Fine secolo - 16-17 novembre 1985
La fotocopia di untopo I giovani artisti traditi dell'Istituto statale d'arte per il mosaico «Gino Severini», Ravenna (grup– po di ragazzi fra i 17-18 anni) L'Istituto statale d'arte Gino Severini a diffe– renza di molte altre scuole è una vera e propria équipe molto affiatata. Con il passar degli anni questo nucleo si sta sempre più ingigantendo non solo dal punto di vista di iscrizioni, ma so– prattutto da quello didattico; infatti al suo in– terno sono stati istaurati due corsi sperimenta– li: il primo più rispondente ad un orientamento proiettato verso una funzione di arte applicata alle esigenze di una società moderna, il secon– do sorto da pochi anni e, unico nel suo genere, riguardante la metodologia del restauro del mosaico. Due corsi diversi soprattutto per diverse esi– genze, ma necessariamente intersecabili tra loro. Insomma da qualche anno a questa parte si è cerarto di elevare tale istituto ad un certo prestigio culturale, cercando di portare l'arte musiva, spesso cons_ideratacome arte minore, ad un ruolo più qualificato _nell'artecontempo– ranea. Il problema degli ambienti lavorativi è ancora irrisolto, ma sarebbe più appropriato parlare di questi spazi come vere e proprie ca– tacombe in cui le professioni degli studenti hanno sostituito quelle cristiane in un clima da safari, in cui anche i topi per non morire.soffo– cati dalla polvere e dall'umidità preferiscono trovare l'eterno riposo nelle attrezzature didat– tiche (in una fotocopiatrice). Chiaramente l'esasperazione ci ha dunque spinto ad informarne l'opinione pubblica. Scendendo però in corteo per le strade di Ra– venna il 13 settembre '85 e manifestando sotto e sopra le finestre della residenza comunale i nostri problemi da tempi ignorati, non pensa– vamo certo di diffondere questo «virus»· da manifestazione propagatosi più velocemente dell'AIDS. Ora ci sembra che i nostri colleghi metropolitani non abbiano bene afferrato la concretezza del problema, attribuendo a ciò movimenti e terminologie non adeguate ad un • contesto scolastico reale. E' palese che il '68 è passato, siamo ne11'86,e quindi si può anche manifestare con la tranquillità di un'estiva pas– seggiata a Riccione. A parere nostro, questi colleghi milanesi par– tendo da valide motivazioni, hanno poi utiliz– zato queste manifestazioni per ripro_porrel'ar– caico scontro fra ideologie politiche e non. Ci chiediamo se caricare di tensioni politiche una dimostrazione studentesca, vada a vantaggio della soluzione dei problemi reali. Infine ricor– date: «tanto va l'artista in piazza che ci }ascia lo zampino». / L'aula dichimica Laura Tonel/o, 5° C, Liceo Scientifico «Angelo Mecedaglia», Verona Voglio citare le situazioni più significative vis– sute all'interno dell'istituto. Basti pensare che per tutto l'anno scolastico '84-'85 abbiamo fre– quentato le lezioni nell'aula di chimica di di– mensioni ridotte per trenta studenti che dove– vano trascorrerci ogni mattina cinque ore sen– za però poter mai avere la possibilità di sfrut– tare gli strumenti che ci offriva per la mancan– za del personale specializzato e la presenza di apparecchiature nuove ma non funzionanti. Inoltre non ci è stato possibile usare il compu– ter che da più di un anno la scuola ha affittato perché nessuno era in grado di farlo funziona– re né di pto_grammarlo. AlNord scuole migliori, al Sudscuole · , .,. Serena Marcianò, 3" E sperimentale, Liceo clas– sico «Garibaldi», Palermo La· nostra è una lotta politica, e il fatto che le manifestazioni non si svolgano sotto Io sten– dardo di un partito e che il movimento rifiuti ogni sponsorizzazione, non significa che chi Io compone non abbia una prof ria ideologia, e che dietro a tutto ciò non ci sia, finalmente, una presa di coscienza da parte di quegli stupi– di, vuoti, consumisti, ragazzini dell'85, «tutti Timberland e Monclairn. La ragione per la quale noi rifiutiamo i partiti . è ben diversa, ci siamo resi conto di lottare per i diritti civili e sociali che sono esigenza di tutti · gli studenti, sia che essi siano iscritti alla Fgci, a Dp, o al Fronte della gioventù e che quindi ·sarebbe assurdo spezzettare la nostra lotta e magari perdere di vista quelli che sono i vari obiettivi. Ma quali saranno poi i nostri veri obiettivi? Innanzitutto c'è da dire che la situa– zione varia per le diverse parti d'Italia.· Infatti, anche se.per ora si lotta per il problema della «legge finanziaria», mentre al nord chiedono una scuola migliore, al sud chiediamo scuole. In ogni modo non ci sono solo tasse ed edilizia scolastica nei problemi del movimento: la revi– sione degli ormai antiquati programmi scola– stici, la promozione di attività culturali e spor– tive nella propria città, ed infine la ricerca di possibilità concrete per il nostro futuro sbocco nel mondo del lavoro ... E' soltanto, insomma, questione di priorità! · La foto quisopra è di Dino Fraccbia.QueUadeUapagina à frontedi Paola Bensi. ~ FINE SECOLO* SABATO 16 / DOMENICA 17 NOVEMBRE Stiamo abbastanza bene,grazie ·19 Giorgio· Saitto, 4° Istituto Magistrale Statale «Piero Gobetti», GenÒva Ho notato un grosso cambiamento negli stu– denti. Normalmente agli studenti non frega quasi niente che il papà paghi più tasse, che il nonno prenda una pensione minima, anche se indirettamente ne risentono; ma quando sono le tasse scolastiche ad aumentare allora questa cosa li tocca da vicinò e poi d~ questo risalgo– no ad interessarsi ~ tutti gli altri problemi. An– che se i giornali dicevano diecimila in realtà eravamo almeno dòdicimila a Genova; anche nel '68 così tanti rion c'erano. C'e un tentativo di politicizzazione da parte di alcune forze po– litiche, ma mentre. alcune si infiltrano nell'or– ganizzazione perché·hanno centinaia: di iscritti che sono studenti medi oppure attivisti e sim– patizzanti sempre studenti medi, altre invece intervengono con universitari o con gente che non c'entra niente con 'questo movimento. Ci sono molte donne; e non c'è molta dilTerenza nel numero. Oggi è anche maggiore la matu– rità dei maschi che trattano le donne in modo paritario, le ragazze giocano anche al calcio con noi. Non ci wno motivazioni per\tutto quello che sta succedendo, forse _èpiù un fatto psicologico, forse si sono stancati di mangiare panini· di plastica o di andare a saltare in di– scoteca e hanno trovato che andare a manife– stare può essere divertente òltre che utile e for– se si sentono anche un po' importanti. Non sfocerà in_un altro '68. Una delle cose che ci hanno più colpito sono i miliardi stanziati per gli armamenti. Nel '68 c'era violenza, nel '68 c'era più indecisione perché i giovani sapevano quello che· non volevano ma non quello che volevano. Tutto sommato oggi i ragazzi e 1a gente stanno abbastanza bene. Io non voglio _cambiareil sistema ma voglio.solo migliorarlo. C'èpoco dadjre,anzi· niente. Però... . Antonio Nicita e Andrea Barcio, 3° E, Liceo classico «T. Gargallo», Siracusa Parlare a Siracusa di scuola è molto facile, in- .fatti c'è poco da dire, anzi_ c'è poco e niente. Se da un lato si parla, si progetta, si prospettano nuove metodologie didattiche, quali l'introdu- · zione dello studio dell'informatica, del compu– ter, di nuove materie, dall'altro c'è la desolante i:_~ltà,manca la cosa fondamentale: una valida struttura scolastica (aule insufficienti, o meglio fatiscenti, o ancora meglio assenti). Il primo giorno in cui entri in una scuola secondaria ti perdi, nuovi professori, nuove materie, nuova severità, nuove paure, e anche nuove scuole (nuove tanto per dire); infatti a Siracusa nume– rosi importanti istituti, sono relegati in auten– tici monµmenti (come il liceo classico, il nauti– co, l'artistico). Ma si supera anche questo. Così passano gli anni nell'apatia di tutti i giorni, sperando in una «calia» o in una gita; ma ecco che un gior– no ti accorgi che non ce la fai più! E anche qui, nel profondo sud, incominci a trasformare l'«apatia» in «utopia». I985: non siamo come dice Vasco «solo noi», c'è un'Italia intera che la pensa così, che ci crede, che grida «realizzia– mo le utopie», ma anche <<Ucci, ucci, ci mangia– mo la Falcucci». 1985: i ragazzi del ragioneria «Insolera» informano che da loro anche i topi diventano ragionieri programmatori. E' il caso più drammatico. Ma c'è anche la situazione delle scuole elementari dove i bambini sono costretti in· «garage» ad abituarsi a questa squallida realtà. Chiediamo una scuola miglio– re perché la scuola è nostra: e di questo te ne rendi conto, quando stai per finirla e non l'hai posseduta abbastanza.
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