convenzionalmente per buono e cattivo, ma con la riserva che ci si può aspettare più guai dal buono, e viceversa. (Ormuzd è più puro, ma anche più distante e indifferente alle conseguenze umane del suo agire, ecc.). Dunque Schreber non deve far fronte· agli assalti di un dio cattivo e del suo drappello di diavoli, spalleggiato da un dio buono e da uno stuolo di angelici protettori: deve lottare, da solo, contro l'intera popolazione filamentosa delle anime, divenute elementi dell'unico e duplice Dio. La cui perfezione ha anch'essa i suoi punti deboli. questo Dio necrofilo viene attratto e impensierito dall'eccessivo nervosismo, dal turbamento dell'Ordine del Mondo. E può avvenire che sia a parte, o addirittura si faccia inizia– tore di un complotto contro un uomo onesto, come Schreber ha dovuto progressivamente ammettere. Perchè? Le risposte dirette di Schreber sono insoddisfa– centi, e capziose. In apparenza è impossibile farsi una ra– gione del conflitto, dal momento che Dio è una promessa di beatitudine, le anime non hanno altra attività che il godimento, e Schreber a sua volta non chiede se non di · godere e far godere. Poichè questo è sorprendente: che gli attributi di questo Dio e della sua vittima devota non sono nè la giustizia fiè la carità, o qualche altra virtù teo– logale o civile - bensì l'attrazione, il godimento reciproco, la fusione. L'intera storia di Schreber somiglia al roman– ro di un corteggiamento sacro. L'Ordine del Mondo è strappato. Schreber vi è enigmaticamente connesso, pre– testo e salvatore insieme. Il suo stato di grazia attrae Dio e le sue propaggini, éhe vogliono tuttavia avere ragione di lui violentemente: stuprarlo, e sbarazzarsene. Egli resi– ste, e si cerca implac.abilmente di distruggerlo. Schreber è tentato di cattivarsi il nemico "facendo la sua volontà", di lasciarsi P!endere, ma ... Schreber donnaJ.Dio, e un movimento 189:, Un piccolo colpo di scena finale c'è. Rivediamo le tappe della metamorfosi sessuale di Schreber. Comincia, a stare alla sua testimonianza, alla vigilia della seconda crisi ner– vosa, i;iel dormiveglia di una mattina del 1893, quando Schreber ha la sensazione «che dovesse essere davvero bello essere una donna che soggiace alla copula». «Non posso del tutto respingerè -aggiunge - la possibilità che in quella rappresentazione avessero avuto la loro parte in– fluenze esterne che me l'avrebbero ispirata». Il contesto farebbe pensare a una gelosia destata in Schreber dal– l'ammirazione di sua moglie per lo psichiatra Flechsig - di fatto, un suo desiderio di essere· "la donna" di Fle, chsig. L'idea, abbastanza scontata del resto, che Schreber si fa del piacere e della sèssualit'à femminile, è determi- FINE SECOLO* SABATO 23 / DOMENICA 24 NOVEMBRE 25 nante per la sua costruzione. «La beatitudine consisteva in uno stato di godimento ininterrotto, collegato alla vi– sione di Dio». Schreber continua a rendere un omaggio formale al godi- - mento maschile, che oltretutto è probabilmente quello di Dio, ma insiste sull'altro aspetto: «La beatitudine ma– schile si trovava a un grado piìÌ elevato della beatitudine femminile, la quale sembra precipuamente consistita in un- sentimento. ininterrotto di voluttà». La felicità per le anime è «il continuo sguazzare nel piacere». Contro Schreber, si trama di renderlç> donna, abusarne sessual– mente, e lasciarlo esanime. Schreber pensa di suicidarsi, cerca di lasciarsi morire d'inedia, viene nutrito per forza. Ciò ha inizio nel marzo-aprile 1894. «Tutto il suo senso. dell'onore virile» si ribella_all'onta e alla violenza che gli si vuole infliggere. Si vuole che là sua evirazione, insita nell'Ordine del Mondo per un uomo.che come lui si trovi. in rapporti continui con i raggi, approdi però a far di lui «una prostituta femminile», a umiliare il suo corpo e ad assassinare la sua anima. Dio è l'autore del complotto. E quando l'Ordine del Mondo è sconvolto, è inùtile appel– _larsi a tutto ciò che non sia «una questione di Potenza, sulla quale ,deciderà il diritto del più for(e». I raggi possono benedire, e possono far male. (Già nella freccia risanatrice e omicida di Apollo, e poi nei raggi X ...). L'evirazione - e la trasformazione in donna - può essere un'onta, 9 la condizione per il rinnovamento del– l'umanità. Torturato com'è, Schreber è tentato di cadere, di dar retta alle voci chç· oròinano passività assoluta, im– mobilità completa, «nemmeno il più piccolo movimen– to». Il collegamento di questo passo cruciale con lè pre– scrizioni educative di Schreber padre è vistoso: si dia un'occhiata alla figura qui riprodotta da un suo manuale ortopedagogico sulle cinghie per dormire supini e immo– bili. Ma questo non impedisce di vedervi anche la reazio– ne a una sessualità rigida e necrofila. Anche nella "beati– tudine", Dio si comporta come chi è "abituato soltanto ai rapporti con i cadaveri o tutt'al più con l'uomo che giace nel sonno (sogna)". Immobilizzare e prendere brutalmente, questa sembra la norma di un Dio virile e, verrebbe da dire, massimalista ("il movimento è nulla, il fine è tutto": forse solo la para– noia di Schreber avrebbe potuto riscattare la passività dei contemporanei uccelli parlanti socialdemocratici dalle metodiche "penetrazioni dall'estef11o" del leninismo ...). Qui è il colpo di scena. Avendo resistito all'aggressione, avendo negato il proprio consenso 1 Schreber comincia a piegare il suo nemico. La "svolta", l'abbiamo visto, av– viene nel novembre 1895, quando i raggi cominciano a prender gusto all'entrata nel suo corpo. Le loro vessazio– ni si fanno meno malevole, e per sua parte Schreber im– para sempre meglio a prendersi gioco di loro, a sfruttarne i punti deboli. Fino a che, alla pag.~73 delle sue Memo– rie, Schreber può così descrivere la sua nuova unione con Dio: «Ormai si ·tratta di rendersi la vita più piacevole possibile da tutte e due le parti». Programma libertino, se non vi si cogliesse la sicurezza posata di un matrimonio ormai regolarizzato. ' Possiamo così finirla con la domanda su ciò che ispira il senso di vittoria conclusivo - e amaro, certo - di Schreber. li suo nemico, un ottuso stupratore di cadaveri, ha rice– vuto la sua educazione sentimentale; ha imparato a fare la corte alla vita; ha preso gusto al rapporto con un cor– po che si muove e che dà e si procura piacere. E Schreber si è conquistato tutto ciò, tra i lazzi da caserma delle voci che lo chiamano "miss Schreber" e sghignazzano sul Pre– sidente di Corte d'Appello che se lo fa mettere nel c..., at– traverso quella che tina sociologia odierna definirebbe un'attiva "~trategia della resa", e l'etologia un "porgere il deretano" per debellare il-nemico, e costringerlo a fare amicizia. Lo lasciamo lì, per ora, seduto «davanti allo specchio o altrove con ornamenti femminili (nastri, catenine false ecc.) a busto semidenudato»: nient'altro che una vecchia checca, a meno che ... A meno che le voci che continuano ad avvisare·che "qua ce lo mettono nel c..." non ci faccia– no ripensare agli "uomini nuovi" che il presidente Schre– ber, diventato donna, e anzi, per così dire, superdonna, e voluttuosamente fecondato dai raggi divini, prometteva di mettere al mondo.

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